Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. NEL QUARANTENNIO *
SALUTO AI VISITATORI DELL’ESPOSIZIONE PAOLINA
ALBA: AGOSTO - SETTEMBRE


La Famiglia Paolina saluta e ringrazia i benevoli Amici e Visitatori di questa piccola mostra.
Essa fu allestita per varie ragioni; tra cui quella di presentare come un tangibile resoconto ai Cooperatori che l’hanno aiutata ed aiutano nel suo difficile compito: «Dare la dottrina di Gesù Cristo con i mezzi moderni e più celeri».
Le vostre preghiere, le vostre offerte, il vostro lavoro non sono stati inutili; messi a servizio del Vangelo, per la divina Bontà, hanno dato dei frutti: vedeteli, osservateli, vi sono posti dinanzi almeno in qualche misura. Constatate come le vocazioni mandate a San Paolo, e curate con amore, hanno operato ed operano in molte nazioni.
Alba porta nel suo stemma, divise da una croce, le iniziali dei quattro Evangelisti: A corrisponde ad Angelo, simbolo di S. Matteo; L corrisponde a Leone, simbolo di S. Marco; B corrisponde a Bue, simbolo di S. Luca; il secondo A corrisponde ad Aquila, simbolo di S. Giovanni. Nella facciata del bel duomo albese sono scolpite le quattro figure.
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Alba è principio del giorno, che si avanza, e che raggiungerà il suo splendente meriggio. L’opera di evangelizzazione della Famiglia Paolina qui ebbe la sua alba, o principio: essa sta progredendo; e con la stampa, il cinema, la radio, la televisione, serve la Chiesa nell’opera affidatale dal Maestro divino: «Andate ed ammaestrate le nazioni»1. L’ammaestramento è evangelizzazione, secondo il precetto di S. Paolo al suo discepolo: «Opus fac evangelistae: Compisci il tuo dovere di portare il Vangelo»2; ripeti il felice annunzio di salvezza, di pace e di giustizia che Gesù Cristo portò agli uomini di buona volontà.
S. Paolo Apostolo è il nostro Padre, Maestro, Protettore. Egli ha fatto tutto. Questa si chiama Opera di San Paolo; il senso non è come quello inteso quando si dice: la tale persona è di Torino, cioè nacque a Torino. Il significato, invece, nel nostro caso, è quello inteso come quando si dice: il giovane tale è di Pietro, cioè è figlio di Pietro. Così S. Paolo scrive ai Corinti: «In Christo Jesu per Evangelium ego vos genui»3. La vita della Famiglia Paolina viene dall’Eucarestia; ma comunicata da S. Paolo.

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La Gazzetta d’Alba4 ha pubblicato per il quarantennio 20 agosto 1914-1954:
Il 20 agosto del 1914 con un’ora di adorazione al santissimo Sacramento e la benedizione della minuscola tipografia si iniziava la Famiglia Paolina, sotto il titolo di «Scuola tipografica piccolo operaio». Pochi ambienti, pochi giovani, piccola cappella. La preparazione era stata lunga, in attesa che nella luce di Dio ogni cosa si chiarisse e concretasse e la divina Provvidenza disponesse i mezzi.
Sempre si mossero natura e grazia in un’azione così sapientemente e soavemente combinate dal Signore da non poter spesso distinguere le due parti. Cognizioni di cose e persone,
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luce divina, consiglio del Direttore spirituale, consenso ed incoraggiamento dell’Ordinario.
La Chiesa dedica questo giorno alla memoria di S. Bernardo, Dottore. Quest’uomo aveva dominato il suo secolo politico e religioso; aveva saputo conciliare la più alta contemplazione al più movimentato apostolato; fu scrittore mellifluo ed audace sino a richiamare i potenti della terra e farsi maestro del Papa. Era perciò questo nome di buon auspicio, rispetto al programma che si doveva svolgere.
Pochi momenti dopo la funzione giungeva in Alba la notizia: «È morto il Papa Pio X».
Nella persuasione che si trattava della morte di un autentico e grande santo, che un giorno avrebbe avuto la sua esaltazione, la piccola iniziativa veniva messa anche sotto la sua protezione. Un pontificato miracoloso, dalla elezione alla immolazione, era stato quello di Pio X. Ed il giorno seguente la «Gazzetta d’Alba», sebbene in termini un po’ vaghi, pubblicava questa convinzione e fiducia.
Il vescovo sapiente e giusto, Giuseppe Francesco Re5, che per tanti anni governò la Chiesa albese, portò, per così esprimersi, sulle sue braccia, la piccola opera, per parecchi anni; finché nel 1927, per le sue lettere e testimonianze, da Roma, venne canonicamente approvata. Fu il vescovo provvidenziale.
Il clero albese nella quasi totalità vide con simpatia l’iniziativa cui mandò incoraggiamenti, belle vocazioni e molti aiuti di denaro.
È cosa giusta ricordare gli allora vicari foranei, molti altri parroci, ottimi sacerdoti e cooperatori secolari; fra tutti il pio e dotto Canonico Francesco Chiesa6. La Famiglia Paolina esprime loro la sua riconoscenza; e li ha fatti tutti partecipi del frutto delle 2400 SS. Messe che ogni anno si applicano per i benefattori.
La riconoscenza più viva va a Gesù, Maestro divino, nel suo Sacramento di luce e di amore; alla Regina Apostolorum,
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Madre nostra e di ogni apostolato; a S. Paolo Apostolo, che è il vero Fondatore dell’Istituzione. Infatti egli ne è il Padre, Maestro, esemplare, protettore. Egli si è fatta questa famiglia con un intervento così fisico e spirituale che neppure ora, a rifletterci, si può intendere bene; e tanto meno spiegare.
Tutto è suo. Di lui, il più completo interprete del Maestro divino, che applicò il Vangelo alle nazioni e chiamò le nazioni a Cristo. Di lui, la cui presenza nella teologia, nella morale, nell’organizzazione della Chiesa, nelle adattabilità dell’apostolato e dei suoi mezzi ai tempi è vivissima e sostanziale; e rimarrà tale sino alla fine dei secoli. Tutto mosse, tutto illuminò, tutto nutrì; ne fu la guida, l’economo, la difesa, il sostegno; ovunque la Famiglia Paolina si è stabilita. Meritava la prima chiesa7 e la bella gloria che lo riproduce nel suo apostolato e nella sua paternità rispetto ai paolini.
Non è avvenuto come quando si elegge un protettore per una persona, o istituzione. Non è che noi lo abbiamo eletto; è, invece, S. Paolo che ha eletto noi. La Famiglia Paolina deve essere San Paolo oggi vivente, secondo la mente del Maestro divino; operante sotto lo sguardo e con la grazia di Maria Regina Apostolorum.
Arrivata quest’ora – Quarantesimo Anno – avvicinandosi il gran momento del rendiconto, resto pensoso ed umiliato per quanto il Signore più si attendeva; e che non è stato fatto! A qualcuno può fare meraviglia questa espressione? Non lo dovrebbe! La divina Bontà ha accumulato nella Famiglia Paolina tale ricchezza di grazie ed ha aperto strade così larghe che, molto più, può e deve operare.
Principale grazia: sacerdoti degnissimi per intelligenza, dedizione, fedeltà; Discepoli che si protendono verso nuove iniziative; suore: Figlie di San Paolo, Pie Discepole, Pastorelle piene di zelo ed operanti in tante direzioni.
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E tuttavia ognuno di noi deve camminare sino all’estremo delle forze; sino a poter dire: «Consummatum est»8. E molto si otterrà a misura della santità di ognuno.

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Dobbiamo perciò spesso ripetere il Magnificat e il «Gloria in excelsis Deo»9.
Nel medesimo tempo ricordare le parole con cui prega la Chiesa: «O Signore, che mostri la tua onnipotenza specialmente con il perdonare e con il largheggiare in bontà, moltiplica sopra di noi la tua misericordia, affinché quanti anelano alle tue promesse, tu li renda partecipi dei beni celesti».
Quando furono raccolti i primi giovanetti, nel 1914, in una piccola casa ed una minuscola tipografia, avvenne un fatto curioso, quasi un allarme: Si porta via lavoro e pane ai tipografi. Furono fatti ricorsi alle autorità. L’autorità ecclesiastica rispose: Rispettate la libertà di tutti. L’autorità civile rispose: È cosa nata-morta... la vigileremo, alle prime illegalità sarà chiusa. Bisognava, dunque, nascere ancora più piccoli, e neppure far sentire un vagito... Allora si coperse tutto sotto il titolo «Scuola Tipografica piccolo operaio». Un presepio. Si deve sempre e solo considerarsi piccoli operai di Dio; come si è di fatto rispetto al mondo intero ed ai colossali mezzi di cui dispongono i falsi maestri, nemici di Gesù Cristo e della Chiesa.
S. Paolo ammonisce i suoi figli e le sue figlie così: «Né chi pianta, né chi irriga conta qualcosa: solo colui che dà la vita e l’incremento»10. La Famiglia Paolina ha stabilito circa centocinquanta tabernacoli. La Famiglia Paolina ha nelle sue Case circa cinquemila persone.
La Famiglia Paolina vive ed opera in: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Irlanda, Svizzera, Germania, Polonia; opera in Giappone, Isole Filippine, India; opera in Canadà, Stati Uniti d’America, Messico, Venezuela, Colombia, Brasile, Cile, Argentina, Cuba, Australia. Dalla Cina i Paolini, come
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tutti i religiosi missionari, sono stati espulsi11; ma affrettano con la preghiera l’ora di ritornarvi più preparati ancora.
Dalla stampa sono passati al cinema, alla radio, alla televisione. Sono andati come gli Apostoli senza provviste e senza denari; ma ricchi di un cuore apostolico, fatto secondo il cuore del loro padre S. Paolo.
«Mi protendo in avanti»12.
Nulla è da cambiare; non vi è che da purificare, migliorare, realizzare con nuove forme.
È bene ricordare:
«In momenti di particolari difficoltà per la Famiglia Paolina, il Sacerdote Alberione riesaminando tutta la sua condotta, se vi fossero impedimenti all’azione della grazia da parte sua, parve che il divin Maestro volesse rassicurare l’Istituto incominciato da pochi anni. Nel sogno, avuto successivamente, gli parve di avere una risposta. Gesù Maestro infatti diceva: «Non temete, io sono con voi. Di qui voglio illuminare. Abbiate il dolore dei peccati»13.
Ne parlò con il Direttore spirituale notando in quale luce la figura del Maestro fosse avvolta. Gli rispose: Sta’ sereno; sogno o altro, ciò che è detto è santo; fanne come un programma pratico di vita e di luce per te e per tutti i membri14.
Nella divozione a Gesù Maestro sta tutto: dogma, morale, culto; in questa divozione v’è Gesù Cristo integrale; per questa divozione l’uomo viene tutto preso, innestato in Gesù Cristo. La pietà è piena ed il religioso, come il sacerdote, crescono così in sapienza (studio e sapienza celeste), età (virilità e virtù), e grazia (santità) fino alla pienezza e perfetta età di Gesù Cristo; fino a sostituirsi lui nell’uomo o all’uomo: «Vivo ego, iam non ego; vivit vero in me Christus»15. In questa divozione convergono tutte le divozioni alla persona di Gesù Cristo Uomo-Dio.
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«Come egli intese nel complesso delle circostanze tali espressioni:
a) Né i socialisti, né i fascisti, né il mondo, né il precipitarsi in un momento di panico dei creditori, né il naufragio, né satana, né le passioni, né la vostra insufficienza in ogni parte... vi spaventi, ma assicuratevi di lasciarmi stare con voi, non cacciate-mi con il peccato. Io sono con voi, cioè con la vostra famiglia, che ho voluta, che è mia, che alimento, di cui faccio parte, come capo. Non tentennate! Se anche sono molte le difficoltà; ma che io possa stare sempre con voi! Non peccati!
b) Di qui voglio illuminare. Cioè che io sono la luce vostra e che mi servirò di voi per illuminare; vi do questa missione e voglio che la compiate. La luce in cui era avvolto il Divin Maestro, la forza di voce sul voglio e da qui e l’indicazione prolungata con la mano sul Tabernacolo furono così intesi: un invito a tutto prendere da Lui, Maestro Divino abitante nel Tabernacolo; che questa è la sua volontà, che dalla (allora) minacciata Famiglia doveva partire gran luce... Perciò, egli credette di sacrificare la grammatica al senso, scrivendo «Ab hinc». Ognuno pensi che è trasmettitore di luce, altoparlante di Gesù, segretario degli evangelisti, di S. Paolo, di S. Pietro...
c) Il dolore dei peccati significa un abituale riconoscimento dei nostri peccati, dei difetti, insufficienze. Distinguere ciò che è di Dio da quello che è nostro: a Dio tutto l’onore, a noi il disprezzo. Quindi venne la preghiera della fede Patto o Segreto di riuscita»16.

Conclusione

So con quanta solennità si celebra il quarantennio. È felice occasione per ringraziare il Signore; per riparare le incorrispondenze alla sua grazia; per riprendere vigore ed energia e nuova dedizione: Sempre sui passi di S. Paolo.

Sac. Alberione.


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*Annota don A. Speciale nel Diario in data 18 agosto: “…verso le 7,30 mi fa dattilografare l’ultima pagina che ha scritto sul suo notes e che è la conclusione dell’articolo scritto ieri per l’inaugurazione della mostra che si sta allestendo in Alba (Casa Madre) in occasione del Quarantennio di fondazione della nostra Congregazione… Appena terminato l’articolo che servirà come suo discorso introduttivo alla inaugurazione della mostra e che verrà pubblicato interamente sul San Paolo di luglio-agosto, va nella casa delle Figlie di S. Paolo di via Antonino Pio dove l’attendono per incidere tale articolo su nastro. La durata della trasmissione sul nastro dura 20minuti e il Primo Maestro lo legge tale e quale come l’ha scritto…”. Aggiunge poi don Speciale, a modo di nota: “(Conservato originale – sono sei pagine del suo notes – scritte di suo pugno; l’ultima pagina scritta con la biron, formato 11,3x17. Alla fine è la sua firma coperta da una grossa macchia, come è macchiata anche la pagina seconda e la quarta, e questa anche nel retro. La data messa da noi è quella del 17 agosto, perché ha scritto la maggior parte dell’articolo ieri. N° 1633)”. L’articolo è stato stampato in SP, luglio-agosto 1954, pp. 1-3; in RA, agosto 1954, pp. 1-3; in seguito è stato stampato in CISP, p. 145-148; in CVV 212; in Cooperatore Paolino, 10 (1954) 8-12. Il presente testo è ripreso da RA, agosto 1954 e costituisce per noi l’originale. Esiste la registrazione su nastro. Nelle varie edizioni a stampa manca la data. La registrazione riporta la seguente: Alba, 20.8.1954.

1 Cf Mt 28,19.

2 Cf 2Tm 4,5.

3 Cf 1Cor 4,15: «Sono io che vi ho generato in Cristo Gesù per il Vangelo».

4 Settimanale della diocesi di Alba, di cui Don Alberione assunse la direzione, per mandato del Vescovo, l’8 settembre 1913. Cf A. Damino, Bibliografia di Don Giacomo Alberione, ed. EAS, Roma 1994, p. 185-188.

5 Giuseppe Francesco Re (1848-1933), eletto vescovo nel 1889, governò la Chiesa albese dal 1890 fino al 1933.

6 Venerabile Francesco Chiesa, nativo di Montà d’Alba, canonico (1874-1946), direttore spirituale di Don Alberione, grande collaboratore della Famiglia Paolina.

7 È il tempio di San Paolo in Alba. Per la storia e l’arte del tempio cf Il Tempio San Paolo in Alba, Edizioni Paoline 1988. Nella presentazione don Renato Perino elenca le motivazioni per cui fu costruita questa prima chiesa, inaugurata e benedetta il 28 ottobre 1928 da mons. Giuseppe Francesco Re, vescovo di Alba. Il 25 gennaio1946 venne inaugurata la grande scultura marmorea in cui è realizzata la “Gloria di San Paolo”.

8 Cf Gv 19,30:«Tutto è compiuto».

9 Cf Lc 2,14: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli …».

10 Cf 1Cor 3,7.

11 I primi missionari paolini partirono per Shanghai (Cina) il 10 novembre 1934e arrivarono il 3 dicembre. Dopo varie vicende furono espulsi nell’agosto 1952. Cf Barbero Giuseppe, Il sacerdote Giacomo Alberione. Un uomo-un’idea, Società San Paolo, Roma 1987, pp. 499-503.

12 Cf Fil 3,13.

13 AD 151-152.

14 Cf AD 154.

15 Cf Gal 2,20: «Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me».

16 Cf AD 156-158.