Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII. SEMPER ORARE (1)
Per arrivare al cielo, prima di tutto l'osservanza dei comandamenti; [in] secondo luogo, per arrivare alla perfezione, l'osservanza dei voti; poi in tutto il complesso della vita, compiere il volere santo di Dio. Inoltre rispondere alla vocazione nell'osservanza dell'apostolato.
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E quante virtù occorrono? Le tre teologali le quattro cardinali, le tre virtù religiose, poi le virtù morali. Vi sono da acquistare i doni dello Spirito Santo, i frutti dello Spirito Santo, le beatitudini. Oh, guardando a tutto questo complesso, verrebbe da spaventarsi. Come faremo noi povere, deboli creature, inclinate al male, sempre turbate un po' e dal demonio e dalle passioni? E allora come si vince?
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Vi è il gran mezzo che, se si prende, si è sicuri di tutto, sia per la pratica delle virtù, sia la corrispondenza alla vocazione e sia ancora l'osservanza delle costituzioni e poi l'acquisto di tutti i beni soprannaturali. Vi è il gran mezzo della preghiera. Così che se si prega, si avrà tutto, in semplicità, con sicurezza. E <che> quindi: chi prega si salva, e chi prega molto si fa santo!
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Chi abbandona la preghiera, oh, in quanti pericoli si mette! Perché vi è il demonio, vi è la carne, vi son le passioni, vi è l'influenza del mondo: pericoli da ogni parte; si viaggia attraverso un mare burrascoso, sempre agitato da tempeste. E allora? Dio, Dio! Il Signore è la nostra salvezza. Il Signore è la nostra santificazione.
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E Gesù è morto sulla croce perché sapeva che avevam bisogno degli aiuti, e allora ha ottenuto la grazia, l'ha guadagnata... A noi sta domandarla! Poiché vi può <vi> esser un mare di misericordia di Dio. Eh, ci può essere una sorgente abbondantissima di acqua, ma se non si va a attingere... E il secchio è la preghiera, per attingere. Si può attingerne un cucchiaio e si può attingerne un bicchiere e se ne può attingere un grosso secchio, una botte. E si può averne tanta di quest'acqua, da ancora distribuirne per mezzo dell'apostolato. Così la preghiera è condizione senza la quale nulla si fa, nulla si ottiene. Ma la preghiera è onnipotente: tutto si ottiene.
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"Qualunque cosa chiederete al Padre /mio/ (a) in nome mio, /vi sarà dato/» (b) [Gv 14,13]. Che splendida promessa! E non è la promessa di un uomo, ma è la promessa del figlio di Dio incarnato, che è anche uomo, ma è la Persona della santissima Trinità, sì, in Gesù Cristo.
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Non si tratta della parola di un uomo che può mancare o perché non vuole mantener la parola, o perché non può mantenerla o perché non vuole mantenerla. Ma Dio onnipotente tutto può! Dio infinitamente fedele alla promessa, e cioè: «Qualunque cosa chiederete» [Gv 14,13]: qualunque cosa, s'intende, che giovi all'anima.
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E poi, non soltanto il Signore parlava agli apostoli, a degli amici, ma quando faceva questa promessa, che è ripetuta tante volte (quante volte nel Vangelo è ripetuta!), quando Gesù faceva queste promesse, a sentirlo c'erano degli apostoli, ma c'erano i farisei, gli scribi, i pubblicani, i peccatori, i pagani. Tutti: le donne, gli uomini, i fanciulli, la gioventù.
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Oh, suore pastorelle, pensare a questo: dappertutto si predica: fate, fate, fate! Però è una debolezza dei tempi. E l'orate quando è che si dice? pregate? Lo dice il Papa; si insiste.
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Ma dolorosamente viviamo in tempi in cui la azione, il muoversi, il far iniziative sembrerebbe tutto. [E'] un tempo di materialismo. Tutto vale la tecnica, tutto valgono le nuove invenzioni, tutto: il potere del denaro, il potere delle armi, il potere delle organizzazioni!
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Ma qual è l'arma di colui che vuol farsi santo? Qual è l'aiuto di colui che vuol andare a convertire le anime? Qual è la necessità di chi vuol farsi santa, di chi vuol viver da vera pastorella?
La preghiera!
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Quante volte si espongono problemi, difficoltà, difficoltà di vario genere, particolarmente quando vengono dalle case queste difficoltà. Ma almeno tre quarti delle difficoltà si possono risolvere da voi. Tre quarti dico, mica tutte poi, eh? Qualche volta occorre l'intervento. Ma chi prega, i tre quarti delle difficoltà le risolve: e per la pace, e perché vi è quel pericolo, vi è quella difficoltà e poi perché dovremo fare apostolato a cui non siamo preparati, sì. Ci chiedono cose per noi troppo alte. Difficoltà innumerevoli! Ma - ripeto - se c'è la preghiera, tre quarti delle difficoltà vengono risolte.
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E se quella persona perde un po' lo spirito della vocazione, e se si trova difficile la convivenza in società, cioè particolarmente in casa, nelle case, o se vi sono tentazioni intime e disorientamenti... Ma c'è Gesù! C'è Gesù! In tutte le parrocchie dove andate, c'è Gesù! E non è lui la luce per rischiarirci il cammino, per risolvere tante difficoltà?
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Sembrano alle volte dei garbugli certe cose, quasi che non si trovi il filo per certe soluzioni. Ma con un'ora di adorazione quante cose si mettono a posto! Quanta pace si riacquista! Quanta forza per sopportare o per vincere!
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Se anche tutto sembrasse disorientato e che quasi si sentisse l'anima <si sentisse come immersa e quasi stesse annegando> immersa nell'acqua quasi stesse annegando: Salva nos, perimus [Mt 8,25], salvami, o Gesù. Se no, mi perdo. Mi perdo con tutti questi pensieri, queste fantasie. <Mi> Vedo tutto buio dentro, tutto buio di fuori; vedo buio in su e vedo buio in giù e vedo buio in avanti; sono avvolto nelle tenebre. Oh, Gesù è la luce! Ego sum lux mundi [Gv 8,12], io sono la luce del mondo.
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Si trova difficoltà, sì, buoni propositi: si vogliono osservar le costituzioni, negli esercizi si promette tanto, si guarda quel che si è imparato nel noviziato e lo si vuole mettere in pratica. E alle volte quel che si è imparato sembrerebbe che quello stesse bene a dirsi nella scuola, in una conferenza, ma che in pratica non sarebbe possibile; o almeno non sarebbe possibile in queste circostanze, in questa casa, in questa parrocchia.
Ma c'è Gesù! Siete mica sole! Mica sole! Egli la luce, egli il conforto, egli la consolazione, egli tutto, se la pastorella diviene intima col buon Pastore, si considera un'umile cooperatrice del buon Pastore rappresentato dal parroco. Ma un'umile cooperatrice!
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Se la difficoltà sembra permanente e insuperabile: giorni, settimane, mesi, anni di preghiera. Ma la corona del rosario vince tante cose! Certamente non bisogna pensare: farò una novena, farò un triduo, ho domandato già due volte quella grazia...
Si tratta di fare come si deve fare riguardo al corpo: ogni giorno mangiare il sufficiente. E allora la figliuola cresce, e allora la persona già cresciuta si conserva, s'irrobustisce. Sì.
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Bisogna nutrirsi di Dio. Belle comunioni! Bei pensieri: tutti in Gesù! Pensieri santi! Ecco.
Se si arriva a quest'intimità con Gesù, quanta pace nel cuore! Quanta pace all'esterno!
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Ecco, allora noi veniamo a pensare così: io prego? Secondo: io prego bene? Io faccio tutte le opere di pietà come stanno nelle costituzioni: opere di pietà giornaliere, settimanali, mensili, annuali? Io insegno a pregare? Faccio pregare, per quanto dipende da me? (Per esempio far frequentare la comunione). Io ricorro a Gesù sempre, oppure vado a lamentarmi di questo inconveniente e di quell'altro? Vatti a lamentare con Gesù: che sei debole, che hai bisogno di maggior grazia, bisogno tu di maggior grazia, bisogno l'altra di maggior grazia; bisogno la popolazione di maggior misericordia da Gesù, sì.
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Primo: se si fanno le pratiche di pietà.
Secondo: se si fanno bene, e cioè vuol dire con umiltà e con fede, sentendo il bisogno di Dio e confidenza in Dio.
E terzo: perseverando. Come si respira sempre, così sempre pregare. Gesù ha detto: è necessario! Non ha detto che è consiglio, ma: oportet semper orare [Lc 18,1], è necessario, ha detto. Ma chi manca <di> dell'ossigeno, ricorre all'ossigeno. L'ammalata grave, che stenta a respirare, la si aiuta con dell'ossigeno! Necessaria: la preghiera è come l'ossigeno. Parlar molto meno alle volte con gli uomini, ma molto più con Dio.
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Dunque: pregare bene, non soltanto perché si è umili e si ha fiducia, ma anche perseverando. Oportet semper! [Lc 18,1]. E' necessario, ma sempre! Allora che cosa vuol dir questo sempre? Questo sempre vuol dir, prima di tutto, che le pratiche di pietà si facciano sempre: ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno. Sempre, pregare! E perché noi non andassimo errati nel comprender la sua parola, che cosa voleva dire esplicitamente il maestro Gesù? Ha cambiato la frase in modo che non ci fossero dei fraintesi: et /nunquam/ (a) deficere [Lc 18,1], mai lasciare! Sempre pregare. Mai lasciare. Non <si> può qui intervenire un malinteso. Et /nunquam/ (a) deficere [Lc 18,1], mai lasciare.
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E perché sono più tentate quelle anime? E perché quel giorno hanno meno disposizioni? E perché si sentono affaticate? E' tardi, la giornata è stata piena!, ma nunquam deficere [Lc 18,1], mai [tralasciare] la preghiera. Ma se abbiamo avuto tanto lavoro?
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Siccome il lavoro più necessario è la preghiera, allora si lascia [qualcosa] d'altro, ma non la preghiera. Del resto si è certi che chi prega, chi previene le cose della giornata - le previene con la preghiera - allora Dio è con noi! La nostra parola vale di più, ha maggior efficacia, entra nelle anime. Se ci sono tentazioni, vi è subito una grazia abbondante da Dio. Se c'è un sacrificio da fare, il Signore porta la croce con noi. Anzi egli porta la parte più grossa della croce e aiuta a noi a portare la nostra parte. Sì.
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Oh, niente scusa dalla preghiera. Niente! Ma potrebbe arrivare un caso straordinario. Si supplisce al più presto; e si supplisce al più presto come se uno non avesse potuto arrivare a tavola - supponiamo - a mezzogiorno, è arrivato all'una; ma si farà portare il necessario per desinare. E se si parte a mezzogiorno e quindi non si può pranzare perché il pranzo è fissato a mezzogiorno, si anticipa magari. Il che vuol dire che il nutrirci col pane è necessario, il fortificarsi con la preghiera è necessario; ed è maggior necessità la preghiera, perché possiamo anche esser sostentati miracolosamente, se il Signore volesse! Ma se lasciam la preghiera, niente aiuto.
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E... ma! Alle volte si ha fiducia: so portare, so tener la conferenza, so guidare una scolaresca, ecc.; ho intelligenza, ma... E come bisogna rispondere? E sai pregare?
Essere intelligenti è un dono di Dio. Essere capaci /di/ (a) presentarsi è un dono di Dio. Sapere preparare ed esporre una conferenza è un dono di Dio. Aver buona salute è un dono di Dio.
Trovarsi in uno stato di superiorità o per l'ufficio o perché si porta l'abito religioso, ecc. tutte cose buone, ma però son zero innanzi a Dio. Bisogna metterci l'uno. Tutte queste cose valgono tanti zeri, ma se ci [si] mette l'uno, cioè la preghiera davanti, eh, dovrete leggere perché c'è l'uno: cento perché ci son due zeri, mille perché ci son tre zeri, diecimila perché ci son quattro zeri.
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Eh, come moltiplica le forze nostre la preghiera. E come ci rende capaci di guidare anime, di ritrarle dal male, di avviarle sulla via buona!
Ma il nemico è grande, ma qui siamo tutte in mezzo a della gente rossa. Eh!...
Pregare! Ciò che non puoi tu, lo può il Signore.
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Il Papa un po' di giorni fa - sarà quindici o venti giorni fa - ha tenuto un discorso a un'adunanza, dove ha insistito a ricordare le difficoltà dei nostri tempi, e son tante! Il nemico - egli ha detto - è enorme, grosso grosso il nemico: l'ateismo, il comunismo, il protestantesimo, ecc., poi la immoralità dilagante.
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Oh, il nemico è enorme. Verrebbe tante volte da sconfortarsi e realmente si sentono persone: «Ma tanto qui non c'è nulla da fare... Beh, questa parrocchia è così, bisogna sopportare. Prendiamo quel poco che ci viene e cerchiamo di fare un po' di bene a quei fanciulli». E le altre anime si lasciano andare giù <dalla dalla> dal fosso? Si lasciano naufragare, si abbandonano?
Aiutarle, soccorrerle con la preghiera: quel che non è possibile all'uomo è possibile a Dio.
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Allora il Papa andava avanti: <Il nemico è forte e lo paragonava, non diceva>, Il nemico è enorme, ma non è forte. Lo paragonava il nemico - che è poi satana che muove tutte queste persone e tutti i mezzi contro Dio e contro Gesù Cristo, ma non è forte perché non ha la grazia di Dio, Dio non è con lui, noi siamo con Dio - il nemico enorme è paragonato quindi a Golia. L'esempio l'avete letto e forse narrato tante volte voi.
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Golia veniva avanti armato dalla testa ai piedi e si faceva ancor portare le armi da un suo suddito. Carico di ferro, <spada g> spada grande, ecco, e sfidava tutti. E Davide invece era un pastorello ancor giovane, non giovanissimo proprio, ma ancor giovane, e non si vestì con le armi e non prese la spada; ma prese la fionda e cinque sassi del torrente e andò incontro a Golia. E Golia lo disprezzò: «Ah! Vieni a me con il bastone anche in mano? Il bastone: [non] sono mica un cane. Io /darò le tue carni in cibo alle fiere/"> (a)***.
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La Chiesa e poi ogni parrocchia dove il travaglio spirituale è tanto: Davide! Sì! Andiamo a combattere un nemico che è enorme, ma non è forte, perché con noi c'è Dio, quando si prega! Non sei sola, non scoraggiarti! E se anche [non] farai niente [e] dopo che sarai stata tre anni, quattro anni, dieci anni in una parrocchia, ti sembra di avere ottenuto nulla, ma quanti son poi morti in grazia di Dio! E inoltre: parrocchie in cui si lavora per anni ed anni, sembra che tutto sia inutile e che per quanto si semini il campo e l'orto e il giardino, che tutto venga distrutto dal nemico. Ma per la preghiera <per> che porta la perseveranza, la pazienza sostiene colui che ha da lavorare, lo sostiene. Oh, viene l'ora, viene l'ora in cui i frutti si troveranno.
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Il Curato d'Ars lavorava e [non] otteneva nulla, in principio. E allora: /pregava, pregava/...
(a) E quando aveva molto pregato, ma con fede, e anche si mortificava, ecco che era giunto al punto in cui non poteva più entrare in chiesa tanto era affollata. E doveva stare in confessionale quindici ore al giorno per accogliere. E quando saliva sul pulpito, tutti gli occhi addosso: tutti desiderosi di sentire anche una sola parola.
Davide vince il Golia!
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Abbiate fiducia. Avrete perso tutto? Ma avete pregato? Voi le vittorie non le vedrete, morirete forse; ma la vittoria sarà vostra, perché c'è Dio. C'è Dio! Sono ostinati, sì! Ci sono tante difficoltà nuove ai nostri giorni - e non ce n'erano meno negli altri tempi, forse in certi tempi molto di più ancora - ma la vittoria sarà vostra. E se non salvaste quelli lì anime, la vostra preghiera andrebbe a salvarne magari in Cina o in Giappone: non va perduta. Pregare e far bene la pietà. Fede in Dio! Fede in Dio.
337
La preghiera ben fatta non cade per terra. La preghiera ben fatta sale all'altissimo trono di Dio. Non ridiscende se non cambiata in benedizione e grazia. E se tu non vedrai il frutto, e quindi non avrai la consolazione di constatare che il tuo lavoro ha prodotto del bene, lo vedrai in cielo poi.
338
Non sembrava che quando è morto Gesù tutto fosse perduto? Eh, gli apostoli stessi l'avevano abbandonato. Pietro l'aveva rinnegato e Giuda tradito. E allora? Fatto morir sulla croce, chiuso in un sepolcro, messi anche i soldati a governar il sepolcro perché non potesse essere portata via la sua salma: era tutto perduto? Cominciava tutto allora, invece, perché da quel momento con la sua risurrezione cominciò a illuminare il mondo. E gli apostoli si sentirono fortificati e furono mandati nel mondo intiero. La salute è incominciata proprio là dove pareva tutto perduto.
339
Non scoraggiarvi mai. No! Non lamentarvi e non angustiarvi. Sentire sempre maggiormente il bisogno di Dio, della sua grazia, della sua preghiera, ma /numquam/ (a) deficere [Lc 18,1], non lasciare.
E se non potrai far altro, potrai fare tutto con la preghiera, anche se divieni ammalata, anche se non c'è più altro che la nostra vita. E offriremo al Signore la vita! E offriremo al Signore la vita. Sì!
340
Suorine che sembrano incapaci: poca istruzione, non molta salute alle volte anche, piuttosto timide; e portano dei frutti tanto consolanti! Ma non sono quelle che parlano tanto con gli uomini, sono quelle che parlano tanto con Dio! <Tu va> Tu quanto vali? Tu vali quanto preghi. Non state a confidare nei talenti, negli esami /superati/ (a) e nell'abilità.
Tutto adoperate, ma son tutti zero. Dio è l'uno, gli zeri allora prendono valore.
341
Suore pastorelle: siete un piccolo gregge, eh? Ma non temete o pusillus grex [Lc 12,32], non temete piccolo gregge. Il Signore vi manderà vocazioni, farà nella congregazione delle sante. Se occorreranno, anche i miracoli. E vi renderà capaci e vi allargherete, e la vostra congregazione si estenderà.
342
Ma guai quando uno si persuade: eh; in fin dei conti, siamo qualche cosa già, siamo tante! Allora, noi facciamo come colui che scalzasse la casa, togliesse le fondazioni, e la casa rovinerebbe e verrebbe anche addosso. Ecco. E «La pietra /lasciata da parte dei costruttori, venne/ (a) la pietra angolare» [Sal 118,22], sì. E coloro su cui cadrà la pietra: infelici! Infelici.
343
Dunque, volevo dire: pregare. Fare le pratiche quotidiane. Poi dovremo aggiungere lo spirito di preghiera e ancora il dono della pietà. Quindi: spirito di preghiera e il dono della pietà. Il Signore, se vuole, ci darà grazia di meditarlo in seguito questo.
344
Umiltà e fiducia in Dio: «Da me nulla posso, con Dio posso tutto» (a). Ripeterlo pure ogni giorno: è così: «Da me nulla posso, ma con Dio tutto».

Ariccia (Roma)
23 luglio 1961

345

(1) Ariccia (Roma), 23 luglio 1961.

310 (a) V: Omette.
(b) V: lo farò.

325 (a) V: non.

329 (a) R: a.

334 (a) Così T. Omette R. Nastro spezzato. Supposizione del curatore: Come Golia e Davide, così il nemico e la Chiesa.

336 (a) R: pregare, pregare.

340 (a) V non.

341 (a) R: riportati.

343 (a) V: respinta dai costruttori, divenuta è.

345 (a) Atto di umiltà. Cf. Preghiera della Famiglia Paolina, pag. 194. Frase attribuita a san Francesco di Sales e che don Alberione ha leggermente modificato: «Da me nulla posso, con Dio posso tutto. Per amor di Dio voglio far tutto. A Dio l'onore, a me il paradiso». San Francesco di Sales diceva: «a me il disprezzo».