Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIV. I DUE COMANDAMENTI (1)
/Certamente/ (a) che nel corso di questi esercizi leggerete le costituzioni, in maniera particolare quello che riguarda la convivenza, la vita comune, oltre a quello che riguarda la formazione, l'osservanza dei voti, gli studi. Poi quanto a libri della sacra Scrittura: le lettere di san Pietro vi giovano tanto - il grande Pastore, il sommo pastore della Chiesa - poi le lettere di san Giacomo e di san Giovanni, lettere che si può dire sono pastorali. Questo oltre a quello che è pastorale per eccellenza, il santo Vangelo.
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Uniformare il cuore al cuore di Gesù buon Pastore. Voi possedete una grande grazia attualmente nella congregazione e cioè l'unione degli spiriti, l'unione dei cuori, l'unione nell'attività: questo è grande grazia. Volersi bene!
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Vi sono due comandamenti principali, fondamentali e cioè: il primo comandamento: Amare Iddio con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze; il secondo poi è simile al primo, e cioè: amerai il prossimo come te stesso [cf. Mt 22,37-39. Mc 12,30-31. Lc 10,27].
Il primo comandamento indica la perfezione, la via della santità. Amare il Signore con tutto il cuore. E perché sia perfetto questo amore: la castità, la verginità. Amare il Signore con tutte le forze: questo si perfeziona nell'obbedienza. Amare il Signore con tutta la mente: cioè distaccarsi dalle cose del mondo e pensare alle cose di Dio, le cose di servizio di Dio, le cose che avete da compiere, da insegnare alle anime perché conoscano Dio e lo amino e lo servano.
I tre voti sono e indicano la perfezione dell'amore a Dio: «Amerai il Signore con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze» [cf. Lc 10,27].
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La vita religiosa è il lavoro, è l'impegno della perfezione. E allora quanto più si osservano bene i voti, tanto più si finisce con l'amar Dio intieramente, sempre più perfettamente, impiegando tutto il nostro essere: i beni esterni, rinunziando alle cose <del> che ci attirerebbero, i beni interni, la volontà, tutto.
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Ma, oltre alla perfezione che si ottiene mediante l'osservanza del primo comandamento, la perfezione <s> si ottiene ancora nell'amore al prossimo mediante l'osservanza del secondo comandamento: Ut unum sint [Gv 17,11]. Amare il prossimo. Amare il prossimo [è] per tutti i cristiani: nessuno deve offendere il prossimo. E ognuno ha dei doveri verso il prossimo: non ammazzare, non uccidere, non ledere, non offendere la stima degli altri nella persona, non togliere i beni alla persona.
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Ma la perfezione del secondo comandamento voi la ottenete in due maniere e cioè, primo: è la vita comune vissuta bene, in pieno accordo di spirito, di cuore, di attività, fondandosi sempre sopra l'obbedienza, l'amore vicendevole. Poi osservate questo secondo comandamento in modo più perfetto e cioè: l'apostolato. Impegnare la vita per il prossimo. Non solo evitare le offese al prossimo e anche alle persone con cui si convive, ma evitare anche ciò che dispiace e soprattutto fare il bene. Fare il bene al prossimo.
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Ora quando fate i catechismi, esercitate la carità in un grado molto alto. Quando aiutate la gioventù, specialmente la gioventù femminile, a far bene, eh, fate in quel momento ciò che indica e ciò che costituisce la perfezione del secondo comandamento. Quando pregate per la parrocchia, quando pregate per l'istituto, quando avvicinate chi o è già buono e vuol migliorare, o non è ancor buono e bisogna richiamarlo, o è infermo e bisogna <di> aiutarlo, o affamato, assetato ha bisogno di soccorso, o è afflitto [e] ha bisogno di consolazione: quello è il perfezionamento del secondo comandamento. Sì, il perfezionamento!
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La vita religiosa è tutto un lavoro di perfezionamento. Oltre al primo comandamento che si perfeziona mediante l'esercizio e la pratica dei voti e il secondo che si perfeziona mediante la carità, che per i cristiani è evitare il male contro il prossimo e far quel bene ordinario, per voi è dare tutta la vita per il prossimo. Cioè tradurre tutte le forze tutti i giorni, tutta la vita in sostanza in servizio, in amore, in opere di zelo, in apostolato. Ecco.
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La perfezione nell'osservanza di questo comandamento si capisce subito. Quando quel fariseo aveva domandato: «Qual è il primo e massimo comandamento?» [cf. Mt 22,36; e par.] Gesù aveva risposto: «Amerai il Signore Dio tuo» ecc. [Mt 22,37]. Ma i farisei andavano in discussioni e interpretazioni della legge mosaica in un senso alle volte così rigoroso e quasi in: dare, indicare cose che neppure loro potevano fare. Gesù allora li richiamò, perché se avevano tante pretese nell'osservanza della legge applicando la legge a cose a cui la legge non intendeva di arrivare, dimenticavano poi tutta la carità verso il prossimo.
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Perciò Gesù non si ridusse a rispondere qual era il primo comandamento. Aggiunse subito qualche cosa che faceva per il fariseo e cioè: «Vi è un altro comandamento, simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso» [cf. Mt 22,39 e par.]. Allora si trovò imbarazzato il fariseo e si scusava di giustificarsi in qualche maniera: «/Ma/ (a) chi è il mio prossimo?» [Lc 10,29], domandò. Allora Gesù spiegò chi è il prossimo.
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«Vi era un uomo che da Gerusalemme andava a Gerico. Era solo. S'incontrò nei ladroni i quali lo assalirono, lo ferirono, lo derubarono e lo lasciarono semi-morto, quasi morto sul ciglio della strada. - Ecco l'afflitto - .
Passò di là proprio uno dei sacerdoti ebrei di quelli, e uno dei leviti di quelli, che seguivano la pratica dei farisei. Passò quel sacerdote ebreo, lo guardò e filò. Non si fermò neppure a constatare se fosse vivo o morto, se avesse bisogno di soccorso.
In terzo luogo passò un samaritano, un abitante della Samaria - i quali abitanti di Samaria erano stimati gente da poco, gente cattiva - ma che cosa fece? Era a cavallo e discese da cavallo, si avvicinò al ferito, s'accorse che respirava. Allora lavò la ferita e poi lo aiutò con qualche bevanda ristorante. E poi dopo, quando lo vide rimesso un po' in forza, lo fece salire sulla cavalcatura e poi accompagnò la cavalcatura e l'infelice fino all'albergo più vicino. E lì volle che gli fosse data una camera; volle che all'infelice fossero prestati tutti i servizi del caso. Ecco. E poi, dopo aver pagato la spesa, perché l'altro era stato derubato, disse all'albergatore: Non risparmiar le cure e se occorrerà ancora altro denaro, ritornando pagherò io.
Allora Gesù conchiuse: «Chi dei / tre/ (a) e cioè del samaritano e del sacerdote ebreo o del levita - chi amò veramente il prossimo? E <al fari> il fariseo rispose: Ecco, colui che ha soccorso l'infelice. E allora Gesù conchiuse: Va', fa' anche tu così» [cf. Lc 10,25-37].
Questo significa amare il prossimo. E il samaritano è simbolo di Gesù Cristo.
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L'uomo era stato ferito dal peccato originale. Non era morto l'uomo, non era privato della vita <e della gra> e della ragione, ma era privato della grazia. Ora, ecco il buon samaritano Gesù, il figlio di Dio che s'incarnò, venne vicino all'uomo, venne a convivere con gli uomini e diede la sua vita per gli uomini. Ecco. Pagò lui, pagò lui quello che era il debito degli uomini per il peccato. Il debito con Dio! E riaperse il paradiso. E il Signore continua a dare la sua grazia a noi, specialmente mediante la confessione e mediante la comunione.
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Ecco <come il Signore amò> come il Signore amò l'uomo, come Gesù <amò> amò l'uomo: così Dio amò l'uomo da dare agli uomini il suo figlio. E così Gesù amò l'uomo da morire sulla croce per noi.
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Ecco la pastorella che dà la sua vita. Dà la sua vita alla maniera che può, secondo le forze.
Che cosa fate tutto il giorno, dopo aver atteso a nutrirvi <spiritual> spiritualmente di Gesù: nutrir la mente con la meditazione, nutrire il cuore con la messa e specialmente con la comunione e poi con le intimità quando si va alla visita al santissimo sacramento? E il resto della giornata? Per l'uomo! Per l'uomo, la carità!
Allora tutta la vita si traduce in opera di zelo. Ecco che olocausto a Dio: coi voti si perfeziona la osservanza del primo comandamento, con il vostro apostolato si perfeziona l'osservanza del secondo comandamento.
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Così siete proprio sulla via della salvezza non solo, ma sulla via della perfezione. Troverete quindi il cento per uno. Riceverete il centuplo. Possederete la vita eterna, lassù, [voi] che farete corona al buon Pastore Gesù Cristo, il quale è morto sulla croce, ha dato la sua vita per noi. E voi che, se non morite di morte violenta, tuttavia consumate i giorni e le forze e la vita nel lavoro apostolico, nel vostro santissimo apostolato, nel vostro apostolato <là> a diretto contatto con le anime. Allora ecco: la perfezione.
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Che cosa viene di conseguenza? Viene di conseguenza: primo, chi è in formazione si prepari bene all'apostolato mediante la vita sempre più santa, mediante gli studi sempre migliorati, mediante la pratica di quelle virtù che formano il fondo della pastorella e rassomigliano la pastorella al buon Pastore. Preparazione degna.
E chi è già più avanzata in età darà il buon esempio e aiuterà chi è più ancora giovane, chi è ancora in età minore. Aiuterà perché possa sempre più prepararsi e sempre più avanzare nella perfezione di questo apostolato.
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Secondo: l'apostolato poi appreso secondo le costituzioni. Occorre meditare proprio quegli articoli che si riferiscono all'apostolato. Quali sono le opere? Risultano dalle costituzioni. Amare proprio quelle opere, le quali poi possono esser sempre comprese meglio, perché c'è l'istruzione. E chi si istruisce, istruirà. Poi si tratta di educare, di formare. E chi è ben formato formerà. Si tratta di viver la vita sempre più perfettamente, la vita soprannaturale, la vita interiore. E chi vive questa vita interiore sa comunicarla.
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Suore che accendono il fuoco o almeno accendono delle scintille. Possiamo portare il paragone: come il sacrestano va col cerotto ad accendere la candela, [così] la suora - che accende il cuore di una giovinetta, perché il suo cuore è acceso di amor di Dio, e con una certa speranza, qualche volta anche con facilità - accenderà una fiammella come arde nel suo cuore: la vocazione. La vocazione!
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Così come sempre andavo predicando e cioè: una vocazione in più è portare una candela a Gesù, al santissimo Sacramento all'altare. Un'anima che è accesa di amore di Dio e che tutta si spende per il Signore. Allora?
Uno che udiva questo l'ha sempre tenuto in mente e ormai raccontava come ne avesse acceso ventisei candele: sue vocazioni!
Oh, vi fissate un po' su un numero così? Chi si fissa così osserverà molto meglio la vita religiosa. Voglio accendere delle candele a Gesù buon Pastore!
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Allora la carità si spinge avanti. Vedete un poco: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» [Mt 22,39], cioè: tu vuoi esser salva e vuoi che gli altri siano salvi e li aiuti: come te stessa. Come tu vuoi il paradiso, così lo vuoi per gli altri e li aiuti, cominciando dai bambinelli.
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Tu poi hai /scelto/ (a) la parte migliore, la strada più perfetta e vuoi un paradiso più bello. Ed ecco che tu <volesti> vorresti e ti impegneresti a cercare figliuole e anche figliuoletti - per il prevocazionario (b) - anche figliuoletti perché si consacrino un giorno al Signore e vivano la vita di perfezionamento.
E perché tu fai l'apostolato e godi di aiutare le anime, così vorrai che queste <chi> persone, questi <figliol> figliuoli, queste figliuole un giorno esercitino l'apostolato e consumino la vita e la traducano la vita tutta in apostolato.
Questo significa amare il prossimo come noi stessi. Certo non tutti son chiamati, ma almeno scoprire chi è chiamato e far suonare la campana in quell'anima, la voce di Dio cioè. Oh! Perciò amare il prossimo come noi stessi.
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Ma e fino a quando e come e quanto l'ha amato il buon samaritano Gesù? Così: pagò lui per i nostri peccati. E quindi se i nostri peccati non potrebbero essere assolti perché sono offese a Dio, allora il figliuolo di Dio Gesù Cristo paga col suo sangue. Paga di sua borsa - diciamo - paga di persona.
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E [Gesù] applica allora a noi il valore del suo sangue. Benedetto il suo preziosissimo sangue! Ed ecco l'anima che è lavata nel battesimo, <lava> l'anima che è lavata nella penitenza, l'anima che è nutrita, aiutata in tutti i sacramenti, particolarmente sostenuta mediante la divozione mariana, <la divo> la divozione a Gesù buon Pastore, la divozione ai santi apostoli Pietro e Paolo.
Che ideali! Che esemplari stanno davanti a voi! Pietro e Paolo! Consumata la vita nel cercare anime a Gesù Cristo, e offerta la vita per mezzo del martirio: vita consumata per amore di Gesù Cristo e offerta per la salute del mondo, la salute degli uomini: come Gesù Cristo!
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Allora in secondo luogo: esercitare l'apostolato in sapienza. Chi ha questa sete di anime non fa molte parole. Ha sempre tanto bisogno di dire, di istruirsi, di dire quello che è utile e di sentire quello che è utile per trovare le vie per arrivare a quell'anima, a quell'altra... Come far meglio il catechismo, come forse insegnare meglio il canto, come tener lontane dal male quella gioventù femminile che è così insidiata, come convertire quel peccatore che <è> sta per passare all'eternità e non si vuol riconciliare oppure ha bisogno di trovare qualcheduno che lo aiuti per riconciliarsi con Dio, ecc.
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Quando <vi> nel cuore c'è quello, quell'amore di Dio, una suora è subito conosciuta. Di che cosa vi parla? Ex abundantia [enim] cordis os loquitur [Mt 12,34]. Ciò che viene dentro, viene fuori. Cioè quello che sta dentro vien fuori.
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Se vi avvicinate a un pozzo pieno di acqua putrida, ecco l'odore che vien fuori. Se invece quel pozzo è pieno di acqua fresca e limpida, bella: ecco sentite qualche cosa di diverso. Oh!
La bocca fa la spia di quel che c'è dentro. «Ma come? Chi glielo ha detto?» Eh, (a) l'hai detto tu con le tue parole, con scherzi, <che> con discorsi che non sono cattivi, certo proprio cattivi no, ma <meno> meno atti per una persona consecrata a Dio.
<Quella gen> Quella gente che pensa agli altri, giudica e condanna gli altri e non sa giudicare e condannare se stessa. Oh, impieghiamoci di più a pensare, a migliorare noi stessi, che così.
L'apostolato dunque.
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L'apostolato con costanza. Sì! Il mettersi a servizio del prossimo è mettersi proprio a servizio. E chi è a servizio deve stare a chi comanda. E chi è che ci comanda? Le anime. Ci comandano loro!
Il santo Cottolengo non voleva che <si chiamassero i poveri> si chiamassero poveri quei che andavano nella piccola casa. Diceva: questi sono i nostri signori che ci comandano e cioè ci chiamano, vogliono. <Fan> Fanno dei capricci alle volte e ci domandan delle cose che paiono anche esorbitanti. Eppure sono i nostri signori questi. Sono i nostri signori questi. Sono quelli che ci comandano!
Le anime ci comandano.
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Farsi pastorella vuol dire mettersi a servizio. Non considerarsi la padrona, le padrone, ma a servizio! Non son venuto a comandare, ma son venuto a servire: Non /veni/ (a) ministrari, sed ministrare [Mt 20,28], cioè non son venuto a essere servito, ma per servire. E ha servito, fino a che punto? La vita ha dato! L'han comandato tutti: Pilato, i carnefici, ecco. E han fatto tutto lo strazio.
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Gesù aveva detto: è venuto Giovanni - parlava di san Giovanni Battista - ne fecero quel che vollero. E di lui, Gesù? Ne fecero quel che vollero: Crucifigatur [Mt 27,23], e fu ancora <insi> insidiato dopo la morte: comanda che sia messa una guardia a custodire il sepolcro. Anche la paura di un morto si aveva!
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Oh sì: considerarsi servitori. Tenere l'ordine vuol dir servire, perché il comandare proprio e il governare è servizio. E' amare. Amare il prossimo. Vuol dire tenere la gente come tenere le persone di un istituto sulla retta via, dando quel che si deve fare e guidando con gli orari e con le istruzioni, ecc., con l'assistenza. Così. Ma tutto questo per servizio, affinché non si trovino pericoli e anzi si cammini per la via buona, la vita santa. Quindi considerare l'apostolato come un servizio.
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Ecco Gesù che dopo che è là all'ultima cena, a un certo punto si alza, prende un grosso asciugamano, prende dell'acqua nel catino e si inginocchia ai piedi degli apostoli a lavar loro i piedi. E poi conchiuse: «Avete visto che cosa ho fatto? Vi ho dato l'esempio. Anche voi dovrete lavarvi i piedi vicendevolmente» [cf. Gv 13,14-15]. Sì, molte volte non si han da lavare i piedi materialmente e alle volte anche sì. Ma il significato qual è? E' di servire: «Vi ho dato l'esempio, perché come avete veduto che io ho fatto, così facciate ancora voi» [cf. Gv 13,15].
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L'apostolato è esercizio del secondo comandamento di Gesù: amerai il prossimo come te stesso. <Quan> Quanto si perfeziona la religiosa nell'osservare il primo comandamento? Mediante i santi voti. Quanto si perfeziona la suora per mezzo del secondo comandamento? Con l'apostolato ben preparato, ben fatto e considerato come servizio. Tante volte bisogna adattarsi anche ai capricci; prendere i torti e tacere.
(a) Sì!
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Eh, trovate anche tanta gente la quale alle volte è esigente, piena di esigenze, e magari non fanno e pretendono che facciano gli altri. Vorresti farvi la ragione? <La> Non sono religiosi quelli. Ma noi sì!
Noi <fa e> facciamo la professione per questo. E voi fate la professione per questo: per servire. Non è un comandamento in tante cose, ma è la perfezione del secondo comandamento. E l'avete abbracciato e avete professato di voler attendere al perfezionamento. E il perfezionamento sta appunto nel praticare bene questi due comandamenti.
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Avete dunque ragione di difendervi tante volte? Ecco, la difesa dell'istituto sì! Tutelare la nostra fama qualche volta è obbligatorio per coscienza. Ma generalmente si tratta di prendersi dei torti che poi, una volta presi, son cambiati in meriti per noi, e poi se ne vanno, eh? Del resto il torto ha mai nessuna casa, non trova alloggio. E se ce lo prendiamo noi, facciamo un atto di perfezionamento. Ecco. Sì. «Ma c'è questo. Ma c'è quello». Ma vi volete far sante? E avete fatto i voti appunto per <perfezio> perfezionarvi! Chiaro!
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Si sappia bene quando si fa il voto. Non è compreso tutto in quello che ordinariamente si dice professione e osservando la vita delle costituzioni e i tre voti. Ma più avanti: anche il secondo comandamento perché c'è: uniformarsi alle presenti costituzioni. Cosa dicono le costituzioni in riguardo all'apostolato, al servizio delle anime, al bene da farsi alla gioventù, /al/ (a) bene da farsi in chiesa, negli asili, nelle associazioni, ecc?
Avendo scelto questa via, percorriamola. E' una vita di perfezionamento.

Ariccia (Roma)
25 luglio 1961

380

346 (a) Preso dal taccuino di appunti delle prediche di sr. M. Letizia Turra sgbp.
(1) Ariccia (Roma), 25 luglio 1961

355 (a) V: E.

356 (a) R: due.

366 (a) R: scelta.
(b) Si tratta del prevocazionario maschile che le pastorelle aprono il 10-10-1961 a Saliceto Panaro (Modena), dove vengono accolti ragazzi di 3ª, 4ª, 5ª elementare e accompagnati fino alla 3ª media.

371 (a) Tono bonario.

373 (a) V: Venit.

377 (a) Tono grave e scandito.

380 (a) R: il.