Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. NOVIZIATO
Articoli 64. 67-90 (conclusione)


II Istruzione, Castel Gandolfo, 16 agosto 19581




Un bambino che nasce, cresce, si fa adulto, diventa un uomo, è una persona fisica. Un Istituto che nasce, cresce, si fa adulto e arriva alla sua età compìta, maggiore, è una persona morale; e le persone morali si plasmano sopra la persona fisica.
Il bambino, quando nasce, viene battezzato: il Battesimo è subito dato per disposizione della Chiesa e per assicurare la vita soprannaturale del neonato. Così l’Istituto che nasce viene subito, in qualche maniera, segnato2… e quindi vi siete messe a parte dalle famiglie e dalla vita ordinaria dei cristiani, entrando in comunità e prendendo il vostro nome: Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni.
Ma il bambino non vien subito assoggettato a tutte le leggi canoniche… solamente all’uso di ragione dovrà cominciare a far la Comunione pasquale. Soltanto quando il giovane arriva ad una certa età, può ragionevolmente scegliere il suo stato; e soltanto quando ha compiuto 21 anni egli è obbligato al digiuno; come generalmente l’obbligo della Messa festiva comincia ai 7 anni, se non vi sono ragioni di ritardare. Così gli Istituti in principio non van soggetti a tutte le leggi canoniche. Man mano che crescono e si formano, allora gradatamente vanno [soggetti] e devono assoggettarsi alle leggi canoniche. Quindi, ad esempio, è la superiora con il consiglio
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che ammette le postulanti al noviziato: e quando non c’è? Non tutte le leggi canoniche obbligano subito: obbligheranno quando ci sarà l’Approvazione ecclesiastica e quando vi saranno religiose in numero sufficiente; e anche per l’Approvazione ecclesiastica occorrono suore in un certo numero.
Quindi parecchie cose che diciamo qui del noviziato sono da tramandarsi a quando tutto sarà regolare, e cioè l’Istituto avrà raggiunto la sua maggiore età, la sua maggiore età. La sua maggiore età è segnata dal numero delle suore, dall’osservanza religiosa, dalla possibilità che l’Istituto viva da sé spiritualmente ed economicamente, e poi dall’Approvazione della Chiesa. Allora tutte le regole si applicano… e tuttavia non proprio subito tutte, perché vi sono disposizioni le quali suppongono un numero notevole di suore e suppongono che le postulanti, entrando, abbiano ancor tutte bisogno di una preparazione lunga, per esempio se entrano a 14 anni. Vi sono norme. Quindi a poco a poco l’Istituto viene assoggettato alle leggi canoniche.

Perciò, riguardo a quel che abbiamo veduto stamattina, non si applica ancora per voi la legge: Se si sta fuori di casa oltre 15 giorni, fino a 30, i giorni devono essere ripetuti. E se si sta fuori oltre un mese, il noviziato è invalido e quindi deve essere ripetuto. Eh!, starete fuori per la ricerca delle vocazioni forse anche di più! E i giorni sono calcolati, anche canonicamente, quando si sta fuori non solo la giornata ma anche la notte, si sta fuori cioè tutte le 24 ore. Se invece si esce - si va a scuola ad esempio -, si torna a casa dove si prendono i pasti e si prende il riposo, oppure anche se si ritorna soltanto alla sera, il giorno non è calcolato ancora come un’assenza dal noviziato, nel senso canonico.
«Alla formazione delle novizie3 viene preposta una maestra; a lei sola spetta la formazione delle novizie ed il governo del noviziato, di modo che a nessun’altra è lecito ingerirsi
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nel noviziato4, sotto qualsiasi pretesto, ad eccezione della superiora generale e della sua delegata, o della visitatrice. Per tutto ciò invece che riguarda la disciplina esterna della casa, tanto la maestra che la novizia dipendono dalla superiora della casa». Vuol dire che quello che riguarda il governo e la formazione delle novizie, tutto spetta alla maestra delle novizie; e non devono entrare altri, neppur la superiora, se non quando vi è qualche bisogno particolare. In maniera, voglio dire, [che] la superiora non entra propriamente a formare le novizie e tuttavia può ingerirsi in molti casi: quando vedesse abusi o quando non vi fosse l’ordine in casa, oppure le novizie o non fossero ben formate o non corrispondessero. Allora occorre che poi la maestra delle novizie e le novizie stesse stiano soggette, per quel che riguarda la casa, la disciplina cioè della casa, stiano soggette alla superiora della casa stessa.
«Le novizie sono soggette alla potestà della maestra e delle superiore e sono tenute ad obbedire loro, fermo però restando quanto prescrive l’articolo precedente». Perché può essere che le novizie abbiano da fare un lavoro… molte volte si mettono le novizie in cucina o al bucato, e allora le novizie devono star soggette a chi è a capo della cucina e a chi è a capo del bucato e della rammendatura, eccetera, in quel tempo e in quel luogo dove fanno quell’apostolato.
Poi vi è l’articolo 69 che vuole che nella casa del noviziato vi siano solamente suore modello, di religiosa osservanza.
E poi il 70 dice che «è dovere grave della maestra usare tutta la diligenza per formare le novizie alla vita religiosa».
E poi l’articolo 71: «La maestra delle novizie è nominata senza tempo determinato dalla superiora generale, con il voto deliberativo del suo consiglio; nello stesso modo può essere rimossa dal suo ufficio» quando non si mostrasse capace, praticamente.
Poi l’articolo 72: quando il numero delle novizie è molto alto, si può nominare una vice-maestra. E se la maestra deve
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avere 35 anni di età e 10 anni di professione, la vice-maestra invece basta che abbia 30 anni di età e sia professa di voti perpetui.
«73. La maestra delle novizie e la vice-maestra debbono essere libere da impegni» troppo gravi, in maniera che possano compiere il loro ufficio che è tanto delicato e di tante conseguenze.
Si dice che le novizie per quanto è possibile siano separate dalla casa delle professe, e cioè: nella stessa casa che vi siano ambienti [distinti] e così almeno siano separate nella giornata… e possono essere unite in refettorio o in cappella però; in generale gli ambienti di dormitorio, di scuola e di laboratorio, per sé dovrebbero essere separati.
Quello che più importa sono gli articoli 76, e poi l’articolo 80 e 81.
«76. L’anno di noviziato deve avere questo scopo: formare, sotto la direzione della maestra, l’animo delle novizie con lo studio delle Costituzioni, con pie meditazioni e preghiere assidue5, con l’imparare quanto riguarda i voti e la virtù6, con esercizi atti a estirpare i germi dei vizi fino alla radice7, e a frenare le passioni ed acquistare la virtù8». Oh! Il principale studio è qui quello delle Costituzioni e dello stato religioso. Lo stato religioso in generale, e le Costituzioni sono in particolare per l’Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni. Quindi abbondanza di spiegazioni e di studio sopra lo stato religioso e sulle Costituzioni. Pie meditazioni e preghiere assidue: quando è possibile anche guidarle le meditazioni, ma lasciarle anche sole [le novizie] perché si esercitino a far la meditazione da sole. Preghiera abbondante… dove è possibile le due Messe9.
E poi mettere le novizie come alla prova, e cioè se sono capaci di vincere se stesse; alla prova se sono capaci di esercitar
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la povertà; se son capaci di accettare obbedienze più dure; se, anche vivendo assieme, non si rilevino delle libertà in riguardo alla purezza.
Poi, dopo, il 78: «Le novizie debbono essere diligentemente istruite nella dottrina cristiana e nelle altre materie proprie del noviziato, con studio e lezioni sufficienti». Il catechismo in abbondanza… poi viene subito la liturgia e la storia sacra… la vita di Gesù Cristo Divino Maestro, il titolo Regina Apostolorum di Maria e san Paolo, onde si prendano le divozioni a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli e a san Paolo.
«Per quanto riguarda il catechismo in particolare, le novizie debbono approfondire lo studio fatto durante il postulato, in modo da saperlo spiegare e ritenere a memoria le formule principali. La superiora non ammetta la novizia alla professione se non dopo essersi assicurata con un esame speciale che questa ha una sufficiente conoscenza del catechismo»10.
E quindi il 77 - che stava prima - dispone che le novizie abbiano in mano le Costituzioni.
L’80: «Le novizie debbono coltivare un amore speciale verso il Divin Maestro Gesù, e verso la Regina degli Apostoli11, e verso San Paolo12» per voi. Qui era messo ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, ma per voi è verso San Paolo: e quindi imitarne gli esempi e seguire gli insegnamenti dell’Apostolo.
Quello che però indica la vocazione non è tanto la scienza, ma sta in quelle parole da sottolinearsi: «Inoltre debbono nutrire grande amore verso la Congregazione, e zelo per le opere di apostolato, ossequio fedele per le Costituzioni, perfetta obbedienza alle superiore, carità sincera verso le sorelle e generosa abnegazione di se stesse nell’adempimento dei loro doveri». Sottolineare: nutrire grande amore verso la Congregazione e zelo per le opere di apostolato, con
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ossequio fedele per le Costituzioni. Ecco, perché il formale13, o l’anima della vocazione, è l’amore alla Congregazione. Naturalmente ci devono essere i requisiti; ma… e se invece si guarda un altro Istituto, lo si invidia… quando non si stima la propria Congregazione e le sue Costituzioni e il suo apostolato, allora non c’è l’amore: c’è un corpo ma senz’anima! Ora, bisogna che ci sia questo amore alla Congregazione, alle Costituzioni e all’apostolato che costituiscono l’anima. Bisogna essere disposti a far qualsiasi sacrificio per la Congregazione, interessarsi di tutto quel che la riguarda, amare le varie opere che in essa si fanno.
E l’81. L’81 ha una particolare importanza anch’esso: «La maestra deve formare l’animo delle novizie». L’animo, non soltanto il corpo: non soltanto insegnar le cerimonie da usarsi vicendevolmente o le pratiche esterne o il canto sacro, che è anche materia del noviziato; formar l’animo, perché può anche essere che una novizia non possa cantare, ma ama tutta la liturgia e tutto il culto sacro. «Deve dare ad esse una formazione non solo esterna ma soprannaturale e interna»14.
E specialmente far sentire i novissimi, il pensiero dei novissimi: la morte, il giudizio, l’eternità, il paradiso, la risurrezione finale, il giudizio universale e la sentenza che il Signore pronuncerà sopra ognuno di noi, in modo particolare l’invito di Gesù al cielo: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio [Mt 25,34]. Possederete la vita eterna [cf Mt 19,29; Gv 6,40], ha detto altrove Gesù. Ecco, allora la religiosa saprà fare qualsiasi sacrificio: perché? Per un gaudio maggiore, per un bene maggiore, cioè per il paradiso che è eterno: il sacrificio del presente per quello che è eterno. Se non sentono i novissimi, non son mai stabili. Ciò che ci rende stabili15 è il pensiero dell’eternità, il premio eterno, del rendiconto che ciascheduno di noi deve fare a Dio nel giudizio.
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Dunque, «formazione non solo esterna ma soprattutto interna»: mente, volontà e cuore… amar davvero il Signore, stabilire bene la volontà nella volontà di Dio, elevar la nostra mente alle cose buone e sante, a Dio e alle cose che riguardano il servizio di Dio.
«Deve istruirle in tutto ciò che riguarda la vita religiosa; guidarle nella pratica delle virtù cristiane e religiose e nell’apprendere lo spirito religioso proprio della Congregazione; deve formarle alla preghiera ed elevarle ad una vita di perfezione e di unione con Dio; deve conoscere e provare la vocazione e quindi il carattere, le inclinazioni, i difetti, le virtù, la retta intenzione, la volontà seria, l’indole buona, le doti morali e intellettuali delle novizie. Perciò, compresa della delicatezza e dell’importanza del suo compito, la maestra metta16 grande cura per evitare tutto ciò che potrebbe impedire una spontanea e filiale fiducia in lei da parte delle novizie. Sia guidata nel suo ufficio da grande prudenza; sia premurosa, caritatevole, maternamente comprensiva e forte».
…Così che si faccia quello che dice l’articolo 82: «Le novizie si rivolgano alla [loro] maestra con filiale confidenza per essere aiutate»: ma se non hanno filiale confidenza perché la maestra non ha… non ha le qualità, e allora il noviziato darà un frutto molto scarso. Naturalmente verranno anche degli sbagli, degli errori. E [la maestra] non sia quella che pretende una disciplina esterna, impeccabile, quasi alla maniera militare o quando si insegna la ginnastica e ogni movimento: e no! Lo spirito!!... in primo luogo. Naturalmente dopo viene tutta la tecnica della vita religiosa, tutta la tecnica esterna, ma prima l’anima e l’amore alla Congregazione, lo spirito interiore! Alle volte non ricavano buon frutto dalla formazione, particolarmente del noviziato, perché sono tenute sotto timore; e alle volte non lo ricavano perché non c’è abbastanza disciplina. Quindi bisogna saper moderare e contemperare una cosa con l’altra: la disciplina giusta e lo spirito di confidenza - e l’amore in sostanza -, in maniera che si formi l’interno più che l’esterno.
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E ci sono i diritti e i privilegi delle novizie17.
«Dal giorno del loro ingresso nel18 noviziato, le novizie godono di tutti i privilegi e grazie spirituali concesse alle professe e, se vengono a morire prima della professione, hanno diritto agli stessi suffragi delle professe, anche se non avessero emesso la professione in articulo mortis19». Ci sono molte indulgenze ad esempio; e si acquistano già dalle novizie, non dalle postulanti.
Poi, «84. La novizia che venisse a trovarsi in pericolo di morte, per sua spirituale consolazione può essere ammessa alla professione dalla superiora generale o dalla superiora della casa ove è il noviziato o da una loro delegata, anche se non fosse terminato il tempo del noviziato; tale professione deve essere emessa, per quanto è possibile, secondo la formula ordinaria che si usa - come c’è nel rituale - fuori del pericolo di morte, ma senza alcuna determinazione di tempo». Non fa la professione perpetua, fa la professione. E non dice: per un anno, per sei mesi… ma senza determinazione di tempo perché, se la novizia guarisce, torna come prima; se invece morisse, ha l’indulgenza a modo di giubileo. E quella professione non conta poi quando si hanno da calcolare gli anni dalla prima professione. Per far la professione perpetua ci vogliono cinque anni, ma la professione è calcolata allora dalla prima professione valida ordinaria, dopo il noviziato. E se è fatta la professione… e se ottiene la guarigione, volesse uscire, può uscire; e se la superiora vuol dimetterla, la dimette senza altro, senza ricorrere alla Santa Sede.
Oh! Poi, «87. Poiché il voto di povertà proibisce alle suore di ritenere l’amministrazione dei propri beni temporali, avanti la professione, in tempo conveniente, la novizia deve cedere l’amministrazione dei suoi beni a chi crederà meglio
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e acconsente di accettarla; deve pure liberamente disporre dell’uso ed usufrutto dei medesimi beni. La cessione dell’amministrazione e la disposizione dell’uso ed usufrutto non ha più valore in caso di uscita dalla Congregazione».
«La designazione dell’amministratore e
20 il disporre dell’uso e dell’usufrutto di cui si tratta nell’articolo precedente, possono farsi tanto per atto pubblico o notarile, come per atto privato, purché risulti chiaro e sicuro che perdono il loro valore nel caso che la novizia o la professa dovesse uscire dalla Congregazione, e che sono revocabili».
E allora l’ultimo articolo di questo lungo capitolo. «90. Avanti la prima professione, tutte le novizie debbono fare liberamente il testamento di tutti i loro beni presenti21 o anche eventualmente futuri, in favore di chi loro piacerà [meglio]». Sì, si fa questo testamento con un foglio di carta semplice e con poche parole. E alle volte non vi sono beni, ma potrebbe essere che più avanti, mancando il padre, questa novizia, che magari sarà diventata perpetua, riceva dei beni in eredità e così sarà già disposto senza che poi la professa debba ancora disturbarsi per pensare alle disposizioni future; sia, questo, tanto per quel che riguarda l’amministratore come per quel che riguarda le proprietà da amministrarsi.

Sia lodato Gesù Cristo.22Qui avete parecchio da copiare. E se potete andare avanti soprattutto questo momento, cioè fino alla professione religiosa23, sarà un vantaggio. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 31/58 (Nastro archivio 34b. Cassetta 34bis, lati 1/2. File audio AP 034b). Titolo Cassetta: “Art. 66ss. Noviziato. Leggi canoniche”.

2 “Segnare” era un modo di dire che richiamava i segni battesimali.

3 2. Governo del noviziato e formazione delle novizie (artt. 67-82).

4 Il Ds porta: lecito ingerirvisi.

5 Il Ds porta: preghiera assidua.

6 Il Ds porta: le virtù.

7 Il Ds porta: alle radici.

8 Il Ds porta: le virtù.

9 Vedi pp. 164-165.

10 Questa ultima frase nel Ds è formulata al plurale: non ammetta le novizie…

11 Nel Ds il testo è scritto a mano sopra una frase cancellata, ma la grafia non è del PM.

12 Nel Ds, il PM scrive di sua mano: «S. Paolo», e cancella il testo precedente: «Apostoli Pietro e Paolo», e la scritta a mano, non sua: «e i santi». Quindi, corregge le parole successive dell’articolo rendendole al singolare.

13 Secondo il linguaggio aristotelico-tomista, “il formale” sta per ciò che è “costitutivo”.

14 Il Ds porta: ma soprattutto interna.

15 Il PM dice: stabile.

16 Il PM dice: mette.

17 3. Diritti e privilegi delle novizie (artt. 83-90).

18 Il PM dice: del.

19 Cioè “in punto di morte”. Come è detto dopo, riguarda i momenti in cui «per casi d’infermità la morte è imminente e certa; ma trattandosi di amministrare i sacramenti, [l’articolo di morte] comprende anche il pericolo di morte, quando cioè uno trovasi a tal punto da non potersi dire se sopravvivrà o se morirà» (Lessico Ecclesiastico I, Milano 1901, p. 347).

20 Il PM dice: o.

21 Il PM dice: dei beni presenti.

22 Le parole che seguono, non passate sul Nastro archivio, sono riprese dal Nastro originale.

23 Intende probabilmente: andare avanti presto a dattiloscrivere il testo delle Costituzioni, fino agli articoli sulla professione religiosa.