Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. IL BUON PASTORE1


Il tempo pasquale si divide in due parti: nella prima parte si celebra la redenzione, la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo; nella seconda parte, che comincia domani, orienta il nostro spirito verso il cielo, verso l’Ascensione. Il Signore Gesù ci ha invitato a seguirlo nella sua vita terrena, nei suoi esempi, e seguirlo fino all’ultima stazione: Sedet ad dexteram Patris2. Egli siede definitivamente, eternamente alla destra del Padre, così ci vuole là, nell’ultima stazione del nostro viaggio. Perciò le domeniche successive insistono sul pensiero del paradiso. Chiedere la grazia di essere guidati dal pensiero dell’eternità felice. E non c’è mezzo migliore per orientare la vita, specialmente per le vocazioni, per la loro perseveranza, il progresso, che considerare il paradiso, i beni eterni che ci sono preparati: Vitam aeternam3. Ecco, il Signore darà la vita eterna: Possederete la vita eterna, come ha promesso nella professione4.
La Chiesa comincia a orientarci verso il paradiso, verso l’ascensione di Gesù al cielo, con la domenica del Buon Pastore5. Infatti il Vangelo della domenica seguente, domani, ci riporta il discorso di Gesù: «Io sono il buon pastore e do la mia vita per le pecorelle. Il mercenario, quando viene il lupo, fugge, mette in salvo se stesso. Io invece vado a morire per le pecorelle. Ma il mercenario, cioè colui che è pagato soltanto e che non possiede, non sono sue le pecorelle, si dà alla fuga e il lupo divora le pecorelle. Allora io do la vita per le pecorelle: io
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le conosco, ed esse conoscono me. E ho anche altre pecorelle che non appartengono al mio ovile. Anche quelle è necessario che io le attiri, affinché si faccia un solo ovile sotto un solo pastore»6.
Ecco, che cosa intendere bene? I frutti di chi ben medita il Vangelo che la Chiesa ci proporrà domani sono parecchi. Primo, capire che Gesù è il buon Pastore che pasce le sue pecorelle. Secondo, che noi onoriamo i pastori della Chiesa: il Papa, i vescovi, i sacerdoti uniti ai vescovi. Terzo, che chiediamo a Dio buoni pastori per la Chiesa. Quarto, che lavoriamo per le vocazioni. Quinto, che siamo pecorelle docili ai pastori della Chiesa e che ci preoccupiamo di coloro che non appartengono ancora all’ovile di Gesù Cristo. Quindi pregare perché si faccia l’unione tra i cristiani: «Ut unum sint»7.
Ecco, questo domandiamolo per mezzo di Maria, madre di Gesù buon Pastore. Ho fatto stampare le immagini: Maria Madre del buon Pastore, che ha davanti a sé il pastorello Gesù, al quale si rivolgono le pecorelle e le nutre, le accoglie; a destra S. Pietro che raccomanda la Chiesa e i pastori della Chiesa a Maria Madre del buon Pastore; e dall’altra parte S. Paolo che spinge le pecorelle verso Maria, verso Gesù buon Pastore8. È devozione molto diffusa in altre nazioni, specialmente per opera dei Padri Cappuccini9. Vi sono due grossi volumi che illustrano questo titolo dato a Maria Madre del buon Pastore. E poiché [oggi] è sabato, domandare anche la grazia che si pratichi ciò che ho detto nell’ultima meditazione10.
Perché Gesù è buon Pastore, e perché egli merita e si è dato questo titolo? Gesù, per farsi capire un po’ chi egli era, ci ha portato tanti paragoni, si è preso tanti titoli che però sono riassunti in uno. Ma uno dei titoli più chiari è questo: «Io sono il buon Pastore». Certo, è molto vivo il paragone, molto viva
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anche la similitudine, se uno la penetra bene: «Io sono la vite, voi siete i tralci»11.
Allora, perché Pastore? Egli ci pasce come siamo, cioè come uomini. Le bestie sono pascolate, sono nutrite con l’erba o con altri alimenti preparati, sempre materiali, perché la bestia è un animale. Ma l’uomo viene nutrito come egli è, cioè in primo luogo nell’anima, poi, in secondo luogo, nel corpo. Ecco come il buon Pastore nutre le anime nostre: l’intelligenza, con le sue verità: Io sono la Verità. Nutre le nostre volontà: egli è la Vita, ci dà una vita nuova: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, avrà la vita»12. Quale vita? La vita soprannaturale, la vita eterna. Egli è il buon Pastore e comunica a noi un cuore nuovo, che è il suo, e allora ecco la sentimentalità, lo spirito che egli vuole infondere e infonde in noi come buon Pastore: l’amore alle anime.
Intendere subito che cosa si vuol dire quando si insiste: L’apostolato deve avere colore pastorale. Che cosa vuol dire? Avere questa mentalità: conoscere il valore delle anime, conoscere cosa è un’anima eternamente perduta o un’anima eternamente felice. E noi posti nella condizione di lavorare per la loro salvezza e comunicare in Gesù Cristo alle anime la verità, un desiderio, un orientamento verso il cielo, una vita cristiana. Prima conoscere, ossia avere una mentalità pastorale nello scrivere, nello stampare e nel diffondere. Una mentalità pastorale e un cuore pastorale: essere anime che amano davvero le anime. Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini e nulla ha risparmiato per loro13.
Tra di voi vi sono tante anime apostoliche che vivono così fino ad esaurire le loro energie, e quando non c’è più la salute sufficiente, offrono le loro sofferenze. L’apostolato della sofferenza per le anime, cominciato da una persona, ora sono cinquantamila iscritti14. Ci sono sofferenze fisiche, gli ospedali sono pieni di infermi, anche ieri vedevo là arrivare una per
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una, quattro o cinque, alla sala di operazione. Ci sono poi le pene interne che sono più dolorose tante volte, senz’altro sono più dolorose che non le pene fisiche. Qualche volta perfino si ripugna, e qualche persona si trova in difficoltà nel riconoscere che le forze vengono meno, che si invecchia. L’accettazione della morte dobbiamo farla in vita per poter essere già abituati a farla quando si avvicinerà il passaggio.
Cuore apostolico, cuore pastorale, e poi attività pastorale. Attività, cioè forze spese specialmente nella propaganda, nella diffusione, perché possiamo avere anche dei tesori, ma se non li mettiamo a disposizione sono cose che c’impongono solo una responsabilità. Dobbiamo dare le ricchezze della dottrina cristiana, le ricchezze della grazia, dei mezzi di grazia, le ricchezze spirituali, soprannaturali che la Chiesa propone, di cui la Chiesa dispone.
Questo è zelo, questo è cuore pastorale! Particolarmente per i piccoli. In questi giorni si è fatto l’adunanza per il Movimento di Pastorale15 più intenso. Erano rappresentate venticinque nazioni, e ho sentito tra i vari che parlavano, particolarmente questo: Catechismi, catechismi! Il direttore di Lumen Vitae del Belgio16 era passato anche a dire: Ma catechismi fatti insieme al dogma e alla morale... Bibbia, Liturgia, quello che voi state facendo da tanti anni. Avete delle ricchezze nella Congregazione: saperle apprezzare e saperle comunicare. Generalmente chi è zelante per la sua anima è zelante anche per le anime, capisce le anime. «Da mihi animas», ecco il pensiero che guidava sempre don Bosco17.
Allora, in particolare insistere sui catechismi più elementari, e poi più avanti nei vari anni, su quelli più svolti, perché
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si accende un lumicino di verità in un’anima, quello che il bambino può apprendere per la Prima Comunione o per la Cresima o per la Confessione è un lumicino. Ma nella vita poi quante cose si vedono, quante cose si leggono, quante volte la radio, la televisione cercano di insegnare! Quante cose sono belle e quante cose sono brutte! Allora, più avanti quel lumicino viene coperto se non spento. Vedete che la gioventù sfugge? Questa è stata una grande constatazione dolorosa, anche tra coloro che erano presenti [all’incontro]. Quindi curare le giovani dai dodici, quattordici, quindici anni, vent’anni. Se le giovani più avanti avranno studiato il catechismo, ecco vi saranno tra di loro anche delle vocazioni. Ma se viene interrotto l’insegnamento e la pratica della vita cristiana, potete sperare che a sedici, diciotto, vent’anni capiscano come i beni eterni sono da preferirsi ai beni che presenta il mondo? Perché sta proprio lì la vocazione: volere amare Dio direttamente e voler un bel paradiso, anche con sacrifici, pur di conquistarlo.
Ho detto poi, chiedere i pastori. «Pregate il padrone della messe perché mandi i mietitori». Sì, «la messe è molta, ma i mietitori sono pochi»18, eppure i campi biondeggiano di messi. È stato pubblicato in questi giorni che fra pochi anni saremo tre miliardi. Pochi anni ancora, giacché cresce il numero degli abitanti, cresce tanto ogni anno. Ma i pastori non crescono in numero sufficiente, perciò domandarli al Signore. Si legga il numero di Vita Pastorale ultimo uscito19, dove tutto è un orientamento verso le vocazioni: la cura della vocazione, la ricerca delle vocazioni, l’aiuto alle vocazioni.
Poi, seguendo la parabola: «Io conosco le pecorelle, esse conoscono me»20. Noi siamo buone pecorelle? Che Gesù ci conosca è chiaro. E noi, conosciamo abbastanza Gesù? Studiare Gesù, studiarlo! È bene almeno una volta leggere una Vita di Gesù, un po’ sviluppata. Allora resta più facile anche intendere
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i vari tratti dei Vangeli che ci vengono proposti domenica per domenica dalla Chiesa.
Conoscere meglio Gesù! Egli dà la vita per le pecorelle, e noi che cosa facciamo per lui? Siamo pecorelle docili alle voci, alle ispirazioni, agli insegnamenti di Gesù e della Chiesa? Pecorelle docili, cioè pronte ad accogliere tutto l’insegnamento di Gesù Cristo. E se vi è qualche pecorella smarrita, Gesù la rintraccia e la riporta all’ovile.
Allora, docilità a Gesù e a tutto l’insegnamento di santificazione, di perfezione che viene dato. Che si faccia un solo ovile sotto un solo pastore, questo certamente si realizzerà in cielo, ma dobbiamo tendere a realizzarlo, in quanto è possibile, anche sulla terra. Quanti scismatici, quanti eretici... Allora pregare per i traviati a volte per errori intellettuali, a volte per errori morali, per l’orgoglio specialmente e anche per altre passioni; traviati perché non stanno con Gesù, e non pregano. Quando manca la preghiera mancano le forze. Per quanto uno abbia luce, non ha poi la grazia di seguire. Bisogna che la preghiera conforti, irrobustisca lo spirito.
Dunque, tra i propositi: le vocazioni, l’apostolato specialmente per la gioventù. Quindi, appoggiare e offrire le nostre azioni, preghiere per il sommo Pastore della Chiesa, il Papa, particolarmente in questo tempo: appoggiare la sua opera, collaborare alla sua opera. Si diffondano largamente i libri che riguardano il Concilio Ecumenico. So che in parecchi luoghi si fa di più, in altri invece un po’ meno. È una cosa che dimostra l’affetto alla Chiesa, l’amore alla Chiesa, a questa iniziativa di sommo valore: il Concilio Ecumenico. Poiché il Concilio Vaticano I non è stato terminato21, allora dobbiamo ancora rifarci al Concilio di Trento22. Ora il Papa vuole che la Chiesa non solo sia sempre giovane, ma che si presenti giovane «sine macula et sine ruga»23. Pregare per questo e diffondere largamente la
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conoscenza del Concilio Ecumenico. Chi ha la grazia di farlo? Operare per una così larga serie di persone, per un tale numero di persone, cioè per quelle che compongono la Chiesa, che sono già nel cuore della Chiesa o che sono invitate ad arrivarvi. Ecco, che grande merito in questo, che grande merito!
Conclusione: raccomandiamo oggi nei rosari e nelle Visite a Maria, Madre del divin Pastore tutte queste intenzioni e queste risoluzioni che abbiamo preso.
Maria, madre della Chiesa, maestra della Chiesa, regina della Chiesa [prega per noi].
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1 Meditazione tenuta a Roma, il 15 aprile 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 105b = ac 174a.

2 Cf Credo niceno-costantinopolitano.

3 Cf Ibidem: [Credo] la vita eterna.

4 “Ed io, se persevererai fedele, ti prometto a nome del Signore che riceverai il centuplo e possederai la vita eterna”. Frase pronunciata dal sacerdote dopo la lettura della formula di professione della candidata. Cf Rituale della Pia Società Figlie di San Paolo, ed. 1958, p. 43.

5 IV domenica del Tempo di Pasqua.

6 Cf Gv 10,11-16.

7 Cf Gv 17,22: «Perché siano una cosa sola».

8 Riproduzione del mosaico di Maria Madre del buon Pastore che si trova ad Albano (RM) nell’abside della cappella di Casa Madre delle Suore di Gesù Buon Pastore.

9 Ordine dei Frati Minori Cappuccini fondato nel 1520 e approvato nel 1528.

10 Cf med. 17: pregare per le vocazioni religiose-sacerdotali e in particolare per la Società San Paolo.

11 Cf Gv 15,5.

12 Cf Gv 6,54.

13 Cf med. 1, nota 25.

14 Associazione “Apostolato della sofferenza” fondata nel 1929 dal ven. Giacomo Gaglione (1896-1962) terziario francescano.

15 Il 13 aprile 1961 Don Alberione partecipa alla tavola rotonda tenuta a Roma presso il Palazzo della Sacra Congregazione del Concilio che ha per tema: “Orientamento e coordinamento pastorale”. Cf Diario di don Speciale.

16 Il Centro internazionale “Lumen Vitae”, conosciuto anche sotto il nome di “Centro Internazionale di Studi e Formazione Religiosa” (CIEFR), è un istituto di documentazione, di insegnamento e di ricerca sulla formazione catechistica fondato a Bruxelles nel 1935 da un gruppo di gesuiti.

17 Cf Gen 14,21: «…dammi le persone e prendi per te la roba». S. Giovanni Bosco (1815-1888), fondatore della Famiglia Salesiana, ne fa il suo motto: «O Signore, datemi anime e prendetevi tutte le altre cose».

18 Cf Lc 10,2.

19 Cf Vita Pastorale, n. 4, aprile 1961, numero unico per le vocazioni. Vita pastorale, periodico fondato da Don Alberione per operatori pastorali. Le annate più antiche pervenuteci risalgono al 1916.

20 Cf Gv 10,14.

21 Il Concilio Ecumenico Vaticano I iniziato l’8 dicembre 1869, e sospeso, e non più radunato, il 18 luglio 1870 a causa delle truppe di Vittorio Emanuele II in movimento verso Roma. Fu chiuso ufficialmente, come formalità, nel 1960, prima dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

22 Il Concilio di Trento fu indetto da Papa Paolo III (1468-1549) nel 1545 e chiuso, dopo numerose interruzioni e riprese, da Papa Pio IV (1499-1565) nel 1563.

23 «Senza macchia e senza ruga». Cf Ef 5,27.