Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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COME PREGAVA S. DOMENICO

Vi è un modo di far orazione in cui l'anima non solo parla interiormente col suo Dio, ma si serve altresì delle membra del corpo per accrescere la devozione.
Prima di tutto S. Domenico si umiliava profondamente dinanzi all'altare, dove Gesù Cristo è presente, nascosto sotto i veli eucaristici, e con tale ardore lo pregava, e con tal fede l'adorava, come se lo vedesse lì presente coi propri occhi.
Stando ritto in piedi, piegava ora il capo solamente, ora tutta la parte superiore del corpo, ed in questa posizione considerava la gloria di Gesù Cristo e la sua bassezza, e dimostrava coll'umile posizione del corpo il religioso timore di cui era tutto compreso alla presenza del suo Signore.
E con questa maniera di pregare otteneva dal Signore le più grandi grazie, poiché l'orazione di colui che si umilia, penetra le nubi, dice lo Spirito Santo e non si dà posa sino a che non si avvicini all'Altissimo e non ne partirà fino a che egli a lei non rivolga lo sguardo.
Spesso ancora S. Domenico pregava prostrato al suolo, colla faccia a terra. Il suo cuore consumavasi allora di compunzione e si udiva ripetere ad alta voce le parole del Vangelo: «Dio, abbi pietà di me peccatore», o quella del real Profeta: «Contro di te solo ho peccato, ed il male ho fatto dinanzi a te, affinché tu sii giustificato nelle tue parole, e riporti la vittoria quando sei chiamato in giudizio». Quindi prorompeva in lacrime ed in sospiri e diceva: Io non son degno di rimirare il cielo, a causa della moltitudine delle mie iniquità, avendo fatto il male dinanzi al tuo cospetto.
Ed ancora: «L'anima nostra è umiliata sino alla polvere, stiamo prostrati col ventre sopra la terra». «L'anima mia al suolo è distesa: dammi vita secondo la tua parola».
E spessissimo esortava i suoi giovani frati a fare lo stesso, dicendo: «Se voi non potete piangere
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sopra i vostri peccati perché non ne avete, pensate allora al grande numero dei peccatori, che per mezzo delle vostre preghiere potrebbero conseguire misericordia e perdono; sopra di costoro sospirarono i Profeti, gli Apost[oli] e Gesù stesso pianse amaramente sopra di essi. Anche David gemeva sopra di loro allorché diceva: «Vidi i prevaricatori, e mi consumava di pena, perché non vanno osservate le tue parole».
Un terzo modo di pregare del nostro Santo era il seguente: davanti all'altare oppure nella sala del capitolo fissava i suoi occhi sopra l'immagine del crocifisso; quindi faceva un certo numero di genuflessioni, e se ne stava lì per alcun tempo a contemplare ed onorare Gesù paziente per noi.
Di tempo in tempo prorompeva in amorose esclamazioni e diceva: «A te, o Signore, ho alzato le mie grida: Dio mio, non stare in silenzio con me, affinché tacendo tu, non sia io come quelli che scendono nella fossa».
Queste ed altre parole della Sacra Scrittura ripeteva egli spesso, durante l'orazione. Talvolta parlava col suo Dio solo nell'interno del suo cuore, senza che dalla sua bocca uscisse la minima parola. In questo, faceva genuflessioni ed inclinazioni per lungo spazio di tempo; il suo contegno era come uno che è compreso di grande meraviglia, e dal suo sguardo ben poteva giudicarsi da qual pienezza di affetti fosse agitato il suo cuore. La sua faccia risplendeva di pura gioia, e le sue guance erano irrigate dalle dolci lacrime dell'amore. Il suo petto si allargava come quello di un assetato presso una fonte d'acqua viva, ed il suo cuore gioiva come quello di un viaggiatore che scorge da lontano la patria sua. Il suo respiro si faceva più celere, la sua faccia rossa come fiamma, e le sue inclinazioni e genuflessioni più spesse, senza offendere anche al minimo la modestia.

(Dalla Vita).

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