Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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FERVOROSO E TIEPIDO
AL GIUDIZIO UNIVERSALE

GIORNO III.

MEDITAZIONE I.


SACRA SCRITTURA
IL GIUDIZIO FINALE

Gesù disse ai suoi discepoli: - Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo, - chi legge vi ponga mente - allora chi sarà in Giudea fugga ai monti, chi sulla terrazza non scenda a prendere qualche cosa di casa sua, e chi è nel campo non torni a prendersi la veste. E guai alle donne gravide e allattanti in quei giorni.
Pregate che la vostra fuga non debba venir d'inverno o di sabato; perché allora la tribolazione sarà grande, quale non fu dal principio del mondo fino ad ora, né mai sarà. E se non fossero abbreviati quei giorni, non scamperebbe anima viva; ma saranno accorciati in grazia degli eletti.
Allora se uno dirà: ecco qui, ecco là il Cristo, non date retta: perché sorgeranno dei falsi cristi e dei falsi profeti che faranno miracoli grandi e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto.
Se adunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non vi andate: ecco, è dentro in casa, non date retta; perché come il lampo esce da levante e guizza
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fino a ponente, così pure sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sarà il corpo, quivi s'aduneranno le aquile. Or subito dopo la tribolazione di quei giorni, s'oscurerà il sole, la luna non darà più la sua luce, e cadranno le stelle dal cielo, e le potenze dei cieli tremeranno.
Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo, e piangeranno tutte le nazioni della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venir sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi Angeli che a grande voce raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un'estremità all'altra dei cieli.
Dal fico imparate la similitudine. Quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, sapete vicina l'estate. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose sappiate che egli è alle porte.
In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che ciò avvenga. Il cielo e la terra passeranno: ma le mie parole non passeranno.

(Matt. XXIV, 15-35)


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Abbiamo considerato la morte santa di un fervente cristiano, religioso, sacerdote. Raccoglie in morte quello che ha seminato in vita: «Quae enim seminaverit homo, haec et metet. Quoniam qui seminat in carne sua, de carne et metet corruptionem: qui autem seminat in spiritu, de spiritu metet vitam aeternam»1. «Si raccoglie forse dell'uva dalle spine? O dei fichi dai triboli? Così ogni albero buono dà buoni frutti, ed ogni albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l'albero buono dar frutti cattivi,
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né l'albero cattivo dar frutti buoni»2.
La pianta buona dà frutti buoni, frutti di vita eterna; mentre «omnis arbor quae non facit fructum bonum, excidetur et in ignem mittetur»3. Sulla terra devono vivere insieme i buoni e i cattivi, gli eletti e i riprovati, il buon grano ed il loglio; ma venuto che sia il tempo della messe, il padrone dirà ai mietitori: «Raccogliete prima il loglio e legatelo in fasci, per bruciarlo; il grano, poi, riponetelo nel mio granaio»4. «Sic erit in consummatione saeculi: exibunt angeli, et separabunt malos de medio justorum, et mittent eos in caminum ignis: ibi erit fletus et stridor dentium»5.

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Consideriamo ora il giudizio universale. Vedremo: 1) la preparazione; 2) lo svolgimento; 3) la sentenza finale.
Due sono i giudizi: a) Il giudizio particolare: «Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium»6. Subito dopo la morte ognuno subirà tale giudizio; la sua sorte eterna sarà fissata: o sempre salvo o sempre dannato.
b) Il giudizio universale che spetta a tutto
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il mondo alla fine, quando sarà già compiuto il numero degli eletti. Questo giudizio è destinato a far risplendere davanti al mondo la giustizia con cui Dio ha governato tutte le cose; la sapienza, la bontà, la misericordia di Gesù Cristo; le virtù dei Santi; a premiare, non solo tutto il bene, ma anche le rette intenzioni dei buoni nel loro operare, ed a svelare i propositi dei persecutori di Gesù Cristo e della sua Chiesa; a svergognare i peccatori, gli operatori d'iniquità, i nemici di Dio e delle anime giuste.

I. - Preparazione al giudizio universale.
Dopo che tutto sarà ridotto a silenzio sulla faccia della terra, usciranno gli angeli dal cielo, daranno fiato alle loro trombe ed intimeranno: Sorgete, o morti, venite al giudizio. «In momento, in ictu oculi, in novissima tuba»7, l'angelo di Dio chiamerà i nostri corpi a parte della gloria meritata colle mortificazioni e col sacrificio. I corpi dei sacerdoti fedeli, i corpi dei religiosi ferventi, i corpi dei cristiani degni meritano pure un premio eterno.
Ma il corpo dei tristi, che fu strumento per tante soddisfazioni illecite, deve pure avere il suo castigo. Il corpo ai dannati servì piuttosto per accondiscendere alle voglie sregolate, ai desideri
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ed alle passioni. La golosità ne uccide più della spada, la pigrizia ne uccide più ancora della gola, la sensualità ha pure le sue molte vittime. Tutti i dannati dovranno non solo scontare la pena nella loro anima, ma dovranno anche scontarla nel loro corpo.
S. Maria Egiziaca, dopo la sua conversione, si ritirò oltre il Giordano, in luogo deserto, ove si costrusse una cella poverissima, con un piccolo finestrino prospiciente la Valle di Giosafat. Là trascorreva il tempo in occupazioni sante, preghiere, penitenze; ma spesso il demonio la tentava ed una tal vita le veniva a noia. Ella allora si affacciava alla piccola finestra, guardava la Valle e diceva a sé stessa: Maria, là saranno pubblicati i tuoi peccati, se non li lavi con le lacrime della penitenza, se ritorni alla tua vita scandalosa; là dovrai sentire da Gesù Cristo la tua condanna! Questo pensiero le dava forza: e perseverò sino alla fine e divenne santa.
Dice S. Girolamo: «Quoties diem judicii considero, contremisco: semper videtur illa tuba insonare auribus meis: Surgite, mortui, venite ad judicium»8.
Quella tromba mi sveglia al mattino: ed io sorgo alla preghiera ed al lavoro; quella tromba
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mi scuote dalla mia inerzia: ed io divengo operoso; quella tromba mi commuove: ed io piango la mia vita passata, piena di colpe e di infedeltà; quella tromba mi rimbomba all'orecchio: ed io penso al gran giorno del rendiconto finale.
Alla voce onnipotente di Dio, verranno fuori da un medesimo cimitero eletti e dannati. Quali differenze scorgeremo tra gli uni e gli altri! «Omnes quidem resurgemus, sed non omnes immutabimur»9. Si vedranno uscire uomini e donne, fanciulli e fanciulle da tutte le terre, e tutti si avvieranno al luogo del giudizio: «E vidi i morti, grandi e piccoli, stare davanti al trono... e i morti furono giudicati... secondo le loro opere. E il mare diede i suoi morti e la morte e l'inferno diedero i loro morti»10.
Esce dal suo sepolcro quel bambino, vestito di bianco, come i bambini che si accostano alla prima Comunione, candido come un Angelo.
Esce un adulto, coperto di meriti, ricco di ogni virtù; sulla fronte sono scritti i suoi sacrifici, i suoi dolori che splendono come ricchissime perle.
Esce un sacerdote che ha consumato i suoi giorni e le sue forze per le anime, un sacerdote
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che fu tutto carità; ha una stola gloriosa: «Amavit eum Dominus et ornavit eum; stolam gloriae induit eum»11.
Esce un religioso umile, ma glorioso per la corona, le vesti preziose ed il corpo lucente; lieto, agilissimo vola verso il luogo della glorificazione.
S. Francesco d'Assisi, il quale non giunse al sacerdozio per umiltà, ma diede tanti religiosi alla Chiesa, di quale serafica luce risplenderà!
Ma fra tanti eletti, belli, innocenti, adorni di ogni splendore, sbucheranno figure orribili di dannati, puzzolenti, sciancati, schifosi, trascinati dalla potenza di Dio a comparire al giudizio.
Insomma: usciranno dai sepolcri i giusti, ornati delle doti del corpo glorioso: splendore, agilità, leggerezza, immortalità, impassibilità. Ed usciranno pure i tristi, travagliati da ogni tormento, straziati da una sete inestinguibile, ricoperti delle loro lordure, segnati visibilmente delle intenzioni segrete e maliziose aspirazioni, delle macchinazioni ordite col favore delle tenebre.
Io, sacerdote, vivo separato dalla comune degli uomini, rivestito di un abito sacro; mi
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chiamano «reverendo», si levano il cappello al mio passaggio; le turbe mi ossequiano e si ritirano riverenti. Nella chiesa occupo il presbiterio, salgo i gradini, mi accosto all'altare, consacro il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo. Sono un ministro di Dio e dispenso la parola di salute e di vita. Quasi quasi finisco per persuadermi di essere degno di tutti questi onori, di possedere veramente le virtù ed i meriti per compiere questi uffici delicatissimi, di meritare il posto presso Dio. Ma sotto la stola e la pianeta, sotto la cotta ed il camice, bianchi, che cuore si nasconde? santo o indifferente? Forse, anime che si accostano all'altare per ricevere il SS.mo Sacramento dalle mie mani, sono più innocenti di me! sono cuori fedeli a Dio, amano davvero il Signore, odiano davvero il peccato!
Ma viene il gran giorno: «Dies irae dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis»12.
In quel giorno si cambieranno i posti e saranno segnati secondo i veri meriti, poiché il suddito può precedere, allora, il suo sovrano; il penitente il confessore; il figlio il padre, il discepolo il maestro. «Ascende superius»13,
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sarà detto all'umile; «da huic locum»14, verrà intimato al superbo, che andrà indietro con gran vergogna.
Ecco: «Exibunt angeli et separabunt malos de medio justorum»: alla destra i buoni, alla sinistra i cattivi. Alla destra le anime umili e penitenti; poiché l'umiltà è la tessera. Si può essere umili nell'innocenza e nella penitenza.
Alla destra gli Apostoli, i martiri, i confessori, i vergini, gli angeli buoni, il meglio dell'umanità. Alla sinistra, coi demoni, staranno i sacrileghi, gli apostati, i disonesti, i ladri, la peggior parte dell'umanità.
Dove ci troveremo noi? Ci troveremo nel posto ove ora ci mettiamo. Vi sono cuori che amano la preghiera, le danno il primo posto; e la loro preghiera è buona. Sono cuori innocenti, umili, generosi. Il loro posto è già scelto e Iddio non lo toglierà loro: «Optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea»15. Primo nella preghiera, significa primo nella distribuzione dei posti. Chi prende il primo posto in tutto, a tavola, al gioco, meno che nel pregare, s'inganna. Iddio toglierà il velo e ci mostrerà quali siamo. Iddio scoprirà il cuore dell'umile e lo mostrerà al mondo, ed
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esso avrà gloria «coram simul discumbentibus»16.
Vi sono il confessore e il penitente; quale alla destra e quale alla sinistra? Predicatore e uditore: quale alla destra e quale alla sinistra? Maestro e scolaro: quale alla destra e quale alla sinistra? Scrittore e lettore: quale alla destra e quale alla sinistra? Fratello e sorella: quale alla destra e quale alla sinistra?

II. - Svolgimento del giudizio.
E comparirà nel cielo Gesù Cristo, seduto sulle nubi, preceduto dagli Angeli: «Et tunc parebit signum Filii hominis in coelo: et tunc plangent omnes tribus terrae; et videbunt Filium hominis venientem in nubibus coeli cum virtute multa et majestate»17, a giudicare il mondo. Gli angeli, dice S. Tommaso, «veniente Domino ad judicium, signum enim, et alia passionis indicia demonstrabuntur», porteranno i segni della Passione: la Croce risplenderà nel cielo in grande gloria e rifulgerà come un sole, «in signum cui contradicetur»18. Per chi ha sperato in Gesù Cristo la Croce è segno, argomento, merito e salvezza. Chi invece ha abusato della misericordia e non ha amato Gesù Cristo, allora piangerà,
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per non aver tenuto conto della sua salute, che tanto costò al Figlio di Dio. La salute ora si offre a tutti; tutti possono farsi santi; tutto dipende dall'approfittare o non approfittare del tempo. I giorni passano per tutti. L'altare l'abbiamo tutti, l'Eucarestia è per tutti, il Vangelo è per tutti, i Santi protettori e la Madonna sono per tutti. Tutti possono salvarsi. Chiamo in testimonio cielo e terra che vi ho posto innanzi la via della vita e la via della morte: eleggete, adunque, la vita.
E questa croce, quale accusa formidabile è per i tristi, i quali comprenderanno che essa è la loro condanna! Vorrebbero nascondersi e coprirsi: «Tunc incipient dicere montibus: cadite super nos, et collibus: operite nos»19. Eh, no! sarebbe troppo comodo sfuggire ora il castigo. Dovranno invece stare lì come inchiodati al pavimento ed aspettare la sentenza, e subirne tutta la pena e la vergogna. «O peccatori, esclama S. Gregorio, colui che non voleste ascoltare nella sua umiltà, lo vedrete nella sua potenza e maestà».
Ma per quelli che approfittano della Croce, per quelli che amano e cercano sinceramente il Signore, Gesù è la salvezza: «Dei virtus est»20. Quale riconoscenza sentiranno per
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i dolori che Gesù Cristo ha sofferto, per le piaghe del Salvatore! quale amore! E si solleveranno in aria e andranno incontro alla Croce, a Gesù, con gran festa e giubilo: «Deinde nos, qui vivimus, qui relinquimur, simul rapiemur cum illis in nubibus obviam Christo in aëra, et sic semper cum Domino erimus»21.
Approfittiamo noi delle grazie? Le stesse grazie saranno, per il tiepido, come accusa, mentre saranno, per il fervoroso, salvezza. Tutti si salvano, non per i propri meriti, ma per la Divina Misericordia. E questa misericordia è offerta a tutti. Salviamoci adunque, salviamoci, mentre abbiamo tempo. È tempo di lasciar da parte ogni sciocchezza, ogni altra preoccupazione, aspirazione, ogni altro programma, ogni altro desiderio che non sia quello di farci santi. Tutti i programmi, tutte le aspirazioni siano concentrate in una sola: farci santi, salvare l'anima nostra. «Festina et salvare»22. «Vi supplico, non sciupate le grazie».
Manifestazione della coscienza. Il fervoroso è fedele all'esame di coscienza, il tiepido lo trascura. Chi è fedele all'esame di coscienza dimostra una grande volontà di togliere il male, e una grande volontà di sostituirvi il bene. Egli desidera di pulire, non di coprire il difetto.
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Chi poco si cura della sua anima, cerca solo di coprire l'esterno, di salvare le apparenze: il discendere nell'anima per conoscere il suo stato gli ripugna. E copre i suoi peccati, i suoi difetti, e dissimula e si porta il veleno, il bacillo nel cuore, la tubercolosi nella propria anima; fa male a se stesso: massimamente se questo succede al confessionale. Chi così opera forma altri simili a sé; non possiamo fare gli altri buoni se non lo siamo noi stessi.
In un lavoro materiale, per esempio il muratore, ancorché bestemmiatore, può mettere insieme mattoni e fabbricare una bella chiesa; noi siamo invece in un lavoro soprannaturale: la vita soprannaturale viene dalla vita soprannaturale, come la vita naturale dalla vita naturale.
Beato chi ogni giorno si è studiato di togliere sempre più i pensieri vani, di pensare e giudicare sempre più secondo i lumi della fede. Beato chi continuamente ha tolto dal suo cuore sentimenti terreni e sempre si è sforzato di mettervi sentimenti santi, generosi, divoti.
Ogni bene, anche più occulto, anche se consumato nell'interno di una camera, nel segreto del cuore, sarà svelato. Così sarà svelato ogni peccato, ancorché commesso nella solitudine, nell'oscurità, nell'intimo dell'animo. E sarà svelato proprio a chi si volle nascondere,
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al confessore, al mondo intero: «Dominus... illuminabit abscondita tenebrarum, et manifestabit consilia cordium»23. In quel giorno Dio esaminerà Gerusalemme con la lampada in mano, visiterà gli uomini affogati nel fango, che van dicendo a se stessi: «Non faciet bene Dominus, et non faciet male»24; «Ego sum scrutans renes et corda: et dabo unicuique vestrum secundum opera sua»25: Io scruto i reni ed i cuori; rendo a ciascuno, secondo il suo operato. Le stesse opere buone saranno pesate, giudicate: «Ego justitias iudicabo»26; «Et Pater tuus, qui vidit in abscondito, reddet tibi»27: io lo pubblicherò ai quattro venti. Grideranno le pietre del muro, risponderanno le piante della selva: «Lapis de pariete clamabit: et lignum... respondebit»28.
Cominciò il giudizio, scrive il profeta Daniele, e i libri furono aperti: «Judicium sedit, et libri aperti sunt»29. Perciò la Chiesa canta:

Liber scriptus proferetur,
In quo totum continetur,
Unde mundus judicetur
30.
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«In quel giorno, dice il Crisostomo, il cielo, la terra, l'aria, l'acqua, il fuoco, l'erba, tutto si solleverà contro di noi per rendere testimonianza dei peccati, e noi non avremo nulla da opporre»31. «Nella mia somma povertà spirituale, andava dicendo S. Agostino, avrò per miei giudici tante persone, quanti sono gli uomini che mi precedettero per la strada delle buone opere; tanti saranno i rimproveratori a confondermi, quanti furono quelli che mi diedero buoni esempi; avrò tanti testimoni a convincermi quanti sono quelli che mi suggerirono sani consigli, utili avvertimenti».
Io ho abusato di tutte le creature, opera di Dio, per offenderlo: ho abusato della luce del sole e della luna...; ho abusato della terra e dell'aria...; ho abusato dell'acqua e del fuoco, del cibo e del vestito, ecc. Ben mi sta adunque che avendo macchiato tutte le creature, tutte ancora si sollevino ai miei danni, sia per vendicare il loro Creatore, sia per vendicare se stesse... Povero me! Che cosa sarà di me allora, solo, contro il sollevamento generale del cielo, della terra e dell'inferno?
Infatti in quel libro che verrà aperto, cioè nella nostra coscienza Iddio leggerà due cose, l'una di fronte all'altra, come divise in due
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colonne: la storia delle grazie di Dio concesse a noi; la corrispondenza nostra ai suoi favori ed inviti.
La conclusione è chiara: chi si esamina non sarà esaminato; chi si condanna e si pente, non sarà condannato, né punito. Siamo fedeli a questo esame, specialmente in principio della giornata, alla sera, preparandoci alla confessione, nel corso degli Esercizi Spirituali!

III. - La sentenza finale.
Ai cattivi dirà il Giudice: «Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum, qui paratus est diabolo, et angelis ejus»32. Andate nel fuoco eterno preparato per il demonio e per i suoi angeli; voi siete appunto i seguaci del demonio, avete ascoltato le sue tentazioni, le sue suggestioni, i suoi inviti. Vi siete allontanati da me, avete cercato altro posto, altri compagni; andate, dunque lontano; nel posto che avete preferito con la vita vostra. Nelle stesse opere sante avete mirato più al vostro onore che alla mia lode; non avete saputo che cosa farne di me, non avete trovato le vostre delizie in me, non avete capito che io ero l'unico bene, il sommo bene. Voi eravate liberi nella scelta: avete scelto quello che vi è piaciuto e non si può ora che tirarne le conseguenze: siete lontani
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e starete lontani. Mi onoraste colle labbra, ma il cuore vostro era lontano.
Andatevene, maledetti dal Padre mio che vi ha creati, da me che vi ho redenti a prezzo del mio sangue, dallo Spirito Santo che voleva santificarvi. Allontanatevi dall'augusta Madre mia, che era anche la vostra, ma che voi rinnegaste. Partitevi dalla società di tutti i santi, della quale siete indegni.
Io vi ho creati e voi vi siete dati ad un altro; io ho creato per voi il cielo, la terra, il mare e tutte le creature che in esso si contengono e voi ne avete abusato per oltraggiarmi. Io vi ho dato le orecchie affinché ascoltaste la mia voce e obbediste alla mia legge, e voi le apriste alle seduzioni del diavolo, ai discorsi frivoli, indecenti, osceni. Vi ho dato gli occhi acciocché vedeste le mie ricchezze, e camminaste al lume dei miei precetti, e voi li convertiste in istrumento d'impurità e di cupidigia. Vi ho dato la bocca e la lingua affinché l'impiegaste nel pregare, lodare e glorificare Dio, e voi ve ne serviste per ingiuriare, bestemmiare, maledire e proferire parole infami e tener discorsi scandalosi. Vi ho dato le mani acciocché le innalzaste al cielo e le stendeste a soccorrere il povero, e voi le adoperaste al furto, al delitto, alla impudicizia. Ho fatto l'anima vostra ad immagine di Dio, e voi la sfiguraste in modo da
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farne l'effìgie della bestia. Ho fatto il vostro cuore per amarmi, ed esso si è abbracciato al nulla. Ritiratevi da me, operai d'iniquità, io non vi conosco; voi nulla avete fatto per me, ma tutto per il demonio e per l'inferno, dividete adunque con esso le tenebre eterne, il fuoco inestinguibile e l'eterna disperazione: «Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum qui paratus est diabolo et angelis ejus».
I cattivi si allontanano dal Signore, non solo, ma, di più, lo disgustano, l'offendono. Perciò il Signore non solo li allontanerà, ma darà anche il castigo, il fuoco acceso per il demonio, fuoco divoratore, fuoco inestinguibile. Ma se si trattasse poi di un religioso, di un sacerdote, che cosa dirà il Signore? Ti sei donato a me e poi ti sei allontanato; hai capito che Dio era amabile, che meritava di essere servito e poi sei tornato ad amare e servire tutt'altre cose. Il tuo consigliere preferito, assecondato, era il demonio; ebbene condividi la sua sorte: va nel fuoco eterno.

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Ed ai buoni dirà il Giudice: «Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino
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e mi albergaste; ignudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi»33. Voi mi avete cercato, voi siete stati con me; eravate liberi anche voi come tutti e mi avete liberamente, generosamente servito! «Qui potuit transgredi et non est transgressus: facere mala et non fecit: ideo stabilita sunt bona illius in Domino»34. Potevate fare il male e non l'avete fatto, potevate allontanarvi e siete stati attaccati a me; perciò il vostro posto sarà vicino a me, per tutta l'eternità: «Venite, benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum». Il bene costava, le fatiche erano molte, le mortificazioni continue, eppure avete trovato forza per conservarvi nella virtù, per amarmi e per farmi amare da altri: doppio onore avrete quindi, doppia gloria «in domo Patris mei»35, doppia corona ed eterna, perché doppio è l'ordine dei meriti. Venite nel mio regno. E andranno con Dio, al suo regno, e non in un altro; nella stessa casa del Padre: «Ego... sum... merces tua magna nimis»36.
Venite, profeti, perseguitati e sbanditi per il mio nome. Venite, patriarchi, che, pieni di
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speranza mi avete atteso, desiderato ed invocato. Venite, apostoli, voi che avete diviso con me le afflizioni quando io vivevo in mezzo agli uomini. Venite, o martiri, che mi avete confessato intrepidi dinanzi ai tiranni. Venite, pontefici, che mi offriste notte e giorno, nella purità di coscienza, un sacrificio di lode, di amore. Venite, o santi che avete menato una vita di continenza, di preghiere, di speranza, di amore, di mortificazione, di digiuno, di penitenza. Venite, o vergini saggie ed immacolate, che mi avete scelto per vostro sposo. Venite, o padri di famiglia virtuosi, edificanti; venite, o madri di famiglia caste, vigilanti e timorate di Dio; venite, ragazzi morigerati e puri. Venite, voi che amaste i poveri, e conservaste la carità, fatti imitatori di me che sono tutto carità ed amore. Venite, o degni e zelanti pastori, prendete posto tra il vostro gregge fedele, che formerà la corona vostra per l'eternità. Vieni, o docile gregge, segui il tuo santo pastore; tu hai prestato l'orecchio alla sua parola, tu gli hai obbedito, ricevi la ricompensa che ti è dovuta!... Venite, voi tutti benedetti dal Padre mio, benedetti da me, benedetti dallo Spirito Santo: «Venite, benedicti Patris mei...»; eredi di Dio, coeredi di Gesù Cristo, entrate al possesso del regno che vi fu destinato fin dai primi giorni del mondo: «Possidete
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paratum vobis regnum a constitutione mundi».
Si apriranno gli abissi della terra e inghiottiranno le anime dei dannati; che piomberanno l'una sull'altra, con grida indicibili, con orrende bestemmie, dando l'estremo saluto a Dio, al paradiso, agli Angeli, alla Madonna, ai fratelli. Addio, addio paradiso! Per noi non sarete più; le vostre porte saranno sempre chiuse per noi. Beati voi, o fratelli e sorelle; beati voi, o scolari; beati voi, o penitenti; beati voi, o lettori, che avete profittato degli insegnamenti! noi li abbiamo predicati e non praticati! Noi vi abbiamo avvertito e poi siamo caduti nel precipizio; abbiamo suonato le campane, ma non siamo entrati nello spirito vero della pietà. Abbiamo chiamati gli altri e siamo rimasti fuori. Voi ora entrate nel tempio di Dio eterno, e noi rimarremo fuori, esclusi per sempre dal convito: Valete, justi; vale, Crux; vale, paradise; valete, patres ac filii, nulla siquidem visuri sumus ultra. Vale tu quoque, Dei Genitrix Maria!37.
Gli Angeli, chiudendo la porta di quella fornace ardente, vi scriveranno sopra: Sempre, sempre!
E si apriranno le porte del cielo: gli Angeli
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canteranno: «Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portae aeternales; et introibit rex gloriae... Dominus fortis et potens: Dominus potens in proelio»38, Gesù Cristo, l'Agnello, il vincitore del dragone infernale. Gesù entrerà il primo, e dopo di lui seguiranno tutte le anime salve, tutti i giusti. Oh, allora il cantico: «In exitu Israël de Aegypto, domus Jacob de populo barbaro»39 quali echi avrà! quali accenti! allora quali celesti melodie si sprigioneranno dalle labbra di tutti i beati, finalmente arrivati al possesso di quel regno tanto sospirato e per l'acquisto del quale hanno tanto sofferto!
Allora si comprenderanno le Beatitudini in tutto il loro senso: «Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. - Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. - Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. - Beati i famelici ed i sitibondi di giustizia, perché saranno saziati. - Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. - Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. - Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. - Beati quelli che sono perseguitati per amor della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. - Beati voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno
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e, mentendo, diranno di voi ogni male per cagion mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»40.
Ognuno ci pensi e ci rifletta sopra. Il Signore ci ha fatto sentire con potenza la sua voce per scuoterci. Saremo noi dalla parte destra, nel gran giorno del Signore? Disse Gesù, volgendosi ai Farisei: «Vos non creditis, quia non estis ex ovibus meis. Oves meae vocem meam audiunt: et ego cognosco eas, et sequuntur me»41. Ci mettiamo adesso dalla parte di Dio o dalla parte opposta, secondo che ascoltiamo o no la sua parola; secondo che facciamo risoluzioni effìcaci e definitive, o lasciamo che la voce di Gesù si disperda, se lasciamo che Gesù inutilmente chiami dal tabernacolo. Sì, questo Maestro si è fatto come rauco per il lungo chiamare; questo Maestro se ne sta tutto il giorno con le mani stese ad invitarci: «Tota die expandi manus meas ad populum non credentem, et contradicentem»42. Ma che se continuiamo a fare i sordi alla sua voce, guai a noi! Se ci arrendiamo, beati noi! Chi è da Dio ascolta la voce di Gesù Cristo.
Questo è il segno che ci mettiamo nel numero
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delle pecorelle di Dio, se ascoltiamo docili la voce del Signore, poiché: «Oves meae vocem meam audiunt»; «Omnis, qui est ex veritate, audit vocem meam»43.
«La vita mortale non è che una vita piena di triboli e spine; ma in fondo ad essa vi è la patria celeste con gaudi ineffabili per colui che, con la pazienza, la rassegnazione e il bene operare, avrà meritato di esservi accolto cittadino per tutta l'eternità»44.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Gal. VI, 8.

2 Matt. VII, 16-18.

3 Matth. VII, 19.

4 Matt. XIII, 30.

5 Matth. XIII, 49-50.

6 Hebr. IX, 27.

7 I Cor. XV, 52.

8 In Matth. c. V.

9 I Cor. XV, 51.

10 Apoc. XX, 12-13.

11 Brev. Rom.

12 Soph. I, 15.

13 Luc. XIV, 10.

14 Luc. XIV, 9.

15 Luc. X, 42.

16 Luc. XIV, 10.

17 Matth. XXIV, 30.

18 Luc. II, 34.

19 Luc. XXIII, 30.

20 I Cor. I, 18.

21 I Thess. IV, 22.

22 Gen. XIX, 22.

23 I Cor. IV, 5.

24 Soph. I, 12.

25 Apoc. II, 23.

26 Ps. LXXIV, 3.

27 Matth. VI, 4.

28 Hab. II, 11.

29 Dan. VII, 10.

30 Missa Def. Seq.

31 Omel. al pop.

32 Matth. XXV, 41.

33 Matth. XXV, 34-36.

34 Eccli. XXXI, 10-11.

35 Jo. XIV, 2.

36 Gen. XV, 1.

37 S. EPHR., De var. tor. inf.

38 Ps. XXIII, 7-8.

39 Ps. CXIII, 1.

40 Matt. V, 3-11.

41 Jo. X, 26-27.

42 . Rom. X, 21.

43 Jo. XVIII, 37.

44 S. Greg. Om. 21.