Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXII. ESERCIZI PRIMA PARTE: PURIFICAZIONE ***(1)
Il primo pensiero: ringraziare il Signore di questo nuovo dono che il Signore vi concede, cioè questo corso di esercizi spirituali. Esercizi che sono esercizi di fede e di speranza, di carità, di preghiera. Ringraziare il Signore.
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Se noi guardiamo indietro, ecco, recitiamo nel Vi adoro: mi avete creato, e poi: mi avete fatto cristiano; e poi: mi avete conservato fino adesso. E poi la vocazione che vi è stata, cioè la chiamata. Oh, il Signore giorno per giorno aggiunge grazia a grazia. E grazia grande è questa adesso, questo /corso di/ (a) esercizi spirituali. In generale vi occorre pensare se nel corso dell'anno /c'è/ (b) stato un progresso relativamente all'anno antecedente. Quindi, se il Signore ci dà del tempo, non ce lo dà soltanto per conservarci in vita, ma perché si produca e si riempiano i giorni, i mesi e l'anno di meriti nuovi e di progresso. E di progresso. Sì.
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/Noi/ (a) dobbiam pensare che il tempo è un gran dono, il tempo, perché se noi /corrispondiamo/ (b) alle grazie del Signore, e nel corso dell'anno quanti meriti in più! Ma [col] passar degli anni è necessario che noi constatiamo (e che ci dev'essere questo) che si è fatto progresso.
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Lo scolaro va nelle classi e [a] scuola. Ma non deve sempre stare allo stesso punto, o alla prima o alla seconda o alla terza classe, /e se non progredisce/ (a), rimane rimandato, l'anno è stato inutile. E se noi facessimo così, rimaner sempre allo stesso punto, che cosa ne deriverebbe? Ne deriverebbe quello che noi abbiamo da presentare al giudizio di Dio: /dar/ (b) conto del tempo che il Signore ci ha dato. Oh! E nella vita religiosa non si stà allo stesso punto, come quando si è fatta la prima professione; ma si deve già, anno per anno, aver progredito, e con il corso degli esercizi che adesso fate, vi preparate a fare un altro anno di progresso.
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Oh, quanto agli esercizi spirituali, va bene dividerli così: la prima parte degli esercizi per la purificazione. E poi, la seconda parte, per la santificazione, per il progresso nell'anno seguente.
La purificazione. La purificazione significa se vi sono stati sbagli, vi sono stati difetti, se vi sono stati peccati, sì, la purificazione. Per la purificazione occorre l'esame di coscienza e poi il pentimento, il proposito e la confessione. Così /è la prima parte/ (a) degli esercizi spirituali, sì. In primo luogo quindi l'esame, secondo il dolore, terzo il proposito, e quarto la confessione con indulgenza plenaria. E allora vi è la purificazione.
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Ma poi la purificazione ha da continuarsi. Cioè togliere ciò che è difettoso e ciò che dispiace al Signore. Quindi la purificazione poi deve continuare in tutto il corso dell'anno seguente. Purificare la mente, purificar la volontà, purificare il cuore, purificare quello che sono i sensi esterni ed interni, quello che è nella vita religiosa in quanto è manchevole, ecco.
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Ma fare l'esame di coscienza. Prima una domanda. O come punto di esame questa domanda: l'anno è passato in fervore? vita fervorosa? Secondo: o che sia /passato/ (a) un anno in tiepidezza? o quel che /speriamo/ (b) che non ci sia, il peccato? Ecco, queste prime tre domande a noi medesimi: attualmente siamo in stato di fervore o di tiepidezza o di cattiveria? Oh.
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Venendo poi all'esame più preciso: la purificazione della mente. Abbiamo usato noi la nostra intelligenza, la nostra mente, abbiamo usato la nostra mente a pensieri buoni? /Usata/ (a) la mente per progredire nello spirito di fede. Usare la mente negli studi o nell'imparare quello che è necessario per l'apostolato e per quel che si deve fare nella vita quotidiana. Sì.
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Pensare /che non possiamo fermarci/ (a), ma dobbiamo continuare. E allora: e l'istruzione religiosa l'abbiam seguita? Nella meditazione c'è stato il raccoglimento della mente? E poi, c'era da studiare e si è impegnato l'intelligenza? E poi, l'imparare tutto quello che appartiene all'apostolato o alla vita religiosa e secondo gli uffici /che ciascheduno/ (b) ha? Pensieri inutili, letture inutili, curiosità inutili, notizie che ci distraggon soltanto... Il raccoglimento!
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E quanto allo spirito di fede, abbiamo studiato bene il catechismo? O abbiam anche avuto una istruzione più larga? E noi allora abbiamo usato bene l'intelligenza in questo? E quindi, meriti! Possono esserci pensieri di superbia e ci possono essere pensieri di umiltà. Ci possono esser pensieri contro la carità, e ci possono esser pensieri tutti conformi alla carità. Pensare in bene!
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Secondo: e la nostra volontà? La volontà, che il Signore ci ha dato questa facoltà: la volontà. Per che cosa è la volontà? Per l'obbedienza. Fare la volontà di Dio. Tutta la volontà di Dio. La volontà di Dio, perché? Perché tutta la vita è una obbedienza. E per tutti, per tutti. Cominciando dai comandamenti della legge di Dio, e abbiamo ubbidito a questi comandamenti capitali? fondamentali? "Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori di me" ecc.
(1) [cf. Dt. 5,6-7]. E poi, sarà il terzo, sarà il quinto sarà l'ottavo, e poi ci sono i comandamenti della Chiesa, e poi ci sono le costituzioni. Abbiamo usato santamente la nostra volontà, piegandola? Perché cominciò dal figlio di Dio incarnandosi, quando il figlio di Dio si presentò al Padre celeste. E il Padre ha mandato il suo figlio a salvar l'umanità! Ecco, l'obbedienza comincia di lì, dal figlio di Dio che si è incarnato per il volere del Padre. E difatti il Signore, il Padre ha amato così gli uomini da mandare il suo figlio a salvarci. A salvarci.
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E l'obbedienza quotidiana? E quelli che sono i doveri personali, quelli che sono per un certo ufficio che si ha, un certo impegno? Ma quando poi si vuole legger le costituzioni, durante gli esercizi questo è molto importante: ho osservato quello che sono i vari articoli delle costituzioni? Ho fatto un esame? L'obbedienza! E qualche volta ci sono anche i capricci, qualche disobbedienza. Qualche volta che si cerca di scusarsi o di cercare in maniera /che/ (a) non si sia disposto, e [si è] fatta un'obbedienza in quel senso, o perché non ci piaceva fare /quell'altro/ (b) ufficio, quell'altro incarico. Come è stata la nostra volontà?
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Terzo: i sentimenti, il cuore. Il cuore! E' in noi la sentimentalità, oltre la volontà e oltre l'intelligenza. La sentimentalità. E questo sentimento, questo affetto, questo amore è stato sempre rivolto a Dio? Si è amato veramente il Signore, dopo specialmente di essersi consecrati al Signore, e sentirsi, sentirvi come tante spose /riguardo/ (a) allo Sposo celeste? Quanto si è amato con tutto il cuore veramente e sopra ogni cosa? O ci sono anche affetti disordinati? Qualche volta i sentimenti, magari di odio, di invidia ci possono essere.
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E poi: e l'amore al prossimo com'è? Cioè noi rispettiamo non solo, ma desideriamo il bene e cerchiamo di fare il bene che è possibile? E particolarmente qui c'è da far l'esame sopra l'apostolato. Che l'apostolato è tutto /un/ (a) apostolato di amore, di carità o che riguarda, questo, verso i bambini, verso i fanciulli per il catechismo, ecc. L'apostolato, come è stato nel corso dell'anno? E come si sono amate le persone con cui convivete? Mica invidie, ma qualche volta possono anche esserci delle affezioni un po' disordinate, particolari.
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Ma l'amore che sia, sì, in ordine e in spirito soprannaturale; cioè le persone, le sorelle sono immagine a somiglianza di Dio. /Quindi/ (a) [ad] amare si ama Dio. Perché? E perché le persone con cui si convive e tutte le altre persone sono fatte ad immagine e simiglianza di Dio. E allora, come vogliamo amare Dio [così] amare /nell'immagine/ (b) di Dio.
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E quanto poi all'interiore nostro, ancora i sensi interni: la immaginativa. Sensi interni, e che sono le fantasie ad esempio, memorie: ricordare bene le cose: quanto ci è stato spiegato, quanto si è studiato, quanto dobbiamo tenere presente e ciò che abbiamo da fare. La memoria! Eh, persone che sono anche un po' smemorate alle volte. Occorre che noi usiamo la mente e tanto la memoria. La memoria, per ricordare e lo studio che si fa e quello che si deve fare. Oh, e quando si leggono i libri spirituali, ricordare. E quando ci sono stati gli avvisi, ricordare.
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E l'immaginativa, la fantasia. /Non ritenere/ (a) nella nostra fantasia cose che non servono o che anzi sono dannose. E d'altra parte l'immaginativa può servirci tanto; quando meditiamo i misteri del rosario, quando guardiamo all'altare, quando vi è la messa, quando ci rivolgiamo al tabernacolo, ci rivolgiamo a Maria, ci rivolgiamo ai santi apostoli Pietro e Paolo, sì. Ricordare particolarmente l'ostia, il crocifisso. E non fantasticare.
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Poi i sensi esterni. I sensi esterni sono cinque, e cioè sono gli occhi cioè la vista, l'udito, il gusto, la lingua, il tatto, l'odorato. Ma due generalmente si uniscono assieme, e sarebbero, in un certo senso, sei: in altro senso cinque. La nostra vista, l'abbiam sempre usata in bene? per leggere i libri? per guardare Gesù? per servirci della vista per trattare con le persone? E quello /che/ (a) è necessario per far l'apostolato? /L'uso/ (b) degli occhi, della vista. Sì.
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E gli occhi possono presentare anche un pericolo di persone che non bisognerebbe guardare, o letture che non bisogna fare, o spettacoli che non bisogna seguire, ecc. La vista! Gli occhi /sono la/ (a) finestra dell'anima. La finestra dell'anima, perché ciò che si vede entra nell'intimo dell'anima.
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Poi vi e l'udito. Può essere che si /sia/ (a) stati ad ascoltare discorsi o canzoni o altre cose non buone. E quante volte si è invece udito santamente? Ascoltare le prediche, ascoltare gli avvisi e i consigli, ascoltare nella scuola, ascoltare in quello che, sì, veniamo ad essere istruiti da persone. Quindi, l'udito è un dono di Dio. Ma anche qui, non abusare del dono di Dio. Ma usare santamente dell'udito, di questo dono che il Signore ci ha fatto. Oh.
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Poi vi è il gusto. Non ci dobbiamo regolare secondo il gusto, ma regolarci secondo la ragione e cioè quello che si deve prendere e quello che si deve lasciare. Quello che serve, in sostanza, per mantenerci nel servizio di Dio, e non perché una cosa piaccia di più o piaccia di meno. E anche se dovessimo prendere /una malattia/ (a) e [di conseguenza] le medicine che tante volte si devono inghiottire. Il gusto dominarlo, sì, con la ragione, non col senso.
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Poi la lingua. Ah, la lingua serve a tante cose santissime: il rosario /che direte/ (a) fra poco, i canti sacri. La lingua. Istruire i ragazzi, istruire le persone con cui bisogna trattare, con la lingua. Possiamo noi portare in tanti modi la voce di Dio, quando si è presso un bambino, quando si è presso un malato, ecc. Santificare la lingua. Ma la lingua è anche piena di pericoli. La lingua, oh, è necessario dominarla. Bisogna che noi prima di aprir la bocca, bisogna /che abbiamo/ (b) riflettuto già se quello che vogliamo dire è buono, oppure se non è buono.
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Tante volte bisogna parlare, e tante volte bisogna tacere. Bisogna parlare in confessionale per dire tutto quel che è necessario, e tacere quello che non si deve dire, perché potrebbe essere di cattivo esempio o di cattiva impressione per altri che sentono. E le mormorazioni? che possono portare danno alle persone. Mormorazioni che forse sono contro le disposizioni che sono state date. La lingua, sì. Questa lingua che può dare tanta gloria a Dio, e questa lingua può caricarsi di molte responsabilità. Molte responsabilità. Mai giudicare, condannare quando non tocca a noi.
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Poi vi è il senso dell'odorato, ma lo capite più facilmente. Invece c'è il senso del tatto. Il senso del tatto, /si/ (a) estende a tutto il corpo, dai piedi alla testa, perché c'è la sensazione, e quindi è il senso, sì. Oh. La vista è nella testa, l'udito è nella testa, la lingua è nella testa, l'odorato è nella testa, ma /il senso/ (b) che ho ricordato, questo senso, il tatto è diffuso in tutto il corpo. E quante volte la sentimentalità, e quante volte la pigrizia, e quante volte vi possono essere dei disordini, ecc. Allora, occorre che non dominiamo il nostro tatto, sì.
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Poi, possiamo fare ancora [questo] esame di coscienza: come [è] osservata la vita religiosa? Ciascheduna può dire: sono una buona religiosa. Oppure: non sono una buona religiosa. Ecco. Come è la vita religiosa? Come ho fatto l'ufficio che mi è stato assegnato - ciascheduna può dire - che mi è assegnato nel corso dell'anno? Come ho fatto quell'ufficio? /O/ (a) [in] quella casa in cui si è andate? o quell'impegno che è stato assegnato? Quali sono state le relazioni col prossimo? Relazioni di buon esempio, relazioni sempre per portare un po' di bene dovunque o in casa, nella convivenza in casa; oppure /nei/ (b) contatti con le persone esterne e con tutte quelle persone a cui avete e dovete portare secondo il vostro apostolato, sì.
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Siamo veramente sicuri che l'anno è passato tutto bene? oppure vi sono manchevolezze? E si può riparare in qualche maniera durante il corso degli esercizi, specialmente col dolore e col proposito. Il proprio ufficio.
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Ora, ancora: è molto importante ricordarsi e farsi questa domanda: com'è il mio carattere? Ecco. E non vi hanno mai avvertito? o vi hanno incoraggiato? o hanno constatato che avete un carattere buono? Un carattere per cui la convivenza /nella congregazione/ (a), nell'istituto, nella casa /questa/ (b) convivenza soddisfa. E allora si vive una vita religiosa, in che maniera? /In gioia si vive/ (c) in gioiosità. Ecco. Gioiosità religiosa. Oh, molti /vorrebbero/ (d) sì, anzi più facilmente siamo portati, vorremmo che tutto fosse per noi, che [ci] riguardino e cioè che abbiano tanta stima, che ci rispettino, che ci aiutino, che parlino in bene. E noi abbiamo fatto tutto così? in tutto? in tutto?
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C'è la riconoscenza al Signore delle grazie che si son ricevute? E c'è la riconoscenza all'istituto che vi ha accolte, che vi ha formate e che vi ha fissato e vi ha destinate a fare un bene, un gran bene secondo l'apostolato? secondo gli uffici che ci sono? E sono distribuiti! Il carattere: vivere bene in questo senso!
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Allora, poi, fare l'esame sopra la pietà. Come sono state le comunioni? Come sono state le confessioni? Come sono state le preghiere; particolarmente l'adorazione? Perché più facilmente la messa e la comunione, più facilmente si fa fervorosamente. Ma la visita è intiera? E quale metodo si è seguito nella visita?
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E poi, per la nostra purificazione è molto bene che noi chiediamo ad altri, alle persone che ci conoscono: che difetti ho? Che cosa avete notato in me di non buono? Quali correzioni mi fate? Ecco, allora: esercizio di umiltà. Ma proprio per progredire la prima base è l'umiltà, cioè di riconoscere ciò che ci manca. E poi, la fede che per la grazia di Dio il Signore ci aumenti i suoi aiuti. I suoi aiuti.
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E poi, nella giornata vi è abitualmente il raccoglimento? O /nella/ (a) mattinata, ci passano alcune ore o qualche ora senza ricordare Gesù? senza ricordare di nuovo la comunione che si è fatta o la meditazione o l'esame di coscienza? Domandare a noi stessi: /in/ (b) questo momento il mio spirito, la mia anima come si trova? in che pensieri, in che progetti? in che stato: di tiepidezza o di fervore?
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Ecco, allora con questo esame più facilmente progredirete. E purificate bene [nel]la coscienza, che cosa segue? Segue questo: la santificazione. Ora per la purificazione, due giorni, due giorni e mezzo; e poi passare a quello che è il futuro, cioè la santificazione.

Ariccia (Roma)
26 settembre 1965

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(1) Ariccia (Roma), 26 settembre 1965
*** Le prediche con i tre asterischi sono state dettate dal Fondatore alle pastorelle durante il terzo corso di esercizi tenuto ad Ariccia (Roma) dal 26-9- al 4-10-1965.

525 (a) R: corso spi[rituale] di.
(b) R: si c'è.

526 (a) R: se noi.
(b) R: vi corrispondiamo.

527 (a) R: e e se non pro non progredisce.
(b) R: dare dar.

528 (a) R: s è la pa è la prima parte.

530 (a) R: pa passato.
(b) R: non pens[iamo] speriamo.

531 (a) R: usare usata.

532 (a) R: perché non dobb[iamo] possiamo fermarsi.
(b) R: che ciascheduno che ciescheduno.

(1) La citazione è un po' confusa.

535 (a) R: di che.
(b) R: quel, quell'altro.

536 (a) R: ris riguardo.

537 (a) un una un.

538 (a) R: e man, e manda e man quindi.
(b) R: e nella nella immaginazio[ne] nell'immagine.

540 (a) R: non tenere nella nostra fantasia ritenere.

541 (a) R: che dob che.
(b) R: l'u l'uso.

542 (a) R: son la sono la la.

543 (a) R: siano.

544 (a) R: una malatti una malattia.

545 (a) R: che st[ate] che st[ate] che direte.
(b) R: che ab che abbiamo.

547 (a) R: si e si.
(b) R: il l'od[dorato] il senso.

548 (a) R: e o.
(b) R: nel nei.

550 (a) R: nello congre nella congregazione.
(b) R: che questa.
(c) R: in gioia in gioia si vi si vive.
(d) R: avrebbero.

554 (a) R: nella nella.
(b) R: se in.