Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXIII. GRADI DI ORAZIONE (II) (1)
Un poco di sconcerto, ma anche questo avrà il suo fine nelle mani di Dio.
Questa sera due parole sopra i vari gradi di preghiera. Sono come una scala con nove gradini. E la vita è sempre in proporzione, in conformità della preghiera. Perciò la vita si eleva, si perfeziona secondo che si perfeziona e si eleva la preghiera.
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Tendere a gradi sempre superiori di intimità con Dio fino all'ultimo grado, il quale porta la vita e insieme la pietà a un'intimità con Gesù, a vivere in Gesù, a far vivere Gesù in noi: Vivit vero in me Christus [Gal 2,20].
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I gradi di preghiera sono:
1) orazione vocale,
2) la meditazione o preghiera mentale,
3) orazione affettiva,
4) orazione di semplicità,
5) raccoglimento infuso (a),
6) orazione di quiete.
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Poi ci son tre gradi di unione con Dio:
- unione semplice,
- unione estatica,
- unione trasformante.
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I primi tre gradi, orazione vocale, orazione mentale e orazione affettiva, sono di vita ascetica.
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Che cosa sia la preghiera vocale tutti lo sanno: il canto delle lodi, le orazioni del mattino e della sera... La liturgia è quasi totalmente preghiera vocale. La messa è tutto un seguito di preghiere vocali. Non vuol dire vocale che si faccian solo con la bocca, no: si prega col cuore, ma quelle espressioni, quei sentimenti che sono nell'intimo si manifestano anche con la voce.
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Mentre che il secondo grado, orazione mentale, generalmente non manifesta, non esprime almeno esteriormente le domande: il discorso che si fa col Signore non lo esprime con la voce. La meditazione si fa quasi totalmente con la mente e coi sentimenti dell'anima: con la mente per conoscer le cose che vogliam meditare, poi la riflessione su quelle cose che abbiam letto e sentito, e poi dopo seguono l'esame di coscienza, i propositi, le invocazioni a Dio, che completan la meditazione.
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Può essere che una persona sia molto disturbata quanto alla meditazione, perché vi sono cose un po' irregolari, preoccupanti. Allora si può leggere un po' di più dal libro. E poi si può recitare una preghiera, si può anche dire il rosario per occupare il tempo della meditazione. E quella preghiera si indirizza a domandare di confermar bene i propositi, osservarli bene. E così la meditazione porta il suo frutto d'incoraggiamento, di buona volontà.
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Orazione affettiva: è ancora una meditazione, ma prevalgono gli affetti: gli affetti del cuore, le proteste della mente, della volontà.
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Vi sono persone che hanno una preghiera più volitiva, più intellettuale; e vi sono persone invece che hanno una preghiera più sentimentale. Buone tutte e due! Ciascheduna può conformarsi un poco al suo carattere, sebbene la parte intellettuale in qualche misura ci deve sempre essere.
Ma tuttavia da un carattere all'altro c'è diversità, pure avendo la stessa formazione, la stessa educazione: preghiera più intellettuale, preghiera più volitiva, preghiera più affettiva.
Eh, secondo anche i tempi: in certi tempi di aridità non viene un sentimento. Ma allora lavora la mente e poi molto più si legge e molto più si prega con preghiere vocali, perché la meditazione così possa avere anche il suo frutto.
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Ora, dopo la parte ascetica, viene quella che si chiama mistica. Parlando di mistica, qualcheduna può anche un po' sbagliare. Crede che si tratti di cose straordinarie: che poi una abbia le visioni, che debba essere trasportata in aria, che debba fare qualche miracolo, far delle profezie, ecc. No!
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Qui parliamo della mistica ordinaria, che è comune alle anime di buona volontà. E quello che ci fa santi non è la mistica straordinaria, è l'ascetica e la mistica ordinaria.
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Perché la straordinaria - se uno va in estasi come san Giuseppe da Copertino: eh! contemplava la Madonna e subito si alzava <andarle> a darle un bacio lassù, quando era impressa, quando vedeva l'immagine della Madonna sull'altar maggiore. Non farete così generalmente - eh, voglio dire: quella è di Dio. Che uno perda il peso e voli è mica merito nostro! E se anche uno dicesse a un morto: «Risuscita!» e risuscitasse, quello è di Dio. Quindi fate le cose che hanno i meriti, non quelle che hanno i meriti di Dio! Facciamo i meriti nostri. Sì. Questo è soltanto per far comprendere, ma d'altra parte è anche utile che venga detto.
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Preghiera mistica. La prima è [di] semplicità.
L'orazione di semplicità è una contemplazione e un'attenzione amorosa a qualche oggetto divino, sia il Signore in se stesso, o sia qualche sua perfezione, e sia nostro Signore o qualche suo mistero o altre verità cristiane.
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San Francesco <di Sal> d'Assisi: le sue contemplazioni al crocifisso!
Così egli amava di contemplare il presepio e fu da lui che venne l'abitudine di costruire i presepi. Tanto restava lì, in semplicità, con lo sguardo amoroso al Bambino. E si può invece contemplare, e cioè rappresentarsi il paradiso con l'augustissima Trinità in alto, Gesù, la Vergine santissima, i cori degli angeli, i cori dei santi. Contemplare con sguardo semplice, per vedere le cose che la fede ci rappresenta.
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Guardare, e qualche cosa nell'anima resta impresso. Ad esempio, quando il Curato d'Ars, in principio - che era parroco là in quel paese - stava molto tempo in chiesa a fare le sue preghiere, ma poi vedeva che abitualmente un contadino al mattino, alla sera, passando davanti alla chiesa, deponeva gli strumenti del suo lavoro (il badile, le zappe, ecc.), poi entrava in chiesa; si fermava in ginocchio in un banco e guardava così con semplicità il tabernacolo, quasi se <ve> lo vedesse Gesù.
Il Curato d'Ars, lo interrogò:
- Cosa fate, bravo uomo?
- Eh, sono qui: io guardo Gesù, lui guarda me. C'intendiamo.
- E cosa dite?
- /Niente/ (a). Io dopo son contento, vado via con l'animo tanto soddisfatto, riempito di letizia, e mi sento di volergli più bene, anche se non gli ho detto niente. Egli mi ha guardato, io gli ho mostrato la mia anima, lui ne avrà compassione e mi aggiungerà grazia a grazia, misericordia a misericordia».
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Eh, non si dicono tante cose, ma resta una soavissima impressione. Sembrerebbe quasi un risparmio di fatiche: sarebbe quasi, secondo alcuni che non la capiscono, quasi un'oziosità, tutt'altro!
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Poi vi è il raccoglimento infuso. Che cosa s'intende per raccoglimento infuso? Infuso perché si tratta dei doni dello Spirito Santo che sono: la scienza, la sapienza, l'intelletto e il consiglio. Doni intellettuali. Il Signore, che infonde e fa conoscere più addentro certe verità. E mentre che le fa conoscere più profondamente, l'anima subisce un'attrazione. L'anima è illuminata e si illumina delle cose divine sempre di più, talmente che a poco a poco si trasforma in Dio, o meglio, Dio prende possesso di quell'anima.
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Ho già ricordato... altra volta come il canonico Chiesa (a), buon parroco, prima insegnante, maestro, poi buon parroco faceva le sue due ore quotidiane di adorazione. Si raccoglieva profondamente. Oh!
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Nei suoi taccuini, nei libretti in cui racconta le sue cose spirituali - una dozzina di questi libretti ci sono - un giorno quando era chierico, di domenica il vescovo come sempre aveva celebrato la messa per i chierici - così era l'abitudine, veniva il vescovo a celebrar la messa in seminario -, e il vescovo parlò della sacra famiglia, perché era stata istituita questa festa che venisse celebrata più solennemente.
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Oh, egli rimase così impressionato di quello che aveva detto il vescovo, della santità delle tre persone: Maria, Gesù, Giuseppe! Ne conobbe, ne meditò l'intimità della vita, lo spirito soprannaturale.
«O perché non essere io il quarto membro di questa famiglia?». Si sentì questo pensiero, questo sentimento, desiderio nel cuore.
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Ed ecco che si consacrò alla sacra famiglia, domandando di entrare come un membro in quella casa, e vivere in quella famiglia spiritualmente, come il quarto membro della casa di Nazaret. E dice che il Signore lo accettò. E allora si sentì tutto pieno di sentimenti di amore verso san Giuseppe di cui egli si dichiarava figlio come Gesù, di amore verso Maria e vi si dichiarava figlio, come figlio di Maria, fratello di Gesù. Il Padre celeste, comune Padre e quindi fratelli tutti in Gesù Cristo.
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Provò tanta gioia e tanta volontà di comportarsi come se avesse sempre dovuto vivere in quella casa, e quindi santificare le ore come le aveva santificate la sacra famiglia.
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Allora, pieno di consolazione, gli venne il dubbio se un giorno avesse da lasciare, quasi <a> dimenticare quello che in quel giorno aveva sentito e aveva concluso con le tre persone della sacra famiglia. Domandò la grazia di continuare e la domandò a Maria. E Maria <le, le> gli rispose di sì, che avrebbe continuato.
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E allora come in pretesa, pretesa di bambino quasi - i bambini han delle pretese coi genitori tante volte, perché son buoni - : «Voglio un segno». E dice nel taccuino: «E il segno mi fu dato - ecco - che avrei continuato».
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E difatti tutta la vita ebbe una speciale divozione alla sacra famiglia, e scrisse anche un libro di meditazione sulla sacra famiglia. E quando era parroco faceva celebrare in parrocchia solennemente la festa della sacra famiglia. E invitava tutti i capi di famiglia, padri e madri, a consacrare la loro famiglia alla sacra famiglia.
E poi stabilì anche un legato, perché la festa della sacra famiglia in quella parrocchia venisse celebrata in continuità. Vi sono cose che comprendono più le anime intime.
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Dopo viene il grado superiore e cioè la preghiera che chiamiamo di quiete. Questa preghiera è caratterizzata da questo: tanta è l'intimità con Gesù, con la santa Vergine, con gli angeli, con Maria, coi santi apostoli Pietro e Paolo, tanto che tutte <le> le facoltà restano assorbite nella volontà.
E' Dio che con la sua presenza assorbe la volontà; riempie l'anima e il corpo di soavità e diletto veramente ineffabili. Ecco. La presenza di Dio, di Maria, dell'angelo custode ecc. assorbe tutte le facoltà.
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La presenza nella preghiera, dinanzi al santissimo Sacramento, [il canonico Chiesa] la sentiva tanto! E prima, quand'era parroco ancora giovane, faceva l'adorazione nei primi banchi della chiesa, <nelle ore cioè> alle undici di mattino quando la chiesa era - si può dire - deserta. Poi cambiò posto, e la sua adorazione veniva fatta sempre alle undici, ma sopra l'orchestra, presso l'organo, per essere ancora più tranquillo e la presenza di Dio l'assorbisse tutto.
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Avvenne questo - per continuare a chiarire il pensiero -: un giorno io verso le undici e mezza chiamo un chierico, un chierico un po' vivace, pronto a prestarsi alle varie necessità: «Porta queste bozze da correggere al canonico Chiesa». «Subito». Ed egli andò di filato alla parrocchia; vide come al solito il canonico Chiesa inginocchiato nel banco davanti al santissimo Sacramento con le mani giunte, con gli occhi rivolti al tabernacolo. Oh, poi non si vedeva muover le labbra, ma era tutto assorto nelle cose celesti.
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Si avvicina il chierico, <le> gli porge le bozze e gli dice sottovoce, temendo anche di disturbarlo: «Signor Canonico, può fare il piacere di correggere queste bozze?». E l'altro non si dà inteso. Lo ripete una seconda volta un po' più forte, ma neppure risponde. Allora lo tocca col braccio e: «Signor Canonico, vuol favorire di correggere queste bozze?». E allora si risente, e quasi [ha] un segno di dispiacere che l'avessero - diciamo - disturbato in quel momento e che qualcheduno conoscesse l'intimità della sua orazione, le sue comunicazioni con Dio. Fece un segno di sì, lasciò le bozze lì davanti al banco, riprese la sua preghiera, e avanti.
La volontà resta tutta assorbita, cosicché non si occupa più tanto la persona: è Gesù.
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Poi vi sono i tre gradi di unione: unione che si può chiamare semplice, poi vi è invece l'unione estatica, e poi vi è l'unione trasformante.
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Semplice quando si comunica con Dio e si sente l'anima unita a Gesù, l'anima unita alla santissima Trinità. Si sente che la persona vuol essere unita a Dio, fare come una cosa sola, aderire a Gesù come possono aderire due legni perfettamente levigati, ma di più perché non è una semplice esteriore unione: è un'unione profonda, intima, umana e soprannaturale.
Unione, che tante volte la sentite certamente nella comunione: ma allora è una volontà sola, è un cuore solo, è una mente sola con Dio. Oh.
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Poi vi sono i due altri gradi di unione: l'una si chiama unione estatica e l'altra unione trasformante.
Vedere: l'unione estatica significa il fidanzamento con Gesù. La suora è sposa di Gesù Cristo; l'anima santa è sposa di Gesù Cristo. Il fidanzamento è un impegno di essere sempre l'uno dell'altro. Ecco.
E proprio oggi celebriamo la festa di santa Rosa di Lima vergine, la prima santa dell'America Latina [della] città di Lima, capitale del Perù.
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«Tu sarai la mia sposa», ecco, talmente distaccata da sé e talmente volontà di esser di Gesù. E così non ci sarà più solo <questo> questo volere di stare uniti, ma si prende l'impegno di star sempre uniti e di cedersi vicendevolmente, cioè: Gesù che prende l'anima come sposa, l'anima che prende Gesù come suo sposo.
Quando si fa la professione, è un'unione così, se un'anima è molto penetrata!
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E che cosa rimane da farsi dopo il fidanzamento? Lo sposalizio e cioè il matrimonio spirituale quando già è /avvenuto/ (a) <questa> questo scambio: Gesù che si dà tutto all'anima, l'anima che si dà tutta a Gesù, e si son dati! Talmente unite, che c'è una volontà sola, ed è la volontà di Gesù. La persona umana esiste ancora, ma sopra la persona umana c'è un'altra persona che domina l'anima e il corpo: è la seconda Persona della santissima Trinità che domina anche la persona umana.
E allora: vivo io sì, perché la persona vive ancora, non è scomparsa, vive; vivo ego, ma veramente non son più io, non ego, vivit vero in me Christus [Gal 2,20]. Già non son più io, [Gesù] vive realmente in me.
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E' come se una persona vuol partire, vuol farsi portare in macchina - supponiamo - a una certa località. Un viaggio discretamente lungo. Dice dove vuol andare: si affida all'autista. E poi questa persona durante il viaggio leggerà, parlerà, dormirà anche forse; ma è l'autista, la quale persona fa partire l'automobile, /la/ (a) fa fermare; /la/ (b) fa voltare a destra, a sinistra, accelera, ritarda, ecc. La persona è portata, eh, perché c'è una volontà sola fra l'autista e la persona che è portata: hanno formato come una cosa sola. E l'autista vuol portare la persona e la persona vuol andare in quel luogo determinato a cui è indirizzata.
E' Gesù che vive. Ma non vive più la persona? Vive ancora; ma [Gesù] sopravvive e domina.
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Quando è nato il bambino, c'è un uomo che è composto di anima e corpo. Quando è battezzato, il bambino ha ancora anima e corpo; ma poi c'è la grazia, c'è lo Spirito Santo nell'anima: abita normalmente. Ma quando si arriva a questo grado di orazione, allora c'è quella stabilità. Si son scambiati i doni, han fatto come una cosa sola; saranno anche due, ma una volontà sola. Quell'anima è arricchita di Dio, se lo sente, e Dio si è presa tutta l'anima. Sono come in un, non più fidanzamento spirituale, ma matrimonio spirituale.
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Ora salire di grado in grado di orazione, ma quanto ai gradi così speciali, non preoccuparsi; preoccuparsi sol di pregar bene! Poi, siccome gli ultimi <sette> sei gradi dipendono più dalla grazia del Signore che dall'anima, l'anima può desiderare di <perfeniar> perfezionar sempre più la sua preghiera. L'anima s'impegna a vivere in Gesù e sempre più da Gesù. Se poi il Signore vuole, conferirà anche dei gradi più sentiti.
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Ora si può domandare: ma quelle son cose di santi! E voi non siete sante? Eh, chi ha fatto bene la sua comunione stamattina: santo!
E c'è la possibilità di arrivare al nono grado di preghiera? Non solo c'è la possibilità, ma c'è la vocazione che è connessa con la vocazione religiosa.
Quindi è possibile? E' possibile per tutti. Anzi bisogna domandare la grazia di arrivare lì.
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E allora, quando c'è quest'ultimo grado, l'anima non farà più purgatorio. La morte resta l'uscio che si apre: si apre l'uscio prima nel mondo e poi nell'eternità. E continua sempre la sua vita di unione, di unione nel nono grado: solo che là ciò che credeva, ora vede; ciò che già possedeva, ora lo possiede con gaudio; e ciò che amava, lo ha raggiunto <anche sensibil> totalmente, in gaudio, partecipando al gaudio stesso della santissima Trinità.
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Fiducia dunque, serenità: poter stabilire di grado in grado questa nona scala mirabile di perfezionamento dell'orazione, a cui va sempre unita la vita che si va perfezionando.
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E tuttavia qualche volta <si> si può scoprire che c'è un'illusione anche. Sì. Quando la vita non corrispondesse <a> ai gradi superiori di orazione, allora non sarebbe veramente orazione che è arrivata agli ultimi gradi: ci può essere un poco di finzione o di inganno nella persona stessa.
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Quello che indica questo salire o questo raggiungimento dei gradi più alti di orazione è poi la vita più santa. La quale alle volte non ha molte parole: è una vita così, che appare all'esterno ordinaria, come <dell'ultimo> dell'ultima santa (a) elevata agli onor degli altari, poco tempo fa, da sua santità Giovanni XXIII.
Suora, prima in gran parte il tempo della vita in cucina e parte nell'infermeria a far l'infermiera: così semplice, così ordinaria in tutto! Ma lo straordinario era tutto dentro. E l'esterno? L'esterno mostrava una continuità di virtù, ma sempre ordinaria. E le altre non sapevano e non avevano potuto scoprire che in mezzo /a/ (b) loro ci fosse una santa, un'anima santa e molto santa.

Albano Laziale (Roma)
30 agosto 1961

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(1) Albano Laziale (Roma), 30 agosto 1961.

620 (a) R: e.

633 (a) R: No.

636 (a) Cf. n. 301 (a).

652 (a) R: avvenuta.

653 (a) R: lo.

660 (a) E' Maria Bertilla Boscardin proclamata santa da Giovanni XXIII l'11 maggio 1961. Pio XII la beatificò l'8 giugno 1952. Nata nella contrada Gioia di Brendola (Vicenza) il 6-10-1888, entrò tra le Suore Maestre di santa Dorotea, figlie dei santissimi Cuori a Vicenza (8-4-1905). Spese la sua vita dedicandosi ai lavori domestici e al servizio degli ammalati. Morì il 20-10-1922, lasciando esempi di grandi virtù.
(b) R: di.