Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. LA REGINA DEGLI APOSTOLI1


Casa di cura Regina Apostolorum2, e allora la festa di Maria Regina degli Apostoli sarà celebrata qui con particolare devozione. E perché sia celebrata con particolare devozione, preparazione adatta della mente, del cuore, della volontà.
Preparazione della mente: comprendere sempre meglio il titolo che diamo a Maria e che viene dato dalla Chiesa nell’invocazione: Regina Apostolorum, ora pro nobis. Regina degli Apostoli, perché ella ha esercitato il primo e principale apostolato, quello che contiene tutti gli apostolati, cioè ci ha dato Gesù e offre il suo Gesù al mondo come lo ha presentato ai pastori quando sono andati alla culla di Gesù: «Hanno trovato il Bambino con la Madre»3. Ed è la Madre che lo ha presentato loro. Dare Gesù contiene tutto, contiene la dottrina, la grazia, la luce, la santità, contiene tutti i frutti che la redenzione ha portato al mondo.
Inoltre: Regina degli Apostoli, perché ha compiuto il suo apostolato con grande amore e con grande sacrificio, il sacrificio di offrire suo Figlio vittima per la redenzione, per la conversione del mondo, perché Maria è anche madre delle vocazioni ed è colei che aiuta tutti gli apostolati. La varietà degli apostolati nella Chiesa è tanta, e continuamente nascono istituti e iniziative per la santificazione, per la salvezza del mondo. Maria è la madre di tutti, e tutti gli apostoli sono colmati dalla grazia di Gesù, dalla grazia di Maria. Ella sostiene tutti gli apostoli e tutti gli apostolati. Molto prezioso è, a questo riguardo, il libro scritto dal Maestro Giaccardo sulla devozione a Maria Regina degli Apostoli4.
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Primo: conoscere bene il titolo e approfondirlo. Amare questa Regina e amarla per tanti motivi, innumerevoli motivi. Noi l’amiamo in particolare, perché ella è nostra Maestra speciale negli apostolati, sia nel modo di farli e ancora nel frutto da ricavare dall’apostolato: frutto spirituale e frutto qualche volta anche fisico, umano, naturale. Amare la propria vocazione, amarla perché tutte le persone devono fare un apostolato. Non si può amare Dio senza amare anche le anime, come non si può amare Iddio senza amare l’immagine di Dio, e l’immagine di Dio è appunto l’uomo. Non si può amare Gesù senza voler bene alle persone e alle anime che gli stanno a cuore e che Gesù ama. Sì, occorre che noi amiamo il nostro apostolato.
Vi è l’apostolato più esterno e vi è l’apostolato più interno. Nessuna è dispensata sia che appartenga alla vita apostolica propriamente detta o appartenga invece alla vita claustrale. Quando vi è la vita claustrale, la vita contemplativa, allora si mette più l’accento sull’apostolato della preghiera, l’apostolato della sofferenza, l’apostolato dell’osservanza religiosa, l’apostolato della pazienza e del buon esempio. Quando vi è il buon esempio si esercita già un grande apostolato. Gesù lo ha esercitato tutta la vita l’apostolato del buon esempio, poi ha detto: «Imparate da me»5. Particolarmente l’ha esercitato, o almeno noi così lo consideriamo, nei trent’anni di vita privata: obbedienza. Quanto poi agli altri apostolati, è chiaro che ognuno li conosce. Apostolati che riguardano la diffusione della verità come sarebbe il catechismo, la stampa buona; apostolato delle opere di carità, apostolato delle azioni per la miglior condotta degli uomini, cioè l’apostolato morale che comprende tante forme di apostolato, per esempio quello della catechista, oppure di colei che deve guidare le anime perché vivano nell’amore a Dio, vivano come figli di Dio. Chi guida, chi assiste, ecc.
Da Maria Regina degli Apostoli imparare ancora non solamente quello che Maria ha fatto, ma come lo ha fatto. Come imitare Maria Regina degli Apostoli? All’apostolato bisogna portare retta intenzione, la quale comprende: ricerca di Dio e ricerca del bene del prossimo, il bene fisico o il bene morale.
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Fare le cose per il Signore, per l’eternità, fare le cose per Gesù. Retta intenzione, e non lasciarsi trasportare da altre intenzioni messe come inizio a tutte le intenzioni. Fine soprannaturale! Intenzione retta, metterla al mattino, qualche volta rinnovarla se si può, se ci si ricorda anche lungo la giornata, sebbene non sia strettamente necessario, tuttavia serve ad aumentare il merito. Retta intenzione nell’apostolato.
Secondo: retta intenzione e poi il modo di compiere l’apostolato. Bisogna vedere qual è l’apostolato, ma vi è un modo che è richiesto in tutti gli apostolati e cioè farlo con pazienza. Può essere che qualche volta si senta più entusiasmo, ci si senta interiormente meglio disposti o che il nostro cuore sia orientato verso la bellezza dell’apostolato e quindi si senta un certo entusiasmo. Oppure [può essere] che vengano i giorni quasi di indifferenza: fare l’apostolato nel modo migliore che possiamo, anche se in quel giorno non ci sentiamo tanto ben disposti. Anzi, vengono dei giorni in cui si sente una ripugnanza, e dei giorni in cui ripetendo sempre le stesse cose, alla fine finiscono per annoiare un poco. Non si sente più l’impressione delle prime volte. Ma o si senta l’impressione e l’entusiasmo o non si senta, questo poco conta. Ciò che conta è fare le cose bene. Questo è sempre entusiasmo. Quando una persona si applica perché le cose siano ben fatte, ecco allora il merito è grande e si ha, qualche volta si può dire, anche più grande perché c’è più sforzo. Non sentendo l’entusiasmo si fa tutto per il Signore, non per soddisfazione, non per mostrarsi, farsi vedere diligenti e per farsi arrivare qualche lode, no. Farlo bene senza questi riguardi, senza queste intenzioni o questi movimenti che appartengono di più alla natura. Tuttavia, quando anche la natura, a forza di abitudine, tende a fare meglio le cose, il merito cresce sempre. Una maestra, man mano che procede, dopo quattro, cinque anni di scuola dovrà fare le cose meglio di quando si trovava ai primi tempi del suo insegnamento. Migliorare l’apostolato, migliorarlo, ecco: fare le cose bene.
Poi vi è l’altra condizione [la terza] che certamente voi già avete tutte: [fare] le cose in grazia di Dio. Perché le nostre opere abbiano valore, bisogna che procedano dallo stato di grazia. Allora il tralcio è unito alla vite, ma se il tralcio è distaccato
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dalla vite non dà frutto, cioè l’anima deve essere unita a Gesù: «Io sono la vite, egli ha detto, voi siete i tralci»6. Se l’anima si trova in grazia è unita a Gesù, e allora c’è la comunicazione della linfa spirituale fra Gesù e l’anima, quindi le opere hanno merito. Perché se noi le facessimo senza questa unione, senza lo stato di grazia, le opere buone non sarebbero peccati, meriterebbero qualcosa ma indirettamente, in quanto servirebbero ad ottenerci la grazia di pentirci dei peccati e di rimetterci in grazia di Dio. Almeno questa grazia ci verrebbe [data] per la misericordia di Dio. Occorre però se noi vogliamo che l’opera renda per la vita eterna, per il merito della vita gloriosa del paradiso che sia fatta in grazia del Signore.
Quarta condizione: nell’obbedienza. Non scegliere noi le cose [da fare], ma farle secondo l’obbedienza. Per renderle più meritorie alla fine della Confessione è utile dire: Faccio questo proposito. Allora c’è anche la benedizione del sacerdote, cioè l’approvazione, così abbiamo anche il merito dell’obbedienza. E questo importa non solo per il lavoro di apostolato esteriore, ma anche per il lavoro di santificazione nostra, mediante i propositi e il lavoro interiore. Tutto il lavoro interiore è il primo e più importante apostolato della vita interiore, allora è fatto con obbedienza e quindi il merito è superiore.
Perciò imparare da Maria. Retta intenzione nell’apostolato, fare le cose con delicatezza, quanto meglio possiamo, sempre progredendo un po’... Terzo, tutto in grazia di Dio e quarto, nello spirito di obbedienza. Vi sono persone che cercano il lavoro che vogliono loro, se lo scelgono e insistono finché viene loro concesso. Allora si perde un po’ del merito dell’obbedienza. Ma quando noi facciamo le cose in spirito di obbedienza, sappiamo che ci conformiamo alla volontà del Padre celeste: «Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra»7. Grande merito!
Così della Regina degli Apostoli consideriamo: primo, conoscerla meglio; secondo, considerarla la Madre degli apostolati e imitarla sentendoci tutti obbligati, tutti impegnati per la salvezza delle anime; terzo, imitarla nel modo di compiere il
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suo apostolato. Qui bisognerebbe parlare lungamente, ma basta così per la meditazione di questa mattina. Fare bene le cose, sempre in grazia di Dio, sotto lo sguardo di Maria, imitando il suo amore, la sua delicatezza nel compiere tutto quello che ella ha compiuto in quanto Regina degli Apostoli, specialmente quando era ai piedi della croce e quando guidava gli apostoli. Appena Gesù spirò sulla croce, gli apostoli si erano un poco sbandati. Che bell’ufficio ha compiuto Maria verso di loro in quei primi tempi, nei primi anni della Chiesa, finché ella fu chiamata al cielo! Di là esercita più largamente, più efficacemente il suo apostolato di Regina.
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1 Meditazione tenuta ad Albano (RM) il 4 maggio 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 106b = ac 175b.

2 La casa di Albano (RM) è stata aperta il 2 settembre 1948 con la finalità di diventare Casa di cura per le Figlie di San Paolo ammalate, al tempo degenti in vari sanatori. (cf C. A. Martini, Le Figlie di San Paolo…, o.c., p. 253).

3 Cf Lc 2,12.

4 Timoteo Giaccardo, La Regina degli Apostoli, Pia Società San Paolo, Alba 1934.

5 Cf Mt 11,29.

6 Cf Gv 15,5.

7 Cf Mt 6,10: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra».