Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
LA LITURGIA1


Benedico volentieri tutti i vostri propositi e sarà utile metterli sotto la protezione di Maria. Per questo consiglierei per chi non ha ancora vestito gli abitini, gli scapolari, di farlo domani. Chi l’ha già fatto, basta che porti la medaglia benedetta da chi ne ha facoltà. Questa medaglia può sostituire i vari abitini, deve portare da una parte l’immagine di Maria e dall’altra l’immagine del Cuore di Gesù. Domani mattina verrà il sacerdote per fare questa imposizione degli abitini, così sarete difese da Maria in ogni difficoltà. Vi sentirete sempre più in Maria, cioè: il pensare di Maria, la sua fede; l’amare di Maria, il suo gran cuore; l’operare umile e generoso di Maria.
Vorrei chiedervi una cosa. Da qualche tempo si sentono più frequentemente preghiere, possiamo dire insistenze, di giovani che sentono la vocazione più tardi e si possono chiamare ‘vocazioni tardive’. Giovani che hanno già una certa età, diciotto, venti, venticinque anni. Giovani che hanno sentito già il disgusto del mondo, nel quale hanno incontrato molti pericoli. Giovani che non sono soddisfatti della loro vita, ancorché abbiano già fatto studi, che abbiano magari già un’occupazione, un mezzo di vita, ma si sentono mancanti di qualche cosa, desiderano consacrarsi a Dio e di arrivare al sacerdozio. A questi giovani daremo la possibilità di una via e vogliamo aprire loro la strada. Se nelle conoscenze vostre, nelle conoscenze che avete anche tra i parenti o nelle librerie o nelle varie occasioni di relazioni, se si incontrano di questi giovani buoni che
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vorrebbero ancora tentare la vita, la via sacerdotale, potete darcene l’indirizzo. Quanto poi a curarli, ci penserà il sacerdote vocazionista che è a Roma2. Vocazioni tardive! In tanti luoghi i vescovi hanno aperto seminari per le vocazioni tardive. Qualche cosa lo faremo anche noi cominciando dal poco. Bisogna sempre cominciare dal poco, camminando poi gradatamente verso il meglio.
Formare un sacerdote è sempre una grande cosa, un grande merito, un grande vantaggio per la Chiesa e per tante anime. Le vocazioni sacerdotali e religiose sono scarse, e molte sono anche alquanto incerte, deboli, perché sono nate negli anni dell’ultima guerra, poco prima o durante o poco dopo.
Questa sera è bene che ci intratteniamo su questo argomento: la virtù della religione. Siete religiose, allora la virtù della religione sarà sempre quella che vi distingue.
Non ho potuto parlarvi di una altra cosa che mi stava a cuore, ma l’accenno soltanto: pregare per pregare meglio. Crescere nei vari gradi di orazione. Vi sono, secondo l’elencazione di S. Teresa [d’Avila] e dei migliori scrittori, nove gradi di orazione3. I tre primi gradi sono comuni a tutti: preghiera vocale, mentale, affettiva. Gli altri gradi richiedono un dono particolare da Dio. Gli ultimi tre gradi poi sono da considerarsi contemplazione. Qui non si intende parlare di visioni o di parlare lingue ignote o di fare miracoli oppure di avere dei doni eccezionali, no. Dobbiamo arrivare tutti al nono grado di preghiera per prepararci al paradiso. È l’orazione trasformante che è vivere in Cristo: «Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me»4. Questo è cosa per tutti. Tutte avete la grazia e avete tutte la vocazione a questo.
Se vi è calma e serenità di spirito nel pregare, si stabilirà sempre meglio questa serenità, questa intimità con Gesù e questo discorrere familiarmente con Gesù, tanto che si arriva al grado di unione contemplativa con Dio che si chiama fidanzamento spirituale, ossia promessa di essere interamente
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di Gesù. Quante anime arrivano qui e quante altre non arrivano qui!
Poi la preghiera trasformante, cioè il nono grado di orazione, quando si stabilisce fra l’anima e Gesù uno sposalizio. Dal Cantico dei Cantici si prende dove è simboleggiata questa unione. Nei libri di ascetica e teologia ascetica e mistica, prende il nome di orazione trasformante, cioè quando l’anima è mossa da Dio in maniera tale che chi comanda in lei è sempre il Signore Gesù. È Gesù che pensa nell’anima, è Gesù che vuole nell’anima, è Gesù che ama nell’anima, è Gesù che opera e comanda, come l’autista comanda la macchina e secondo il movimento dei vari apparecchi la macchina parte, si ferma, si volta a destra, si volta a sinistra, ecc. «Dux eius fuit»5, chi comanda quell’anima è Gesù, quindi Gesù domina nell’anima. Si pensa come pensa Gesù, anzi è Gesù che pensa nell’anima; si ama come ama Gesù, è Gesù che ama nell’anima; si vuole quello che vuole Gesù, è Gesù che vuole in quell’anima, in modo tale che egli la guida, ha la parte direttiva. Allora si arriva alla massima personalità umano-cristiana-soprannaturale. È Dio che vive in me, Gesù vive in me. Mirare lì, però vigilare sempre che la preghiera cominci con calma, che si entri bene in comunicazione con Gesù. Vi è Marta e vi è Maria. Tendere ad entrambe che è il più perfetto: Marta nelle attività apostoliche, Maria nell’intimità spirituale con Gesù.
La vostra vocazione è così bella, la vostra Congregazione è così bella! Amarla, e se veramente si osservano le Costituzioni, si vive la Congregazione. Allora non nascono certi malcontenti, certi scoraggiamenti, no! L’anima vive in Gesù Cristo. Vivere la vostra bella Congregazione: né eccesso di lavoro, né eccesso di indolenza. Una cosa regolata, equilibrata, secondo la sapienza di Dio e secondo le Costituzioni.
È vero, quando si parla di un punto si insiste particolarmente su quello; si parla di un altro punto, si insiste particolarmente sull’altro punto. Ogni anima però deve prendere ciò che ha bisogno lei. Non tutte le prediche sono fatte per cambiare il proposito. Da ogni predica si prende l’istruzione e si prendono
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quei punti che ci riguardano e ci aiutano. Quindi alcune cose sono solo da ritenersi a memoria magari per gli altri, quando si deve consigliare, scrivere, ecc. Invece vi sono cose da prendere per sé individualmente che portano a vivere la vita religiosa paolina e all’osservanza dei buoni propositi.
Come fanno bene gli Esercizi le Figlie di San Paolo! Quello che ho dovuto benedire finora nella mia vita dei propositi delle Figlie di San Paolo è tutto edificante, tutto piace al Signore, tutto è aspirazione al più perfetto. «Se vuoi essere perfetto»6, ecco, vivi bene la tua vita paolina.
Ho detto che oggi dobbiamo trattenerci sulla virtù della religione. La virtù della religione è la quarta: fede, speranza, carità e [virtù della] religione. Che cos’è la religione in sé? La religione in sé è il complesso di verità da credere, di virtù da praticare, di pratiche di pietà da fare. Virtù però è l’amore a questa fede, l’amore alla santità, alla preghiera, è l’amore al culto: dogma, morale e culto. Noi abbiamo un culto interno e un culto esterno. La fede è interna, gli atti di amor di Dio sono interni, non è vero? Ma ci sono anche gli atti esterni, cioè il culto esterno.
Parliamo del culto esterno. Culto esterno sono tutte le funzioni: la Messa, la Comunione, la meditazione, l’esame di coscienza, la Visita al Santissimo Sacramento, l’osservanza delle pratiche di pietà. E questo è virtù della religione.
Facendo i voti, si abbraccia una vita di particolare pietà e virtù, allora si abbraccia e si professa la virtù della religione. Quando poi si opera, si guadagnano sempre i due meriti: Hai obbedito? Un merito per l’obbedienza e un merito perché sei religiosa, cioè perché pratichi la virtù della religione. Così in ogni altro atto: osservanza, povertà, castità, obbedienza, ecc. Sempre doppio merito. Così nell’obbedienza, nell’umiltà, così negli atti di carità, di benevolenza, di apostolato: sempre da una parte la virtù della religione e dall’altra parte l’esercizio di quella virtù particolare. Esempio: osservare la clausura materiale, cioè i riguardi, il sapersi moderare, il sapersi ritenere indietro. E le porte chiuse, e poi tutto ciò che prescrivono le
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Costituzioni sulla clausura. Ma la clausura interna è ancora più necessaria. Clausura: chiudere la porta a certi pensieri, chiudere la porta a certi sentimenti di orgoglio, ad esempio, chiudere la porta a certe decisioni, a certe impressioni, a certe tentazioni. Chiudere la porta, ossia clausura interna.
Che cosa è dunque la virtù della religione in generale? La virtù della religione è in primo luogo segnata dalla liturgia. Osservanza della liturgia: assistere bene alla Messa, possibilmente nel modo che avete usato anche in questi giorni. La Comunione, la benedizione del Santissimo Sacramento, poi l’amore alla Chiesa, anche alla chiesa materiale, perché sia il luogo del raccoglimento, del riposo spirituale, perché è l’abitazione di Gesù, dove c’è l’incontro fra l’anima e Gesù. Amare la liturgia: tutte le funzioni della Settimana Santa o del Natale o funzioni ordinarie, quelle di ogni domenica e di ogni giorno. Imparare la sacra liturgia, amare le cose di religione. Chi tiene la pulizia in chiesa, bene; chi ha cura dei fiori, dei paramenti, delle tovaglie; chi provvede il vino, la cera, le ostie è tutto un seguire la virtù della religione. Amare il luogo sacro e portarvi rispetto interiore: siamo alla presenza di Dio: Gesù ci vede e ci sente. Rispetto esteriore della posizione, nel tenere la debita posizione che porti più facilmente alla devozione, e che esprime il massimo rispetto al Signore.
Vi è la liturgia della famiglia. Il bambino sia battezzato presto, non si ritardi. Il bambino sia poi segnato dalla croce, dalla medaglia della Madonna. Quando il bambino arriva all’uso di ragione, segua per tempo il catechismo; per tempo insegnargli le orazioni, per tempo prepararlo alla Comunione, alla Cresima, alla Confessione.
Liturgia della famiglia. Il matrimonio sia rispettato, i genitori vivano nella pace, vivano il sacramento che hanno ricevuto; in casa ci sia l’acqua benedetta, il ramoscello di olivo, il Crocifisso, il quadro della Madonna; in casa ci sia il Vangelo esposto, possibilmente in luogo decoroso, e sia usato; si recitino le orazioni mattino e sera e, secondo le possibilità, si dica il rosario. Inculcare questa liturgia della famiglia. Se c’è un malato, prima pensare al sacerdote e poi al medico. Poi se occorre, si ricorrerà a qualche novena e aiuto particolare. Dire parole
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di incoraggiamento, di consolazione. Chiamare per tempo il sacerdote per la Confessione e che venga portato il viatico, per tempo l’Estrema unzione. Ci sono persone che non sanno dire una parola a un morente. Invece persone che sanno dire cose che ispirano fede e umiltà, confidenza nel Crocifisso e lo fanno baciare tante volte. Persone che assistono il malato, lo guardano, ma non hanno un sentimento di devozione quando il malato lotta tra la vita e la morte e si trova sulle porte dell’eternità. Aiutarlo invece. Recitare per tempo la raccomandazione dell’anima. L’ultima cosa sia il bacio al Crocifisso. La salma sia vestita decorosamente e con i segni del cristianesimo, cioè la corona e il Crocifisso. Ma la corona in mano a chi era assiduo a recitarla, altrimenti fa solo figura. La salma sia composta decorosamente e venga decorosamente sepolta. Anche il sepolcro abbia i segni del cristiano, specialmente la croce e una parola di preghiera, ad esempio: Requiescat in pace7.
La liturgia in chiesa è il galateo con Gesù. È uscito il Codice nuovo di liturgia. Sebbene non sia ancora completo e si aspetti che venga completato, intanto imparare per preparare bene la Messa. Quindi il calendario. È bene che per tenervi unite allo spirito dell’Istituto, la sera antecedente si legga il calendario, specialmente la festa del giorno seguente, poi il pensiero per il giorno seguente e la descrizione di ciò che riguarda la recita del breviario e la celebrazione della Messa.
Anche per le case dove la cappella è interna, passando vicino alla cappella, sempre molto rispetto. Se vi sono pene, difficoltà, bisogni, si pensi che in casa c’è Gesù e con il cuore voltarsi spesso a Gesù. È buono quello che fanno già persone amanti di Gesù: alla sera chiudere la giornata nel bacio di Gesù, mettendosi sotto il manto di Maria e tenendo accanto l’angelo custode che ci custodisca nella notte. Il quadro della Madonna sempre ci serva di richiamo alla devozione a Maria. Vi sono persone che fanno bene la genuflessione, che fanno bene il segno di croce e cercano di imparare il canto ecclesiastico. Sanno cantare le lodi più belle e scelgono sempre quelle che sono tradizionali nella Congregazione. Qualche volta a
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qualcuna viene la mania di cercare altre lodi. I canti migliori sono quelli che esprimono maggior fede, maggior speranza e maggior carità. Quelli che contengono questo: fede, speranza e carità, e naturalmente con la carità c’è l’amore diretto di Dio e la riparazione, e cioè il dolore dei peccati: Crocifisso mio Signor8. Si cercano lodi che fanno il loro tempo, che sono di passaggio. C’è anche la moda di passaggio delle lodi. La moda l’avete già scelta voi, cioè quello che è indicato dall’Istituto. L’estate scorsa, per ristampare il libro delle orazioni, ho dovuto togliere metà delle lodi che si chiedevano. La sostanza! A volte [certi canti] non dicono niente. Imparare bene tutto il canto.
Virtù della religione: l’abito è sacro, portarlo bene, con rispetto; il distintivo portarlo bene. Amare la corona che pende dalla cinghia, arrivare qualche volta con la mano a toccare il Crocifisso e mettere il dito sul costato di Gesù: Gesù ti amo! E domandarsi: Il mio cuore è con te, Gesù? L’abito è sacro, portarlo bene. Dopo la morte ci rivestono dell’abito benedetto: che l’abbiate portato degnamente.
Poi, nelle librerie, vi è ancora un po’ l’uso degli oggetti religiosi che andranno man mano diminuendo. Sì, perché sono da diminuire. In tutti i modi, quello che si diffonde di immagini e di oggetti sacri sia veramente sacro. Vi sono delle cose che sono gingilli e a volte sono meno convenienti. Che cosa dobbiamo dare? Quello che riguarda la fede: la Bibbia e i libri di istruzione religiosa; quello che riguarda la speranza, e cioè il Crocifisso e le immagini dei santi; quello che riguarda l’amore a Dio ed alle anime, e cioè dobbiamo dare quello che porta alla Messa, alla Comunione, ai sacramenti e alla virtù. Così nei libri vedere ciò che è più utile. Naturalmente non si può sempre dare quello che si vorrebbe, perché chi acquista ha delle preferenze. Tuttavia, per quanto sta a noi, offrire il meglio.
Gli oggetti religiosi non devono essere giocattoli. A volte ci sono dei Gesù Bambino che non sono vestiti. Ma adesso si usa così.... Si usa anche fare dei peccati, vogliamo accompagnarli? Come vestiva Maria il Bambino? Il Vangelo dice due
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volte che i pastori arrivati hanno trovato il Bambino vestito, coperto. Dice il Vangelo che appena comparve il Bambino fra le braccia di Maria, ella «involvit eum»9, lo vestì subito. Che cosa sono queste Madonne che sono vestite non da Madonna, e cosa sono questi Bambini vestiti non da Bambino Gesù? Toglieteli senza compassione e senza riguardo per quelli che gridano: Ma l’arte…. L’arte è quella di farsi santi. Quella che è l’arte, no? Farsi santi e osservare la virtù della religione. Perché la suora si chiama religiosa? Perché ama la virtù della religione. Perché è tutta consacrata al culto di Dio, prima al culto interno, si capisce. Ora ho parlato specialmente del culto esterno... Ma il culto esterno conferisce tanto al culto interno. Distinguersi per essere vere religiose. Quanto ai libri: tanto amore alla Bibbia e tanto amore ai libri che vi sono indicati per la santificazione, per la vita religiosa.
Voi dovete parlare con tante persone. Nel mondo vi sono tanti che caricano le suore di consigli. Bisognerebbe fare così… Bisognerebbe parlare a quel modo… Bisognerebbe dare, bisognerebbe fare.... I consigli per voi sono quelli delle Costituzioni, e quello che è dato di indirizzo nelle circolari che ricevete da Casa madre, dalla Casa generalizia. I consigli sono quelli. Amare la propria congregazione vuol dire praticare la virtù della religione, perché è proprio una religione. Perché si dice una religione? Appunto perché in quella casa si osserva la virtù della religione. La suora si chiama religiosa per questo: si distingue perché pratica maggiormente la religione, il culto esterno e il culto interno, a Dio.
Allora, il Signore vi dia la grazia di chiudere questi giorni con santi propositi, nell’umiltà, ma anche molto nella fiducia. Gesù è con voi. Fidatevi di lui. Amarlo sempre di più, finché la nostra vita sia tutta amore.
Vi do quindi la benedizione:
Jesu Magister Via, Veritas et Vita...
Vi è qualcuna che ha chiesto la benedizione della corona. Benedico qui in generale per chi non avesse ancora ottenuto la benedizione. Basta anche che l’abbiate in tasca.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il [10] marzo 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 99b = ac 166a. Sull’audiocassetta non è riportata la data. Il giorno si deduce dal Diario di don Speciale che al giorno 10 marzo 1961 riporta: “Il P.M. va ad Ariccia a dettare due meditazioni alle Figlie di San Paolo, rispettivamente sulla liturgia e sull’esame di coscienza”.

2 Don Carmelo Venanzio Panebianco (1926-2010) sacerdote della Società San Paolo.

3 Cf A. Royo Marin, o.c., Vari gradi di orazione nn. 371-372, pp. 770-774.

4 Cf Gal 2,20.

5 Cf Dt 32,12: «Il Signore, lui solo l’ha guidato».

6 Cf Mt 19,21.

7 Riposi in pace.

8 Cf Laudi della Passione (sec. XVIII) in Preghiamo due volte, EP 1964, pp. 312 ss.

9 Cf Lc 2,7: «…lo avvolse in fasce…».