Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVIII. CONSACRAZIONE DELLA MATERIA (1)
Avete /incominciato/ (a) la novena dell'Assunta?
Che cosa ci ricorda l'assunzione di Maria al cielo? L'assunzione di Maria al cielo in anima e corpo <si ri> si riferisce alla sua santità specialissima, ma santità che è nello stesso tempo dell'anima e insieme del corpo. Un corpo santissimo, che ha meritato di non andar soggetto al disfacimento, alle umiliazioni del sepolcro. Ma, essendo santissimo, ha meritato di entrare insieme all'anima in cielo.
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La santità specialissima di Maria, concepita senza peccato originale, quindi già santificato tutto il suo essere, anima e corpo, fino dalla concezione, dalla prima esistenza. Poi ogni giorno cresciuta in merito e in grazia, e ogni passo della sua vita, ogni età della sua vita: sempre santificato anche il corpo.
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E allora il privilegio unico: assunta al cielo in anima e corpo. [E'] diverso da quanto avviene per noi: il corpo sarà soggetto all'umiliazione del sepolcro e attenderà la risurrezione finale. Cioè, quando alla fine del mondo gli angeli discenderanno con le loro trombe rivolte alle quattro parti del mondo, intimeranno: «Sorgete o morti, venite al giudizio». Oh!
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Maria non così. Ella è stata prevenuta dalla grazia <e prove pre> e preferita sopra tutte le altre creature. Lassù in paradiso la primizia dei risuscitati è Gesù, il suo corpo santissimo; e poi il corpo santissimo di Maria già tra i beati e i santi. Che cosa c'insegna questo?
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Primo: il pensiero del cielo. Ci aspetta il paradiso! Ecco. Il premio non mancherà. Chi opera bene troverà il suo premio, particolarmente se il corpo è santificato, e santificato in modo particolare con la verginità.
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Santificare il corpo che cosa significa? In generale: che il corpo sia obbediente allo spirito, all'anima. Poi santificare il corpo: lavorare per il Signore: le fatiche che si compiono per fare i doveri della vita religiosa, i lavori, l'osservanza degli orari, ecc. e le fatiche dell'apostolato. Voi consumate la vita nell'apostolato, le vostre forze nell'apostolato, quindi: santificare il corpo.
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Santificare il corpo anche con la pazienza: piccole sofferenze, piccoli malanni! Ma ogni piccolo malanno, ogni piccola sofferenza, ogni piccolo lavoro, ecco, avrà il suo premio, e sarà premiato con l'anima anche il corpo. <Il pro> Il corpo avrà il suo premio, perché risusciterà glorioso. E il corpo risplenderà come un sole e porterà impressi i meriti e le fatiche compiute per il Signore.
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Santificare il corpo: gli occhi. Gli occhi perché siano custoditi gli sguardi, e d'altra parte si adoperino gli occhi a guardare ciò che si deve guardare, per esempio a leggere.
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Santificar l'udito, ad esempio: ascoltare la spiegazione in scuola, ascoltar la meditazione; ascoltare chi ci parla in bene, chi ci consiglia, chi ci esorta. Santificare l'udito quindi, e l'udito adoperarlo. Quando parlate in bene, ecco, l'udito delle persone, l'udito dei bambini, ascolteranno le vostre parole sante.
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Così, come si evita di dare sguardi cattivi, così anche evitare di ascoltare discorsi non buoni. I discorsi non buoni non sono solo quelli contrari alla purezza; ma sono quelli che scoraggiano nella via buona.
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Quelle figliuoline avevano buona volontà. Ci si mette in mezzo una che comincia a parlare con discorsi scoraggianti. Ecco, semina il male, e le altre stanno a sentire. Una pecca con la lingua e l'altra pecca con l'udito ascoltando.
Evitare gli scoraggiamenti perché indirettamente vengono sempre dal diavoletto, che è astuto e fa parlare quelli che lo ascoltano.
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Santificare il corpo: la lingua, il senso della lingua. Usare la lingua a pregare e a fare i buoni discorsi, lieti discorsi. Usare la lingua a insegnare. E usar la lingua a confessarsi bene, a rispondere alle domande che vengono fatte dalle madri quando interrogano su qualche cosa.
E con la lingua si può anche riferire alla madre che c'è qualcheduna che non fa buoni discorsi, anzi c'è l'obbligo in certi casi di riferirlo. Allora è il caso di adoperar bene la lingua.
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Così: far tacere la lingua perché non faccia del male, santificar la lingua. Chi insegna santifica la lingua, sì. E d'altra parte chi mormora, invece, pecca con la lingua. Ogni discorso che non piace al Signore vuol dire peccar con la lingua. La lingua è causa di tanti beni, ma è anche causa di tanto male: di discordie, di parole cattive, di errori che si pronunciano, ecc.
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Santificare il gusto. Prendere ciò che è portato, ciò che è preparato a tavola, anche se qualche volta non è proprio conforme al nostro gusto, a ciò che vogliamo. E tuttavia qualche volta bisogna prender anche le medicine che non sono saporite. Sì. E d'altra parte il gusto vien santificato quando noi ci nutriamo ragionevolmente, quando è necessario.
Persone, alle volte, che, eh, trovano difficoltà: non vogliono nutrirsi. Ci vuole qualche sforzo alle volte. E altre volte bisogna tenersi un po' indietro perché la golosità può entrarci.
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Santificare il tatto: rispettare il proprio corpo. Sì, tanto quando si è in chiesa, come quando si è in ricreazione. Cose e movimenti scomposti non van bene. Anche nel riposare, pensare che il corpo è il tabernacolo dell'anima e è il tabernacolo dove abita il Signore. Sì! Perché si riceve Gesù e abita sacramentalmente in noi fino a che le sacre specie son consumate, ma poi resta spiritualmente. Resta spiritualmente!
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Allora, santificare anche la fantasia, santificare l'immaginativa, la memoria, i desideri del cuore, le aspirazioni. Santificare i desideri del cuore coi desideri santi, l'amor di Dio, lo spirito di preghiera. Ed <evitare> evitare sensibilità, simpatie o antipatia, oppure evitare invidie. De corde exeunt cogitationes malae [Mt 15,19], dal cuore vengono fuori le tendenze <buo> cattive, e dal cuore vengono fuori le tendenze sante, tendenze buone. Voltarsi a Maria.
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Domandare in questa novena la grazia di santificare i nostri sensi, cioè santificare il corpo. E così il nostro corpo risorgerà glorioso. Sarà segnato: segnato dalle opere buone fatte col corpo, dalle virtù praticate col corpo. E perciò allietarci, allietarci dell'assunzione di Maria, del suo privilegio. Qualche volta in più [in] questi giorni, recitare il quarto mistero glorioso: l'assunzione di Maria al cielo.

Albano Laziale (Roma)
7 agosto 1961

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488 (a) R: incominciata.
(1) Albano Laziale (Roma), 7 agosto 1961