Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVII. UMILTA' **(1)
La considerazione che stiamo per fare che sia presa in umiltà appunto perché dobbiamo parlare dell'umiltà. In tutto abbiam sempre da mettere come base l'umiltà.
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Tanto necessaria l'umiltà come qualunque costruzione: spirituale, morale, intellettuale, personale. In tutto è necessario che ci sia l'umiltà. Perché qualunque costruzione (supponiamo, eh, un palazzo o una casa di due piani o anche una casa di un piano solo), ha bisogno /del fondamento/ (a). Perché è questo il principio di ogni buona riuscita. Ecco, perché siete ancora nel primo periodo della purificazione e su quale punto vorreste fermarvi?
407
Sempre negli esercizi cominciare dall'umiltà, perché sono sette i vizi capitali. Cosa vuol dire vizio capitale? Vuol dire che ci sia un vizio che domini, e poi ne produca tante altre mancanze, tante altre deficienze. Ma se sono sette i vizi capitali, la superbia è anche capitale degli altri sei. E quindi, e dalla superbia c'è l'ira. E dalla superbia c'è la collera, c'è l'invidia, c'è poi quello che umilia, e cioè la /impurità/ (a), [la] golosità, [la] pigrizia. Quindi sulla superbia l'esame sia sempre fatto umilmente, e cioè riconoscere i nostri difetti.
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Vi sono persone a cui non si può consigliare, non si può correggere mai perché non accettano. Daccapo, come principio. Si credono... e basta. Se sono richiamate a qualche punto della condotta, non accettano. Allora, perché il vizio dei vizi è la superbia? E come ha cominciato il male? Eva si è lusingata nelle parole che le aveva detto satana, il diavolo. E cioè: il Signore ti ha proibito di mangiare /quel/ (a) cibo perché ti invidia il Signore, perché se mangi di quel frutto allora divieni pari a Dio, uguale a Dio. Ecco la lusinga, e ha ceduto. Eh, ecco la superbia: è il male dei mali. Quindi, essere umili nel fare l'esame di coscienza, e cioè umilmente fare l'esame di coscienza cominciando da quello che è, così, il principale pericolo, sì.
409
Oh, che cosa è la superbia? Vuol dire super, vuol mettersi sopra. Stimarsi di più: "Ho una bella voce, ho una bella intelligenza, son capace in questo, son capace in quello, voglio stare con le persone distinte, con la povera gente no... /E non son venuto/ (a) per servire, ma voglio guidare".
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Eh, in questo periodo estivo ho notato tanto: si vuole essere messi in vista. Si vuole essere a capo. Si vuole insegnare. Qualunque istituto che comincia con la vanità, eh, comincia /a distruggersi/ (b) nella nascita quasi, sì. E allora quelle persone che devono essere in mano di Dio, a compiere le opere di Dio, queste persone perché sono state umiliate? Perché si erano inorgoglite.
411
E allora, volete far del bene? "Imparate da me /che son mansueto/ (a) ed umile di cuore" [Mt 11,29]. Ecco, colui che è tutto, che era il figlio di Dio incarnato: mansueto ed umile di cuore. Il gran nemico è la superbia. Perché se foste tutte dottoresse, se foste anche figlie di imperatori, qualunque cosa che aveste, tutto viene a cascare contro la persona quando c'è /la superbia/ (b). E' a danno allora. Allora, cosa bisogna pensare? Bisogna pensare che "Chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato" [cf. Mt 23,12]. Divengono incapaci a tutto * * * (c).
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E' l'impedimento. Non è perché c'è stata la tal persona, perché c'è stato quell'incidente, perché ci sono persone accanto che sono esigenti, oppure hanno altri difetti. Ma /in queste/ (a) cose casca sempre quello che era la possibilità di fare. E non si fa e poi si attribuisce il danno, la causa, la responsabilità ad altre persone. Guai all'orgoglioso! /Sì/ (b) sia pur sicuro che dopo casca: è l'ira, è l'invidia, la gelosia. E il Signore a te, a me a chiunque: chi si esalta nello spirito, si umilierà nella carne. Fantasiacce, intenzioni cattive, desideri /che sono/ (c) umilianti, e poi, /infine/ (d) non si è né stimati dagli uomini /né/ (e) piacciono a Dio. Poverette, queste persone! Perché? Perché i doni di Dio li hanno usati per l'io. Ma i doni di Dio son per Dio, sono; non per nostra umiliazione.
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Se un'anima farà l'esame di coscienza adesso, (certamente lo fate tutte eh; quando vado a far gli esercizi, questo [vado] a farmi agli esercizi), ma in primo luogo esaminarsi sopra l'amor proprio, sopra la vana gloria, sopra le intenzioni storte. E in sostanza tutto quel che è superbia e figlio della superbia. Perché quella persona ha molte tentazioni, ha difficoltà... Ebbene se ha umiltà, il Signore dà la grazia e supererà tutto. E supererà tutto. Ma se anche aveva delle buone qualità /e/ (a) anche già acquisite delle virtù, eh cascherà. Cascherà. Ecco. "Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato" [Mt 23,12], eh, sì.
414
E mi è venuta poi un'occasione nel tempo passato, ultimamente. Questa vanità. Questo creder già di essere sopra. E vorrebbero sempre esser superiore. Rispetto, perché c'è l'età. Eh, perché /in me c'è questa/ (a) qualità, c'è quell'altra. La superbia, ecco. Allora è come una casa che casca perché non ha base. E la base è l'umiltà. Oh.
415
Adesso, il buon Pastore è venuto per redimere l'umanità; ha predicato la dottrina divina; ha moltiplicato i suoi miracoli, ha stabilito la Chiesa, ha portato la salvezza. /Ci ha/ (a) stabilito i sacramenti e lo stato religioso e la vita sacerdotale, ecc. Dove è nato? Lì vicino alla greppia e nella greppia è messo. Ecco. E poi come è vissuto? Prima è cacciato via, cioè è obbligato a esiliarsi nell'Egitto quel bambino, e poi soggetto e sempre docile: subditus illis [Lc 2,51].
416
.Qualche volta non si credono che abbia un ufficio, una distinzione /vorrebbero/ (a). Poveretti! Come divengono poveri quando hanno tanto, tanto si credono ricche, poverette! E fino al punto di non sapere alle volte, sempre /accettare/ (b) le correzioni, accettare i richiami anche del confessore, oppure, /perché neppure/ (c) conoscono le loro debolezze. Quanto allora diviene dura l'obbedienza! Quanto diviene [dura] la difficoltà! E se non c'è la obbedienza, siccome l'obbedienza è per tutta l'umanità, per tutta la vita, cominciando dai comandamenti, e fino ad esser destinato a fare la cucina o la pulizia, o nell'orto, o ad altra cosa...
417
Oh, bisogna che impariamo /dal Pastore/ (a) divino Gesù Cristo, sì. E che egli si è messo ai piedi degli apostoli a lavare a loro i piedi, /e lavò/ (b) anche i piedi di Giuda, e /glieli ha baciati/ (c). Allora non ci viene la ricchezza /delle/ (d) grazie e quindi nel progresso spirituale e la santificazione /e il/ (e) compiere il bene nelle anime. Bisogna che ci sia questa umiltà. Verrà dopo poi. Dio farà, quindi /accusare/ (f) "/Da me nulla/ (g) posso" e subito lì daccanto: "Con Dio, posso tutto". E quindi in questa umiltà Dio farà. Dio farà.
418
Oh, quante cose /si/ (a) rovinano! E cioè quante cose buone che si fanno anche con sacrificio, dedizione; ma c'entra dentro un pizzico di superbia, e con tutto quel che ha fatto, anche il sacrificio, /e ha perduto/ (b) il merito. E quindi, invece di piacere a Dio, ha cercato di piacere agli uomini e a se stessa, quella persona. La detestazione di questo vizio capitale. E detestazione del vizio della superbia significa anche e /completa/ (c) anche la /detestazione/ (d) degli altri vizi capitali. Basta che uno si /inorgoglisca/ (e) /nella/ (f) mente, finirà con essere /con l'umiliazione/ (g) nella carne. Quel che era spirito viene umiliato nella carne.
419
[420] Oh, quante cose, quanta rovina nel mondo! Quanta negli istituti e quante anime /che con i doni/ (a) che hanno avuto, le grazie che hanno avute, che avrebbero dovuto salire /alle più alte/ (b) condizioni spirituali di santità! E invece? E invece /quella/ (c) povera madre di famiglia, quel povero uomo, che dalla mattina alla sera e facendo dei lavori pesanti, umilmente e poi, e poi...
420
Ecco san Giuseppe: /eh/ (a) falegname, /un buon/ (b) uomo /della/ (c) plebe. E poi è diventato il primo santo dopo la Vergine. Sopra tutti i papi, sopra tutti i martiri, sopra tutti i confessori, tutti i pontefici, san Giuseppe. Eh, il suo lavoro umilissimo. E poi sempre docile a quel che il Signore voleva, /suddito/ (d). Perché? Perché l'umile è sempre docile. E' sempre docile, cioè disposto al volere santo di Dio.
421
Quando poi c'è la superbia, cosa fà l'apostolato dopo? Ah, quanto più scarso diviene il frutto! Ecco, /si vorrebbe/ (a) insegnare e ai maestri, e al parroco, e a tutti quelli che sono lì nel circuito, nell'ambiente. Poveretti! Divengono persone inutili. L'orgoglioso tradisce /il suo/ (b) apostolato, il suo ministero. E se invece c'è l'umiltà, anche se ha poche doti, oh, come si va! Il curato d'Ars: umile parroco di una piccolissima borgata /e ha attirato/ (c) da tutte le parti le anime che venivano a inginocchiarsi ai suoi piedi, anche personalità elevate, ecc. Oh. Quindi la superbia distrugge la santità e distrugge l'apostolato.
422
Quel certo sdegno, quel pretendere in quella forma... Dico questo anche perché in quest'ultimo tempo ho veduto tante cose che cascano. Perché? Eh, si credono... Hanno una qualità, un dono di Dio e se ne vantano e poi cascano, e perché? Perché hanno un dono, e ne mancano di dieci alle volte. Allora non si possono neppure portare certe persone ad una posizione dove /poter/ (a) far maggiore bene, ma c'è la superbia per cui quello che dovrebbe fare con frutto: a vuoto.
423
Adesso, che cosa bisogna dire per esaminarsi. E su quali basi fondarsi, perché non diciam solamente: "Sono umile, ma sono convinto che sono niente, e che son peccatore, e che ho mille debiti con Dio". Anzitutto siamo nulla. Prima della creazione che cosa c'era di noi? Nulla affatto. Neppure l'aria che respiriamo affatto, il nulla.
424
E se si è diventati cristiani, c'era nulla. E se avete avuto una vocazione e siete arrivate a questo punto, per cui state abbracciando o già avete abbracciato la vita religiosa. Ma tutto questo da chi è? E' di Dio. E chi ha fatto la congregazione? L'ha fatta Iddio. E se c'è stato qualche cosa in mezzo /alle/ (a) ruote, la sbarra si è rotta /attraverso/ (b) le ruote /o ha fatto rompere/ (c) le ruote. Siamo così, ma quante opere ho visto che son distrutte dall'orgoglio! Ed esaminare /se noi/ (d) abbiamo impedito tante volte le grazie e il progresso e il bene che si doveva fare. Si doveva fare.
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Quel Giovanni XXIII, il Papa, come era umile! Lui nella sua persona, nelle cose che faceva! E ha messo in movimento tutto il mondo. E continua adesso col /Concilio Vaticano II/ (a). Oh, non ha voluto attorno a sé, san Pio X, non ha voluto nessuno dei suoi. E perché il nipote era stato messo in collegio dove si pagava parecchio perché era un collegio di persone distinte e il fratello domandò che gli desse qualche aiuto: "No, no. /Fate i contadini/ (b). Continuate e non cercate questo". Ma sì, anche in quei giorni si studiava e lui stesso ha studiato, ma non in case distinte: mettersi in un collegio un po' ricco... ecc. Oh /E/ (c) Giovanni XXIII come si è comportato nella sua condizione, nato da contadini? E ha voluto anche i fratelli contadini. Prima di chiudere la vita: tutto, ma povero! Viviamo poveri... siamo poveri... Così san Pio X, così Giovanni XXIII.
426
Adesso, prima quindi, /l'umiltà/ (a) perché siamo niente. Secondo: che non siamo carichi di difetti? E che cosa avete ricevuto qui nello stato in cui siete perché avete fatto studi, perché avete conseguito il giorno della professione, e per quello che /si è/ (b) preparati ad un apostolato, ecc. Da cosa l'abbiam fatto? Dall'istituto!
427
Poi si cominciano a esaltarsi. Eh, vorrebbero comandarti o almeno dare ordini a tutti. /E dare/ (a) gloria in tutte le cose, sì, per se stessi, poveretti. Povere anime. Quanto sono umili coloro che sono i santi invece, le anime umili. E poi? E poi, sì, quella figliuola era chiamata da Dio, aveva le doti per una vita distinta, apostolica, di servizio /alla Chiesa/ (b), servizio alle anime, eppure dopo... perde tutto!
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Stamattina, incoraggiavo una povera donna che si era trovata in alto e poi disperata perché tutta la famiglia che ha costituito e che non doveva perché non era quella la sua strada, è tutta in sfacelo. Bisogna che: chi si esalta sarà umiliato. La paghiamo noi la superbia, eh! E la guadagnano poi la virtù e la santità se c'è l'umiltà.
429
Eh, Gesù Cristo era il figlio di Dio incarnato: "Imparate da me /che sono mansueto/ (a) ed umile di cuore" [Mt 23,12]. Mansueto: non irritarsi né coi bambini, né con le sorelle, né con altre persone, né con noi stessi. Umiltà: /sono/ (b) composto di terra. Composto di terra (1).

Albano Laziale (Roma)
26 agosto 1965

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(1) Albano Laziale (Roma), 26 agosto 1965

407 (a) R: della fondaz[ione] fondamento.

408 (a) R: impurezz[a] impurità.

409 (a) R: quel quel.

410 (a) R: e non vengo per e non son venuto.

411 (b) R: a discru a distruggersi.

412 (a) V: perché sono dolce.
(b) R: la pers quando c'è la superbia.
(c) R: coccoloni. E' la...

413 (a) R: queste in queste.
(b) R: si sa si.
(c) R: che sono che sono.
(d) R: infine infine.
(e) R: né né.

414 (a) R: delle.

415 (a) R: c'è in me c'è sta.

416 (a) R: ci ha ci ha.

417 (a) R: sup vorrebbero.
(b) R: accus[are] accettare.
(c) R: perché e perché neppure neppure.

418 (a) R: dal Mae[stro] dal Pastore.
(b) R: e si lav e lavò.
(c) R: glieli bacia li ha baciati.
(d) R: del delle.
(e) R: e la con è il.
(f) R: accus accusare.
(g) R: da nulla da me nulla.

419 (a) R: si si.
(b) R: e non e ha perde perduto.
(c) R: compl completa.
(d) R: detesti la destina la deste detastazione.
(e) R: inorghioglia inorghioglia.
(f) R: nel nella.
(g) R: con con l'umiltà con l'umilia con l'umiliazione.

420 (a) R: che avrà con con i con i doni.
(b) R: alle più alte alle più alte.
(c) R: quel quella.

421 (a) R: con eh.
(b) R: un buon un buon.
(c) R: della della.
(d) R: sud sudditutto suddito.

422 (a) R: si la vorrebbe con vorrebbe.
(b) R: il suo il suo.
(c) R: e ha attirato da tutte le parti ha attirato.

423 (a) R: per

425 (a) R: alle alle.
(b) R: attraverso attraverso.
(c) R: o ha fatto le ruo ha fatto rompere.
(d) R: se caso se noi.

426 (a) R: congresso col Vatica, col Vaticano ecumenico II.
(b) R: fate i con fate i contadini.
(c) R: e san e.

427 (a) R: l'umi, l'umiltà.
(b) R: si è si è.

428 (a>/i>) R: e dare e dare e.
(b) R: della chie alla chiesa.

430 (a) V: perché sono dolce.
(b) R: sono sono.
(1) Qui finisce il nastro senza il solito saluto di commiato.