Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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15. LA CORONCINA A SAN PAOLO *


La coroncina a S. Paolo. Tutto il mese di giugno è consecrato alla divozione a S. Paolo apostolo. Abbiamo da chiedere e sforzarci di ottenere grazie, mentalità paolina, cuore paolino e vita paolina, e particolarmente questo lo dobbiamo chiedere oggi, primo lunedì del mese. Consideriamo la coroncina che siamo soliti ripetere.
1. Nel primo punto che cosa chiediamo? In primo luogo si loda Gesù, si benedice Gesù per essere stato tanto misericordioso con S. Paolo, ed avergli concesso la immensa grazia della conversione, conversione totale, completa, tanto che mentre prima era un fiero persecutore, il più fiero persecutore di quei primi tempi della Chiesa, divenne poi un ardente apostolo che ha lavorato più abbondantemente di tutti. E S. Paolo corrispose pienamente alla misericordia di Gesù, e allora chiediamo di essere noi pure docili alla divina grazia.
Molte sono le grazie di Dio! Particolarmente confidiamo di ottenere la conversione, supplicando il Signore che muti il nostro cuore. Conversione in modo speciale dal difetto che è predominante in noi. Ognuno di noi ha una radice particolarmente profonda che causa cattivi frutti; e per lo più i difetti e i peccati che dobbiamo riconoscere nell’esame di coscienza e accusare nella confessione, nascono da tale radice. Ognuno di noi conosce la sua passione predominante? E vi ha dichiarato guerra? E lotta ogni giorno, anzi mira a ottenere decisamente la virtù contraria? L’orgoglioso a diventare umile, il pigro a diventare fervoroso? Chiediamo perciò a S. Paolo la conversione dal difetto principale. Diciamo bene insieme il primo punto della coroncina: Vi benedico, o Gesù...
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Questa coroncina è stata composta per ottenere due grazie:[le vocazioni e la loro corrispondenza]. È stata efficacissima in quel tempo in cui i giovani, le vocazioni ai nostri Istituti erano pochissime. E fu come miracolosa! L’anno seguente ci fu un complesso di domande per entrare nei nostri Istituti che fece meravigliare, e ancora adesso, qualcuno che ha assistito a quel fatto si domanda un po’ incerto: Come si spiega quel fatto del 1923-1924? La coroncina a S. Paolo! E non solo [ci fu] il suscitarsi delle vocazioni, ma [anche] la corrispondenza. Quindi i tre punti seguenti sono per ottenere da S. Paolo la grazia di amare i voti: la castità, secondo punto; l’obbedienza, terzo punto; poi lo spirito di povertà, quarto punto; [quindi] il quinto per ottenere lo zelo, l’amore all’apostolato.
2. Allora il secondo punto. Noi ammiriamo in S. Paolo due cose: la virtù della castità, e la predicazione. Egli espose chiaramente la dottrina sopra la verginità. Siccome il Papa nell’enciclica Sacra virginitas1 lo cita parecchie volte, è utile ricordare quei vari testi, quei vari versetti delle lettere di S. Paolo dove egli ne parla, delicatissimo: «Vi vorrei come sono io, vi vorrei tutti come sono io… e quindi colui che sposa la vergine [fa bene], [e chi non la sposa] melius facit»2. E tuttavia sopra questo punto, nessuno proceda da sé, poiché la castità, la verginità è dono e grazia, dono, vocazione, grazia in quanto è vittoria sopra i sensi. Allora chiediamo a S. Paolo la grazia della castità e di conservare alla gloria di Dio tutte le forze, custodire la mente, il cuore e i sensi onde poter conoscere meglio Gesù, amare meglio Gesù, servire meglio a Gesù. Vi benedico, o Gesù...
3. Nel punto successivo chiediamo la docilità a tutti i nostri superiori. S. Paolo diede esempio di obbedienza e predicò l’obbedienza. Obbedienza: quando si trovava ad Antiochia, per esempio, insieme agli altri ministri, stava all’ultimo posto, in silenzio quasi, eppure sentiva nel suo cuore un grande ardore di annunziare al mondo la sua fede, di percorrere il mondo per guadagnare anime, per annunziare Gesù Cristo. Ma quando si
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mosse? Quando intervenne l’ordine di Dio. E in seguito all’ordine di Dio ricevette l’imposizione delle mani e partì; partì insieme a Barnaba per andare ai popoli gentili. Egli alzava veramente, come dice il Vangelo, il suo sguardo: «Alzate i vostri occhi e guardate l’abbondante messe!»3. E come era abbondante! E come entrò coraggiosamente nel campo di apostolato indicatogli da Dio! Nelle sue lettere ci richiama spesso all’obbedienza. E perciò, dietro il suo esempio e le sue parole, chiediamo anche noi la grazia di praticare bene questa virtù e conservarne il voto quando il voto si è emesso. Vi benedico, o Gesù...
4. Il Signore ispirò nell’animo di S. Paolo un grande amore alla povertà, alla povertà nel senso evangelico. Quante volte questa virtù non è capita! Il senso evangelico della povertà alle volte è commentato malamente, in certi libri che vorrebbero insegnare la perfezione. La povertà evangelica, nello spirito di Gesù Cristo, non è solo distacco, è molto di più: è una liberazione dai legami che ci terrebbero stretti alla terra, nello stesso tempo è uno slancio per adoperare tutte le forze, moltiplicare i mezzi e metterli al servizio di Dio e del Vangelo. Come si fa nella Società San Paolo, se si capisce bene lo spirito delle Costituzioni, la povertà è il lavoro. S. Paolo diceva che sapeva vivere bene e adattarsi ugualmente sia all’abbondanza e sia alla penuria4. All’abbondanza che qualche volta gli veniva non solo dalla famiglia (era di famiglia distinta, agiata), ma anche dalle offerte dei fedeli. Egli intanto lavorava per guadagnarsi il pane e non essere a carico di nessuno. Nelle carceri sapeva adattarsi allo scarso cibo e anche al freddo: «Venendo portami il mantello»5, perché sentiva il freddo di quella stagione a Roma. Dobbiamo domandare questo spirito giusto di povertà, quello predicato da Gesù Cristo e insegnato da S. Paolo. Tutti insieme: Vi benedico, o Gesù....
5. Molte volte S. Paolo è considerato soltanto nella sua grande attività apostolica, ma la sua attività partiva dal cuore, dal grande amore che portava a Gesù Cristo, al suo Vangelo, alle
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anime. Si comprende allora come, animato da quel fuoco che gli ardeva in cuore, «…egli si sia fatto tutto a tutti: Omnibus omnia factus»6. Il limite del suo zelo fu solo il limite delle sue forze e della sua vita. E quando vennero meno le forze e la vita stava per chiudersi, offerse questa vita in redenzione alle anime, per la salvezza del mondo: compì allora il più grande apostolato, quello della sofferenza. Amare il nostro apostolato delle edizioni, [l’apostolato] della preghiera, dell’esempio, della parola, delle opere. Vi benedico, o Gesù...
Ed ora il Patto o Segreto di riuscita: Gesù Maestro...
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* Meditazione, tenuta alla FP, Roma, 7 giugno 1954. Si assume come originale la trascrizione della registrazione: A6/an 5a = ac 9b. Questa meditazione è stata stampata anche in Le nostre Devozioni, ottobre 1960, pp. 3-9, con l’aggiunta di brani presi da altre prediche di Don Alberione, per questo motivo non è stata assunta come originale.

1 Pio XII, Lettera enciclica Sacra virginitas, o.c.

2 Cf 1Cor 7,7. 38: «…colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio».

3 Cf Gv 4,35.

4 Cf Fil 4,12.

5 Cf 2Tm 4,13.

6 Cf 1Cor 9,22.