Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. PREGHIERA E PROGRESSO SPIRITUALE *


L’altro giorno abbiamo considerato di vivere sempre in fervore, cioè: essere sempre in cammino. In cammino, in primo luogo, nel nostro lavoro spirituale, non ferme; in cammino nel nostro apostolato, non ferme. E in cammino nel conoscere sempre meglio il Signore, nel conoscere meglio il Vangelo, la dottrina della Chiesa, le Costituzioni. In cammino nell’osservanza religiosa, sempre più perfetta e vedere se, anche attorno a noi, per quanto dipende da noi, vi è progresso, se è in cammino il reparto, in cammino la casa dove si è, in cammino anche ogni iniziativa che si è assunta. Utilizzare tutte le forze per il Signore. Quando abbiamo dieci talenti, per esempio buona salute, e diamo la salute, diamola per intero; quando ne abbiamo soltanto sei, se ne daranno sei, ma si è ancora in cammino, perché si è sempre in cammino quando si dà tutto quello che si ha. Come diceva S. Alfonso1: Ti do tutto il mio essere, la mia lingua, i miei occhi, la mia stessa esistenza e non voglio che non resti più niente per me in maniera che non sia più debitore di nulla verso di te. [Dare] ogni cosa per essere sempre in cammino.
Due pensieri: 1) elevare la preghiera; 2) accompagnare la nostra vita pratica alla preghiera.
Elevare la preghiera. Per lo più il bambino fa preghiera piuttosto vocale, sebbene lo spirito di fede che viene dal Battesimo, porti sovente il bambino all’amore a Gesù, all’amore alla Madonna, e il bambino consideri volentieri Gesù, consideri volentieri Maria. Tuttavia, in generale, nel bambino predomina la preghiera vocale. Si deve andare su su così che quando si è
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avanti nel lavoro spirituale e si arriva al termine della vita, la preghiera rassomiglia già a quella degli angeli del paradiso. Allora è preghiera di elevazione, di contemplazione, di unione con Dio dove quasi non si dice più niente, perché parla tutto il cuore, tutta la mente, lo spirito interno, si è in vera preghiera, preghiera più alta, quella che in paradiso si praticherà, quella preghiera eterna [di cui] si vivrà. Domandare al Signore uno spirito sempre più alto di preghiera.
La meditazione da principio è quasi tutta letta, la persona sente il bisogno di leggere di più perché altrimenti si distrae, si ferma un po’ a considerare e poi di nuovo legge, affinché il tempo della meditazione non resti un tempo di distrazione. Quando una persona non riesce a stare raccolta legga pure, vada pure avanti a leggere, non rifletta, non mediti, ciò che importa è pregare. Se si riesce meglio con il leggere di più, si legga di più; se si riesce meglio a pregare con il leggere di meno, si legga di meno. Può essere che per un’anima basti una riga, quello che importa è fare la meditazione, cioè elevare la nostra mente a Dio. Può essere che nella meditazione una abbia bisogno di ragionare di più, e può essere che un’altra trovi più facile contemplare: le basta contemplare Gesù crocifisso che immagina di vedere sanguinante e si sente attratta verso di lui e portata a pensieri di amore, di riconoscenza perché ci ha liberati dall’inferno con i suoi dolori. L’anima si sente unita e ha in sé, almeno un desiderio, di sete di sofferenza e di unione con Gesù Cristo, di immolarsi per lui che si è immolato per noi. Assecondare la grazia. E quando bastasse un semplice sguardo al cielo per raccogliere tutto lo spirito in Dio... Noi non siamo servi dei libri, ma i libri devono servire a noi e quando basta un semplice pensiero per concentrarci in Dio, basta, la meditazione ha già il frutto.
La meditazione ha il fine di scuotere la nostra volontà per i buoni propositi. E può essere anche che gli Esercizi spirituali alle volte sembrino pesanti perché la persona non si sente di seguire volentieri il variare di meditazioni. Può essere che la suora sia venuta agli Esercizi con un punto già stabilito: Voglio ricavare questo frutto. Allora con una certa libertà di spirito prega, sente le meditazioni perché sono sempre istruzioni, ma è
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già stata prevenuta dalla grazia. Quando viene [agli Esercizi] ha già la conclusione, allora [questi] servono ad ottenere che la volontà divenga più forte e che ci sia maggiore effusione di Spirito Santo. Lo Spirito Santo è libero e influisce in un’anima
o in un’altra secondo che egli vuole. Non vi sono due anime perfettamente uguali, come non vi sono due foglie perfettamente uguali. Per molte che siate, vi sarà sempre una differenza tra una e l’altra che è difficile determinare. Così, ma molto di più è delle anime. Non farsi illusioni, non credere di avere uno spirito alto di preghiera, ma poi non fare sacrifici, sarebbe preghiera illusoria, di pigrizia. Non volere andare avanti a leggere per pigrizia non è contemplazione, è dormizione. Non lasciarsi ingannare, bisogna distinguere bene: questo è più difficile nella via dello spirito, ma diviene facile quando l’anima è sempre dominata da due pensieri: un pensiero di umiltà, pensiero di generosità, di dedizione. La suora sa che da sé non può nulla, ma sa anche che con Dio può tutto. Questi due pensieri ci fanno evitare il pericolo di illusione o di stare ferme o di andare avanti.
Quando poi l’anima si accorge che leggendo poco o molto non importa purché ci sia il raccoglimento, è portata a diffidare di sé ed è portata a confidare in Dio: con Dio posso tutto. Allora la preghiera è sempre ben fatta comunque sia stata la meditazione. La preghiera non è fine a se stessa, la preghiera ha un fine e cioè di unirci a Dio, di far meglio la volontà di Dio. E quando l’anima già dice così: Da me nulla posso, con Dio posso tutto2 e generosamente compie i suoi propositi, allora è sulla buona via. Quindi vedere se eleviamo la preghiera, per esempio se la Messa l’ascoltiamo sempre meglio, capiamo sempre meglio il Messalino, l’ufficiatura del giorno. [Vedere] se i nostri esami di coscienza ci portano non solo a ricercare le mancanze, ma soprattutto a ringraziare il Signore del bene che si è fatto e del male che si è evitato. Vedere se i rosari sono raccolti, se c’è la contemplazione dei misteri. Vedere come sono le Comunioni,
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le Confessioni, i ritiri mensili; in sostanza se progrediamo nella preghiera. Da una parte non lasciarsi fermare da dottrine o teorie estranee e dall’altra tendere a questa unione di volontà e di vita con Dio. La nostra preghiera è fatta bene quando è fatta nello spirito della divozione al divino Maestro, cioè quando vi è da una parte l’esercizio della mente: Gesù Cristo Verità, dall’altra l’esercizio del cuore: Gesù Cristo Vita, e in terzo luogo l’esercizio della volontà: Gesù Cristo Via. La preghiera è sempre ben fatta quando è compiuta in questo spirito in cui la mente è più illuminata, il cuore è più mosso e la volontà si decide più fermamente. Non confondiamo il sentimento con la divozione. La divozione richiede anche il sentimento, ma non ogni sentimento è devozione ... Ma è un sentimento pio... Può essere che si arrivi fino a delle stranezze. Bisogna che camminiamo nella via di Dio.
In secondo luogo, per essere sempre in marcia, accompagnare con la vita la nostra continua elevazione nella preghiera. Elevare la vita, sì, elevare la vita! La vita si eleva con il progresso della virtù. Se divieni sempre più obbediente, se divieni sempre più amante della povertà, se divieni sempre più delicata in tutto quello che è castità, ecco, è segno che progredisci, che la tua preghiera si eleva come si eleva anche lo spirito, la vita a Dio. Se una persona agisce sempre più per motivi di fede, di spirito soprannaturale, per il paradiso, per Dio, ed esercita le tre virtù: fede, speranza, carità, la vita si eleva. Noi non possiamo dire: Io faccio quello che faceva quel santo e perciò sono santo come lui. Può essere che quel santo ascoltasse tre Messe, ma tu non puoi; per questo non sei santo come lui ... A volte [puoi] guadagnare più meriti e far più bene all’anima che [ascoltando] tre Messe. Se questa preghiera si eleva, si eleva daccanto la vita. Se una paolina è sempre più perfetta, ogni giorno di più, allora è veramente in cammino.
Ho detto delle tre virtù religiose e ugualmente delle tre teologali, poi ci sono le quattro cardinali. Se una Figlia di San Paolo rassomiglia sempre più al Padre, è sempre più prudente, forte, giusta, temperante, si vede che è investita da Dio dello Spirito Santo, che lo Spirito Santo opera in lei nella preghiera, poi si vedono i frutti nell’azione, nella vita quotidiana. Rivela
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all’esterno quel senso di giustizia, di moderazione, di prudenza: se ne accorge chi l’avvicina quando va a scegliere le pellicole all’agenzia, chi l’avvicina quando va in libreria a cercare il periodico, quando la vede entrare in casa per la propaganda. Vedete, noi portiamo ciò che siamo senza accorgercene, ma gli altri si accorgono e vedono che siamo in cammino. Quest’anima è più interiore, ha una preghiera più elevata, frutta più in virtù: è in cammino per la vita. Ad esempio, una figlia è entrata a quattordici anni a San Paolo, dopo due o tre anni va a fare visita in famiglia. Oh, come sei diventata alta, che giorno sei cresciuta?. Non sappiamo che giorno è cresciuta e lei non si è accorta di crescere, ma chi la vede dopo un certo tempo, subito nota la cosa. Così è per l’anima che è in cammino. Quella Figlia di San Paolo è sempre più Figlia di San Paolo, sempre più formata sui principi [paolini] e sempre più riproduce [in sé] la vita della Congregazione, perché essa vive la Congregazione, la sente, vive di essa. Quindi, un senso di stima si forma attorno a quella Figlia di San Paolo.
Dunque, accompagnare la vita con la preghiera e cioè elevare non solo la preghiera, ma insieme la vita. Dopo quelle virtù ci sono anche le altre che si dicono morali: la pazienza, la bontà d’animo, la benignità verso tutti, l’umiltà del cuore. Queste virtù che sono frutto dello Spirito Santo dimostrano appunto se l’orazione è vera preghiera. Quindi sempre due cose: da una parte elevare la preghiera, dall’altra elevare la nostra vita, migliorare sempre la vita nostra. Non che passando gli anni crescano i difetti, passando gli anni crescano le virtù. Non che passando gli anni diventiamo sempre più umani, ragionamenti sempre più strani, pretese sempre più forti; no, ma che passando gli anni noi siamo sempre più di Dio e sentiamo che ci avviciniamo all’eternità dove tutto è santo e dovremo fare una vita tutta celeste, e intanto la persona, sebbene viva sulla terra, comincia già a prevenire le occupazioni eterne, comincia già, in parte, a fare una vita celeste, quello che è possibile sulla terra.
Allora sappiamo considerare sempre meglio la vita e lo spirito per elevarci nello spirito di preghiera: prima sarà meditazione discorsiva, poi la meditazione [affettiva]. È utile che leggiate i libri di ascetica che vi sono stati indicati. Prendete il
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Tanquerey3. E, ma c’è quell’altro.... Tutto è buono, ma quando andate al mercato non comprate tutto quello che c’è sul mercato, sempre quel tanto di verdura per la famiglia. Formarsi uno spirito, non essere incolori, così che non si è più né paoline, né salesiane, né sacramentine, né altro, ma sempre più paoline. Se da principio le Figlie stentavano ad avvicinarsi al loro padre
S. Paolo, ora hanno preso una confidenza, una familiarità di figlie con il padre, ne interpretano il cuore e la dottrina e progrediscono nello stesso spirito interiore ed esteriore, nell’apostolato.
Vi benedica il Signore. Pregare sempre per diventare più sante, più elevate in tutto, nel ragionamento interiore, in tutti i sentimenti del cuore, in tutto il modo di conversare, di discorrere, in tutto il modo di pensare, di operare in apostolato, in tutto il modo di comportarvi in comunità. Io spero che abbiate anche letto quello che è stato scritto: Per una coscienza sociale4, è tanto importante che ciascuno senta la Congregazione, questa è la coscienza sociale e non solo la Congregazione, ma in proporzione senta la Chiesa, la società. Non rinchiudersi in se stessi, non siamo solo noi al mondo e non dobbiamo avere il culto di noi stessi. Dobbiamo avere un cuore senza limiti, il cuore di Gesù, il cuore di S. Paolo, un cuore grande, un cuore sociale nel quale ci stiano tutti gli uomini. E così, nel nostro cuore [vi siano] tutti gli uomini, ma in primo luogo le persone più vicine che sono le persone che costituiscono la Congregazione.
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* Predica, in dattiloscritto, carta vergata, copia, fogli 4 (20,5x28,5). A mano è stato aggiunto il titolo: “Preghiera e progresso spirituale”. [Roma], 23.2.1954. Vedi anche la nota dell’asterisco (*) della meditazione n. 6. Probabilmente l’originale è una trascrizione da pellicola. Perciò talora si sono resi necessari alcuni interventi da parte delle curatrici per rendere il testo comprensibile.

1 Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), vescovo, Dottore della Chiesa, fondatore dei Redentoristi. Scrisse il Trattato fondamentale di Teologia morale e molti libri di ascetica.

2 Invocazione che Don Alberione ha ereditato dalla spiritualità di S. Francesco di Sales, che accompagnava il segno della croce sulla propria persona dicendo: Da me nulla posso. Con Dio posso tutto. Per amore di Dio voglio fare tutto. A Dio l’onore, a me il disprezzo. Don Alberione cambiò l’ultima espressione con: A Dio l’onore, a me il paradiso. Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 24.

3 Tanquerey A. (1854-1932). Teologo sulpiziano, autore di opere di teologia ascetica, pastorale, dogmatica, mistica. Il Compendio di teologia ascetica e mistica era molto raccomandato dal Primo Maestro e consultato dalle Figlie di San Paolo.

4 Opuscolo preparato da Don Alberione e pubblicato nel novembre 1953 nelle Circolari interne San Paolo e Regina Apostolorum. Cf Carissimi in San Paolo, pp.1061-1074; Anima e corpo per il Vangelo, Edizioni San Paolo 2005, pp. 133-158.