Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. PREGHIERA, OBBEDIENZA, PROGRESSO:
GARANZIA DI PERSEVERANZA1


Il Signore nella sua misericordia ha voluto premiare le vostre costanti aspirazioni, i vostri desideri e sacrifici con l’emissione dei voti perpetui con cui avete fatto il totale dono di voi stesse al Signore: tutto l’essere, tutti i beni esterni, il corpo e la volontà, tutto a Dio. Questo atto solennissimo, fatto davanti al cielo e davanti a tanti testimoni, deve rimanere sempre fisso nella [nostra] mente per tutta la vita e in visione, per sempre, nel paradiso. È bello fare la professione in questo Santuario2 dedicato alla Regina degli Apostoli, perché da una parte si lascia ciò che potevamo usare secondo il nostro volere, ma liberamente ci siamo donati a Dio, lasciando quello che è terra e alzando l’occhio in alto.
Il Santuario ha come una doppia cupola cioè: dalla nostra terra noi dobbiamo elevarci verso il cielo. Vedete lassù dipinta la Santissima Trinità con i cherubini e i serafini attorno a Dio3. Sempre ricorderete che avete lasciato tutto, e invece vi siete scelto il tutto, cioè Dio che sarà la vostra corona eterna, il vostro premio. Allora ci sarà la perseveranza. Il grande mezzo per la perseveranza è tenere sempre l’occhio aperto, l’occhio rivolto al cielo. Se invece l’occhio comincia di nuovo a considerare le cose della terra, allora il fervore di oggi si rallenta. [Allora:] sempre il cielo, sempre il cielo! L’uomo tende alla felicità, la cerca quaggiù o la cerca lassù. E chi è più saggio?
Voi siete state sagge, avete veramente praticato la virtù della prudenza durante tutta la vostra formazione, da quando avete sentito la chiamata di Dio fino ad oggi. Prudenza, in che cosa consiste? Fondamentalmente e soprattutto su questo punto:
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io cercherò la terra o il cielo? E avete fatto bene la scelta. Pensando ai grandi beni e alla felicità vera, eterna, voi avete rinunziato a quello che poteva offrire il mondo, che poi offre ben poco e poi si piglia tutto. Con la morte nulla ci portiamo appresso, neppure un filo. Per quanto sulla terra le signore possano vestire stoffe preziose e ornamenti di valore, di là non ci si porta un filo. Il mondo si riprende tutto e lascia che l’anima parta da sola per l’eternità. Allora chi ha cercato il mondo perde tutto, mentre la suora che è stata fedele conquista tutto, cioè va al possesso di tutto: vede Dio, possiede Dio, possiede l’eterno gaudio.
Se vi sono delle deficienze, delle deviazioni, è sempre perché si apre qualche spiraglio, qualche finestrola verso il mondo; se invece l’occhio è sempre rivolto in su, allora né porticina né finestrola si aprirà: camminerete bene.
Occorre, primo: la preghiera. Abbiamo fatto insieme diverse meditazioni sulla preghiera4. Veramente sarebbero una novantina che mi ero proposto, ma come e quando si potrà, se vorrà Dio. Questo è il grande mezzo per perseverare. Non perché si è arrivati sul campo del lavoro ci si deve riposare, no, si è arrivati sul campo del grande lavoro: santificazione, progresso. Comincia adesso. Voi cominciate! Questo di oggi non è una corona, ma è un inizio. Comincia adesso il lavoro di perfezionamento, specialmente in ciò che sono le virtù religiose, i voti religiosi. Povertà: non aprire né uno spiraglio né una finestrola e neppure un buco che permetta di guardare [fuori] con un occhio. Niente! Perché cominciano così quelle che conducono una vita tiepida o hanno dei mezzi pentimenti, e non hanno tutta la gioia religiosa, cioè tutta la consolazione di godersi Gesù che è l’unico gaudio, l’unico tesoro della religiosa. Per questo, fare bene le Visite, le adorazioni. Sì, tutta la preghiera, ma nelle Visite e nelle adorazioni c’è meglio l’orientamento dell’anima verso il Signore, verso colui che è il tutto.
Così riguardo all’altra virtù, al voto di castità: né una finestrola, né una porticina, né un buco. Quando si fa un buco, si potrebbe pensare: è un bucherellino, poi lo turiamo. Ma nel
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cuore non si tura così facilmente. Allora abbiamo bisogno di chiudere sempre il cuore, come avete espresso: Tutto mi dono, offro, consacro. Tutto! Tutto! Neppure sotto pretesti che satana può ispirare, ma che vengono da satana, perché Eva fu ingannata, ma quello che la spinse a prendere il frutto, è stato pensando che quel frutto era bello e lo guardava. E guardando perse la strada. Allora il suo pensiero è stato ottenebrato dalla passione: vide che era bello, pensò che fosse gustoso e allora staccò il frutto e se ne cibò.
Poi l’obbedienza. La religiosa non ha né il velle né il nolle. Che cosa vuol dire? Non ha né il volere né il non volere proprio. Ha però un velle e un nolle che è più alto: Voglio Dio e la sua volontà. Non voglio ciò che non è Dio, e quello che non è la sua volontà.
Così avanti in questo senso. Nella professione c’è anche: Secondo le Costituzioni della medesima Società delle Figlie di San Paolo5. Vivere lo spirito puro della Figlia di San Paolo. Lo spirito puro! E perché sia puro occorrono varie attenzioni.
Primo, dominare il carattere, regolare il carattere, mai dire: Ma io sono fatta così… ma il mio carattere è questo. Il carattere è quello che viene dalla natura, ma la grazia deve servire a dominare la natura. Facendo la professione avviene questo: prima si stava attente su tutto, Se no..., non si arriverà a quello che vorrei. Ma dopo c’è minore attenzione. Non tutte le volte, ma certe volte c’è forse minore attenzione riguardo a come comportarsi socialmente, religiosamente, in comunità. Se si lascia un po’ libero il carattere in questo senso, finisce con il dominare, e allora il dominio è della natura. La virtù invece che ci porta in realtà alla pratica della carità, deve sempre essere quella che rende la vita religiosa socievole, buona, lieta, e servizievole, così da trovarsi bene, e che si trovino bene le sorelle che ci stanno attorno. Perché se quelle che ci stanno attorno devono cominciare a dire: Sopportiamo! Allora, che cosa concludere? Che si finisce con lo stare un po’ male di qua e di là. Dominare il carattere: coltivare le virtù sociali e la virtù della socievolezza. Le virtù sociali sono in
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senso più ampio, la socievolezza è in senso più ristretto, ma occorre l’uno e l’altro.
Poi la perseveranza: fissarsi in mente il lavoro spirituale. Avete fatto gli Esercizi, avete impegnato la parola e la volontà con buone promesse, buoni propositi: che sia tutto un progresso. Questo è il lavoro essenziale della religiosa: progredire! Se farete questo, il resto camminerà da sé; se non farete questo, niente camminerà bene, nessuna cosa camminerà bene.
Allora, il Signore benedica la vostra buona volontà, vi conforti nel cammino. Benedica la Congregazione tutta, sia chi è qui e sia chi sta nelle case, anche lontane, e in modo particolare benedica la Prima Maestra. Tutta la Congregazione gode del grande passo che oggi voi avete fatto definitivamente. Un così bel numero di religiose si è unito alla Società delle Figlie di San Paolo. Cresciuto il numero, crescano anche i meriti, cresca anche l’apostolato, cresca tutto. Che la Congregazione cresca in persone e in opere.
Ora ascolterete la Messa con queste intenzioni e il Signore vi assista in tutti i passi della vostra vita. Attente però alle finestrole, alle porticine, ai buchi! Vedere attraverso il buco della serratura il Tabernacolo. Ma non vedere al di là della serratura qualche altra cosa che deve stare chiusa.
Sono molto contento delle Figlie di San Paolo. Avanti, sì, avanti! Non arrestatevi e non entri niente di orgoglio. Sempre umili, fiduciose, piene di fede. L’esempio è S. Paolo, che oggi abbiamo ricordato, nel suo arrivo a Roma; l’abbiamo ricordato specialmente per mezzo del paliotto dell’altare a lui consacrato6 attraverso i tre episodi: il naufragio di Malta7, l’arrivo alla città di Roma8e poi il sacrificio della sua vita.
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1 Meditazione tenuta a Roma in Santuario il 19 marzo 1961 alle neo professe perpetue. Trascrizione da nastro: A6/an 101b = ac 168b.

2 Il Santuario Regina Apostolorum, voluto da Don Giacomo Alberione e progettato dall’architetto Leone Favini, è stato costruito tra il 1945 ed il 1954.

3 Affresco della cupola del Santuario Regina Apostolorum in Roma, realizzato dal pittore Antonio Giuseppe Santagata (1888-1985) nel 1955-57.

4 Cf med. 5, 6, 8.

5 Cf Cost ’53, art. 93.

6 Bassorilievo in bronzo scolpito nel 1961 dallo scultore Francesco Nagni (1897-1977) per l’altare dedicato a S. Paolo nel braccio destro del Santuario Regina Apostolorum in Roma.

7 Cf At 28,1-10.

8 Cf At 28,14-16.