Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. POSTULATO
Articoli 53-56 (conclusione)
NOVIZIATO
Articoli 57-66


I Istruzione, Castel Gandolfo, 16 agosto 19581




Il postulato prepara le aspiranti per il noviziato. Quanto migliore è il postulato tanto migliore sarà il noviziato e darà frutti più abbondanti.
Ora bisogna distinguere: quando si entra giovanissime - 14 anni, supponiamo -, allora la preparazione è più lunga; ma la stessa preparazione che si fa con gli anni di studio e di scuola e con il lavoro in casa e con la formazione spirituale, serve2 da postulato, serve da postulato. Quando invece la figliola, l’aspirante entra più tardi, allora l’anno di postulato deve essere intiero, e basta, se entra per esempio dai 18 anni in su.
Perché sia tutelata la Congregazione, [cioè] che non entrino elementi non adatti, e perché la figliola aspirante sia più libera di manifestarsi, è prescritto quello che si dice nell’articolo 53 e seguenti: «Due mesi avanti il termine del postulato, la superiora, o chi per essa, informa l’Ordinario del luogo, affinché personalmente o a mezzo di un sacerdote delegato, possa diligentemente e gratuitamente esaminare lo stato di volontà di ciascheduna3 postulante, interrogandola: 1) Se sia stata costretta o allettata ad entrare nella Congregazione. 2) Se conosce quello che sta per fare entrando
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nella Congregazione». Si chiama esame canonico, il quale esame canonico, come si vede in questo articolo, è per tutelare soprattutto la libertà, la spontaneità dell’aspirante: e cioè che è suo desiderio di abbracciare quello stato; poiché nei tempi passati, specialmente, avvenivano dei fatti molto penosi per cui forse l’aspirante, per suo entusiasmo o perché un po’ allettata, finiva con lo scegliere quella via nella quale poi, non sentendosi [portata] forse, non compiva i suoi doveri… e qualche volta recedeva dalla strada su cui si era avviata. L’esame è molto breve: si esplora la volontà della aspirante, e se essa sa veramente che cosa voglia dire lasciar la famiglia e abbracciar la vita religiosa: rinunziare a formarsi una famiglia e a formarsi invece una famiglia di anime, e unirsi strettamente a Gesù, sua gioia, sua consolazione, sua speranza.
Questo è dovere grave.
«Qualora una superiora omettesse di informare l’Ordinario del luogo della prossima ammissione al noviziato, come prescrive l’articolo precedente, si ricordi che può essere punita secondo la gravità della colpa, anche con la privazione dell’ufficio, se le circostanze lo richiedono». E vi sono alle volte persone che nell’entusiasmo e nel desiderio di aumentare il numero delle suore in Congregazione, usano certe arti e vanno allettandole, con promesse alle volte… fino a nascondere quello che la postulante incontrerà dopo di difficoltà. Gesù diceva chiaro: Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua [cf Mc 8,34; Mt 16,24]. Bisogna sempre dire intieramente le cose: Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce, mi segua… e poi, voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna [cf Mt 19,27-29]. Far vedere da una parte il sacrificio e dall’altra parte il beneficio della vita religiosa, intieramente… dire le cose chiare! Ma… se [le] diciamo chiare nella gioventù4, si spaventano. C’è la grazia di Dio, si conti sulla grazia di Dio! Che se veramente un’anima ha la vocazione, ha la grazia di
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affrontare il sacrificio e salire il calvario per arrivare al Tabor, arrivare all’ascensione, sì, alla gloria del cielo.
Questo poi si ha da completare con quello che dice l’articolo 55: «Oltre l’esplorazione della volontà da parte dell’Ordinario del luogo, a norma dell’articolo 53, è dovere della superiora5 procurare che le postulanti, prima di essere ammesse al noviziato, siano esaminate diligentemente da religiose competenti circa la idoneità alla vita religiosa e alle opere di apostolato, e così la formazione intellettuale e se conoscono sufficientemente il catechismo della dottrina cristiana». L’istruzione religiosa sta in primo piano; poi seguono le altre parti dell’istruzione: istruzione civile, umana; e nello stesso tempo vedere se l’aspirante è idonea alle opere di apostolato, sia per la salute sia per il carattere sia per le qualità e sia per le sue tendenze.
«Le postulanti, prima di cominciare il noviziato, fanno gli esercizi spirituali per otto giorni interi; e, secondo il prudente giudizio del confessore, facciano la Confessione generale della loro vita passata». Vedete, nella vita della religiosa ci sono due periodi. Vi è un periodo che si chiama periodo della giovinezza, e vi è il periodo invece della maggiore età e cioè - quando si entra in una Congregazione - anche se si entra a 18 anni, quella è già la maggiore età, spiritualmente considerata, non civilmente, che richiederebbe 21 anni6. Vi può essere stato nella vita passata qualche cosa di meno ordinato, e la gioventù non poteva essere così istruita già allora; e poi vi sono alle volte debolezze o vi sono stati scandali, incontri non buoni, e vi possono essere stati dei capricci, eccetera… Con il noviziato chiudere tutto il passato, metterlo bene davanti al Signore, avere l’assoluzione: oggi comincio una vita nuova perché si comincia a essere novizie, cioè le nuove religiose; le quali non hanno ancora i voti - quindi non devono operare per compiere… adempiere i voti - ma esercitano le virtù religiose, fanno quello che devono
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fare le religiose per virtù… e quindi l’osservanza di povertà, castità, obbedienza, e della vita comune. Chiudere un periodo di vita per cominciarne un altro onde, se anche si è macchiata alquanto l’anima antecedentemente, dopo sia tutto un periodo, quanti anni darà il Signore, di vita angelica, di anima consecrata a Dio: ecco, così chiuder la gioventù… ed è bene con una Confessione generale fatta con libertà, affinché dopo non ci si ritorni mai più sopra. Non debba7 capitare questo: che, in seguito, sentendo istruzioni maggiori - per esempio sulla castità -, venga poi il dubbio: Ma mi era capitata quella tal cosa e non l’avevo detto!. Ma se non l’avevi detto è perché non conoscevi che era male, e non c’era male in realtà davanti a Dio; e mica ti devi confessare i peccati perché li hai conosciuti8 dopo che erano peccati!? Solamente uno fa peccato quando ha conosciuto prima e dice: Questo è peccato, lo voglio far lo stesso.
Quindi non ritornare più per scrupoli sul passato: vivere nella serenità perché il demonio turba alle volte le anime, e non fanno più bene la loro vita in noviziato, nel tempo di professione temporanea ed anche nel tempo di professione perpetua… [restando] un po’ agitate del passato. Il passato si chiude così, e l’assoluzione si estende ad ogni debolezza che ci fosse stata.

Oh, entrar nel noviziato.
Il noviziato essenzialmente è questo: esercitare l’aspirante, la postulante nella nuova vita, nella vita religiosa. Primo, perché essa misuri le sue forze, se cioè quella nuova vita è adatta per lei e se si sente di abbracciarla; e intanto fortificarsi per abbracciarla perché son le virtù nuove da chiedersi al Signore ed è un esercizio nuovo di virtù: se cioè l’aspirante si sente, nel corso del noviziato, di praticar povertà, castità, obbedienza e vita comune; e abbracciare la Congregazione con i mezzi che essa presenta per santificarsi; e abbracciare l’apostolato con le
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grazie che accompagnano chi si dedica a un apostolato. Perciò l’aspirante entra in se stessa, la novizia, e va acquistando idee nuove, princìpi nuovi. La novizia deve considerare dove si fondi, secondo il Vangelo e su quali parole del Vangelo, il voto di obbedienza, il voto di castità, il voto di povertà; e come la vita comune serva alla santificazione; e quali sono i mezzi che la Congregazione offre per l’osservanza di questi nuovi doveri; e quali premi aspettino se si sarà fedeli.
D’altra parte la novizia si manifesti interamente alle sue Madri, affinché possano illuminarla, consigliarla; e la novizia essenzialmente entri a conoscer bene la diversità tra la vita del cristiano, la vita in famiglia e la vita in religione: questo punto è essenziale. Non fa bisogno che la novizia pretenda di non aver tentazioni e non senta… non è necessario che non senta le tentazioni della carne, le lusinghe del mondo e il demonio, le voci di satana, no! Ma è necessario che essa, invece, provi a offrirsi e a fare un sacrificio di quel che lascia, e un sacrificio al Signore: perché entrare nella vita religiosa vuol dire fare un’oblazione totale del nostro essere a Dio, non più per metà come è in famiglia - perché allora chi vive in famiglia «divisus est»9 [1Cor 7,34] -, ma un sacrificio totale, intiero di se stessa al Signore.
Poi il noviziato è inteso ad un altro fine. È questo: che la novizia si eserciti nei nuovi doveri e provi se le sue spalle son sufficienti a portare i nuovi pesi.
Poi, che le Madri superiore possano conoscere bene le attitudini, le qualità, le segrete intenzioni dell’aspirante per illuminarla ed aiutarla così a scegliere bene e, nello stesso tempo, per mezzo delle maestre delle novizie e delle assistenti, le Madri si rendano conto se quella ha dimostrato vocazione e presenta tutte le qualità necessarie per seguire quella determinata vocazione.
«Terminati gli esercizi spirituali a norma dell’articolo 5610, le postulanti incominciano il noviziato, normalmente
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secondo il rito, legittimamente approvato, che è in uso nella Congregazione - e che useremo per l’entrata11 -. Il tempo del noviziato si computa dall’iscrizione nel libro delle novizie». Si forma il registro… e si descrive la funzione fatta… e si aggiunge l’elenco delle persone, delle novizie cioè che hanno compiuto il passo… e il verbale deve essere poi firmato da chi ha fatto la funzione e dalla superiora. Invece, quando si tratterà della professione, il verbale deve esser firmato anche da chi ha emesso la professione, e poi le firme saranno seguite dalla firma di chi ha assistito e di chi ha accettato la professione.

Requisiti per il noviziato12.
«Le novizie vengono legittimamente formate alla vita religiosa e preparate immediatamente alla professione nella casa del noviziato, canonicamente eretto con il consenso dell’Ordinario del luogo». Questo nei casi ordinari.
«Per erigere il noviziato in una casa che non sia nella Diocesi ove è la sede della superiora generale, si richiede il consenso dell’Ordinario del luogo ove si vuole erigere il noviziato, e dell’Ordinario ove si trova la casa generalizia». Questo, quando vi sono quelle circostanze che sono descritte in questo articolo.
«59. Per la validità del noviziato, oltre l’esenzione dagli impedimenti di cui nell’articolo 24, si richiedono le seguenti condizioni: 1) Che la postulante sia ammessa al noviziato dall’autorità competente [a norma dell’articolo 61] - e cioè dalla superiora generale: questo anche se vi sono noviziati in altre nazioni -. 2) Che vi entri dopo compiuti i quindici anni di età - questo è strettamente richiesto dal Diritto Canonico -. 3) Che il noviziato venga compiuto nella casa di noviziato canonicamente eretto [a norma dell’articolo 58]. 4) Che il noviziato duri un anno intero e continuo, a norma degli articoli 62-66». Un anno intiero e continuo, perché se
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si perdono 15 giorni e più di 15 giorni, bisogna ripararli… se si perdono più di 15 giorni. Se poi se ne perdono più di 30, il noviziato si ha da ripetere.
«Salvo quanto prescrive l’articolo 59.[2] per la validità, le postulanti non possono essere lecitamente ammesse al noviziato prima dei diciotto anni. La superiora generale con il consenso del suo consiglio, in qualche caso particolare e per ragioni serie, può dispensare da questa prescrizione».
Dunque, capir bene la differenza che c’è tra l’articolo 59 e il 60. L’articolo 59 riferisce ciò che dice il Diritto Canonico, cioè: il noviziato si incominci dopo compiuti i 15 anni, altrimenti è invalido. Però nelle Famiglie Paoline per preparare meglio il personale, e tanto più [per voi] adesso che si è all’inizio, si è presa questa disposizione che è nostra, e quindi obbliga perché c’è l’Approvazione della Santa Sede, e cioè: «Le postulanti non possono essere lecitamente ammesse al noviziato prima dei diciotto anni». Da noi si fa aspettare fino ai 18 anni perché le persone siano più illuminate e sappiano bene ciò che fanno13, e quindi possano abbracciare con piena coscienza lo stato a cui aspirano; oppure se, conosciuto quel che esige lo stato religioso, non sentendosi, possano ritirarsi. Ecco. Prima dei 18 anni: compiuti quindi. Questa è regola nostra. Non è contraria al Diritto Canonico: il Diritto Canonico manifesta quello che è assolutamente necessario per la validità, ma qui è per la liceità.
«L’ammissione al noviziato spetta alla superiora generale con il voto deliberativo del suo consiglio». Nel principio14 delle nuove Istituzioni, colui da cui dipende la Istituzione, l’inizio dell’Istituzione, ha delle facoltà speciali; e d’altra parte, strettamente non siete ancora obbligate a seguire tutte le norme canoniche finché l’Istituto non ha l’Approvazione della Santa Sede. Quindi si procede come è necessario che si proceda negli Istituti nuovi.
Bisogna che l’anno sia intiero. Così, supponiamo che si debba fare la professione l’anno prossimo al 20 agosto, il noviziato comincia al 19 - ora, per quest’anno - perché non si
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computa il giorno di inizio. Quindi, «per l’integrità dell’anno di noviziato si richiede che non si computi il giorno di inizio e che finisca con il finire dell’ultimo giorno dello stesso numero dell’inizio, di modo che la professione non si emetta che il giorno seguente». Supponiamo che incominci il sabato… l’anno seguente deve finir l’anno di noviziato… e deve essere compìto perfettamente l’anno, e poi la professione si fa il giorno seguente.
E perché l’anno sia integro, «il noviziato si interrompe in modo da doversi ricominciare e15 compiere nuovamente: 1) Se la novizia, dimessa dalla superiora generale, è uscita dalla casa. 2) Se ha lasciato la casa del noviziato senza il permesso della superiora con l’intenzione manifestata di non più tornare. [3)] Se, pur conservando il proposito di tornare, rimase16 fuori della casa di noviziato per più di trenta giorni, sia continui, sia non continui, per qualsivoglia motivo, anche con il permesso della superiora». Anche se va in clinica a curarsi e stia più di 30 giorni, oppure se si assenta due o tre volte durante il noviziato per alcuni giorni, cosicché addizionando i giorni di assenza si oltrepassino i 30 giorni, allora il noviziato è da ricominciarsi.
«Se la novizia rimase fuori della casa di noviziato: [a)] Oltre quindici giorni, ma non più di trenta, anche non continui con la licenza della superiora, oppure perché costrettavi da forza maggiore - per esempio la malattia -, rimanendo tuttavia sotto l’obbedienza della superiora, per la validità del noviziato è necessario e sufficiente supplire i giorni così passati», e quindi la professione si farà più tardi. Secondo: «[b)] Se non ha passato in queste condizioni più di quindici giorni, la superiora generale può esigere che vi supplisca, ma questo supplemento non è necessario per la validità», in maniera che potrebbe ugualmente professare, per la validità.
«65. Le superiore non concedano il permesso di rimanere fuori della casa di noviziato se non per giusto e grave motivo17,
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causa». E quindi in quel tempo neppure per visitare i genitori. Se poi venisse un caso di malattia gravissima, pericolo di morte, allora possono fare una visita, ma breve.
«Quando una novizia, per autorità della superiora generale, viene trasferita ad altra casa di noviziato, non è per questo interrotto il noviziato, ma i giorni impiegati nel viaggio si contano come giorni di assenza [a norma degli articoli 63 e 64]». Se una vien trasferita da un noviziato che si compie a Roma in una casa dell’alta Italia18, il viaggio è breve. Se una viene trasferita durante il noviziato in una nazione molto più lontana, dove - se conti i piroscafi - si richiedono molti giorni, oltre 15, e allora bisogna che supplisca se sono oltre 15 e meno di 30; e se invece passasse fuori oltre 30 [giorni], allora deve ripetere il noviziato.

Non stupitevi di queste prescrizioni così minute della Chiesa. La Chiesa è sollecita che nello stato religioso si entri dopo matura preparazione. È facile che nel fervore giovanile tutto si voglia fare, tutto abbracciare… e sembra che con quell’entusiasmo i propositi non vengano mai meno e i sacrifici si debbano abbracciare con gioia; ma poi il diavolo aspetta più tardi, e poi molte volte le tentazioni cominciano dai 25 ai 35 anni… e più forti. Perciò la Chiesa vuole che le decisioni siano ben maturate sia da parte della novizia e sia da parte delle superiore che accettano.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 30/58 (Nastro archivio 34a. Cassetta 34, lati 1/2. File audio AP 034a). Titolo Cassetta: “Art. 48ss. Postulato”.

2 Il PM dice in entrambi i casi: servono.

3 Il Ds porta: ciascuna.

4 Intende: quando sono nel tempo della giovinezza.

5 Il PM dice: delle superiore.

6 Fino al 1975, in Italia si diventava maggiorenni per legge a 21 anni.

7 Il PM dice: dover.

8 Sta per: ne hai preso coscienza.

9 «Si trova diviso».

10 Il PM dice: 55.

11 Il Rituale delle Suore di Maria Regina Apostolorum, Edizioni Paoline, pp. 36, verrà stampato nel 1964. Per maggior chiarezza, vedi pp. 89 e 95.

12 1. Requisiti per il noviziato (artt. 58-66).

13 Il PM dice: ciò che si fanno.

14 Il PM dice: nei principi.

15 Il PM dice: a.

16 Il PM dice qui e nell’articolo successivo: rimane.

17 Interrompe la parola e poi dice: causa.

18 Il Nord dell’Italia.