Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. SILENZIO - CLAUSURA - RELAZIONI CON GLI ESTRANEI
Articoli 238-239 (conclusione)
FORMAZIONE DELLE SUORE
Articoli 240-252
GLI STUDI
Articoli 253-262


III Istruzione, Castel Gandolfo, 19 agosto 19581




Vi è ancora un punto da ricordare in riguardo alla clausura: e cioè la spedizione delle lettere. Le lettere, sia che stiano in partenza come in arrivo, sono soggette alla revisione da parte delle superiore. Però vi è un gruppo di persone a cui si può sempre scrivere liberamente senza che le lettere siano lette in partenza… sia che le lettere siano spedite e sia che le lettere si debbano ricevere. Quali sono? Quelle indirizzate alla Santa Sede, al Legato Pontificio nella nazione - nelle altre nazioni vi è il rappresentante della Santa Sede, cioè il Nunzio apostolico, il delegato apostolico; in Italia vi è pure, ma non si pensa di scrivere a lui perché poi lui ha solo l’ufficio di farle passare alla Santa Sede -; poi così di scrivere alla superiora generale, alle consigliere generali, alla propria superiora locale se fosse assente e all’Ordinario del luogo ove si trova la casa a cui [le religiose] appartengono. Possono scrivere e possono ricevere senza che le lettere vengano controllate. Però si fanno passare chiuse alla superiora, e chi scrive deve mettere sopra la parola: personale.

Ora si tratta della formazione. E la formazione ha quattro parti: la formazione spirituale, la formazione intellettuale, la formazione apostolica e la formazione umano-religiosa.
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Qualche cosa in generale adesso dico.

Primo: la formazione spirituale. Questa è, o significa, la istruzione religiosa: con i catechismi, con le conferenze, con le predicazioni, con le letture, con le altre cose che aiutano per l’istruzione. Si possono anche dare le lezioni mediante le filmine ad esempio, o mediante qualche pellicola, qualche cortometraggio o religioso o di scienza civile. Istruzione religiosa.
Poi invece la pratica religiosa, cioè l’osservanza. L’osservanza dei voti e della vita comune per la quale formazione occorrerà un tempo considerevole: ci vuole incoraggiamento, correzione, aiuto, eccetera. Occorre in sostanza che l’aspirante venga gradatamente condotta a passare dalla vita di semplice cristiana alla vita religiosa: cambiare! Perché gli stati veramente sono tre stati. Stato vuol dire condizione stabile di vita; perciò la fanciullezza non è uno stato. Gli stati sono tre: lo stato coniugale, lo stato sacerdotale e lo stato religioso. Stato vuol dire posizione stabile; la fanciullezza è una posizione di passaggio, transizione. Oh! Allora la formazione spirituale riguarda il passaggio della persona dalla fanciullezza, dalla vita del semplice cristiano alla vita religiosa2; e la vita religiosa è uno stato, cioè è una posizione dove la persona si ferma stabilmente: stato. Non è uno stato, considerato uno stato, per esempio, il celibato fuori della vita religiosa perché è una cosa alquanto anormale, perché nella vita secondo l’ordine generale di Dio, secondo l’ordinamento che Dio ha dato all’uomo - o consecrarsi a Dio o consecrarsi alla famiglia, consecrar le forze alla famiglia per preparare anime al cielo -, quella è una missione pure diversa dalla missione religiosa.
Quindi la formazione spirituale riguarda la preparazione della aspirante allo stato religioso, a una vita stabile nella consecrazione a Dio: consecrazione fatta con voti pubblici e semplici, con abito proprio; condizione di vita che può durare finché la persona rimane su questa terra.
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Poi vi è la formazione intellettuale: è lo studio. La vita vostra richiede di sapere. Ora, si può entrare che già si sia raggiunto un certo grado di studi e si può entrare anche bambine - voglio dire bambine non piccole, ma dopo le scuole elementari -. E quando già si è raggiunta una certa istruzione, occorrerà completare con quel che deve sapere la suora nel suo apostolato vocazionario: quello lo ha da aggiungere. Oh! Questo lo ha da aggiungere. E se ha fatto studi filosofici-teologici, studi di psicologia, studi di pedagogia, eccetera, sarà già un po’ più vicina. Se invece non ha fatto di questi studi, allora è un po’ più lontana: quindi deve ancora prendere libri e fare letture o accettare lezioni per completare la parte intellettuale in ordine a quello che deve sapere in tale missione… in tale missione.
Poi, vedete: se si vuole parlar bene, bisogna studiar tutta la vita, un po’. Studiar tutta la vita: per chi ha da fare la parte vocazionaria a contatto delle aspiranti o in ricerca delle vocazioni; chi invece è più preparato esporrà di più la parte vocazionaria in altri uffici come la corrispondenza, come la parte che si deve compiere, in sostanza, in casa: non ha tanta necessità di istruirsi, sebbene andando avanti nella vita si imparerà sempre. Non bisogna mai troncare del tutto gli studi perché, siccome il mondo va avanti - e se noi non ci teniamo al corrente di lì a un poco restiamo addietro agli altri -, e a chi parleremo? La gente non ci sentirà più! Invece bisogna vivere con il tempo; perciò dico: sempre è utile leggere, seguire, un po’ studiare… ma non che questo voglia sempre dire andare a scuola! e non che voglia sempre dire [di] ripetere i trattati! Si possono leggere riviste, si possono leggere libri che allargano le cognizioni, si possono sentire conferenze, e poi anche trasmissioni. Se uno avrà da andare all’estero, può prendere la scuola di lingua corrispondente alla nazione dove va, per mezzo della radio, supponiamo. Ma sempre dobbiamo leggere, istruirci: sempre! E [questo] perché noi non dobbiamo estraniarci dalla società ma dobbiamo essere a contatto con la società, e con la società di oggi! Non abbiamo d’attorno a noi le persone come erano nel 1600-1700, ma quelle che vivono
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oggi, 1958! È a queste che dobbiamo far del bene, non a quelle altre… che magari allora l’analfabetismo era generale: e chi andava a scuola? Si andava pochissimo, si andava da qualche privilegiato, quasi. Prima3 lo scrivere era creduto un mestiere servile e quindi i nobili non si degnavano di prender la penna in mano, era una cosa da servi; e anche ai tempi di san Paolo, egli dettava le lettere - le dettava, quindi il pensiero è suo -, alla fine aggiungeva i saluti o un avviso o una benedizione, e firmava. Ma poi venendo avanti [nel tempo], la grande maggioranza era analfabeta e non c’erano le scuole popolari che han cominciato da un secolo e mezzo, due secoli. E poi secondo le nazioni, c’è tanta diversità; e in certe nazioni le scuole sono ancora assai poche e rare, e poi ci sono appena le primissime classi elementari.
Oh! Ma oggi che la istruzione si va diffondendo, bisogna che noi stiamo sempre [al passo con i tempi]... Si può leggere: si può leggere la domenica, si può leggere quando si ha qualche ritaglio libero di tempo; si può destinare anche alla lettura di libri seri un’ora al giorno, secondo il caso. Ma in sostanza ciò che importa è di dire: il prete deve sempre studiare un po’, e la suora che ha una missione come la vostra deve sempre tenersi al corrente delle cose. Non è necessario che studi sempre la suora che sta a servire, supponiamo, in un Seminario, oppure che sta in una clinica dove non ha da studiare ma ha da imparare la sua arte: l’ufficio di infermiera fatto bene è anch’esso complicato e richiede sempre cognizioni maggiori in riguardo alla chirurgia, riguardo alla medicina, riguardo alla farmacia, eccetera.
[Riguardo] a studiare: man mano che l’Istituto si svolgerà, si imporranno le scuole adatte a quel genere di aspiranti secondo [che] il bisogno di esse richiederà. Formazione intellettuale.

Poi c’è la formazione apostolica: preparare al lavoro vocazionario. Può essere che ognuna si trovi così un po’ smarrita,
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un po’ smarrita perché non conosce. Ma le Figlie di San Paolo si trovavano molto più smarrite in principio - dover4 scrivere, stampare, diffondere -, tanto che c’era una difficoltà notevole ad avviarle. Per voi ce n’è un po’ meno, ma ce ne è anche. Tuttavia, anch’esse sono arrivate al lavoro vocazionario - non [è] di tutte ma di alcune: quelle che sono più preparate o che hanno maggiore inclinazione - e il loro aumento di persone è appunto dato da questo lavoro vocazionario che fanno per sé, per la propria Istituzione.
E naturalmente bisognerà saper parlare, bisogna saper accostare. Però bisogna anche che dica questo: che attualmente si nota che il lavoro vocazionario è fatto di più da quelle che non hanno studi speciali. Sanno con la loro pietà, con la loro praticità, con la loro modestia, insinuarsi nelle anime, persuaderle.
Perché lì ci sono due elementi: la grazia di Dio in cui confidano, sentendosi non preparate… la grazia che le accompagna. Secondo: vi è quell’umiltà che piace, che si fa ascoltare e si fa ascoltare nei momenti seri; non si tratta di essere ascoltati quando si è al cinema o quando si fa una discussione scientifica: si tratta di essere ascoltati quando si parla delle cose di Dio e del problema della vita, dell’orientamento della vita. Non c’è, sì, problema e non c’è - per quanto io sappia - studio più necessario, più delicato, e lavoro più importante, e contributo maggiore all’umanità e alla Chiesa… che l’orientamento alla vita, e proprio quell’orientamento della vita di coloro che son chiamati da Dio.
Si fanno tante conferenze, ci son tanti corsi specializzati in tante materie e in tante scienze, eccetera… ma non ce n’è uno così importante come l’orientamento per la vita. Il resto serve a una parte della vita; questo serve a tutta la vita e all’eternità: perciò, orientamento. E ci vuole molta umiltà, primo: la prima base; secondo: fiducia in Dio; e poi dedizione al lavoro apostolico, aspettando dal Signore, ecco. Qualche persona che si è dedicata lì a questo compito, ha ottenuto
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risultati veramente belli, consolanti… non dico straordinari, ma belli e consolanti.
Dire che il Signore formi il cuore, dirlo a Gesù Maestro, che ha compìto per primo l’apostolato vocazionario, che ci dia il suo Spirito. Non molta confidenza nelle molte parole, ma confidenza grande in Dio. E poi per quanto alle parole [da dire]: scelte bene, quelle che vanno fino al fondo del cuore. Oh! Formazione apostolica.

Poi c’è la formazione umana: la suora deve essere bene educata. Primo, deve possedere le virtù umane: sincerità, giustizia, rispetto al prossimo, castità, rispetto alla roba degli altri… virtù naturali. Poi, formazione umana, questo: saper aver relazioni, moderate, ma tenute bene; per esempio la fedeltà all’amicizia… all’amicizia - voglio dire - quando si tratta di portare un bene a un’anima e non tenere relazioni inutili, e specialmente non approvate dal superiore. Poi il buon tratto, la gentilezza; non riuscire pesanti e non mancare di rispetto, e comprendere e compatire tutti, e dare un aiuto quando è possibile agli altri: educazione umana. Un buon galateo delle religiose sta bene in comunità; e vi sono delle pubblicazioni che sono veramente adatte, sì! Del resto l’educazione umana è già una mezza virtù: il buon tratto, l’ordine nella persona, nelle occupazioni, nelle cose, già è tutta educazione umana. Oh! Allora, formazione umana.
E poi vi è tutto quel complesso di cose che sono utili per la religiosa. Deve saper preparar la Messa. Per la Messa: leggere il calendario, capirlo, preparare… sapere almeno le regole liturgiche più elementari.
E poi deve sapere quello che riguarda gli altri Istituti, al fine di trattare da Istituto agli altri Istituti con riguardo, con stima. E fino ad un certo tempo, fino ad alcuni anni fa, gli Istituti sovente si guardavano così come un po’ di traverso l’uno con l’altro, le suore. Adesso è stato un po’ sorpassato con queste adunanze che fanno5, per cui le superiore si conoscono,
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le suore si conoscono vicendevolmente e si comincia a collaborare, ad aiutarsi, e si comincia ad aver riguardo alle altre; e non c’è più quell’orgoglio per cui6 ognuna si credeva di appartenere all’Istituto migliore degli altri7, e così che alle volte uscivano espressioni non buone. Invece adesso il clima va migliorando in questa parte, in questo settore delle relazioni, con rispetto8. Sempre amare l’Istituto vostro più di tutti, ma sempre rispettare gli altri e stimarli, e stimare le persone più di voi, sempre! Tanto bello è questo, che favorisce l’umiltà e serve, e che ha una ragione particolare: voi che avete da fornire vocazioni anche per gli altri, bisogna che… è utile che le conosciate le altre Istituzioni. Adesso è stata fatta la statistica delle religiose in Italia: le religiose in Italia sono 53.000 - mi pare - circa; oh!, vedete, e le Istituzioni sono centinaia. È poi utile che abbiate il volume che uscirà verso la fine dell’anno, verso dicembre o gennaio prossimi, perché più si conoscono cose e più si fa del bene, sì; e poi essendoci lì gli indirizzi di tutte le case d’Italia, di tutti i monasteri, di tutti i conventi, di tutte le case religiose, si potrà anche forse servirsene in qualche caso9.

Dunque quattro formazioni: spirituale, intellettuale, apostolica e umana.

Quello che è fondamento è di sentire bassamente di noi, e sentire che abbiam bisogno di progredire. Se uno è già superbo e crede già di saper tanto o di far tanto, eccetera, allora non tenta neppur più di andare avanti. Però, mai invidia: imitare, sì… e invece invidiare, no! San Paolo parla della invidia che aveva prima di convertirsi: «Aemulator paternarum
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traditionum»10 [cf Gal 1,14], invidia come fariseo contro i seguaci di Gesù Cristo i quali onoravano, adoravano Gesù Cristo. E poi parla di un’altra, diciamo, specie di invidia ma ben diversa: «Aemulor enim Dei aemulatione»11 [2Cor 11,2]; voleva dire: andare a gara con gli altri per far sempre più bene. Non invidiarlo il bene, ma imitarlo: «Aemulor enim Dei aemulatione», imitarlo per progredire. E in comunità, da una s’impara l’obbedienza, dall’altra s’impara l’ordine, da questa s’impara l’umiltà, da quell’altra lo spirito di pietà, eccetera, e così si progredisce, si emula santamente. E se una ha l’orgoglio di voler andare la prima in paradiso, quello è un desiderio santo: e allora si impegni ad avere maggior virtù sulla terra.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 37/58 (Nastro archivio 40b. Cassetta 40, lato 2. File audio AP 040b). Titolo Cassetta: “Gli studi”.

2 Il PM segue la teologia del tempo. Come è noto sarà il Concilio Vaticano II e il successivo Magistero della Chiesa ad approfondire la vocazione del cristiano e, in essa, le varie vocazioni e stati di vita, ministeri e carismi.

3 Intende dire: anticamente.

4 Parola incerta.

5 Nel 1950 aveva iniziato a muovere i primi passi l’attuale Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (USMI).

6 Il PM dice: che.

7 Il PM dice: delle altre.

8 Parola incerta.

9 Annuario delle Religiose d’Italia, sotto l’auspicio della S. Congregazione dei Religiosi, Roma 1959, pp. XIV-1006. Il volume, curato dalle PDDM, è menzionato anche in GIACOMO ALBERIONE, Alle Pie Discepole del Divin Maestro, (APD), 1958, 47; 1960, 161; e nel San Paolo, Aprile-Maggio 1959, p. 8.

10 «Abundantius aemulator existens paternarum mearum traditionum», «Accanito [com’ero] nel sostenere le tradizioni dei padri».

11 «Io provo infatti [per voi] una specie di gelosia divina».