Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XI. IN ALLENAMENTO (1)
Un saluto /da/ (a) parte del buon Pastore: il benvenuto in questa casa (b) che si intitolata a Gesù Maestro, qui dove il Signore vuole comunicarsi intimamente alle anime.
Anime che hanno bisogno di riconciliarsi col Signore e che qui sentono il suo invito, la sua grazia.
Anime che vengono per [un] orientamento nella vita: scegliere la loro strada.
Anime che vogliono raggiungere un maggior grado di santità.
Anime che vogliono dedicarsi all'apostolato e vengono a rifornirsi di grazia e di luce.
Perciò, ecco: entrare nell'intimità con Gesù ostia, [con] Gesù buon Pastore.
221
E' la prima volta che voi venite in questa casa per gli esercizi spirituali. Oh, penso che abbiate da ricevere molta grazia: giorni di raccoglimento, giorni di conversazione con Dio, giorni di silenzio con gli uomini. Sì. Allora, ecco gli esercizi.
222
Avete lavorato tanto per le vostre parrocchie, avete lavorato tanto nello studio e in altre occupazioni, in altri uffici. E dopo che tanto si è lavorato per gli altri, [di] questi giorni esserne /gelose/ (a): totalmente per voi, per ciascheduna di voi. Sono i più preziosi giorni dell'anno.
223
E, d'altra parte, è utile che gli orari siano piuttosto riposanti e cioè che da una parte si voglia compiere bene il lavoro spirituale e dall'altra parte si possa sentire maggior facilità a meditare, a pregare. Sì. Chissà quante grazie vi ha preparate qui il Signore!
224
Vi è poi un pensiero che può giovare per <comin> iniziare gli esercizi spirituali. E cioè la nostra sorella inferma (a), gravemente inferma, che cosa ci dice? Da una parte voi l'accompagnate con le preghiere secondo i bisogni di queste ore, di queste giornate. Dall'altra parte ci ricorda che la nostra vita è breve; che mentre oggi possiamo considerarci <at> attivi, in energia, con freschezza di forze per voi anche, ma domani possiamo trovarci invece vicino al transito, vicino a presentarci a Gesù buon Pastore, che deve essere in primo luogo giudice, ma misericordioso, e che prima di essere giudice misericordioso vuole essere per noi Padre.
Il buon Pastore, che ha raccolto la pecorella smarrita, se la mette sulle spalle, la porta all'ovile. Le risparmia anche la fatica del camminare: la porta.
225
Gesù sarà molto delicato con voi: vi rispamierà un po' la fatica in quanto che una certa stanchezza in questo tempo la dovete sentire. Vi risparmierà la fatica parlandovi più direttamente, lavorando molto nella vostra anima, anche se voi /per/ (a) stanchezza non potete fare di più.
226
Cosa sono gli esercizi spirituali? Gli esercizi sono veramente esercizi e cioè; esercizi di fede, esercizi poi di pietà, preghiera, esercizi di volontà, sì. Esercizi di fede. Pensare: usciti da Dio *** - quel momento in cui l'anima nostra è uscita dalle mani creatrici di Dio - e siamo venuti al mondo. Al mondo per fare qualche cosa: per ritornare al Padre celeste.
227
Gesù dice nel Vangelo: Exivi a Patre [Gv 16,28], <sono usciti> sono uscito dal Padre, veni in mundum [Gv 16,28], son venuto in questo mondo a fare quel che voleva il Padre cioè la redenzione. E così voi tutte avete una vocazione: venute a fare qualche cosa, cioè a fare un apostolato, l'apostolato <post> parrocchiale, e santificare l'anima vostra: arricchirvi di meriti.
228
Usciti dalle mani del Padre celeste senza alcun merito. Ma il Signore, che è stato buono, ha voluto per tempo mondarci dal peccato originale e ornare l'anima nostra di grazia, comunicarle la vita soprannaturale. E avete sentito la vocazione a suo tempo e avete corrisposto generosamente.
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Volete essere fiori: rose di amore e viole di umiltà e gigli di purezza. Veni in mundum [Gv 16,28], son venuto in questo mondo. Iterum relinquo mundum [Gv 16,28], di nuovo lascio il mondo, un bel giorno si dice, come noi abbiamo assistito altri che hanno chiuso la loro giornata terrena. Un giorno: relinquo mundum [Gv 16,28], lascio questo mondo [ho] finito la mia missione. Ho fatto quel che mi aveva commesso, cioè affidato il Padre celeste. Iterum relinquo mundum, [Gv 16,28], lo lascio il mondo di nuovo e vado al Padre. Vado al Padre celeste.
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Ma si vuole andare al Padre celeste ricchi di meriti, no? Sì, avete fatto tanto nel consecrarvi a Dio, nel combattere costantemente le tentazioni, il peccato; nell'acquisto delle virtù quotidiane: l'umiltà, l'obbedienza, [la] povertà; nelle opere di zelo, varie opere di zelo secondo i posti. Ecco!
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Vado ad Patrem [Gv 16,28], ritorno al Padre. Ritorneremo al Padre celeste: ecco la vita. Usciti dalle mani di Dio Per fare qualche cosa per portare al Padre celeste: ecco Padre, tu mi hai dato i tali talenti, ecco come li ho amministrati, come li ho fatti rendere. Supponiamo: mi hai dato cinque talenti. Ecco ne ho guadagnati altri cinque, li ho fatti rendere i cinque talenti ricevuti. Me ne hai dati due; li ho fatti rendere i due, ne ho guadagnati altri due talenti! La risposta del Padre celeste, la risposta di Gesù: /veni/ (a) serve bone, et fidelis, quia /in/ (b) pauca fuisti fidelis, ecco allora: /constituam te super multum/ (c) [Mt 25,23]. Ecco, perché sei stata fedele in questo poco tempo di vita, ecco ti do un premio grande: un premio eterno. Paradiso guadagnato in pochi anni che sarà goduto in eterno! Ecco la vita!
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Pensare in questi giorni a questo: cos'è la vita? Perché creato? Per qual fine <crea> son creato? Cosa devo fare io?
Tutte chiamate al paradiso! Ma voi per una via <spe> speciale, perché la chiamata al paradiso l'hanno tutti, ma la via per andarci può esser diversa: vi è la madre di famiglia e vi è la suora. Ecco: chiamate per una strada speciale, che è quella della consecrazione al Signore, che è quella dell'apostolato. Sì!
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E pensare a quel giorno in cui si uscirà da questo mondo. Ecco: che cos'è la morte? E' entrare alla vera vita. La morte spinge la porta dell'eternità. Apre la porta dell'eternità. Così!
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E coloro che sulla terra si purificano e nello stesso tempo compiono sempre meglio l'unione con Dio, là son preparati a entrare in cielo. Preparati ad entrare in cielo, perché sono purgati dal male: hanno detestato il peccato, non l'han più commesso, han cambiato la loro virtù in una condizione di vita santa, anche eroica qualche volta.
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Ecco: Veni, sponsa Christi (a) allora. Lo si canta alle sorelle che fanno la vestizione, che fanno la professione. La promessa di esser di Dio, la nostra promessa. E la promessa di Dio: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito possederete il centuplo: avrete la vita eterna» [cf. Mt 19,27-29]. Ecco la vita! Considerarlo! E ci può essere una vita fervorosa e ci può essere una vita tiepida. Non parliamo di vita cattiva, quella non deve essere nominata, neppure nominata fra le suore.
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Tuttavia gli esercizi sono utili per tutti. Sono utili per chi è fervoroso. E non c'è più niente da purificare anche per chi è fervoroso? Oh, ce n'è ancor tanto! E [non] c'è più niente da guadagnare per chi è già osservante? Oh, ce n'è ancor tanto! Che differenza fra suora e suora! Che differenza ad esempio fra la suora ordinaria e santa Caterina da Siena, santa Gesualda ad esempio e tante sante. Quindi gli esercizi servono anche per chi è fervoroso. Qui sanctus est, sanctificetur adhuc. Chi è già santo si santifichi ancora.
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Gli esercizi sono poi molto utili per chi è tiepido. Quando c'è la tiepidezza? Quando poco si fa conto delle venialità. Non importa, si pensa, non mi condanna all'inferno, non mi proibisce la comunione. Dunque è una cosa piccola, dunque si finisce col farla. E poi segno di tiepidezza è l'accorciar la preghiera o il farla male. Allora c'è bisogno di esercizi per riscaldarsi.
Rinfervorarsi!
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Sei soddisfatta della tua vita? Quando c'è la tiepidezza non si è mai soddisfatti. Quando si è in fervore, si è sempre contenti della vita religiosa.
La religiosa scontenta deve esaminarsi bene, particolarmente negli esercizi: qual è la ragione della scontentezza, dello scoraggiamento? ecc.
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E gli esercizi sono poi tanto necessari per chi vivesse in peccato grave, per chi facesse una vita, così di alternative fra confessioni e peccati, e poi per ritornare al peccato e ripetere le confessioni. Quanto è importante allora pregar tanto per sollevarsi, per alzarsi su e decidere finalmente un'altra vita!
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Quando si è fatta la /professione/ (a) religiosa, la vocazione è certa, non c'è da discuterla né da metterla in dubbio, c'è da viverla, *** (b).
Esercizi necessari per tutti.
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Ora, come fare gli esercizi? Gli esercizi occorre che siano un raccoglimento in Dio. Quindi molta preghiera e molta riflessione. Non agitarsi perché la grazia di Dio, lo Spirito Santo opera nelle anime - diciamo - con tranquillità, senza agitazione. La sua luce è una luce che illumina, ma non è una luce come se uno guardasse a mezzogiorno all'improvviso il sole, che allora resta abbagliato.
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La luce di Dio è una luce calma, non è abbagliante. Tranquillità. Lasciar lavorar lo Spirito Santo nell'anima. Sentire Gesù che è nel cuore: fargli delle confidenze, domandargli perdono, atti di amore, atti di fiducia, atti di dolore dei peccati, desideri di santità, propositi per l'avvenire. Oh'
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Esercizi quindi di pietà: pietà intima, serena. Se poi si son già fatti i riflessi, giova tanto la lettura di qualche libro come il Vangelo o qualche libro che in altri tempi non avete avuto comodità di leggere. Poi abbondanza di preghiera.
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Prendervi molti appunti. Ma quando c'è un po' di tempo libero, i riflessi è meglio farli in camera in generale, e tanto più poi che vi è la comodità che quando il tempo è bello, un giorno si può fare la via crucis nel bosco, un altro giorno si può fare la recita del rosario ugualmente nel bosco, da questa parte. Oh, allora un po' di movimento, un po' di varietà vi è già. Ma nella propria camera attendere a notare i punti che han fatto più impressione o le parole che Gesù vi ha dette, suggerite.
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Non è muto Gesù nel cuore nostro: parla! Soltanto che noi <quando> quante volte siamo un po' preoccupati da altre cose o un po' abituati a parlare un po' troppo con gli uomini! E allora egli tace perché non sarebbe ascoltato.
Ma negli esercizi nel silenzio, egli vi parla. Ha chiamato Maria in una camera un po' remota, più tranquilla, e là Maria, ai piedi di Gesù. Gesù seduto che l'ammaestrava, la sentiva, la confortava. E le sono [stati] rimessi i molti peccati perché molto amò. Amarlo tanto Gesù in questo tempo.
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Non voler anche legger troppo, ma legger bene, con calma. Tutto con calma. Non in commotione Dominus [1Re 19,11] (a), non [è] nell'agitazione il Signore. Non è un temporale, una tempesta che Gesù suscita nell'anima: un vento lene lene, è un venticello che sfiora la persona. Ecco: quello è il passaggio del Signore. Indica il passaggio del Signore.
247
Oh, per cominciare poi gli esercizi è bene partire di qua, oltre che dalla preghiera che già avete /principiato/ (a) a fare: dall'esame di coscienza. E sembrerebbe che l'esame di coscienza si debba tramandare più avanti. Per raccogliersi è molto utile l'esame di coscienza.
L'esame di coscienza, sopra che punti? Ecco: considerarvi come persone, come cristiane e come religiose.
Come persone: vi è la legge naturale. E cioè, ad esempio, anche se non si fosse cristiani un onore a Dio va dato, sì. «Io sono il Signore Dio tuo»: ci ha creati e <ci aspetta> ci aspetta nell'eternità. Rispettare il prossimo è di legge naturale.
248
Anche gli ebrei, anche i mussulmani hanno queste leggi: rispettare la stima, non criticare, non condannare. Aver compassione di chi soffre. Dire la verità. Obbedire alle leggi e quindi anche ai superiori.
Purezza. Rispettar la roba altrui. Conservare il cuore onesto. Eh, gli inganni e la violazione del settimo comandamento non /possono/ (a) esserci: è legge naturale.
249
Tutti i comandamenti sono di legge naturale eccetto che la parte dispositiva del terzo: santificare la domenica, la festa. Ma è già di legge naturale che ognuno deve dare qualche tempo al Signore.
250
Poi, esaminarsi sopra i doveri di cristiani. Si segue Gesù? lo si imita? Si ha fede in Gesù Cristo, nella sua parola? Si legge il Vangelo? Si meditano ad esempio i primi due comandamenti: amare il Signore con tutto il cuore, con tutta la mente, con <tutto il cuo> tutte le forze; amare il prossimo come noi stessi?
251
«State perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli» [cf. Mt 5,48]. Se qualcheduno vi offende, non conservate il rancore, <non con> non portate mai invidia nei vostri cuori?
Se vi percuotono sulla destra, porgete anche la sinistra? [cf. Mt 5,39]. Si ha sempre bontà umana con tutti? Si fa agli altri quello che vorremmo fatto a noi? [cf. Mt 7,12].
La legge evangelica: «Beati i poveri di spirito, beati i miti, beati quei che soffrono nella pazienza, beati quei che han fame e sete della giustizia» [cf. Mt 5,3-6], cioè della santità, ecc. Vangelo!
252
Gesù si è immolato sulla croce; lo imitiamo? E «/Chi/ (a) vuol venire dietro /di/ (b) me rinneghi se stesso /e/ (c) prenda la sua croce e mi segua» [Mt 16,24]: siamo veramente cristiani? Noi diciamo: vogliamo esser più che cristiani; ma prima però, cristiani. Poi dopo, se vuoi essere perfetto, aggiungere.
253
Aggiungere poi quindi la terza parte dell'esame sui doveri religiosi e sull'apostolato. Doveri religiosi che sono: l'obbedienza, la castità, la povertà perfette. Sono le osservanze degli orari, l'accettare gli uffici che vengono dati, compìrli bene. Sono i doveri religiosi, l'amore all'istituto, il contribuire alle vocazioni per l'istituto, l'amore <all'i> all'istituto, la vita religiosa: osservanza della pietà, le pratiche di pietà. E amare proprio la vostra condizione di vita: le vostre divozioni, le vostre costituzioni.
254
Eh, esaminarsi sulle costituzioni. Dopo il Vangelo non potete aver altro libro che vi sia più di guida e più santificatore che il libro delle costituzioni. Penso che le abbiate tutte le costituzioni negli esercizi. Alle volte si portano tanti libri estranei, ma i nostri doveri son quelli delle costituzioni. Cosa andiamo a pensare ai doveri degli altri? I nostri! Moltissimi libri son fatti per i semplici cristiani, ma le costituzioni sono proprio per chi si è consecrata a Dio.
255
E poi l'esame sull'apostolato. Lo comprendiamo? Lo amiamo? Vi dedichiamo le nostre forze con generosità? Si è costanti? Si è prudenti nell'apostolato? Si è riservati nelle relazioni? Si amano davvero le anime, si cerca di allontanarle dal peccato? Si curano i bambini, la gioventù femminile, i malati, e i catechismi e l'azione cattolica, e tutto quello che può essere compreso nelle opere parrocchiali? E si prega molto per l'istituto? E si è veramente, prudenti; semplici come colombe, ma anche prudenti come i serpenti? Si ha la confidenza poi con le madri, particolarmente con chi dirige? Si accettano le correzioni, gli avvisi?
256
Può essere che una voglia esser religiosa e pensar a suo modo, fare a suo modo, tenere le sue idee, fare le opere che le piacciono, senza badare a quello che invece è la rinunzia anche alle idee buone per prendere quelle che son buonissime, cioè quelle che sono indicate nelle costituzioni o indicate dalla madre che guida, indicate da chi ha approvato le costituzioni stesse. Cioè le costituzioni: una volta che si ha l'approvazione pontificia, si deve obbedire al Papa osservando le costituzioni. Non è l'obbedienza soltanto ad una persona fosse pur santa!
257
Allora dunque l'esame di coscienza è <un gran mo> un gran mezzo per cominciare subito <l'es> gli esercizi bene. Non farsi scrupoli. Serenità. Calma. Ma <neppure> non trascurare. Così con diligenza come siete, credo, /abituate/ (a) a fare. Così, diligenza, senza tormentarsi, ma anche senza negligenze. Gli esercizi riusciranno molto bene, canterete poi alla fine bene di cuore il Te Deum (b).
258
La casa qui vi ha accolte tanto volentieri. Sì! Ah, questa casa deve santificar tante anime e voi volete essere tra queste! Con tanto cuore lo desiderate!
259
Vi benedica dunque Gesù buon Pastore con cui vi confidate. Vi benedica la Madre del buon Pastore la quale interceda presso Gesù per ognuna. E vi benedicano i santi apostoli Pietro e Paolo, i quali sono i sommi pastori della Chiesa e, d'altra parte, sono i vostri protettori. Sì.
260
In fede, ma anche in letizia serena. Compunzione del cuore, ma fiducia fino a questo punto: voglio esser santa, ma son sicura di potermi fare. Son chiamata alla santità e ho le grazie.

Ariccia (Roma)
22 luglio 1961

261

(1) Ariccia (Roma), 22 luglio 1961.
221 (a) R: dalla.
(b) Si tratta del I corso di esercizi che le suore pastorelle hanno fatto alla Casa divin Maestro ad Ariccia.

223 (a) R: gelosi.

225 (a) Si tratta di sr. Speranza Elisabetta Franchi nata a Gargagnago (VR) il 12-2-1934. Entrata in congregazione il 17-3-1954, emette la prima professione il 3-9-1957 e muore nello stesso giorno della presente riflessione (22-7-1961).

226 (a) R: della.

232 (a) V: Euge.
(b) V: Super.
(c) V: super multa te constituam.

236 (a) Messa del Comune di una Vergine. Cf. Messale, pag. 885.

241 (a) R: vita.
(b) R: parola incomprensibile: sembra dica: bast trovarla oppure pastorale.

247 (a) Nella Vulgata risulta libro 3° dei Re.

248 (a) R: principato.
(a) R: può.

253 (a) V: Se qualcuno.
(b) V: a
(c) V: omette.

258 (a) R: abitualmente.
(b) Il Te Deum, è detto anche Inno Ambrosiano E' un inno solenne di lode e di ringraziamento alla santissima Trinità. La prima parte (vv 1-10) consta di una lode al Padre, seguita da una specie di dossologia trinitaria (11-13). La seconda parte (vv 14-21) è una lode cristologica. Gli otto versetti aggiunti vennero staccati dal Gloria in excelsis e derivano dai salmi 27,144,122,32 e 30.