5. CONDIZIONI PER L’AMMISSIONE
Articoli 27-40 (conclusione)
POSTULATO
Articoli 41-52IV Istruzione, Castel Gandolfo, 15 agosto 19581
Ciò che si è detto finora circa le accettazioni
2, perché siano valide e perché siano lecite, è stabilito nel Diritto Canonico per tutte le suore. Poi vi sono alcune cose che sono state stabilite qui nelle Costituzioni per questo Istituto, cioè per l’Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni, come regola.
Il 27:
«Non saranno accettate, pur restando fermo il prescritto dell’articolo 24.4, le vedove». L’Istituto dovrebbe essere composto di anime vergini. Ora la vedova in generale ha perso la sua verginità; è vero che può trovare la castità vedovile. Ma se il fiore, il giglio non fu ancora odorato da altri, il suo profumo verginale [va] a Gesù.
Il 28 dice:
«Possono essere ammesse, ma con dispensa data, per causa grave e dopo maturo esame, dalla superiora generale con il consenso del suo consiglio» …queste persone di cui si parla ai punti
3 1, 2, 3. Quindi ammesse con difficoltà… e non basta la superiora, ci vuole il suo consiglio: ché discuteranno insieme circa la convenienza o meno dell’accettazione.
«[1)] Quelle che hanno oltrepassato i venticinque anni di età», in generale giovani fra i 16, 18, 20 e man mano… 25 si può dire che è come un massimo, perché dopo si trova una certa difficoltà alle abitudini nuove di vita: ci
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occorreranno grazie particolari e volontà più forte per correggersi di abitudini contratte e per contrarre le abitudini della Congregazione. «2) Quelle che sono state postulanti o novizie in altro Istituto, restando però fermo quanto prescrive l’articolo 30», cioè: quando si tratta di figliole che furono postulanti o novizie in altro Istituto, bisogna prender le informazioni, e poi se le informazioni saranno buone, allora nel consiglio si potranno ammettere o meno. «3) Le illegittime»: si posso ammettere soltanto per motivo grave, e dal consiglio. In generale in Italia non converrebbe accettarle, eccetto casi di attitudini speciali, mentre che in altre nazioni le cose possono essere diverse; supponiamo in Argentina, in Australia, dove [per] i lavori dell’agricoltura, i contadini son dispersi lontani dalle città, dai paesi, dalle parrocchie… e la condizione è diversa. Ma, in ogni caso, sempre si deve pronunziare il consiglio radunato dalla superiora generale.
Qui naturalmente dovreste aggiungere come nota, non come regola delle Costituzioni: occorre che abbiano salute sufficiente; che abbiano carattere buono, socievole; che abbiano qualità spirituali, intellettuali adatte alla vita religiosa; e che si prevede possano prendere lo spirito religioso e particolarmente lo spirito della Congregazione Regina Apostolorum per le vocazioni. Può esser che una sia così disposta che non possa presentarsi ad andare a cercare le vocazioni, anche che abbia delle belle qualità: bisogna sempre che possa compiere le opere della Congregazione. Ecco.
E vi sono poi quindi anche le precauzioni: sempre che siano attentamente visitate dal medico; e poi si sia abbastanza sicuri per una [ragazza] riguardo ai parenti, ai genitori. Se vi sono stati dei pazzi in casa o delle persone molto strane, così che si faccia prevedere che un giorno possa venire fuori qualche manifestazione che risulti spiacevole, e allora non sarebbe utile e né prudente accettarle; però non si deve soltanto guardare come sono stati i genitori, ma più ancora i nonni, le nonne e gli zii, perché certe manifestazioni che sono malattie di carattere, malattie psicologiche, molte volte saltano una generazione e poi si manifestano nella seguente.
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Notizie da provvedersi4.
«Le postulanti prima di essere ammesse al noviziato debbono presentare il certificato di Battesimo e di Cresima». Ma poi dovete fare un formulario da mandare a riempire a chi domanda: come si chiamano i genitori; quando sono nate, quando battezzate, quando cresimate; poi se in casa non ci sono malattie ereditarie; se la figliola è lasciata libera dai suoi genitori; se dà segni di vocazione per la sua pietà, per la sua serietà, eccetera. Si deve fare il formulario che voi potete prendere dalle Figlie di San Paolo o dalle Pie Discepole, o prenderli da tutte e due e compilarne uno per voi aggiungendo quelle condizioni che credete più utili.
«30. Per l’ammissione di quelle che furono già in altro Istituto, in qualità di postulanti o novizie, si richiedono inoltre lettere testimoniali favorevoli, confermate con giuramento e rilasciate direttamente dalle superiore competenti della Congregazione dove escono, dalla superiora maggiore di quell’Istituto cioè, la quale dovrà dichiarare per quale motivo esse siano state dimesse o siano uscite spontaneamente». E chi riceve le notizie si impegna a conservare il segreto sotto pena di peccato… - non è vero? -, deve conservarsi il segreto; e così chi dà le notizie deve confermare con giuramento quello che ha giudicato della persona di cui si parla. Invece [per] quelle che vengono direttamente dalle parrocchie, la cosa è più semplice.
«31. Le superiore non ammettano5 al noviziato le postulanti se non dopo aver ricevuto informazioni soddisfacenti circa l’indole, i costumi, l’intenzione, lo stato di salute della postulante e dei parenti più prossimi, la condotta e l’esenzione da ogni impedimento6 stabilito negli articoli precedenti, cioè 24, 25, 27. A questo fine, restando fermo il prescritto dell’articolo 30, può esigere altri attestati che sembrino necessari od opportuni». Alle volte, per disfarsi di una postulante o di una novizia che non fa bene, e d’altra
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parte quasi per carità, per non metterla su una strada, possono raccomandarla: sempre diffidare di prendere quella uscita da uno stato, da una vita religiosa già! In generale giudicano poi sempre l’Istituto e son le criticone, se non sono proprio molto virtuose: paragonano un Istituto all’altro e poi giudicano e magari condannano, eccetera...
«Le superiore e chiunque conosca le informazioni anzidette sono strettamente obbligate a mantenere il segreto tanto sulle informazioni ricevute quanto sulle persone stesse che le hanno date». Si vigili molto sui segreti perché si conservi la fiducia.
«33. Si ricordi che le superiore le quali ammettessero al noviziato una candidata non idonea, contro la prescrizione del canone 542 (articoli 24-25) o senza le richieste lettere testimoniali contro la prescrizione del canone 544 [(articoli 29-30)] possono essere punite secondo la gravità della colpa». E quando questa fosse ripetuta, potrebbe anche essere tolta con la7 privazione dell’ufficio, cioè da superiora; ed è la cosa… è molto grave il mettere in casa persone: divengono poi i tormenti delle comunità, tanto più quando vanno avanti negli anni.
La dote8.
«La dote non è obbligatoria». Le suore di vita claustrale generalmente esigono la dote; noi non la ammettiamo, cioè non la imponiamo, [per dire] meglio. Però bisogna tenere presente che la suora che esce da una famiglia è anch’essa figlia di famiglia, quindi propriamente ha gli stessi diritti di un’altra figlia che magari va sposa o resta in casa: e perciò i genitori devono rispettare il suo diritto. Non possono decidere - voglio dire - [di] togliere l’eredità con l’inganno o togliergliela del tutto sotto qualche forma, sì. E tuttavia può essere che occorra avere qualche riguardo se, per esempio, ha ancora la mamma che resta vecchia in casa e non è provvista,
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sì: il padre può lasciare l’obbligo alla figlia che la madre possa avere l’uso e l’usufrutto di quanto ha in sua vita natural durante.
Se ci fossero le doti, le doti allora sì, si devono custodire con quelle leggi che sono nell’articolo - qui è tutto Diritto Canonico -: 34, 35, 36, 37, 38, 39 e 40. E non lo sto a leggere perché non è prescritta… Ma in generale, la figlia che va sposa porta allo sposo la dote che può dare la famiglia; la figlia che va sposa a Gesù dovrebbe avere la stessa dote. I genitori non possono, senza peccato, spogliarla di quello di cui ha diritto come figlia. Usano delle astuzie alle volte: vendono i beni stabili e poi quanto al denaro, che non si può vedere, lo distribuiscono ai maschi; o usano altre astuzie in maniera di dare o poco o nulla. Che la figlia che è andata sposa abbia 7 milioni, e che la figlia che è andata sposa a Gesù abbia 7 lire o 70 lire!: e quello è peccato.
D’altra parte le suore - e questo è ciò che dice l’Istituto come Direttorio - esigano di prendere9 la loro parte quale spetta dalla famiglia; poi questa parte la depositano nell’Istituto, in generale se si tratta di denaro, o tengono l’immobile se si tratta di casa o di terreno: non l’amministrano senza il permesso della superiora. Non sono obbligate a lasciarla all’Istituto, subito… ma se vogliono mostrare che amano l’Istituto e che comprendono le necessità dell’Istituto, possono donare… e, in ogni caso, sempre lasciare come testamento - si vedrà più in seguito.
Postulato.
Prima dunque del noviziato vi è il postulato. Il postulato voi l’avete fatto sostanzialmente in quella forma che è straordinaria, ma la vostra vocazione è anche maturata in modo non normale, in quanto si inizia un Istituto. Le altre figliole entrano in un Istituto già formato e, prima di essere ammesse, si esamina se hanno le condizioni necessarie per entrare in quell’Istituto. E poi, non essendo ancor ben
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conosciute nelle Famiglie [Religiose], entrano nell’Istituto e fanno un postulato nel quale si compiono due cose: da una parte l’Istituto cerca di conoscere come è la figlia, se è adatta per la Congregazione; e dall’altra parte la figlia, l’aspirante-postulante vede se quell’Istituto, con le opere che ha, con le esigenze che ha, è adatto per lei… e può esser quindi abbracciato. Allora potrà chiedere l’abito, potrà chiedere di entrare in noviziato.
«41. L’incremento e la stabilità di tutta la Congregazione dipende molto dall’accurata scelta e ammissione delle aspiranti, fatte10 con ponderazione e prudenza. Perciò le aspiranti, prima del postulato canonico, debbono avere corsi speciali di istruzione ed esercizi adatti per la loro formazione in modo che le superiore si possano formare un prudente giudizio della loro idoneità alla vita religiosa. La superiora generale con il suo consiglio stabilirà norme al riguardo, tenuto conto delle diverse esigenze e circostanze di luogo e di persone, e salvo sempre la prescrizione dell’articolo 60» - che segue -. E cioè quando sono nel postulato… e cominciano a fare dei lavori, prima i lavori più semplici: saranno i lavori di cucina, sarà il lavoro dell’orto, sarà il lavoro della pulizia; poi si fanno loro scuole, se non hanno già fatti studi sufficienti; e più di tutto si cerca di formare il loro spirito alla pietà, all’amore all’Istituto, si cerca di formarle all’obbedienza, alla delicatezza, allo spirito di povertà.
Questo regolamento delle postulanti viene poi stabilito successivamente, quando l’Istituto avrà delle postulanti le quali debbono passare circa un anno in quella condizione.
«42. Con le aspiranti e con i loro genitori o tutori, si devono stabilire chiaramente le condizioni: 1) Circa il corredo da portarsi, che verrà restituito in caso di uscita prima della professione, se e come sussisterà». Se escono prima della professione, viene restituito alla famiglia se e come sussisterà ancora perché, se è consumato, l’Istituto non ha nessun obbligo di reintegrarlo. «2) Circa le spese del vitto, vestito, abito
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religioso, durante il tempo del postulato e noviziato». L’Istituto, quando sia formato nella sua regolarità, deve stabilire le spese a questo riguardo: vitto, vestito… Perché generalmente fanno pagare come una pensione, e per quell’anno di postulato come se [la postulante] entrasse in un collegio. Però su questo punto c’è tale una diversità di condotte e di pratiche che converrà poi stabilire le cose dopo una lunga esperienza e tenendo conto di tutte le condizioni e circostanze.
«43. Per gli altri beni che l’aspirante portasse con sé - supponiamo la dote -, non richiesti11 come dote o per le spese di cui nell’articolo precedente, e costituenti beni patrimoniali dell’aspirante stessa, si osserverà a suo tempo quanto prescrivono gli articoli 87-90», quando si parla della povertà. E qualche volta avviene che i genitori sono saggi e portano all’Istituto quello che essi non vogliono lasciare per testamento, ma provvedendo subito: e questo è prudenza buona, onde non aver poi questione di divisioni successive. Tuttavia, nessuna può rinunziare all’eredità che le compete senza il permesso della superiora.
«Ad ogni aspirante, quando viene ammessa, si deve far presente che, per qualunque motivo lasciasse la Congregazione o ne fosse dimessa, nulla potrà esigere per utili recati o lavori compiuti, sia come aspirante o postulante, sia come novizia o professa. Questa condizione si intende accettata anche da parte dei loro legali rappresentanti, per il solo fatto di entrare nella Congregazione, ed anche a tutti gli effetti civili e di fronte a terzi. Le superiore però debbono, con prudenza, prendere le misure necessarie per evitare ogni possibilità di rimostranza o lite civile contro la Congregazione, in caso di uscita; a questo scopo si esiga un documento scritto, firmato dall’aspirante stessa e dai genitori o tutori, se è minorenne, da conservarsi poi nell’archivio. Raggiunta poi la maggiore età questo documento dovrà essere rinnovato». Ecco, questo per esser chiari con i genitori o, in mancanza di essi, i tutori. Tutto quel che è fatto in Congregazione è della
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Congregazione. Non si può pretendere, perché hanno lavorato in Congregazione, che vengano pagati i salari, come è avvenuto in un caso: siccome era stata più di un anno e aveva fatto questi lavori che deve far la postulante: cucina, orto, pulizia e biancheria, eccetera, pretendevano lo stipendio per un anno. Non vi sono limiti nelle astuzie, alle volte, di gente che non ha spirito cristiano.
«Non si ammettano le aspiranti al postulato canonico finché non [si] sia constatata un’adeguata preparazione intellettuale e morale, indole buona, idoneità alla vita religiosa e alle opere di apostolato nella Congregazione». E quando si è in dubbio, si rinnova l’anno di postulato ma non si protrae troppo a lungo; cioè il postulato, quando hanno già una certa età, non si protrae troppo perché le figliole hanno anche da mettersi a posto nella vita e se perdono molto tempo, dopo, ritornate in famiglia, se non venissero ammesse [al noviziato], si troverebbero in condizione inferiore alla condizione che avevano quando sono entrate, anche per un degno collocamento.
«46. Il postulato è un periodo di prova e di formazione preparatoria al noviziato, affinché la candidata possa conoscere meglio lo spirito e le regole generali della Congregazione». Non si danno però le Costituzioni, si dicono le cose essenziali nelle meditazioni e negli avvisi. Le Costituzioni sono riservate alle novizie e poi alle professe. «E la Congregazione, esaminandone le disposizioni, le attitudini e l’indole possa meglio giudicare della sua idoneità alla vita religiosa nella Congregazione stessa».
«47. Il postulato durerà un anno intero. L’ammissione al postulato, sua proroga, non oltre però altri sei mesi, e la dimissione di una postulante non idonea, spetta alla superiora generale, udito il parere del suo consiglio». Se poi le case sono molte, allora nelle Provincie vi sarà chi sostituisce la superiora generale.
«Il postulato si deve fare nella casa del noviziato o in altra casa in cui sia in pieno vigore la disciplina religiosa secondo le Costituzioni, sotto la cura di una suora esemplare e competente».
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Notare bene: «in cui sia in pieno vigore la disciplina religiosa». Non si possono mettere nella stessa casa del postulato e del noviziato dei religiosi non ferventi, non osservanti12, privi di spirito, perché la formazione allora delle aspiranti, delle postulanti e delle novizie non verrebbe fatta bene.
«49. Durante il postulato, ogni candidata deve: 1) Sottomettersi con docilità alla disciplina religiosa e applicarsi alle pratiche di pietà, seguendo fedelmente gli esercizi della comunità - come sono descritti più avanti -. 2) Attendere alla conoscenza delle proprie disposizioni e attitudini, e alla correzione dei propri difetti. 3) Attendere allo studio delle regole principali e fondamentali della vita religiosa e delle presenti Costituzioni. 4) Attendere allo studio del catechismo nel modo adatto alla propria capacità, alla lettura e alla meditazione del santo Vangelo e della vita dei santi Apostoli Pietro e Paolo13. [5)] Iniziarsi allo studio e alle opere di apostolato proprie14 della Congregazione». E si può anche [fare] come si usa presso le Figlie di San Paolo: a un certo punto poi si vestono e prima di entrar nel noviziato vanno nelle case a far prova dell’apostolato affinché, vedendo quali saranno le loro future occupazioni, scelgano meglio, sappiano che cosa accettano emettendo la professione, quale genere di vita e quali compiti avranno.
«Nella formazione delle postulanti non si trascuri l’educazione e la cultura umana e civile»: eh, che siano ben educate, garbate. E cultura umana e civile perché [dipende] secondo [come] si accettano: se si accettano, come in certe nazioni, dopo la terza elementare è una condizione; se invece si accettano dopo che hanno già fatto il cosiddetto liceo, come avviene in qualche altra nazione, per esempio gli Stati Uniti... allora han già fatto parecchi corsi, nove più tre, almeno. «Anzi, spesso si deve incominciare da questa15 che deve però
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sempre essere informata da un fine soprannaturale quale è una migliore preparazione alla vita religiosa»; quindi la formazione umana e civile. La buona educazione è già una mezza virtù. Quando si è rispettosi, delicati, sì, ben educati, si risponde sempre bene, si porta grande rispetto alle sorelle e specialmente alle Madri. Quando invece non c’è questa educazione fondamentale umana, e allora la virtù è più difficile, sì! Quando sanno regolarsi in tante cose che riguardano la propria salute, e il comportamento si assume come in società, è altra cosa: molto lavoro si è già fatto. Una suora non può essere una sgarbata, una grossolana, una indelicata nel comportamento e nel trattare; che non sappia scrivere una lettera con garbo, con una buona introduzione, con una buona conclusione, esprimere i pensieri in modo chiaro, eccetera...
«La maestra preposta alla formazione delle postulanti ha il compito grave e delicato di esaminare e provare diligentemente le sue alunne, per conoscere meglio le deficienze, le attitudini e la retta intenzione. Deve quindi opportunamente, nella forma e nel modo conveniente alla loro capacità, ammaestrarle negli obblighi della vita religiosa, affinché possano entrare nella Congregazione con più matura deliberazione e fermo proposito. Ogni tre mesi dia una relazione esatta, per iscritto, alla superiora generale, sulla condotta di ciascheduna16».
«Almeno ogni mese, ordinariamente nel ritiro mensile, le postulanti si presentino alla maestra preposta alla loro formazione, per esporre le loro principali mancanze esterne». Non sono obbligate a dire i peccati, e bisogna guardarsi bene dall’interrogarle sopra questo. «Esporre le loro [principali] mancanze esterne e difficoltà e sentire i suoi avvisi e consigli, restando fermo però quanto viene prescritto nell’articolo 201», che si leggerà più avanti.
Oh! La parte che riguarda l’accettazione e la formazione delle persone è di estrema importanza: quindi [il testo] si
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dilunga, si dilunga sulle qualità che si devono esigere per accettare, e poi sopra il postulato e sopra il noviziato e sopra la professione e gli effetti della professione. Sì! Allora, se tutto procede secondo le Costituzioni e a norma del Diritto Canonico, si forma un personale degno, fervoroso; e si forma un complesso di suore che son contente e certe della loro vita, della loro scelta… e così potranno procedere sempre di più nella via della santificazione e nell’esercizio del loro apostolato. Questo è grazia da chiedersi attentamente in questi giorni… cosa delicatissima.
Ma notare un altro obbligo: che se voi avete l’apostolato per tutte le vocazioni, in primo luogo per le vostre vocazioni… lavorate per le vostre vocazioni!, con tutti i mezzi che la Provvidenza mette a vostra disposizione. Le esperienze sono come scuole in cui si impara per la vita e per l’apostolato.
E poi lo si veda quanto sia necessaria l’unità di spirito.
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1 Nastro originale 30/58 (Nastro archivio 33. Cassetta 33, lati 1/2. File audio AP 033). Titolo Cassetta: “Art. 27ss. Accettazione nell’Istituto”.
2 1. Idoneità dei soggetti (artt. 23-28).
3 Il PM dice: di cui si parla all’articolo.
4 2. Notizie da provvedersi (artt. 29-33).
5 Il Ds porta: La superiora non ammetta.
6 Il PM dice: l’esenzione di impedimenti.
7 Il PM dice: tolta dalla.
8 3. La dote (artt. 34-40).
9 Il PM dice: che prendano.
10 Il Ds porta: fatta.
11 Il PM dice: non richiesta.
12 Parola non terminata.
13 Il PM legge i nomi dei due Apostoli ma non sostituisce il testo, come fa invece in altri articoli.
14 Il Ds porta: proprio.
15 Il PM dice: da queste cognizioni.
16 Il Ds porta: ciascuna.