Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV. ESEMPI DI UN CAPO FAMIGLIA (1)
Ho sentito che avete pregato san Giuseppe per il Primo Maestro, e quindi [sento] l'obbligo di ringraziare.
Una quarta (a) riflessione: san Giuseppe ebbe l'ufficio di preparare il buon Pastore e [ha] anche l'ufficio, e potete in lui confidare, nella preparazione della suora pastorella.
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San Giuseppe era il padre putativo di Gesù, non vero padre, non padre naturale; era lo sposo vero di Maria santissima. Il Signore a lui ha dato l'ufficio di custode della Vergine, difensore della Vergine, nello stesso tempo di padre putativo di Gesù. Il che vuol dire che egli rappresentava il Padre celeste rispetto a Gesù *** (a) dice la liturgia. Teneva le funzioni, <il posto> rappresentava il Padre celeste.
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Quindi egli salvò il bambino da Erode, portandolo in Egitto. Poi riportò il bambino nella terra d'Israele e là, sapendo e temendo che ci fosse ancor qualche pericolo da Archelao che regnava in luogo di Erode, si ritirò nella Galilea, a Nazaret, paesello lontano <dai> dalle grandi strade, paesello di poco valore, poco stimato. E là egli era il capo della famiglia: Maria e Gesù gli obbedivano.
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Bambinello Gesù, fanciulletto Gesù, fanciullo Gesù: sempre sottomesso a Giuseppe. E Giuseppe accompagnava Maria e insieme aveva Gesù fanciullo quando arrivò ai dodici anni, allorché Giuseppe andava, nelle grandi feste e solennità, andava a Gerusalemme. E sapete che venne anche smarrito in Gerusalemme. Fu ricercato da Giuseppe e da Maria e il terzo giorno [fu] ritrovato. E poi Gesù tornò con essi: con Maria e Giuseppe a Nazaret. Et erat subditus illis (...) et /crescebat/ (a) sapientia, [et] aetate, et gratia [Lc 2,51-52].
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E Giuseppe gl'insegnò anche il lavoro di falegname, e il fanciullo giovinetto Gesù lavorava sotto Giuseppe. E continuò ad essere, Giuseppe, il capo di famiglia finché andò all'eterno riposo.
Preparava il buon Pastore per il gregge di Dio. Ecco. E Gesù volle proprio prendere Giuseppe per suo padre putativo, per suo custode, per suo educatore così da obbedirgli, d'assecondarlo, da seguirlo. Eh, sì!
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Due applicazioni:
Abbiate molta divozione a san Giuseppe perché, come egli ha preparato il buon Pastore all'umanità, prepari le pastorelle alle parrocchie, alle varie parrocchie, al mondo. E quante parrocchie hanno bisogno di un gruppetto di suore pastorelle!
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Poi, seguire l'esempio del Pastorino Gesù, il quale in tutto dipendeva da Giuseppe. Docile, obbediente quando gli insegnava le preghiere, quando gli dava qualche piccolo lavoruccio da fare e poi quando gli dava lavori più grandi da compiere: docilissimo. Allora, ecco: come occorre che si formi la pastorella? Come si è formato Gesù sotto lo sguardo, la cura di Giuseppe. Sì! Avere allora molta fiducia in san Giuseppe.
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Il Papa ha raccomandato di pregare san Giuseppe per la Chiesa universale, in modo particolare in questo tempo per il Concilio Ecumenico: giusto! Molto bene! E san Giuseppe [è] protettore della Chiesa universale, ecco. E quanto è onorato, e quanto è gradito, quanto è amato san Giuseppe da tutti: il santo del silenzio, dell'umiltà, del lavoro, della pietà, del raccoglimento! E pure è il più grande santo dopo Maria. E bisogna dire che c'è addirittura una teologia su san Giuseppe. Oh!
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Ecco ciò che volevo ricordare: la divozione a san Giuseppe perché [come] egli ha formato il buon Pastore, [così] formi le suore pastorelle; e /come/ (a) il Pastorino si è formato sotto le cure di san Giuseppe e ha corrisposto, così voi [possiate] corrispondere alle cure che hanno le madri di voi in formazione. Ma siam sempre in formazione perché ci dobbiam formare per l'ingresso in paradiso: sante.
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Si è sempre in formazione, <finché> fin che si mette il punto fermo. Cioè quando si arriva alla morte, di là non si posson più fare né meriti né peccati, e allora si è formati.
Quindi, parlando di formazione, non intendiamo solo le piccoline (a) o quelle che son già un poco più avanti come novizie, ad esempio. Intendiamo dir tutti quelli che sulla terra si formano ad essere i cittadini del cielo. I cittadini del cielo!
Quindi, sempre più perfette, sempre più simili agli angioli, sempre più simili ai santi: angioli e santi che son formati e son lassù in paradiso.
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Volevo anche dire un'altra cosetta, che però è importante. E cioè: quando si insegna il catechismo, servirsi molto della liturgia e servirsi molto della Bibbia e del Vangelo in particolare. In questi giorni, voi cercate di conoscer la liturgia: è tanto importante per le parrocchie dove avrete da esercitare il vostro apostolato.
Se vi è una settimana importante, liturgicamente, è proprio la settimana santa. Allora capire bene perché c'è la benedizione delle palme, perché si coprono i crocifissi, perché il giovedì santo ha quelle funzioni straordinarie, così il venerdì santo, così il sabato santo, e che cosa significhi poi la Pasqua e cosa significhi il tempo pasquale.
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Ai bambini sempre illustrare, spiegare la sacra liturgia: la liturgia del battesimo, della cresima, della confessione, della messa e fino a tutti gli altri sacramenti. Però sempre ricordare che la liturgia è presa dall'antico testamento e dal Vangelo, dall'antico e dal nuovo testamento.
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Centro è la messa. Dalla messa partono i rivoli di grazia, particolarmente i rivoli di grazia che sono i sette sacramenti. E, tuttavia, la messa è stata istituita da Gesù Cristo: «Fate questo in memoria di me» [Lc 22,19]. E allora? Allora ricordiamo che è necessario che il popolo conosca la liturgia e la pratichi la liturgia, e veda, conosca che la liturgia è tratta dalla Scrittura. La maggior parte delle preghiere son fatte, <con> sono intessute di testi scritturali.
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Allora sì, sempre unir le tre cose: catechismo, liturgia, Bibbia (antico e nuovo testamento). Eh, così i catechismi saran più efficaci. Così capiranno cosa si viene a fare in chiesa: non è stare impalati contro il muro al fondo della chiesa, che vuol dire partecipare alla messa.
E' vero che allora possono attendere materialmente e anche un po' spiritualmente, moralmente al loro dovere di sentir la messa ogni domenica. Ma quanto più frutto riporterebbero ascoltandola con partecipazione più intima, cercando di capire, di seguire l'azione sacerdotale all'altare.
E così di tutto il rimanente.
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Bisogna ad esempio capire, spiegare la liturgia: che cosa vuol dire andare a far la benedizione delle case - liturgia di famiglia -; perché nelle case ci dev'essere il crocifisso, se è possibile l'acqua santa e il ramoscello di olivo. Perché è nato un bambino e si tarda a portarlo alla chiesa? Perché vi sono cristiani che non sanno preparare un malato grave a ricevere il sacramento della penitenza, a preparare l'arrivo del viatico, a preparare tutto per l'olio santo e assistere un moribondo con la raccomandazione dell'anima, ecc.?
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Dobbiamo spiegare le cose. Non sanno alle volte comporre la salma nella cassa, e che un buon cristiano mette nelle mani del defunto il crocifisso e la corona. E cosa vuol dire sepoltura e che parte ha la sepoltura e come si fanno i suffragi per chi è passato all'eternità. Sì.
Spiegare la liturgia e mostrarla derivata dalla Scrittura: vecchio e nuovo testamento. Farete così i catechismi e ricaverete sempre maggior frutto.
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Certo nel catechismo qualche volta è anche utile insegnare a cantare il vespro, il credo della messa, il kyrie. E' anche catechismo quello: si chiama scuola di canto, ma è sempre scuola di liturgia perché sono canti liturgici quelli. Oh, tutte sapete rispondere <alle> alle parole del sacerdote nella messa. Questo va bene. E allora, se questo già lo fate, avanti!
Sempre di più. Sempre meglio.

Albano Laziale (Roma)
23 marzo 1961

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(1) Albano Laziale (Roma), 23 marzo 1961.
64 (a) E' la quarta meditazione infatti nell'anno 1961.

65 (a) Espressione poco chiara. Sembra dica: te patrem dici Cf. Inno Lodi in Liturgia delle Ore, II, pag. 1507. <

67 (a) V: proficiebat.

72 (a) R: perché.

73 (a) Don Alberione si riferisce al gruppo delle Aspirantine dagli 11 ai 15 anni che nel giorno dell'Immacolata del 1965 prenderanno il nome ufficiale di Immacolatine.