Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIX. PREGHIERA (1)
Ora: la preghiera. La preghiera è necessità di mezzo per salvarsi ed è necessità anche di dovere, cioè di precetto.
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La preghiera è da considerarsi in due parti e cioè: lodare Iddio, glorificar Iddio. Secondo: la petizione, la domanda di ciò che riguarda la nostra salvezza eterna. Ora, la preghiera. La pietà viene generalmente considerata come gradi: gradi della pietà, gradi della preghiera. I gradi che, secondo la teologia, generalmente si presentano: 1) la preghiera vocale; 2) la meditazione; 3) l'orazione affettiva; 4) orazione di semplicità.
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Questi gradi sono chiamati gradi ascetici. Ascetici, cioè in questi quattro gradi l'anima deve lavorare molto, sì. E anche c'è /la luce/ (a) dello Spirito Santo, l'aiuto quindi della grazia; ma occorre che l'anima operi, lavori. E quindi questi gradi (preghiera che si chiama ascetica): vocale, meditazione, orazione, orazione affettiva, orazione di semplicità. Dopo questi quattro gradi vi è quello che è chiamato parte mistica, in /cui/ (b) prevalentemente lavora Dio in noi.
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Nella prima parte prevalentemente lavoriamo noi. E poi, nella parte mistica, prevale l'azione divina. E questa parte la compongono cinque punti: /1/ (a) raccoglimento infuso; 2) quiete; 3) unione semplice; 4) unione estatica; /5/ (b) unione trasformante.
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Adesso bisogna dire qualche cosa dei vari gradi; ma /per gli/ (a) ultimi tre gradi credo che non siate ancor preparate (2), e quindi cominciare a fare quattro più due, quindi sarebbero sei gradi già, e c'è da lavorare, neh? Sì. Oh.
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La preghiera vocale. La preghiera vocale è fatta anche con la voce. Che può essere fatta, questa preghiera vocale, [da soli]; può esser propria: uno prega con le labbra e dice il rosario, per esempio, senza aver altre persone con cui recitare. Ma la preghiera vocale può essere anche in comune, come dite le orazioni mattina e sera, come voi cantate le cose liturgiche. E poi, oltre alla voce, ci può anche essere accompagnato il canto e anche il suono. E' tutta una manifestazione vocale questa, anche lo stesso mezzo /del/ (a) suono in sostanza.
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A proposito nella scelta degli inni, delle varie approvazioni dei vari canti, ecc. sceglierli in generale (quando è libero scegliere) /seguendo/ (a) ciò che è liturgico: i canti e i salmi e le preghiere liturgiche. Poi, dopo la prevalenza di questa parte /liturgica/ (b), ci sarà ancora quello che c'è nel libro delle preghiere, come inni, lodi, ecc. E' vero che si dovrà anche assecondare un poco per quello che [c']è in una parrocchia. Ma /se vogliamo accompagnare/ (c) la Chiesa, quindi la nostra preghiera ha più efficacia: quello che è secondo la liturgia, sì.
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Secondo: quello che riguarda gli inni, i canti /del/ (a) libro della preghiera nostra. Perché la prima parte è per vivere la liturgia della Chiesa: la seconda parte, quegli inni (come sono le coroncine) servono per mantener lo spirito proprio. E [per] voi lo spirito proprio [è] lo spirito di Gesù buon Pastore. Quindi scegliere questo. E vengono fuori tante lodi e qualche volta sono più o meno conformi alla... Ho dovuto distruggere almeno trentadue pagine; ma son solo parole di amore vago. Ma il Signore non vuole solo il cuore, vuole in primo luogo la testa, che è la fede. Sì, ci vuole la fede e ci vuole la speranza e ci vuol la carità. Che la preghiera sia veramente tale che alimenta la fede, la speranza e la carità.
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Secondo: la meditazione. La meditazione è una preghiera che si fa senza voce. E questo forse l'avete già imparato di più, questa parte, dopo quella che riguarda la preghiera vocale. E generalmente, quando si fa la meditazione, se il predicatore parla, deve esporre qualche dottrina o qualche fatto che si ha da presentare, supponiamo un tratto del Vangelo o supponiamo un fatto: considerare /il primo mistero/ (a) doloroso: Gesù che prega nell'orto del Getsemani e suda sangue, sì.
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Quindi in primo luogo una verità o un fatto, e poi dopo ragionare sopra quello. Ecco la meditazione: è un ragionare, è un discorrere. Questa parola è tecnica e bisogna intenderla nel suo senso. C'è la parte discorsiva, così chiamata, e poi vengono le applicazioni interiori, l'esame di coscienza, i propositi e la preghiera per mantenere i propositi. Sì. La meditazione.
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Terzo grado di preghiera: orazione affettiva. La orazione affettiva non è una cosa del tutto diversa. L'orazione affettiva può esser vocale o meditazione. L'orazione affettiva è quella in cui l'anima prevalentemente si ferma nei propositi e nel pregare e nell'affetto, supponiamo amare Gesù quando appunto sudava sangue e sudava sangue per noi, per ogni peccato nostro. Ogni goccia di sangue e l'abbiamo spremuta noi coi nostri peccati. E allora: l'affetto, il sentimento d'amore, di dolore nostro, e di propositi. Si chiama orazione affettiva, in cui la meditazione è breve e soprattutto si prolunga l'affetto, che sono i propositi e i sentimenti d'amore, di dolore, di desiderio e di impegno, propositi.
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Quarto: c'è l'orazione di semplicità. La semplicità è definita dal Bossuet così: "Una semplice visione o sguardo o attenzione riguardo a qualche verità o a qualche oggetto o a qualche mistero o a qualche virtù. E' un guardare ed amare, è miglioramento di tutto l'essere: anima e corpo e vita". /Questo dev'essere/ (a) un po' più spiegato. Una semplice visione o sguardo o attenzione o [a] qualche oggetto o [a] qualche verità o mistero, o [a] qualche vita. Qualche volta un punto, una stazione della via crucis basta a completare la preghiera. E contempliamo Gesù che accetta la croce e se la mette sulle spalle. E l'anima ricorda: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" [cf. Mt 16,24 e par].
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Anime delicate che sentono, che amano Gesù, e allora si fermano e contemplano questo. E sono alimentate da tanti pensieri buoni, da tanti desideri, da propositi e anche dalle domande che si fanno nelle invocazioni, magari per mezzo del Miserere, per mezzo del De Profundis, può essere del Magnificat. E' l'orazione di semplicità. Cioè non si ragiona molto, ma si contempla.
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Non si sta a ragionare perché l'hanno condannato, per i torti che hanno fatto a Gesù, e perché Pilato è stato così debole e poi se n'è lavato le mani e in sostanza l'ha condannato, ecc. Non si ragiona, ma si contempla Gesù quando gli mettono [la croce] sulle spalle e Gesù la bacia la croce e la prende per portarla sino al luogo della crocifissione. Anime che son sensibili, delicate, illuminate. Qui c'è già una opera più intima dello Spirito Santo. La anima lavora in sé, ma nello stesso tempo in lei lavora lo Spirito Santo.
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E /questa/ (a) viene assorbita così in due parole, per essere chiarita: è un guardare (supponiamo che Gesù prende la croce) e un amare. Che lui ha portato, ha preso la sua croce e che noi lo amiamo perché /ha/ (b) portato il peso dei nostri peccati; e nello stesso tempo noi vogliamo amarlo e portare con lui la croce: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso" [cf. Mt 16,24 e par.].
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Allora è un miglioramento. Non si fanno magari dei propositi chiari, delle invocazioni speciali, ma l'essere, tutto l'essere (l'anima e il corpo) è impressionato bene. Perché impressionato bene, serve a guidar la giornata. Si passa la giornata sotto quella luce, sotto quel calore spirituale e quell'amore più intimo che non abbiamo allora sentito. Quasi non si /distingue/ (a) che sia preghiera o che sia vita: è tutti e due assieme. Sì. Fino a questi quattro punti prevale il lavoro nostro spirituale e poi, insieme, la grazia; ma vi deve essere il lavoro particolare, sì. Oh, questi quattro punti si chiamano ascetici.
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Ma poi gli altri cinque punti sono di contemplazione infusa, e l'azione prevalentemente divina c'è. Com'è detto: raccoglimento infuso, quiete, unione semplice, unione estatica e unione trasformante che è il matrimonio spirituale dell'anima con Gesù. E' al punto lì che si chiama giusto quel che si dice Sponsa Christi: quando è arrivata così al nono grado, il quinto grado di mistica e il nono grado compresi tutti assieme.
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Siccome i tre [ultimi] punti sono un po' più alti, se quest'anno potete progredire fino al sesto, allora, piacendo al Signore, passerete agli altri tre ultimi: unione semplice, unione statica e unione trasformante o matrimonio spirituale.
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Questo veramente forma la perfetta suora. E si deve tendere lì. E' il comando, è l'obbligo preso. Che cosa è la vita religiosa? Un perfezionamento. E' il primo articolo delle costituzioni: progresso. Bisogna arrivar lì. Quanto più tendiamo. Però la suora, l'anima consecrata a Dio è proprio chiamata a tutti i gradi, /a/ (a) salire a tutti i gradi. Allora siam chiamati veramente figli di Dio.
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Oh, adesso, pensiamo solo a due di questa parte mistica, lasciando da parte gli altri tre punti. Quindi, il primo di mistica, cioè il quinto: raccoglimento infuso, e il secondo: quiete: Il raccoglimento infuso è caratterizzato dall'unione con Dio, l'unione dell'intelligenza, dell'intelletto. E l'altro grado, che si chiama di quiete, è caratterizzato dal sentimento. Nel primo punto domina di più la parte intellettuale e nell'altro la parte sentimentale, la parte quiete, sentimentale.
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Raccoglimento infuso. E' caratterizzato dall'unione dell'intelletto con Dio. E com'è che l'opera dello Spirito Santo è nell'anima? Che azione ha l'azione prevalentemente divina nell'anima? Perché questa unione con Dio, questa unione /piuttosto/ (a) intellettuale è infusione dello Spirito Santo con tre doni dello Spirito Santo: il dono della scienza, il dono del consiglio, il dono dell'intelligenza.
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E' un'azione divina. Come avviene? Quando la anima è nel fervore, ma specialmente è illuminata da Dio e ha una fede profonda, una speranza ferma, completa in Dio, quando l'anima è presa così, ecco quel che avviene: di un colpo, Dio /entra/ (a) in un mondo superiore, l'anima. Un colpo di Dio e la anima entra in un mondo superiore, dove risplendono le ineffabili meraviglie divine. E questo è questo raccoglimento. Questo generalmente non si può fare durante la messa o durante i vespri o la preghiera che è sociale, cioè è comunitaria. Qui si allude ed è proprio da compiersi nella visita al santissimo Sacramento e qualche volta anche nella stessa meditazione. Sono i due punti.
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Vedete un poco quando volete fare l'adorazione, la meditazione: per quanto è possibile escludete ciò che disturba, /ciò che/ (a) procura più facilmente distrazioni, preoccupazioni. Oh, avete tutto il giorno da lavorare /e spendete/ (b) le vostre forze, ma che vi lascino quel tempo di trattare con Dio. E perché si tratta con Dio, il vostro apostolato sarà molto meglio compiuto. E quindi, anche i parroci e la popolazione e i ragazzi e i bambini e la gioventù ne avranno vantaggio, ecco, quando c'è questa intimità. Ché non è ozioso, eh, questo punto. Sì.
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E dopo che si è lavorato interviene Gesù di un colpo, ecco: di Dio. E allora il raccoglimento infuso. Ma non bisogna cercarlo. No. Bisogna invece compiere bene la preghiera, e allora è un colpo di Dio che entra perché è la contemplazione mistica, è l'azione prevalentemente dello Spirito Santo.
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Sesto: /la quiete/ (a). E non vuol dire dormire, eh. Vuol dire attivarsi o, meglio, le nostre potenze sono attivate da Dio. Consiste in un sentimento intimo della presenza di Dio. Questo sentimento assorbe la volontà e il sentimento, e riempie l'anima ed il corpo di soavità e diletto ineffabile. Il sentimento è assorbito in Dio. Il sentimento, il cuore e la volontà sono assorbiti in Dio. E' Dio che domina. E' Dio che domina.
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Quando /la suora/ (a) a poco a poco si intiepidisce e conduce una vita spirituale stanca, tiepida, non ha mai i godimenti e le gioie e le consolazioni interiori. Qui è il dono che dà lo Spirito Santo, quando c'è questo fervore. Non cercarlo, ma viene da Dio. Cercare /di far/ (b) la preghiera al massimo bene, massimamente bene. Ma poi lasciare la azione dello Spirito Santo che opera.
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Quindi, i due punti: raccoglimento infuso che è caratterizzato dall'unione dell'intelletto con Dio; e poi, sesto, la quiete è un sentimento, è un'unione /intima tra/ (a) Gesù e l'anima. E l'anima si riposa in Dio. E allora l'anima e il corpo insieme hanno /una certa soavità/ (b) e diletto ineffabile. Il sentimento e la volontà sono assorbiti in Dio, allora.
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Vedete un poco così: la vostra pietà va progredendo? Sotto un certo aspetto il tempo più utile è il noviziato e poi il tempo /della professione/ (a) temporanea. Ma qualche volta l'anima fa questo progresso dopo la professione stessa. Che cosa è poi? E' vivere: povertà, castità, obbedienza corrispondendo alle costituzioni, e cercare in tutto il perfezionamento. Il perfezionamento. Sì. E' proprio un dovere per noi consecrati a Dio. Dobbiamo mirare alle altezze, perché /è il primo/ (b) articolo delle costituzioni.
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Abbiamo tutti da umiliarci, neh! Quanto è la nostra pietà? Persone che /cadono/ (a) in tiepidezza e recitano delle preghiere così... così distratte, così senza sentimento e senza spirito di fede... La unione con Dio non si costituisce mai.
488
Oh, quando l'anima arriva a questi punti alti, c'è l'ingresso al paradiso pronto. Altrimenti vi può essere un lungo purgatorio, sì. Noi dobbiamo cercar di migliorare quotidianamente. Poi /altre/ (a) volte piacendo a Dio, gli ultimi tre gradi.
489
Da notare sempre che qui non c'è niente di straordinario, neh! /Qui/ (a) non c'è niente di straordinario. Come se uno, /fosse già/ (b) così elevato che fa delle profezie o fa dei miracoli. Non ci entrano lì dentro. Qui è tutta preghiera semplice, è tutta preghiera che si tratta di essere sempre migliori. E' una vita spirituale ordinaria.
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La [vita spirituale] straordinaria è quella dei fenomeni mistici, supponiamo che uno fa una profezia o un miracolo... Ma quello non /importa/ (a) a noi, diciamo così, perché è Dio che lo fà. Non c'è niente di noi, [non] c'è merito. Il merito lo fa lui: se c'è una /profezia/ (b), è lui che la dà, è lui! E così tutto quel che /può/ (c) essere sudore di sangue oppure le particolari elevazioni /e/ (d) quando ci sono le manifestazioni, ecc. Visto a Lourdes, visto a Fatima, e santi che hanno avuto queste visioni. Ma quello è tutto di Dio.
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Quella che è /la nostra parte di merito/ (a) sono questi gradi di preghiera. Dio non premia il miracolo perché l'ha fatto lui. E invece il premio è quando facciamo noi con la grazia del Signore.

Ariccia (Roma)
31 agosto 1965

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(1) Ariccia (Roma), 31 agosto 1965

462 (a) R: la lume la luce.
(b) R: in cui l'azione.

463 (a) R: quinto (nella considerazione dei nove gradi della preghiera questo sarebbe effettivamente il quinto).
(b) R: e poi quinto.

464 (a) R: degli.
(2) In tono scherzoso che suscita ilarità.

465 (a) R: che il.

466 (a) R: seguire.
(b) R: liturgia (c). R: se vogliamo, se vogliamo accompagnare.

467 (a) R: della della del.

468 (a) R: il miste il primo mistero.

471 (a) R: questo è un po' dev'essere.

474 (a) R: questo.
(a) R: ha pre[so] ha portato.

475 (a) R: confonde.

478 (a) R: di.

480 (a) R: più piuttosto.

481 (a) R: si entra.

482 (a) R: ciò che ciò.
(b) R: e spen e spendete.

484 (a) R: la quie quiete.

485 (a) R: la so la suora.
(b) R: la la di far.

486 (a) R: intima di tra.
(b) R: di una certa soll. so. soavità.

487 (a) R: delle pro delle della professione.
(b) R: è il primo è il primo.

488 (a) R: cascano cadono.

489 (a) R: più altre.

490 (a) R: bisogna qui.
(b) R: avesse già fosse già.

491 (a) R: ci importa.
(b) R: profezia profezia.
(c) R: possono.
(d) R: e e.

492 (a) R: il nostra parte del merito la nostra parte del merito.
(2) In tono lieto.