Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. VENERDÌ SANTO1


(Il riscatto del mondo è compiuto, è compiuta la redenzione)2. Prima che proceda la funzione, è bene che consideriamo almeno le ultime parole di Gesù sulla croce. Sono le parole di un padre che sta per chiudere gli occhi, attorniato dai suoi figli. Sono parole preziose che i figli devono raccogliere e meditare per viverle. Così noi le ascoltiamo dalla bocca del Maestro divino, sono gli estremi ricordi e cerchiamo di comprenderne il senso per quanto ci è possibile.
La prima parola è stata misericordia. Avevano crocifisso il Salvatore. I crocifissori stavano dividendosi le sue vesti e giocandosi la tunica. Gesù, elevato sulla croce, guarda il cielo, la faccia del Padre, e lo supplica: «Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno»3. Gli esecutori materiali della crocifissione erano scusabili. Non capivano il perché, né il modo con cui il Salvatore era stato condannato: non sapevano ciò che eseguivano, tanto meno potevano sospettare che quello era il Figlio di Dio, il Salvatore dell’umanità, l’aspettato delle genti. Vi erano però altri, almeno gli istigatori, che avevano coscienza di quello che stavano facendo, di ciò che avevano ottenuto gridando: «Crucifigatur»4. Nessuna tra di noi, nessun uomo può leggere nel fondo della coscienza di un’altro uomo, quindi giudicare la responsabilità non è solo difficile, ma non appartiene a noi. Ogni giudizio è stato consegnato, è stato dato al Figlio di Dio: egli sapeva. Pronunciando quelle parole, non esprimeva un’opinione, ma esprimeva quello di cui era certo, sicuro. Quando noi commettiamo il peccato, crocifiggiamo Gesù nel nostro cuore non con i chiodi di ferro, ma con la volontà, con i sentimenti e con i pensieri: tre chiodi. «Vado al
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Padre»5… «et in peccatis vestris moriemini»6, aveva minacciato Gesù. «Ancora un poco e poi non mi vedrete più»7.
Esame di coscienza: il vero carnefice di Gesù è il peccato, l’abbiamo ricordato, e questo deve esserci presente, particolarmente nel momento in cui viene cantato il Passio8 e quando dal sacerdote ci è presentata la croce. Pilato, esponendo al popolo Gesù flagellato, gridava sulla piazza: «Ecce homo»9. Il sacerdote ripeterà invece le parole della Chiesa: Ecce lignum crucis10, per indicare il Salvatore, colui che per salvarci è morto sulla croce.
Seconda parola del Signore è ancora una parola di misericordia. Erano stati crocifissi vicino a Gesù due ladroni. Il popolo istigato dai giudei, dai farisei continuava ad insultare Gesù crocifisso, e così facevano anche quei due crocifissi, uno a destra e uno a sinistra del Salvatore. Ma a un certo punto, uno di essi, toccato dalla grazia di Dio e illuminato, rimprovera l’altro dicendo: «Noi soffriamo per ciò che abbiamo meritato, per i nostri delitti, ma costui che male ha fatto?». E rivolto a Gesù gli disse: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». E il Salvatore: «Oggi sarai con me in paradiso»11. Così Gesù perdonava in extremis quell’infelice che aveva macchiato la sua vita con molti peccati. Uno si è convertito ed è salvo, l’altro non si è convertito, non ha dato nessun segno di pentimento.
Molti confidano: Più tardi, una buona Confessione…, mi salverò.... Uno si è salvato ed ebbe la misericordia di Gesù, l’altro no. Non bisogna presumere. Ognuno, particolarmente nell’occasione della Pasqua, metta bene il suo cuore, la sua anima nelle mani di Dio e domandi al Signore: Perdonatemi secondo come mi vedete. Voi conoscete fino al fondo l’anima mia. Domandare al confessore: Mi perdonate come mi perdonerebbe e mi perdona in questo momento Gesù?. Gesù a
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quel ladrone convertito promette il paradiso: Oggi! Era tale il pentimento del suo cuore, che neppure fece il purgatorio.
S. Giuseppe Cafasso era solito incoraggiare i condannati a morte dicendo: Per coloro che in punto di morte si convertono con vero cuore, nonostante la loro condotta, la loro vita cattiva, ecco, se c’è grande pentimento e se il pentimento esce da un vero amore, quindi è un perfetto dolore, allora non c’è bisogno di purgatorio.
Gesù Cristo è per la prima volta confessato re: «Oggi ricordati di me, quando sarai nel tuo regno». E Gesù Cristo entra in cielo con il primo trofeo della sua vita, della sua passione. È un ladrone il suo primo trofeo di vittoria contro satana.
Gesù aveva dato a noi tutto se stesso nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia e aveva istituito il sacerdote ministro, perché continuasse l’Eucaristia in tutti i tempi, rinnovando nella Messa il sacrificio della croce, distribuendo la Comunione e conservando l’Eucaristia per tutti gli uomini che vogliono andare a lui. Egli sempre li attende.
Voleva dare loro l’ultimo ricordo, perché sapeva quanto è difficile l’osservanza dei comandamenti e della nuova legge, la legge dell’amore. Allora ci diede una madre che avesse la missione di rendere facili quei sacrifici, quelle osservanze che ci sembrano difficili, e che in realtà, a volte, sono molto difficili. La vita di tanti uomini corre e passa tra molte difficoltà, in molte lotte. Sempre possiamo chiamare Maria. «Giovanni, ecco tua madre». Sostituiamo al nome Giovanni il nostro, ce lo dice Gesù: «Ecco tua madre», «Donna, ecco il tuo figlio»12. E pensiamo che nel figlio eravamo tutti raccomandati a Maria: Prega per noi adesso e nell’ora della nostra mortePossa chiamarti e poi morir!13. Devozione costante a Maria, sempre con Maria.
Poi le parole di Gesù che muove un lamento: «Padre, perché mi hai abbandonato?»14. Non intendiamolo come un lamento di disperazione, no, era uno sfogo dell’umanità di Gesù.
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Ed è un po’ misteriosa questa espressione, perché in Gesù unica era la Persona, il Figlio di Dio, il quale è sempre beatissimo, e rifletteva la sua beatitudine sulla sacra umanità. Ma gli interpreti dicono che allora avvenne come un miracolo, perché la beatitudine del Figlio di Dio non si riflettesse sull’umanità, come se ci fosse quasi una separazione. Gesù doveva provare gli estremi dolori, le estreme pene. Le estreme pene non sono stati i flagelli e i chiodi, è stato quel sentirsi abbandonato da Dio, suo Padre, sua gioia, sua felicità. Il sentirsi coperto di tutti i peccati, il sentirsi come separato dal Padre l’aveva già, in qualche modo, fatto sudare sangue, ma ora è qualcosa in più. Nelle tristezze, nelle desolazioni di spirito, le anime che soffrono, i cuori che gemono guardino Gesù: egli è l’esempio, egli è la Via. E perciò: sempre abbandono in Dio, sempre sperare in Dio.
Gesù emette una voce: «Ho sete»15. La sua sete era certamente sete corporale, ma pensando a un uomo che sta per passare all’eternità, soprattutto a un condannato, a un crocifisso, con febbre altissima [è normale]: «Ho sete». Ha una sete materiale, ma soprattutto ha sete spirituale di anime. Sentiamo noi questa sete? Quando vi è in una persona un cuore apostolico, la sua sete di anime va crescendo. E vorrei dire adesso una cosa particolare, che penso sia mio dovere: Avere sete soprattutto delle anime elette, che sono destinate a consacrarsi a Dio e a dedicarsi all’apostolato, specialmente i giovani chiamati alla vita religiosa-sacerdotale.
Mi rivolgo alle Figlie. La Società San Paolo vi ha dato l’essere religioso. I sacerdoti della Società San Paolo passano tante ore al confessionale, e voi lo sapete quanto, è qui il servizio religioso! Vi domandiamo riconoscenza vera. Qui lavoriamo per la formazione delle vostre vocazioni. Domandiamo che nella propaganda, specialmente nelle librerie, nell’avvicinare persone, pensando a fratelli, cugini e forse altri della parrocchia da cui venite, possiate almeno additarceli, perché possiamo avvicinarli e si possa moltiplicare il numero dei sacerdoti religiosi. Ne avete un dovere! Finora non ve l’avevo dichiarato così apertamente, ma questa mattina nell’ufficio l’ho sentito
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più vivo questo mio dovere. Sono certo che, come in tutte le altre cose, sarete docili.
L’altra parola del Salvatore: «Consummatum est: Tutto è compiuto»16! Così il Padre ha tanto amato il mondo che ci ha dato Gesù17, e Gesù ha amato il mondo fino a sacrificarsi per il mondo. Gesù aveva già raccolto gli apostoli, continuatori della sua missione, aveva stabilito la Chiesa, aveva ordinato ai sacerdoti di continuare la sua missione. E non solo, ma Gesù, aveva già dato, o almeno designato, un capo alla Chiesa, Pietro, e vi aveva lasciato sé medesimo: «Vobiscum sum usque ad consummationem saeculi»18. Ecco, tutto era compiuto, ormai non rimaneva che volgersi al Padre, volgere il suo cuore lassù: «Consummatum est», quello che volevi è compiuto.
Beati noi se alla fine potremo dire: Ciò che il Signore mi ha dato da fare, l’ho compiuto bene e «in reliquo reposita est mihi corona iustitiae»19. Questa è la grande consolazione dei morenti: Ho fatto ciò che il Signore voleva da me. E mandato un grande grido: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito… spirò»20. Piegare la testa: l’ultima volontà del Padre è compiuta!
Chiediamo costantemente questa grazia: morire come Gesù, «consummatum est», «nelle tue mani, o Padre, rimetto il mio spirito». Ecce quomodo moritur iustus21, canteremo. Ecco come muore il giusto. Morire così. Poi, spinta la porta, che è un simbolo, simboleggia la morte, di là l’eterna gloria, l’ingresso in cielo.
Ora meditiamo la passione di nostro Signore e poi presentiamoci ad adorare la santa Croce. E belle Comunioni! Quindi la nostra decisione: Vita santa annunzia una morte santa, vita un po’ crocifissa. Quando crocifiggiamo noi stessi, con una vita un po’ crocifissa come quella di S. Paolo che prelude una gloria altissima, [attendiamo] «Corona iustitiae».
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1 Omelia tenuta alla Famiglia Paolina a Roma in Santuario il 31 marzo 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 102b = ac 171a.

2 Mancano alcune espressioni iniziali. Testo preso da trascrizione precedente.

3 Cf Lc 23,34.

4 Cf Mt 27,22-23: «Sia crocifisso».

5 Cf Gv 16,28.

6 Cf Gv 8,24: «...e morirete nei vostri peccati».

7 Cf Gv 16,10.

8 Cf Gv 18,1-19.42. Vangelo della Passione proclamato il Venerdì Santo.

9 Cf Gv 19,5: «Ecco l’uomo».

10 Ecco il legno della Croce. Parole pronunciate dal sacerdote o dal diacono durante la Liturgia del Venerdì Santo, al momento dell’ostensione della Croce.

11 Cf Lc 23,40-43.

12 Cf Gv 19,26-27.

13 Verso finale del canto popolare mariano: O Maria, che dolci affetti, nel salutarti io sento.

14 Cf Sal 22,2.

15 Cf Gv 19,28.

16 Cf Gv 19,30.

17 Cf Gv 3,16.

18 Cf Mt 28,20: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

19 Cf 2Tm 4,8: «Ora mi resta soltanto la corona di giustizia».

20 Cf Lc 23,46.

21 Ecco come muore il giusto. Cf Breviario Romano, Sabato Santo, Mattutino, II Notturno, Lectio VI, Responsorio.