Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XV
IN PARADISO CONTEMPLEREMO DIO, SOMMO VERO

Quest'oggi dobbiamo chiedere al Signore: fede viva sul Paradiso; la grazia di poter conoscere molto il Signore sulla terra: siamo creati per conoscerLo; e la grazia di poter noi stessi predicare la fede e far conoscere Iddio agli uomini, perché coloro i quali operano e insegnano bene saranno grandi in Paradiso «...qui autem fecerit et docuerit, hic magnus vocabitur in regno coelorum»: cioè in Paradiso non staranno nei posti infimi, ma andranno vicino a Gesù, vicino al suo trono; proprio come il clero nella Chiesa: nel presbiterio, presso l'altare.

1. La visione beatifica. - Sei giorni dopo, Gesù presi con se Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, li condusse sopra un alto monte, in disparte. Si trasfigurò in loro presenza e il suo viso risplende come il sole, le sue vesti divennero candide come la neve. Ed ecco loro apparvero Mosè ed Elia a conversare con lui. E Pietro prese a dire a Gesù: Signore, è un gran piacere per noi lo stare enfi; se vuoi ci facciamo tre tende: una per Te, una per Mosè, una per Elia. Mentre egli ancora parlava, ecco una luce dalla nube avvolgerli; ed ecco dalla nuvola una voce che diceva: «Questo è
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il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo». Udito ciò i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero gran timore. Ma Gesù accostatosi loro li toccò e disse: «Levatevi, non temete». Ed essi, alzati gli occhi, non videro altri che Gesù.
E mentre scendevano dal monte, Gesù comandò loro: «Non parlate ad alcuno di questa visione, finché il Figlio dell'Uomo non sia risuscitato dai morti»
(Mt 17,1-9).
Ecco un saggio di quella visione beatifica cui tutti siamo chiamati.
Che cosa significa visione beatifica? Significa vedere Dio faccia a faccia, come Egli è, direttamente. Sulla terra noi Iddio non Lo vediamo con gli occhi nostri materiali, Lo conosciamo soltanto un poco attraverso le creature, e cioè: vediamo il mondo, che è opera delle Sue mani, e conosciamo Iddio creatore delle Sue opere. Il mondo esiste, è ordinato, è bello: dunque, Iddio che lo ha creato e lo ha fatto dal nulla, deve essere sapientissimo, bellissimo. Sulla terra conosciamo inoltre Dio in quanto ci è rivelato dalla Scrittura, cioè da Dio stesso, il Quale ci ha manifestato anche dei misteri, per es. il mistero della SS. Trinità. Ma la cognizione che noi abbiamo per mezzo della mente e la cognizione dei misteri che noi abbiamo per mezzo della fede non sono visione di Dio: è qualche cosa di esterno.
Invece quando noi entreremo in Paradiso vedremo Iddio come si vede il proprio papà quando si rientra in casa. In Paradiso non conosceremo soltanto Iddio, come adesso conosciamo gli oggetti comune degli occhi, ma lo conosceremo col lume della gloria.
San Pietro vedeva la persona, contemplava la faccia di Gesù Uomo-Dio quando gli parlava, e ne ammirava la bellezza, la bontà inesauribile. Ma allorché
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salì sul monte e Gesù si trasfigurò, ebbe allora un saggio della visione celeste, perché egli vide Gesù nella gloria, e lo vide per mezzo di una visione. Ciò che più è importante è questo: che qui sulla terra il conoscere Dio, sia per la ragione e sia per la fede, non ci rende pienamente beati, ci rende solo contenti. Ma una volta che l'anima nostra sarà separata dal corpo e, poi, quando successivamente anche il corpo risuscitato entrerà in cielo, allora l'anima godrà pienamente della visione di Dio. Come il gusto e il palato assaporano i cibi dolci, così l'intelletto è fatto per la verità e per il Signore; ci ha fatti per Lui, Iddio. E l'intelletto che adesso sente poca differenza fra lo stare nell'errore e l'essere nella verità, allora gioirà, sarà pienamente felice di conoscere il Signore e la sua bellezza; immensamente più felice di quello che possa essere il goloso nel gustare i cibi più squisiti. Anzi la nostra intelligenza, in Paradiso, avrà una felicità simile a quella degli Angeli, perché sebbene anche il corpo sarà soddisfatto, sarà immensamente migliore la soddisfazione dell'anima per la conoscenza della verità e della bontà, quale è Dio.
Non si tratta più solamente di conoscere le scienze umane. Non vi viene qualche volta l'invidia, ad esempio, per quell'illustre presule ecclesiastico che sapeva tante lingue, il Card. Mezzofanti? Non vi viene l'invidia, ad esempio per la cultura di S. Tommaso che ha scritto delle cose così meravigliose e così chiare? Non, per gli scienziati che hanno conosciuto così bene la natura, la fisica, l'astronomia, e che quasi andavano fuori di se nel contemplare le bellezze della natura?
Ora, radunate pure tutta la scienza dei maggiori letterati e di quelli che hanno posseduto il maggior numero di lingue; adunate assieme tutta la conoscenza della storia civile, anche dei principi, degli storici,
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quali il Cantù per la Storia Universale; mettete assieme tutta la scienza delle cose naturali; mettete assieme tutta la scienza che si possa avere delle materie giuridiche, sociali, filosofiche, letterarie, naturali, stanche e quante ne volete e ne sapete immaginare...: ebbene, la conoscenza di Dio è immensamente più grande che la somma di questo sapere che è piccola opera delle mani di Dio. Che cosa sarà il conoscere l'Autore di tutto, Dio stesso, e in Lui tutta la scienza naturale, il Signore che è l'autore delle scienza e di tutta la scienza che è la verità stessa: «Deus scientiarum Dominus?».
La vecchierella che ora non sa leggere né scrivere, potrà un giorno raggiungere e conoscere Dio e in Dio tutta la scienza umana: una scienza anzi più vasta che non sia tutto il cumulo delle scienze umane.
O voi, che amate lo studio e la scienza, cercate il regno di Dio e la sua giustizia; vedrete Dio e tutte le scienze umane le avrete come per aggiunta.
Paradiso, Paradiso! Quanto sei bello e desiderabile! Gesù Cristo stesso è la lucerna ed il sole del Paradiso, anzi: «lucerna eius est Agnus, sol justitiae: Christus Deus noster».
Ebbene, adesso cantiamo «Lauda Jerusalem Dominum»: lodi il Signore la celeste Gerusalemme! In Paradiso gli Angeli ed i Santi Lo vedono e L'ammirano. Là è il Verbo divino, cioè la Sapienza del Padre; là è il Padre, il Verbo, lo Spirito Santo. Quale splendore di luce che entra, diciamo così, negli occhi dei beati; anzi è Dio che entra in essi; i beati s'immedesimano con Dio, non per natura, ma per unione di conoscenza.
Solleviamoci al cielo. Quante volte ho desiderato pensato e pregato che sulla volta di questa Chiesa1
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fosse dipinto il Paradiso, affinché possiate godere come un'ora di Paradiso anticipato in Chiesa, in unione e desiderio del Paradiso superiore che è in cielo. Fissiamo lo sguardo in quell'Ostia divina: ora con gli occhi vediamo soltanto le Specie Eucaristiche, ma Gesù un giorno si rivelerà a noi; lo vedremo «facie ad faciem, sicuti est».
Dire dopo il canto gli atti di fede, speranza e carità, considerando bene il Paradiso.

SALMO 147

Lauda, Jerusalem, Dominum:
lauda Deum tuum, Sion.
Quoniam confortavit seras portarum tuarum:
benedixit filiis tuis in te.
Qui posuit fines tuos pacem:
et adipe frumenti satiat te.
Qui emittit eloquium suum terrae:
velociter currit sermo eius.
Qui dat nivem sicut lanam:
nebulam sicut cinerem spargit.
Mittit chrystallum suam sicut bucellas:
ante faciem frigoris eius quis sustinebit?
Emittet verbum suum et liquefaciet ea:
flabit spiritus eius, et fluent aquae.
Qui annuntiabit verbum suum Jacob,
iustitias et iudicia sua Israel.
Non fecit taliter omni nationi:
et judicia sua non manifestavit eis.
Gloria Patri, etc.

ATTO DI FEDE

Mio Dio, perché siete verità infallibile, credo fermamente tutto quello che voi avete rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Ed espressamente credo in voi, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. E credo in Gesù Cristo,
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Figlio di Dio, incarnato e morto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore, accrescete la mia fede.

ATTO DI SPERANZA

Mio Dio, spero dalla bontà vostra, per le vostre promesse e per i meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Signore, che io non resti confuso in eterno.

ATTO DI CARITÀ

Mio Dio, vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa perché siete Bene infinito e nostra eterna felicità: e per amor vostro amo il prossimo mio come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, fate ch'io vi ami sempre più.

2. In Paradiso ci saranno svelati i misteri. - Ed ecco un tale accostarsi e dirgli (a Gesù): «Buon Maestro, che dovrò fare di bene io per avere la vita eterna?» E Gesù gli rispose: «Perché m'interroghi riguardo al bene? Uno solo è buono, Dio. Or se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti». «Quali?» gli domandò. E Gesù rispose: «Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non testimoniare il falso; onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso». E il giovane a lui: «Tutto questo l'ho osservato fin da fanciullo; che altro mi manca?» Gesù gli rispose: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi». Ma il giovane, udite queste parole, se ne andò via contristato, perché aveva molti beni. E Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: un ricco entrerà difficilmente nel regno dei cieli. E vi dico di più
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che è più facile per un cammello passare per una cruna d'ago, che per un ricco entrare nel regno dei cieli». Udito ciò i discepoli molto meravigliati, esclamarono: «Chi potrà dunque salvarsi?» E Gesù guardatili, disse loro: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro prese a dire: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito, che ce ne verrà?» E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. E chi avrà lasciata la casa, fratelli o sorelle, o padre o madre o moglie o figli, o campi per amor del mio nome, riceverà il centuplo, e possederà la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»
(Mt 19,16-30).
Ripensando alle parole di Gesù: «In verità vi dico: sarà difficile che un ricco possa entrare nel regno dei cieli» e «molti dei primi saranno gli ultimi e degli ultimi diverranno primi».
A chi ama il Signore non a parole, ma a fatti, osservando i comandamenti è promesso il Paradiso. Anzi, un grande Paradiso: «thesaurum magnum» a colui il quale dimostra amore, non solo osservando i comandamenti, ma anche i consigli. Fortunato chi segue i consigli che Gesù aveva dato a quel giovane. Questi consigli gli Apostoli li avevano seguiti: «Reliquimus omnia et secuti sumus te». E per questo Gesù disse loro: «vitam aeternam possidebitis».
In cielo vedremo in Dio non soltanto tutte le scienze naturali e quanto è opera esterna di Dio, ma vedremo in Dio anche i misteri. Le meraviglie della natura sono cose che ci riempiono di gioia; ma vi sono per di più le verità rivelate. Ora queste verità,
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possiamo appena recitarle senza comprenderle, e tuttavia chi le recita e le crede acquista un merito per la vita futura. Alcune di queste verità ci sono state rivelate da Nostro Signore, il Divino Maestro. Per esempio: nella Eucaristia vi è Gesù Cristo, Corpo, Sangue, Anima e Divinità: gli occhi non vedono che le specie, ma la fede crede alla presenza reale. Là vi è il cuore di Gesù Cristo vivo e vero, là vi è il Figlio di Dio. Altri misteri: l'Incarnazione, la Risurrezione di Gesù Cristo; il mistero dei misteri, la Trinità; un Dio in tre Persone. Questo mistero così profondo, così sublime, così vasto, suscita nel nostro cuore un gran desiderio di vedere il Signore. Dice S. Paolo: «O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei!»1.
La scienza della teologia, quando è appresa con cuore buono, riempie di entusiasmo; così è per la dottrina dell'ascetica che ha per Maestri e Dottori S. Bernardo, S. Francesco di Sales; la dottrina della mistica altissima, coi maestri S. Teresa, S. Bonaventura; la dottrina della dogmatica, col maestro S. Agostino; della teologia morale, col maestro Sant'Alfonso; della teologia pastorale, col maestro S. Gregorio Magno.
Provate a procedere: leggendo le estasi di S. Gemma Galgani, che cosa avete provato? Cosa prova il Sacerdote quando recita il breviario delle stigmate di san Francesco di Assisi? Cosa si prova quando si pensa alle rivelazioni di santa Margherita Alacocque, che ai piedi dell'Altare vedeva il Tabernacolo aprirsi e Gesù presentarlesi e aprire il suo costato per mostrare a lei il suo Cuore? quando pensiamo a S. Paolo che impara il Vangelo «per revelationem Jesu Christi»2 e che è rapito fino al terzo cielo e contempla bellezze:
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Ho visto cose che sulla terra non si vedono, ho udito cose che sulla terra non si odono. «Quoniam raptus est in Paradisum, et audivit arcana verba, quae non licet homini loqui?»: fu rapito in Paradiso e udì parole arcane che non è lecito all'uomo proferire1.
Quando, sollevandoci, noi pensiamo a queste cose vediamo lontano un riflesso di cielo; come al mattino, allorché biancheggia l'Oriente noi comprendiamo che laggiù si sta avanzando il sole. Nel contemplare queste cose di cielo, queste visioni di Santi, desideriamo il Paradiso, e comprendiamo un poco come esso sia desiderabile; intendiamo come devono essere felici i beati comprensori che hanno la visione di Dio, si inabissano in Lui e vanno penetrando sempre i misteri, senza saziarsi, sempre bramosi e pur sempre soddisfatti.
Dio è abisso di luce! Abisso di amore!...
«Fecisti nos, Domine, ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te».
Preghiamo Sant'Ambrogio, Sant'Agostino, S. Paolo, S. Bonaventura, S. Francesco di Assisi, i quali ritardavano il riposo alla sera, per prolungare la loro meditazione sul Paradiso; sembrava volessero pregustare quella celestiale visione. E quali sospiri ardenti per il cielo uscivano dai loro cuori!
Confondiamoci se siamo così meschini, se non pensiamo che a cose di terra, miserabili e passeggere. Figli di Dio, siamo pur sempre figli di Adamo. Dobbiamo farci forza, vincere ciò che è in noi di Adamo, di uomo vecchio, diventare veramente come Gesù, l'uomo nuovo.
Gesù, mentre viveva sulla terra, godeva della
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visione beatifica e contemplava il Padre anche nell'Orto del Getsemani.
Figli degli uomini, «sursum corda».
Canteremo «Su, pensieri, al ciel volate» e, dopo la preghiera di S. Bernardo, reciteremo tre «Angelo di Dio s. affinché questi Angeli abbiano pietà di noi e vengano dal cielo sovente nella giornata a ricordarci il nostro destino, la nostra Patria, specialmente nei momenti di sconforto e quando si tratta di farci violenza e coraggio a camminare nella via difficile della virtù: ci dicano questi Angeli allora la parola incoraggiante: Il cielo è bello, Dio ti aspetta e questo cielo è fatto per te!

AL PARADISO

Su, pensieri, al cielo volate,
dove il Sommo Bene sta,
più la terra non amate
dove tutto è vanità.

Oh! felici se sapete
solo al cielo sospirar;
là patir più non potrete,
ma godere e solo amar.

Là le brame non saziate
ed immerse nel piacer:
son di gioia inebriate
ed eterno il lor goder.

Paradiso, sei pur bello!
sempiterno è il tuo seren,
dei Beati il bel drappello
tu racchiudi nel tuo sen.

ORAZIONE Dl SAN BERNARDO ALLA VERGINE

Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è inteso mai al mondo che alcuno ricorrendo alla vostra protezione, implorando il vostro aiuto e chiedendo il vostro patrocinio sia rimasto abbandonato. Animato io da una tale confidenza a voi ricorro, o Madre, Vergine
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delle vergini, a voi vengo, e colle lacrime agli occhi, reo di mille peccati, mi prostro ai vostri piedi a domandare pietà. Non vogliate, o Madre del Verbo, disprezzare le mie suppliche, ma benigna ascoltatemi ed esauditemi. Cosi sia.

3. Come prepararci alla visione beatifica. - Or quando verrà il Figlio dell'Uomo nella sua maestà con tutti i suoi Angeli, sederà sul trono della sua gloria. E si raduneranno dinanzi a lui tutte le genti, e separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e metterà le pecore alla sua destra ed i capretti alla sua sinistra. Allora il Re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare editi sete e mi deste da bere, fui pellegrino e mi albergaste, ignudo e mi rivestiste infermo e mi visitaste, carcerato e veniste a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti abbiamo accolto, ignudo e ti abbiamo rivestito? Quando ti vedemmo infermo o carcerato e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò faceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli, l'avete fatto a me. Allora si volgerà anche a quelli che sono a sinistra e dirà: Andate via da me, maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per gli angeli suoi. Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, fui pellegrino e non mi albergaste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e carcerato e non mi visitaste. Allora anche questi risponderanno: Signore quando mai ti adagiamo visto affamato o ignudo, o
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infermo, o carcerato, e non t'abbiamo assistito? Allora egli risponderà loro: in verità vi dico: quando ciò non faceste ad uno di questi minori, non l'avete fatto a me. E questi andranno al supplizio eterno e i giusti alla vita eterna (Mt 25,31-46).
Andremo alla vita eterna; così si chiude il Credo. Dopo la fede, ecco la visione. In cielo viene meno la fede perché si vede Dio; cessa la speranza, perché è raggiunto l'oggetto; rimane la carità che è vita eterna. Orbene, se vogliamo arrivare alla visione di Dio dobbiamo prepararci: la vita presente è preparazione al cielo.
Tre cose occorrono:
a) Purificare la mente da tutto ciò che è terreno togliere i pensieri cattivi, le vanità, le intenzioni storte, i pensieri inutili, quelli contro la carità, contro la fede; anzi, bisogna chiedere perdono al Signore se nel passato la nostra mente si è imbrattata in qualche cosa di male, in qualche pensiero non buono: e questo è tanto facile, perché il governare la mente è assai più difficile che il governare la lingua e le mani. Perciò chiedere perdono dei peccati di pensiero, anche delle letture vane, onde abbreviare il purgatorio, e se è possibile, evitarlo del tutto.
b) Esercitarci nella fede, studiare il catechismo apprendere bene l'istruzione religiosa, la teologia, l'ascetica e tutto ciò che è conoscenza delle verità della religione, naturali e soprannaturali. Esercitarci nel fare atti di fede, nel credere fermamente. È disposto che ogni mattino recitiamo atti di fede: Dobbiamo sempre conchiudere: accrescete la mia fede, o Signore: «Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam». Ricordiamolo bene: la fede è il fondamento di tutta la giustificazione e santità: «fundamentum
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totius justificationis». «Justus ex fide vivit»1. Per operare il bene bisogna che sia profonda la fede del cuore.
c) Predicare la fede, predicare Iddio. Predicarlo con l'esempio, serbando il cuore puro, conducendo una vita buona: questa è come una predica continua a tutti, una predica che fa assai più impressione, generalmente, che la stessa predica di parole. Predicare con la preghiera, perché Iddio sia conosciuto, per la dilatazione del Vangelo, per la diffusione del regno di Gesù Cristo sulla terra. Predicare con la stampa, con lo scrivere bene, con lo stampare bene, col diffondere bene. Predicare col cinema, proiettando filma intonati alla moralità. Predicare con la radio e la televisione. Quanto più noi facciamo conoscere Dio agli uomini, tanto più sarà per noi splendente la verità di Dio in cielo.
Ricordiamo ciò che abbiamo detto in principio. «Qui bene fecerit et docuerit, magnus vocabitur in regno coelorum»: sarà grande nel regno di Dio colui il quale avrà avuto fede profonda nel suo cuore, e l'avrà predicata agli altri2. «Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt»3.
Cantiamo «Dal tuo bel trono, amabile Maria» e recitiamo poi la preghiera del S. Padre a Maria Regina.

Dal tuo bel trono, amabile Maria!
Deh, volgi il guardo a chi ti chiama
e invoca. Accogli, o Madre il canto
e la preghiera che i figli tuoi ti
innalzano dal cuor.
Tu pace e gioia sei di questo cuore,
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Tu sei conforto e speme nel dolor,
sotto il tuo sguardo o nostra madre
buona, noi vogliamo vivere e morir!
Maria, Regina degli apostoli,
prega per noi! Maria, Maestra e Madre
nostra, prega per noi!...
Deh, fa che al fin di questo triste
esilio, l'alma nostra possa al ciel
salir... Lassù... con Te!

PREGHIERA DEL S. PADRE PIO XII A MARIA

Dal profondo di questa terra di lacrime, ove l'umanità dolorante penosamente si trascina; tra i flutti di questo nostro mare perennemente agitato dai venti delle passioni; eleviamo gli occhi a voi, o Maria, Madre amatissima, per riconfortarci contemplando la vostra gloria, e per salutarvi Regina e Signora dei cieli e della terra, Regina e Signora nostra.
Questa vostra regalità vogliamo esaltare con legittimo orgoglio di figli e riconoscerla come dovuta alla somma eccellenza di tutto il vostro essere, o dolcissima e vera Madre di Colui, che è Re per diritto proprio, per eredità, per conquista.
Regnate, o Madre e Signora, mostrandoci il cammino della santità, dirigendoci e assistendoci, affinché non ce ne allontaniamo giammai.
Come nell'alto del cielo Voi esercitate il vostro primato sopra le schiere degli Angeli, che vi acclamano loro Sovrana; sopra la legione dei Santi, che si dilettano nella contemplazione della vostra fulgida bellezza; così regnate sopra l'intero genere umano, soprattutto aprendo i sentieri della Sede a quanti ancora non conoscono il vostro Figlio.
Regnate sulla Chiesa, che professa e festeggia il vostro soave dominio e a voi ricorre come a sicuro rifugio in mezzo alle calamità dei nostri tempi. Ma specialmente regnate su quella porzione della Chiesa, che è perseguitata ed oppressa, dandole la fortezza per sopportare le avversità, la costanza per non piegarsi sotto le ingiuste pressioni, la luce per non cadere nelle insidie nemiche
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la fermezza per resistere agli attacchi palesi e in oggi momento la incrollabile fedeltà al vostro Regno.
Regnate sulle intelligenze, affinché cerchino soltanto il vero sulle volontà affinché seguano solamente il bene; sui cuore affinché amino unicamente da che voi stessa amate.
Regnate sugl'individui e sulle famiglie, come sulle società e le nazioni; sulle assemblee dei potenti, sui consigli dei savi, come sulle semplici aspirazioni degli umili.
Regnate nelle vie e nelle piazze, nelle città e nei villaggi, nelle valli e nei monti, nell'aria, nella terra e nel mare e accogliete la pia preghiera di quanti sanno che il vostro regno di misericordia, ove ogni supplica trova ascolto, ogni dolore conforto, ogni sventura solleva, ogni infermità salute, e dove, quasi un cenno delle vostre soavissime mani, dalla stessa morte risorge sorridente la vita.
Otteneteci che coloro, i quali ora in tutte le parti del mondo vi acclamano e vi riconoscono Regina e Signora, possano un giorno nel cielo fruire della pienezza del vostro Regno, nella visione del vostro Figlio, il quale col Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Cosi sia!

(Preghiera composta dal Sommo Pontefice nel giorno della proclamazione della Festa Liturgica della Regalità di Maria: 1 Novembre 1954).
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1 La Chiesa di S. Paolo in Alba (Cuneo).

1 Rm 11,32.

2 Gal 1,12.

4 2Cor 12,4.

1 Gal. 3,11.

2 Mt 2,19.

3 Sir 24,31.