Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. OTTAVARIO PER L’UNITÀ DELLE CHIESE1


Continuiamo l’argomento della preghiera, e la preghiera in questi giorni deve essere orientata verso l’Ottavario di preghiere per l’unione2. E siccome siamo nel mese di gennaio, è utile che a questa intenzione se ne unisca un’altra generale, cioè: che il corso straordinario di Esercizi spirituali3 che si avrà in primavera, possa avere un frutto molto buono, come è nell’intenzione della Congregazione, l’intenzione specialmente della Prima Maestra e delle Figlie di San Paolo che hanno maggiori responsabilità nella Congregazione.
L’Ottavario pro unione che cosa indica? Direttamente indica l’unità delle Chiese, cioè [unità] di tutte le Chiese separate dalla Chiesa di Gesù Cristo: «Fonderò la mia Chiesa sopra di te, Pietro»4, la mia Chiesa, non quella di Calvino o di Lutero5, ma la mia Chiesa. Questo Ottavario direttamente intende chiedere al Signore la grazia del ritorno delle Chiese separate alla Chiesa madre, all’unica Chiesa. Gesù non ne ha fondate tante, ma una! Indirettamente, questa preghiera pro unione comprende anche altre intenzioni, cioè che tutti gli uomini si sentano figli di Dio e quindi fratelli fra di loro; che si sentano tutti redenti da Gesù Cristo, quindi tutti partecipi
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dei frutti della passione e morte e dell’insegnamento di Gesù Cristo. Quindi, che gli uomini, in questo senso, si considerino fratelli e vengano in aiuto alle zone depresse, dove vi è ancora tanta miseria e il livello della vita è ancora molto basso. I cristiani di una stessa nazione si sentano uniti senza le divisioni dei partiti, si sentano unite le famiglie nella pace, e si sentano unite le comunità religiose: «Ut unum sint: Perché siano una cosa sola»6.
In questo spirito, durante la guerra del 1942-43, si era promossa l’Unitas, che andò soggetta, come tutte le cose, a varie vicende7. Dopo il lavoro di almeno 16 o 17 anni, abbiamo avuto il risultato che l’Ut unum sint8 sia considerato, per mezzo del Breve di Giovanni XXIII9, come Unione primaria, alla quale devono ispirarsi tutte le altre unioni che sono istituite in questo senso e con le medesime finalità. Le intenzioni che riguardano direttamente l’unione tra i cristiani, sono queste, e potete mettere subito nelle orazioni, azioni e patimenti, le intenzioni che ha Gesù nell’immolarsi sugli altari. Gesù vuole l’unione. Il titolo che abbiamo dato a questa unione è parola di Gesù Cristo.
Oggi 18 gennaio, preghiamo per l’unità di tutti i cristiani.
Domani, 19 gennaio: Per il ritorno alla Chiesa cattolica di tutti i fratelli separati d’Oriente.
20 gennaio: Per il ritorno degli Anglicani alla Chiesa cattolica;
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21 gennaio: Per la riunione delle comunità protestanti in
Europa alla Chiesa cattolica.
22 gennaio: Per l’unione di tutti i protestanti d’America alla Chiesa di Pietro.
23 gennaio: Perché i cattolici non praticanti ritornino alla pratica della vita cristiana.
24 gennaio: Per la conversione degli Israeliti.
25 gennaio: Per la conversione di tutto il mondo islamico e pagano al cristianesimo.
L’unione non può essere che in Cristo e, nella settimana, anzi nell’Ottavario le preghiere siano ispirate all’antifona da recitarsi. D’altra parte tutta la preghiera sacerdotale10 è ispirata a questa unione, poiché esplicitamente quattro volte il Signore Gesù ripete: «Che tutti siano una cosa sola, come tu Padre, sei in me ed io in te, e che anch’essi siano una sola cosa in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato». Il versetto: «Ed io ti dico che tu sei Pietro», e il Responsorio: «E su questa pietra edificherò la mia Chiesa». E l’Oremus che dice: Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: ‘Vi lascio la pace e vi do la mia pace’, non guardare ai miei peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e degnati di pacificarla e riunirla secondo la tua volontà. O tu che vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli11.
È segnata l’indulgenza plenaria a chi partecipa all’Ottavario in chiesa pubblica o in oratorio privato. Se avete questa intenzione, serve allora la funzione serale per l’acquisto dell’indulgenza. La preghiera è ricavata dall’antichissima Didaché12: Ricordati, o Signore, della tua Chiesa. Rendila libera da tutti i mali, falla diventare perfetta nel tuo amore, radunala dai quattro venti, degnati di santificarla nel tuo regno che preparasti per essa. Come il frumento di cui è composto il pane eucaristico prima era disperso per i campi e i monti, e raccolto ne è stato
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fatto una cosa sola, l’ostia, così la tua Chiesa sia raccolta dai confini della terra nell’unità del tuo regno, essendo tua la potenza e la gloria nei secoli. Così sia13.
Dobbiamo notare due cose: l’Ottavario termina con la festa della Conversione di S. Paolo, quindi questa unione delle Chiese alla Chiesa madre, all’unica Chiesa, alla Chiesa romana, è secondo lo spirito dell’Apostolo, è secondo il pensiero, il desiderio e la realizzazione di Paolo. Egli venne a Roma non solo per predicare il Vangelo nella città, ai romani, perché condotto prigioniero, ma per presentarlo nel suo spirito alla Chiesa [fondata] su Pietro e su tutti i collaboratori della Chiesa con il Papa. Quindi, questa pratica è secondo lo spirito paolino, e ciascuno la sente nel cuore e volentieri l’abbraccia.
Secondo: l’aver promosso tanti anni fa questo lavoro per l’Unitas, che oggi ha preso il nome di Ut unum sint, esprime lo stesso senso, cioè lavoro che viene dallo spirito dell’Istituto. Non siamo mandati a una città o a una regione, ma al mondo, e dobbiamo portare nel nostro cuore tutto il mondo, non solamente quello che ci attornia, non solamente quelli di una nazione o di un continente, ma di tutte le nazioni e di tutti i continenti. Questo deve servire a mettere nell’animo di tutti i Paolini e di tutte le Paoline i sentimenti di Gesù: «Venite ad me omnes, venite a me tutti, qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos»14. Il ristoro, l’orientamento della vita si ha sempre in Gesù Cristo. Considerarsi apostoli dell’umanità. Gli apostoli devono comprendere e sentire tutti i bisogni dell’umanità e avere compassione di questa gente che è ancora così lontana da Gesù Cristo, di questa gente che si è separata dalla Chiesa madre. Sentire, tendere e formare le persone dell’Istituto in questo spirito. Non saremmo abbastanza Paolini se non tenessimo nel nostro cuore questo spirito, che non è di una persona, ma è dell’Istituto. D’altra parte l’Istituto si è sempre ispirato a questo universalismo. Le divisioni sono contrarie ai sentimenti di Gesù: «Ut unum sint: Che siano una cosa sola». E vorrebbe
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una cosa sola in modo sublime, e porta il paragone: «Come tu Padre ed io siamo una cosa sola», l’unità delle divine persone in una stessa natura. Come si potrebbe pensare [una unione] più sublime? Neppure per il mistero noi comprendiamo tutto, ma lo sentiamo.
E come si fa l’unione? L’unione si fa sempre, tanto nelle comunità, come nell’umanità, come nella Chiesa, su due principi: obbedienza e carità. L’obbedienza, perché se non si obbedisce al Papa, allora ecco gli scismatici; ecco i disordini in comunità quando non c’è l’obbedienza. E secondo, la carità. Che tutti si amino e si aiutino con la preghiera, con il buon esempio, le sollecitudini, le opere, con il compatimento, con l’incoraggiamento. Carità che è paziente e benigna15. Senza carità nella Chiesa abbiamo le divisioni, e nelle comunità a volte si creano certe divisioni che dipendono dalla mancanza di carità. Allora, domandare al Signore in questo Ottavario lo spirito di obbedienza e l’amore vicendevole. Su questo duplice spirito di obbedienza e di carità si fonda l’unità.
Parlando dell’unità della Chiesa, e quindi dell’impegno, dell’obbligo che tutte le Chiese separate si riuniscano, come è desiderio del Papa, bisogna ricordare che Gesù Cristo è presente ed operante nella sua Chiesa, istituita da lui stesso, quale mezzo per comunicare la pienezza della sua vita agli uomini che si succedono dalla Pentecoste alla parusia: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa». La Chiesa è il corpo mistico di Gesù Cristo. Gli eretici, gli scismatici lacerano il corpo mistico della Chiesa. Chissà quali sentimenti di pena ha avuto Gesù Cristo quando faceva quella preghiera dell’unità, prevedendo nei secoli che cosa sarebbe accaduto: disunioni, per mancanza di obbedienza o per mancanza di unità nella fede, nel governo e nel culto.
L’unione si fa su queste tre unioni: di mente, di cuore e di attività, cioè di culto. Chi è veramente separato dalla Chiesa non può ricevere la grazia, se capisce il peccato che commette; e non può conservarsi in grazia se capisce quello che fa. D’altra
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parte, in generale, quei pastori non consacrano validamente, ad eccezione di qualche setta. Così non possono comunicare, non possono assolvere, e non possono comunicare altre grazie che dipendono dai sacramenti. «Misereor super turbas!»16. Gesù ha pietà di queste turbe. Allora bisogna che preghiamo. Sentire questa necessità di unione.
Successivamente, sentire la necessità di unione nel mondo, considerandoci tutti figli di Dio, redenti da Gesù Cristo e indirizzati alla medesima eterna felicità del paradiso. Che i popoli di vita più elevata considerino [con carità] i popoli di vita depressa. Che pena arrivare in certe regioni, in certe terre e vedere le sofferenze, le privazioni, la miseria morale e fisica! Quante volte andando a riposo noi dovremmo considerare: Quanti infelici non hanno una casa, forse non si sono sfamati e hanno altri dolori. Se avete letto il discorso del Papa nell’inaugurazione, o meglio promozione dei nuovi quattro cardinali17, avrete notato quali parole di dolore uscivano dalla bocca del Pontefice nel considerare tante miserie, tante difficoltà, tante lotte contro Gesù Cristo e contro la Chiesa. Se veramente amiamo il Papa, condividiamo quei sentimenti e preghiamo.
Poi in una nazione l’unità dei partiti cristiani e l’unione nelle famiglie. Oggi questa unione va sempre un po’ diminuendo e il progressivo numero dei divorzi dimostra che è proprio nella radice della famiglia che si crea la divisione.
Chiedere l’unione nelle comunità. Entrare in comunità vuol dire entrare in vita comune: unità di pensiero, di fine, di sentimenti, di desideri, di preghiere e di vita quotidiana. Accettare gli incarichi, i pesi e tutti contribuire al bene della famiglia religiosa. Chi giudica, condanna e critica, lacera la Congregazione, ne lacera le vesti, se non può arrivare proprio al cuore. E allora, sotto l’aspetto di bene e quasi volendo togliere gli inconvenienti, che cosa si fa? A volte, avviene che uno deve parlare e tutti gridano: Silenzio!, e gridando silenzio fanno
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ancora più rumore. Quindi unione di spirito, di sentimenti, di azione e collaborazione vicendevole e collaborazione con chi guida l’Istituto.
Ora, recitiamo il Padre nostro, la preghiera dell’unione, perché il Padre nostro si recita al plurale, appunto perché lo sentiamo. Recitiamolo adesso: Padre nostro...
Poi l’Oremus. Ma forse è meglio che diciamo le tre invocazioni: Affinché ti degni di richiamare gli erranti all’unità della Chiesa e ridurre gli infedeli alla luce del Vangelo, noi ti preghiamo, o Signore.
Secondo, Perché regni finalmente la pace nel mondo, riportaci all’unità, o Gesù, noi ti preghiamo.
O Maria, Regina dell’universo, riportaci all’unità della carità, noi ti preghiamo.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 18 gennaio 1961. Trascrizione da nastro: A6/ an 92a = ac 156a.

2 Dal 1958 il Centre Œcuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia), in collaborazione con organismi di altre confessioni cristiane, inizia la preparazione del materiale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in collaborazione con la commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese.

3 Il corso straordinario di Esercizi spirituali sulle Costituzioni approvate nel 1953 fu tenuto da Don Alberione ad Ariccia (RM) dal 15 maggio al 5 giugno 1961 con l’obiettivo di rinvigorire la vita paolina radicandola più profondamente nel carisma. Vi parteciparono novantadue Figlie di San Paolo convenute da tutte le parti del mondo. Il Primo Maestro spiegava le Costituzioni articolo per articolo e la Prima Maestra contribuiva mediante conferenze e con gli incontri personali con le convenute. Cf Giacomo Alberione, Alle Figlie di San Paolo Spiegazione delle Costituzioni, p. 49, n. 5.

4 Cf Mt 16,18.

5 Giovanni Calvino (1509-1564) e Martin Lutero (1483-1546) furono gli iniziatori della Riforma protestante.

6 Cf Gv 17,11.

7 Negli anni 1936-1943 Don Alberione è a conoscenza dell’associazione internazionale “Unitas” che pubblicava una rivista omonima in tre lingue, e che continuò a svolgere a lungo il suo lavoro ecumenico, in una linea tradizionale, sotto la direzione di P. Charles Boyer SJ (1884-1980). In questa associazione era impegnato anche mons. Giulio Penitenti (1912-1978) che nel 1944 fondò la Famiglia religiosa dei Michaeliti, meglio conosciuta come Cittadella Ecumenica Taddeide.

8 Nella seconda metà degli anni ’50 sr M. Domenica San Martino (1919-2007) Figlia di San Paolo, su incarico di Don Alberione, iniziò a Roma presso le Figlie di San Paolo il centro “Ut unum sint” che con la pubblicazione di volantini e libri mirava a contrastare l’attività dei protestanti. In seguito il centro diventò un’attività per l’ecumenismo. Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo Note per una storia 1915-1984, Figlie di San Paolo, Roma 1994, p. 300.

9 Il Breve di erezione dell’“Ut unum sint” in Società primaria fu promulgato da Papa Giovanni XXIII (1881-1963) il 16 dicembre 1960, a firma del Segretario di Stato, card. Domenico Tardini (1888-1961).

10 Cf Gv 17,11-19.

11 Orazione recitata dal sacerdote durante la Messa dopo il Padre nostro.

12 Didaché o Dottrina dei dodici apostoli è un testo cristiano di anonimo siriano del I secolo d.C., rimasto sconosciuto e rinvenuto nel 1873 nel Codex Hierosolymitanus. Contiene una catechesi della “via della morte” e della “via della vita” e testi liturgici sul Battesimo e sull’Eucaristia.

13 Cf Didaché, 9,1.

14 Cf Mt 11,28: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».

15 Cf 1Cor 13,4.

16 Cf Mc 8,2: «Sento compassione per la folla».

17 Cf Discorso del Santo Padre Giovanni XXIII del 18 gennaio 1961 al Sacro Collegio in occasione dell’imposizione della Berretta Cardinalizia a Joseph Elmer Ritter (1892-1967), José Humberto Quintero Parra (1902-1984), Luis Concha Córdoba (1891-1975) e Giuseppe Antonio Ferretto (1899-1973).