Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. MEMBRI - ABITO RELIGIOSO – PRECEDENZA
Articoli 10-22
CONDIZIONI PER L’AMMISSIONE
Articoli 23-26


III Istruzione, Castel Gandolfo, 15 agosto 19581




[…]2Possono distinguersi fra di loro, e per gli uffici, perché qualcheduna è più adatta ad un ufficio e qualchedun’altra è più adatta a un altro ufficio. Non vi è3 dunque «distinzione di classi o di categorie».
«Le superiore abbiano cura particolare di conservare nella Congregazione l’unità» e cioè che ci sia la carità, l’unione - e che tutte lavorano per lo stesso fine e che si vogliono bene -, e così ci sia «l’uniformità di spirito»: non che una abbia una spiritualità e l’altra un’altra spiritualità. Persino questo deve essere segnato con l’unione nella pietà e l’uniformità nella formazione. Se i confessori imprimessero uno spirito diverso, oppure questo lo facessero i predicatori, diverso da quello che è nelle Costituzioni, allora avremmo come una divisione, non di categorie, ma una divisione di spiriti. Questo vale tanto per i confessori, come per i predicatori. Vi sono maestre delle novizie che vogliono dare un’impronta particolare
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loro, e questo sarebbe un grave errore: bisogna subito cambiare la maestra delle novizie. E per questo sarà utile che venga di tanto in tanto una Pastorella4 la quale è già istruita sul vostro spirito… del resto ha uno spirito paolino; e quindi, ancorché venga di rado - non so, una volta la settimana - e senza essere eletta maestra delle novizie, può portare la vita religiosa ad una uniformità e ad una pratica che poi si tramandi nell’Istituto di generazione in generazione. Perciò anche la formazione…
Certamente quando ci si va a confessare, perché si sta lontano, si va per l’assoluzione, non per la direzione. Così può essere che si capiti in un Istituto… si sentano delle meditazioni, o si vada in una parrocchia… si ascoltino delle istruzioni: come regolarsi? Prendere da ogni meditazione, da ogni istruzione e da tutto quel che può dire un sacerdote, quello che è conforme a voi, quello che è utile per voi. E il resto non serve a formar lo spirito, ma serve di istruzione, che poi può essere usato nell’istruire in generale o i fedeli o altre persone che non sono dell’Istituto. Ma questa uniformità di spirito è cosa fondamentale, non ci devon essere due sentenze, ma una; non due indirizzi, ma uno. E particolarmente, chi guida la parte spirituale deve aver assorbito lo spirito, e procedere in intima unione con chi guida l’Istituto.
«11. La superiora, nell’assegnare i vari uffici, tenga conto delle necessità della Congregazione, e delle attitudini delle singole, delle inclinazioni e della preparazione delle suore; esse però siano sempre pronte all’obbedienza nell’accettare quanto sarà disposto. Tutte, secondo il prudente giudizio della superiora, debbono prestarsi nel compiere gli uffici domestici comuni».
Questo vuol dire che la superiora deve guardar le necessità della Congregazione, le necessità comuni, generali, e quindi
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distribuire gli uffici. Oh! Può essere che qualcheduna debba prendere qualche volta un ufficio che non è tanto gradito, ma in primo luogo si deve guardar la necessità che ha la Congregazione; poi in secondo luogo si deve guardare il complesso delle attitudini delle suore - e non si può mettere una ad imparar l’armonium, se non ha orecchio, ad esempio! -, e anche [il complesso] delle inclinazioni e della preparazione della suora, perché quando si entra che si son fatti già studi fino a un certo punto, può essere che convenga terminarli; e quando invece non si sono fatti tali studi, può essere che non convenga farne continuare. Dipende poi dalle condizioni, dalle necessità e dalle inclinazioni delle varie persone.
«Esse però siano sempre pronte all’obbedienza nell’accettare quanto sarà disposto». E in generale bisogna dire così: che l’obbedienza fa miracoli… e alle volte sembrerebbe impossibile di riuscire, anche in uno studio accelerato, e poi, invece, il risultato è buono; perché quando una ha la vocazione e accetta le disposizioni e si dà - supponiamo - allo studio, perché così viene disposto, per obbedienza, l’obbedienza è tale ossequio a Dio che merita grazie particolarissime.
«Tutte, secondo il prudente giudizio della superiora, debbono prestarsi nel compier gli uffici domestici comuni». E quindi, supponiamo a lavare i piatti, a lavare i panni, eccetera: tanto vale chi è la prima come chi è l’ultima, eccetto che ci siano delle occupazioni urgenti che le suore che sono in cucina non potrebbero compierle, e che occorre invece una che ha studiato oppure la superiora, perché si tratta di disposizioni, si tratta di contratti, si tratta di cose di studio. Ma vedere che ci sia la santa indifferenza tanto a lavare i piatti dopo il pasto come a tenere una conferenza, tanto a far l’alunna e sedere nel banco ed essere ammaestrata quanto andare al tavolino e spiegare alle altre: le stesse disposizioni… non perdere mai i meriti con la vanità!
«12. I membri della5 Regina Apostolorum vestono abito nero di stoffa comune, tutto accollato e compìto a forma di
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abito religioso, con velo, cintura, corona e crocifisso6». E questo ora è fatto: si deve tramandare e nessuna faccia correzione all’abito. Perciò, «le superiore vigilino che gli abiti siano sempre conformi alla semplicità e alla povertà religiosa e uniformi per tutte». E non una stoffa più preziosa, l’altra meno. «Qualora notassero degli abusi, siano sollecite ad eliminarli. Nelle regioni ove il clima caldo lo richiede, la superiora generale può permettere che gli abiti anziché di lana siano di cotone o di altra stoffa e anziché neri siano bianchi». Questa è cosa che si fa da tutti gli Istituti. Ad esempio, quando sono in clima molto caldo, in generale vestono di abiti color bianco, e [questi abiti] qualche volta sono anche formati in maniera che meglio sia riparata la persona dal troppo calore.
«13. Non è lecito apportare cambiamenti alla forma dell’abito senza il permesso della Santa Sede». Può entrare un certo spirito di ambizione - e volerlo più corto, volerlo più lungo -, oppure, supponiamo, non è più conforme ai tempi un certo abito... Se si deve o se si vuole fare qualche cambiamento, si ricorre alla Santa Sede; e la Santa Sede, dopo aver considerato le cose, darà l’autorizzazione.
«14. Le suore sono obbligate a portare l’abito religioso dentro e fuori di casa, eccetto che un grave motivo non consigli altrimenti, a giudizio della superiora generale o, in caso urgente, della superiora locale». Perché può anche esser che in un viaggio straordinario in particolari circostanze sia meglio che la persona non mostri di esser religiosa con un abito religioso, e che debba quindi andare con abito civile; e può essere che in una nazione sempre si debba andare in abito civile: per esempio in Messico, dove è vietato in modo assoluto l’abito religioso fuori del convento... nel convento possono vestire come credono. E in Svizzera [ci] sono anche lì... sono parecchie le suore che vestono abito civile, quelle dedicate all’insegnamento: e lo Stato non permetterebbe che l’insegnante, la maestra nelle scuole statali, vesta abito
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religioso. In casa però si deve portare costantemente l’abito religioso.
«15. Le novizie vestono abito simile ma non portano la medaglia»: è un po’ che si parla del crocifisso… qui alla parola medaglia bisogna sostituire crocifisso 7.
Naturalmente voi, siccome siete le prime di novizie, siete vestite in questa maniera ed è bene presentarsi con il vestito completo, come del resto questo è stato detto pure per le Figlie di San Paolo che, sebbene soltanto suorine8 (quindi non ancora novizie) o novizie, vanno con l’abito completo, compreso il distintivo, perché chi vede non si meravigli di trovare una suora vestita in una maniera e un’altra vestita in un’altra.
«Le postulanti vestono abito semplice e modesto, diverso però da quello delle novizie», cioè non portano l’abito religioso; e può esser tuttavia un abito confezionato decorosamente: del resto anche in questo avete veduto molte suore in quale maniera vestono le aspiranti, le postulanti.
«16. I membri dell’Istituto in comunità sono chiamati con il nome di suora; le superiore, durante il loro ufficio, hanno il titolo di Madre».
«17. Sebbene con vero spirito di umiltà ognuna debba desiderare l’ultimo posto, tuttavia nella Congregazione si osserva l’ordine di precedenza quale viene stabilito negli articoli seguenti».

A quel [l’articolo] 16 si può dare una spiegazione. Sono chiamate con il nome di suore, e quindi il nome che si prende nella professione preceduto dal nome di Maria - supponiamo suor Maria Agnese -. E il nome di Maria è per tutte. Non in ogni Istituto fan così, eh!, ma ogni Istituto ha la sua particolarità. E ho veduto che questo porta una letizia: aver sempre il nome di Maria.
«Le superiore precedono sempre le loro suddite; le professe perpetue precedono le professe di voti temporanei; in
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ultimo vengono le novizie e le postulanti», quando cioè si va in un certo ordine. E allora le postulanti sono nei primi banchi in chiesa, poi dopo di loro le novizie, poi le professe temporanee e poi in fondo le professe perpetue; e ancora successivamente, dietro, le superiore.
«La superiora generale precede tutte le altre suore in tutte le case e riunioni della Congregazione. Dopo di lei, nella casa generalizia e in ogni riunione a cui partecipano in forza del loro ufficio, vengono le consigliere generali; quindi, nella casa generalizia, la segretaria generale, l’economa generale, le ex-superiore generali. La visitatrice delegata precede la superiora locale nella casa che sta visitando». Tutte queste regole per ora non vi occorrono, non vi occorre cioè che siano applicate. Ma serve il comprenderle perché verrà il giorno in cui dovranno venir messe in pratica.
«In ogni casa, dopo la superiora locale vengono le sue consigliere; segue la maestra delle novizie».
E vi possono essere suore della medesima autorità e suore del medesimo anno di professione: «Fra le suore della medesima condizione e autorità, l’ordine di precedenza è dato dall’anzianità di professione religiosa, cioè dalla prima professione nella Congregazione; a parità di professione - cioè lo stesso anno -, è dato dall’età più avanzata. Le superiore, scadute dal loro ufficio, riprendono il proprio posto secondo l’ordine di professione, fatta eccezione della superiora generale; a nessuna è lecito ritenere qualche titolo e9 speciale privilegio». Del resto si tolgono i titoli e non si può dire professoressa, dottoressa o altro titolo, perché tutte sono pari: suor Maria…, quindi il nome di professione. Quando poi le professe son tante - e supponiamo: suor Agnese… e ve ne sono parecchie -, allora si può, invece del nome, usare il cognome per ognuna nel chiamarla: suor Maria… con il cognome. Questo è lontano da voi, ancora.
«22. Fra le novizie la precedenza si osserva dall’ordine di entrata, il quale viene determinato dal giorno di entrata
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o dall’età più avanzata, se parecchie entrarono nel medesimo giorno». Prima dall’ordine di entrata e poi dall’età più avanzata, se parecchie son entrate lo stesso giorno. «Lo stesso criterio vale per la precedenza tra le postulanti».
Ecco, questo riguarda i membri… Ma, come ho detto, quando un Istituto va indebolendosi oppure quando diminuisce lo spirito, allora si comincia a guardar chi è prima, chi è seconda… si sta molto attenti all’ordine, alla precedenza: è segno che l’orgoglio, ecco, prende posto al fervore. E si va fino […] dalla Madre generale - e aveva due soggetti, una professa temporanea, l’altra aspirante -10. Guardarsi dalla vanità, perché la superbia si alimenta anche di queste cose. Si nutre, alle volte, di cose che sembrano ridicole: se una ha una voce più bella oppure se una sa parlare con più eleganza. Vi sono sempre delle circostanze in cui la vanità, se non è frenata, viene a manifestarsi.

Oh! Visto che l’Istituto è santo e procede secondo i disegni di Dio se i soggetti sono buoni, perciò: bisogna escludere a principio i soggetti non buoni e accettare quelli che mostrano vere attitudini, hanno cioè le condizioni per venire accettati… e formarli bene. Dunque, escludere quelle che non hanno le attitudini; e sviluppare, aiutare, formare quelle che mostrano attitudini sufficienti per la vocazione all’Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni.

«2311. Nell’Istituto Regina Apostolorum può essere ammessa qualunque cattolica che sia idonea a compiere le osservanze della vita religiosa e le opere della Congregazione, che sia mossa da retta intenzione e sia libera da qualsiasi impedimento stabilito dal Diritto comune12 o dalle presenti Costituzioni». Dunque, può entrare qualsiasi
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persona che sia idonea a compiere le osservanze della vita religiosa. Se l’Istituto è destinato all’insegnamento alto, allora bisogna che abbiano molta intelligenza… siano idonee ad acquistare i titoli di studio e quindi fare le scuole che l’Istituto deve promuovere, quindi. E può essere invece che [ci] sia un’aspirante adatta al servizio dei malati e non a un’occupazione di scuola.
Ora dunque: «osservanza della vita religiosa e le opere della Congregazione». Osservanza della vita religiosa: se una è già malata nell’entrare e deve cominciare con le eccezioni e nel cibo e nell’orario, non è adatta all’osservanza della vita religiosa che impone un orario comune. Verranno poi le indisposizioni e le necessità particolari per la salute, per l’età, ma non cominciare da principio con queste necessità.
«Che sia mossa da retta intenzione». Non ha potuto sposarsi e allora… mi rifugio in un convento. Quello è trovare un posto nella vita e poi essere assicurata per il suo avvenire, per la sua vecchiaia… che senza troppi disturbi potrà condurre una vita che dall’esterno è onorata… e prendendosi poca preoccupazione se porterà il suo contributo buono alla Istituzione o no. Retta intenzione.
«Sia libera da qualsiasi impedimento stabilito dal Diritto comune…»: quelli stabiliti nel Diritto comune son quelli che seguono - stabiliti dal Diritto comune, cioè dal Diritto Canonico: potete mettere anche la parola Diritto Canonico, per essere più chiari - «…o dalle presenti Costituzioni».
Dal Diritto comune: «Non possono essere ammesse validamente al noviziato». Vedete che fa la distinzione tra il validamente e il lecitamente.
Le prime [persone di cui si tratta] nell’articolo 24 - 1, 2, 3, 4, 5, 6 punti -, anche se venissero ammesse a fare i voti, non son validi, non valgono; quindi se si deve mandar via, non fa bisogno della dispensa dei voti. Invece quelle descritte nel numero 25, se vengono ammesse ai voti, è valido il voto; ma fa peccato chi ammette e peccato chi emette i voti, sapendo di non essere a posto con la legge canonica. Quindi questa pagina è tutta del Diritto Canonico.
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Quindi non sarebbero ammesse validamente: «1) Quelle che, abbandonata la religione cattolica, aderirono ad una setta acattolica». Una che si è convertita dal protestantesimo, se era nata nel protestantesimo può essere accettata, ma se prima è nata cattolica e poi si è fatta protestante, è invalida l’accettazione.
«2) Quelle che non hanno compiuto quindici anni di età»: ma noi segniamo anche più tardi13, perché siano già più preparate; più tardi, almeno per iniziare il noviziato. Ma, in ogni modo, quelle che non hanno compiuto 15 anni sarebbero invalidamente ammesse al noviziato, quindi [invalidamente] accettate: il noviziato fatto prima dei 15 anni non vale.
«3) Quelle che entrano in religione14 indotte da violenza, da grave timore o da inganno; come pure quelle che la superiora ricevesse15 indotta allo stesso modo». Genitori che volevano lasciar tutto al figlio unico, i beni… e le figlie dovevano16 farsi suore: quindi le violentavano… come la monaca di Monza17.
O che entrano per grave timore o per inganno: e grave timore sarebbe in molti casi…; o inganno: che non si descrivesse e non si dessero18 poi le Costituzioni in mano prima della professione; invece, prima della professione bisogna aver avuto le Costituzioni in mano: che ognuna sappia quello che è [la vita religiosa]… è scritto lì, non si fa altro. E che non si prometta loro: Ti farò superiora, ti farò studiare… non bisogna indurle così: e la superiora generale, se scade lei dopo il suo tempo, l’altra non è mica che debba poi approvare l’impegno!
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«Come pure quelle che la superiora ricevesse indotta allo stesso modo». Quella è figlia di un gran signore… porterà una grossa dote: entri, entri, ecco costruiremo una casa. E questo è un inganno. Allora non si entra, non si accetta perché l’anima si consacri a Dio.
«4) Una coniugata durante il matrimonio», eccetto che i due coniugi, d’accordo, si separino con l’approvazione della Santa Sede, e che lui si faccia - supponiamo - sacerdote e lei si faccia suora.
«5) Quelle che sono o furono legate dal vincolo della professione religiosa». Chi è già stata professa in un Istituto, non può entrare in un altro senza la dispensa: sarebbe invalido se entrasse, se facesse i voti nell’Istituto nuovo. Quando invece, supponiamo, dalle Clarisse passano alle Salesiane, il giorno in cui facessero la professione dalle Salesiane, scade la professione antecedente e vale la seconda; ma questo è sempre fatto con il permesso della Santa Sede.
«6) Quelle cui sovrasta qualche pena per un grave delitto commesso, di cui furono o possono venire accusate». E se [in] antecedente avesse commesso un grave delitto che possa venire scoperto oppure già è scoperto, la Chiesa non intende accettarle.
Poi, invece illecitamente sarebbero ammesse, sebbene validamente19 ma illecitamente, al noviziato: «[1)] Quelle che hanno debiti a cui non possono soddisfare» perché allora [se] non hanno aggiustato i loro conti con gli uomini, e come possono entrare in un Istituto Religioso?
«[2)] Quelle che devono rendere conto di amministrazioni o sono implicate in affari secolareschi per cui la religione può temere liti o molestie». Aveva un’azienda, un gran negozio… non si è ancora liberata da queste preoccupazioni: deve prima liberarsi da queste preoccupazioni perché l’Istituto non abbia poi disturbi.
Così, non sarebbero ammesse lecitamente «[3)] Quelle che devono aiutare i parenti, cioè il padre o la madre, il nonno
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o la nonna che si trovano in grave necessità; così pure una madre la cui opera sia necessaria per sostentare o educare i propri figli», una madre vedova che abbia ancora i bambini piccoli20 senza che abbia provveduto a questi bambini perché stanno prima […]21

Da tutti questi impedimenti, sia per riguardo alla validità e sia per riguardo alla liceità, può dispensare la Santa Sede; e dispensa solo quando questo è necessario o conveniente. Bisogna in ogni modo lasciare il giudizio alla Santa Sede.

Procurarvi personale, aspiranti di buona salute, di buon carattere, di buona intelligenza, di buona convivenza sociale e, per quanto si può, intelligenti e capaci di compiere la missione che è riservata, che è propria dell’Istituto.
Ora un poco di respiro e poi ci sarà l’altra Istruzione; e intanto, dopo che avrete preso un po’ di respiro, la benedizione del Santissimo Sacramento: e così sarà tutti i giorni, o prima della seconda Istruzione o dopo la seconda Istruzione22.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastri originali 29-30/58 (Nastro archivio 32ab. Cassetta 32, lati 1/2. File audio AP 032). Titolo Cassetta: “Art. 10ss. Unità di spirito”.

2 Negli appunti del qND l’Istruzione inizia così: «L’Istituto religioso in 1° luogo vale secondo l’altezza del suo fine, [in] 2° luogo secondo i membri che lo compongono, poi vale secondo i mezzi che adopra. Le regole in sé son sicuro sante se i membri sono santi, l’Istituto è santo. Vi deve essere unione nella pietà, nella spiritualità». Nel qMV l’inizio dell’Istruzione è così riportato: «L’Istituto religioso vale per il fine e per i membri che lo compongono, cioè se sono le persone sante. Le regole sono di sicuro sante, ma occorre che i membri siano santi. Negli istituti attuali non ci sono divisioni di classi anche se c’è distinzione di compiti».

3 Il PM dice: sono.

4 Si tratta di Madre M. Giacomina - Flora Cardenti (Capoliveri, Isola d’Elba/LI 1925 - Albano Laziale/RM 2000), maestra delle novizie delle Suore Pastorelle dal 1954 al 1971. Madre Giacomina di fatto tenne alcuni incontri di istruzione pratica sulla vita religiosa, per i quali evidentemente il PM riteneva più opportuna l’esperienza di una maestra. Questo perché le prime novizie Apostoline erano ragazze inesperte sulla vita religiosa, soprattutto nei suoi aspetti più concreti.

5 Il Ds porta: del.

6 Il PM scrive di sua mano, dopo la parola “cintura” seguita da alcuni puntini di sospensione e da uno spazio vuoto: «corona e crocifisso».

7 Nel Ds corregge poi di sua mano e scrive: «il crocifisso».

8 Con questo termine erano chiamate le ragazze che vivevano il tempo tra l’avvenuta vestizione religiosa e l’ingresso in noviziato.

9 Il Ds porta: o.

10 Il PM intende probabilmente riferirsi ad un caso in cui, per questioni di “precedenza”, si era arrivati addirittura a porre la questione alla Madre generale.

11 1. Idoneità dei soggetti (artt. 23-28).

12 Il PM corregge il Ds di sua mano aggiungendo la lettera maiuscola alla parola «diritto» e sostituendo la parola «comune» con la parola «Canonico».

13 L’ammissione al noviziato avveniva non prima dei 18 anni. Cf C ’58, art. 60. Vedi p. 72.

14 In base al contesto, il termine “religione” può avere significati diversi. Qui “entrare in religione” equivale a dire: entrare nella vita religiosa. Quando si parla invece di “virtù della religione”, si intende la disposizione fondamentale che sta alla base del culto verso Dio, di cui i voti sono una espressione. In altri casi, la parola ha il significato corrente di “appartenere ad una religione”.

15 Il PM dice: riceve.

16 Il PM dice: devono.

17 Cf ALESSANDRO MANZONI, I promessi sposi, IX-X. Si riferisce al noto e triste racconto del famoso romanzo manzoniano.

18 Il PM dice: desse.

19 Il PM dice: lecitamente.

20 Da qui fino all’interruzione, il testo è ricavato dal Nastro originale.

21 Interruzione del nastro magnetico. Il breve testo che segue, si trova nel Nastro originale 30/58.

22 Sono le due Istruzioni del pomeriggio, durante il quale veniva impartita anche la Benedizione Eucaristica.