Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. L'ESAME DI COSCIENZA DELLA PIA DISCEPOLA
Esercizi Spirituali (27 maggio - 4 giugno 1958) alle Pie Discepole Superiore e anziane.
Roma, Via Portuense 739, 28 maggio 19581
Chi è che può perdonare i peccati se non Dio soltanto?2. In realtà i nostri peccati sono offese fatte a Dio e non può perdonarli, quindi, che colui che è stato offeso. E colui che è offeso è Dio. O perché noi pensiamo diversamente da Dio, da Gesù Cristo, quindi offendiamo Gesù come verità; oppure perché noi teniamo delle strade che sono diverse da quelle che Iddio ci ha tracciato, perché Gesù Cristo è via e prendendo altra strada noi disapproviamo la sua, praticamente, la sua maniera di vivere. E dobbiamo domandare perdono a Gesù Cristo ancora perché il peccato impedisce a lui di vivere in noi. Chi è in me, Io sono in lui; chi mi ama, ecco, veniamo a lui e dimoriamo in lui3. Quante volte: Nolumus hunc regnare super nos4. Non vogliamo che questi regni sopra di noi: un'altra vita vogliamo, altro amore, altre tendenze, mentre che Gesù Cristo è tutto per la gloria del Padre e per la salvezza degli uomini. «Gloria a Dio e pace agli uomini»5.
Essendo, dunque, Iddio offeso attraverso a Gesù, lui può, e lui solo, perdonare i nostri peccati. Noi tuttavia, chiediamo qualche volta scusa, perdono, a coloro che abbiamo offesi ed è giusto, perché abbiamo offeso il Signore nei fratelli, nelle sorelle che son fatti ad immagine e somiglianza di Dio; e chi disprezza o guasta un quadro che ci rappresenta la Santissima Trinità, veramente, sebbene sia soltanto un'immagine, veramente l'offesa va alla Santissima Trinità, va a Dio.
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Oh, allora pensiamo che, se il centro, l'anima, il cuore di una Discepola è il tabernacolo, pensiamo ad avvicinarci degnamente al tabernacolo con la purificazione, con la purificazione di quello che può essere stato offesa grave e di quello che può essere stato offesa, che noi chiamiamo veniale e anche di quello che dipende dalle negligenze. Vi sono tante imperfezioni che sono negligenze, negligenze in causa: se uno si distrae, se uno ammette tanti pensieri nella sua mente che non appartengono a pensieri che non son conformi allo stato, viene poi a essere un po' responsabile, più o meno responsabile, se le distrazioni nelle preghiere abbondano, se i pensieri, le tendenze verso il mondo entrano nell'anima, nel cuore. Purificazione. Il più gran mezzo, dunque, è questo: la confessione.
La confessione. Voi avete cura di pulire ogni giorno la chiesa, e tanto più cura si deve avere di pulire ogni giorno l'anima, perché sul pavimento si può camminare anche che non sia del tutto pulito, ma mettere Gesù nello sporco non va bene. La Madonna non ha fatto così, non non faceva così. E allora ogni giorno, almeno, pulire. E siccome noi andiam tanto soggetti a imperfezioni, venialità ecc., così dobbiam pulire più frequentemente, anche fuori della confessione, pulire l'anima nostra. Se uno si macchia le dita mentre che vuole scrivere, si macchia le dita d'inchiostro, è sollecito prima, di usare attenzione, e poi, secondo, se si è macchiato, di lavarsi. E non si vuol comparire in mezzo agli altri, alle altre persone col volto macchiato. E allora, quanto più dev'esser la sollecitudine di mondare sempre il nostro cuore da ogni venialità. Perché non bisogna mettere scrupoli, ma bisogna ricordarci che noi siamo tanto inclinati al male e allora, oltre la vigilanza per non commetterlo, la vigilanza per purificarci, se mai abbiam commesso il peccato.
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Gli Esercizi, in primo luogo, sono come una purificazione dell'anno, annuale. Quindi si fa bene a tener l'abitudine di fare negli Esercizi una confessione annuale. Eccetto che sia necessaria, per qualche ragione, la confessione generale, ed eccetto ancora il caso in cui si tratti di anima scrupolosa, la quale si turberebbe ancor di più col ripetere spesso, o almeno troppe volte, la confessione generale, perché siccome è lo scopo di concentrarci in Dio, il pensar sempre al male, ai difetti commessi, l'allontana, allontana il nostro cammino verso Gesù e ritarda o rende più imperfetta la nostra unione con Gesù.
Noi abbiam più bisogno di fare atti di amore che non atti di timore. Certo si parte sempre dal timore o, almeno, si parte dal timore più frequentemente e il timore è il settimo dono dello Spirito Santo. È messo come ultimo, ma è il primo gradino, è l'ultimo gradino in basso della scala dei doni dello Spirito Santo; sì. Tuttavia noi soprattutto dobbiam fare atti di amore, arrivare lì, non restar sempre sull'ultimo gradino, nel timore. Il Signore vuole la nostra fiducia. Se Gesù Cristo sta in croce e ci offre il suo perdono, questo è perché noi ci accostiamo a lui. Del resto si ha questo, che l'atto di amore scancella anche una moltitudine di peccati, anche una moltitudine di peccati gravi.
E tuttavia vi è sempre l'obbligo di accusare quei peccati che siamo certamente sicuri di non avere ancora accusati. Ma quando poi il confessore dice che basta, è la più felice condizione di un'anima, perché con queste parole tutto resta rimesso, indirettamente almeno perché il confessore lo dice dopo che constata che l'anima è stata diligente a esaminarsi e diligente nell'accusarsi.
Ora, ci vuole una diligenza morale quale son capaci di usare gli uomini, non una diligenza assoluta e quindi non stare sempre sul gradino più basso, del timore, ma elevarsi all'amore, arrivare dal confessionale al tabernacolo, all'amore, quindi, a Gesù, alla fiducia, alla fiducia nella misericordia infinita di Gesù. Segno della sua grande misericordia è di abitare egli in mezzo di noi: Vobiscum sumn 1. E allora, se Gesù vuole abitare in mezzo di noi, ci dà così un segno grande di amore: Cum hominibus conversatus est2. In casa, Gesù, nel locale più decente, sebbene sia sempre tutto povero, rispetto a Gesù. Gesù che fa una vita comune con la sua Pia Discepola e una vita così comune che non si interrompe mai né giorno né notte. Sempre è con voi, sempre con la sua Pia Discepola. Quindi, arrivare all'amore.
Ora, per confessarsi bene, bisogna sempre che ricordiamo che la condizione principale è la detestazione del male, la quale detestazione, se si considera in ordine al passato, si chiama dolore e se si considera in ordine al futuro, si chiama proposito: Non voglio più peccare in avvenire e poi «fuggire le occasioni prossime del peccato».
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Oh, la Pia Discepola deve fare l'esame di coscienza e quindi venire al dolore sopra a quello che può avere commesso di male, secondo la sua divozione: Gesù Cristo, Divino Maestro Via, Verità e Vita.
[1.] Allora: purificazione della mente, perché Gesù Cristo è Verità. Egli ha acceso in noi il lume della ragione e ha acceso in noi, per mezzo del battesimo, il lume della fede. Allora noi dobbiamo, in primo luogo, offrirgli la mente; santificazione della mente: amarlo con tutta la mente e non solamente secondo i principi cristiani, ma secondo i principi della fede. Primo: esame sui pensieri.
2. Gesù Cristo è la nostra Via, cioè cammina davanti alla Pia Discepola e dice: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»1. E «mi segua», ecco, non: cammini avanti, ma: «mi segua», il che vuol dire: che passi dove io son passato e passi come io son passato. Perciò dobbiamo detestare quello che è mancato in noi rispetto a seguire il Maestro nella via che egli ci ha tracciato e che è lui stesso, perché è lui la via e non è «una» via, è «la» via, sola. Come si potrebbe esser Pie Discepole e camminare per altra via? Eh, non si va dietro al Maestro! E allora non si può chiamarsi: Discepole.
[3.] Gesù, poi, è padrone dei nostri cuori. Egli è la Vita ed è la vita soprannaturale in noi. Il nostro cuore deve orientarsi verso di lui, tendere a lui, non a guadagnarci una stima e pretendere che tutti abbiano verso di noi certi riguardi, ecc. Non a trovare una vita che ci piaccia di più, che sia più conforme ai nostri capricci; non quindi, condurre, in chiesa, una vita che possiamo dire soprannaturale, almeno credere di condurla o tentare di condurla, una vita... e tenere nel cuore i sentimenti di Gesù, ma sempre tendere a lui con tutto il cuore, egli, lui, Gesù che dobbiamo amare sopra ogni cosa. E il nostro cuore dove va?
Ecco i tre punti di esame che formano la base del dolore e la base dei propositi. L'esame così va fatto secondo la vostra divozione e cioè: noi vogliamo onorare Gesù Maestro Via; vogliamo onorare Gesù Maestro Verità; vogliamo onorare Gesù Maestro Vita. E soltanto a questa condizione possiamo chiamarci discepoli, sì.
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Ecco, la prima attenzione perciò va portata qui: esaminarsi sui pensieri.
I pensieri possono essere santi quando si riferiscono a Dio o alle cose di sua volontà. Perché se una fa bene la meditazione, ha pensieri che riguardano Dio. E se si impegna bene a fare la statua, a fare il suo apostolato liturgico, in generale pensa a quello che piace a Dio, a quel che è la sua volontà; quindi i pensieri son santi: o riguardano Dio o riguarda[no] il volere di Dio.
Poi vi sono i pensieri inutili. Che cosa importa a noi pensare agli altri, di cui non abbiamo nessuna responsabilità? Che cosa importa a noi di pensare al mondo a cui abbiamo rinunziato? Non ci pare che sprechiamo le cose? Se uno spreca o bruciasse, per esempio, dei biglietti di banca, ecco, diciamo: stolto, spreca, colpevole. Ma l'intelligenza a noi vale più che i biglietti di banca.
Poi vi sono i pensieri cattivi: vi sono i pensieri cattivi perché offendono la fede o la speranza o la carità verso Dio, verso il prossimo o offendono la vita comune, povertà, castità, obbedienza; poi le virtù morali, particolarmente la pazienza e poi la sottomissione e soprattutto l'umiltà. Ecco i pensieri che son cattivi.
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Vi sono persone le quali commettono dei peccati senza accorgersi, quindi non avranno responsabilità; in sé è male, ma forse non avranno colpa. Ma la diligenza nel custodir la mente ci vuole. Quando una persona ha fatto i voti e ammette poi i pensieri contro la vocazione e magari fa progetti e fa pentimenti sopra la professione, vedete che è contro la vita comune, è contro lo stato abbracciato. E allora è un ritornare con la mente o col cuore al mondo che si è voluto abbandonare. Continuano ad amare la famiglia come prima e vogliono fare loro, alla famiglia voglio dire, ai membri della famiglia, e doni e dimostrazioni, ecc., in una maniera umana e magari contro quello che si deve, invece, alla Congregazione, secondo la professione fatta. Allora i pensieri non son da suora, non son da Pia Discepola. (Faccio un esempio con questo).
Pensieri contrari all'obbedienza. Ma allontanano da Gesù: «Chi ascolta voi, ascolta me. Chi non ascolta voi non ascolta me. E chi non ascolta me è contrario al Padre celeste»1. È opposizione a Dio. Puoi dire dieci volte: ti amo con tutto il cuore, ma è scherzare con Dio così, perché non si ama con tutto il cuore, sopra ogni cosa. Persone che sono veramente, in tutta la loro anima con chi guida e persone che non lo sono, e allora non son con Dio. E come la comunione è un controsenso: la lingua è con Dio, perché si allunga e riceve l'ostia, ma il cuore è pieno di orgoglio, è contrario a Gesù. E quando Gesù deve entrare in un cuore che è contrario a lui?
Ecco, volevo dire: esaminare i pensieri, di quali pensieri ci nutriamo. Possono, dunque, essere santi; possono essere indifferenti, ma distrazioni, distraenti dalle cose di nostro stato, e possono essere cattivi.
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Secondo: esaminare i sentimenti. I sentimenti possono essere contrari all'umiltà, quindi superbia; possono essere attaccamenti a qualche cosa: vogliono amministrar da sé. Ma che ingiustizia, questa: essere della comunità cioè, e amministrare cose della comunità senza uniformità alle loro Madri. Questo non è solamente mancare alla povertà. Si confonde troppo spesso la mancanza di povertà con la mancanza di giustizia, quando si prendono troppe libertà nell'amministrazione. Bisogna che il cuore sia uniformato, non l'orgoglio, e tanto più poi se si nasconde per poter usufruire, o meglio abusare di una libertà che non è lecita, foste anche in una amministrazione, non so, la più materiale, magari la fabbrica di birra... non si può, secondo giustizia.
Poi, sentimenti del cuore, dunque, attaccamenti, invidie, e contro questa e contro quella. Ah, questa invidia, quante comunità rovina, quante comunità rovina! E poi ci si vuole atteggiare quasi a zelatori della comunità perché sia fatto meglio, perché ci sia conservata la uniformità, magari. Oh; e poi, l'ira, il nervoso. Esaminare bene come siam dentro. E ci possono essere anche dei sentimenti di curiosità che non vanno bene, ci distraggono da Dio. Sentimenti e tendenze, amicizie, particolarità, le quali partono dalla lussuria, in pratica, e il cuore non è ancora in Dio, non è ancora stabilito del tutto in Dio. Distinguere sempre, però, tra tentazione e consenso, si capisce. Così le tendenze alla comodità, sia questa comodità per l'orario, sia la comodità nel volere cose che rendano meno sacrificata la vita, cioè, una vita, voglio dire, diversa dalla vita religiosa; e può essere anche la golosità.
Allora, discendere nel cuore, discendere nel cuore. Non credere che tutto sia subito peccato: molto è tentazione, molta è imperfezione, molto è frutto di quelle tendenze che si son scatenate in noi dopo il peccato originale. Ma le tendenze cattive son da combattersi e tante volte si accusano che non son peccati, son solo tendenze, ma non c'è l'obbligo di confessarle, tuttavia bisogna combatterle, questo, sì. E orientare il cuore verso Dio. Lo amiamo con tutto il cuore sopra ogni cosa? Quante volte l'amor proprio domina, è lui che finisce con orientare un po' la vita. E allora la vita è tanto diversa dalle proteste che si fanno in chiesa, da quello che poi succede fuori, perché non si è più veduti. Vi sono persone così poco religiose che basta che ci sia un muro di separazione, una tenda, perché facciano diverso da quello che facevano e dal comportamento che tenevano quando la tenda non c'era, oppure si era protetti dalle tenebre.
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Oh; poi, dopo, l'esame sopra le parole e sopra le opere. Ma su questo non mi fermo, perché è molto più facile questo esame, perché se si dicono parole contrarie allo spirito di fede, parole contrarie alla speranza, mezza disperazione, diffidenza; se si vogliono sempre ripetere le stesse confessioni, che è contrario alla speranza e anche alla fede, e se si ha quella persuasione di non potersi far sante, ecc.; sì. Parole che possono, quindi, essere contrarie alle virtù teologali o alle virtù cardinali, supponiamo alla prudenza. Ah, contro la prudenza quante volte si manca senza badarci! E parole che possono esser contrarie alla giustizia e, non solo l'individuo ha da conservarsi nella verità, ha da conservarsi nella giustizia, nella povertà, ma l'Istituto stesso. Tutto dev'essere conformato alla povertà ed alla giustizia, l'Istituto, nel suo andamento, nelle disposizioni, ecc.
Poi ci sono le opere da esaminare. Ma anche qui, come delle parole, è più facile, anzi l'esame sulle opere tante volte finisce con l'essere l'unico esame. Ma noi sappiamo che il peccato si commette prima con la mente e col cuore, prima nell'interno. E allora, in primo luogo, l'interno. Quante volte non c'è l'opera, non c'è l'effetto, il peccato, cioè non c'è il peccato esterno, ma c'è già l'interno? Quindi, prima i pensieri e sentimenti.
Ecco che così noi facciamo l'esame in conformità della nostra divozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. E si pratica così la divozione che è la principale.
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Oh, concludiamo, allora. Negli Esercizi dobbiamo venire alla detestazione del male. Detestando il male in principio degli Esercizi, si sente il dolore più vivo del solito in riguardo ai peccati e ci si prepara alla confessione. Prepararci al più presto alla confessione significa entrar subito nel cuore degli Esercizi. Dopo che avremo detestato il passato, in quanto nel passato abbiamo sbagliato, abbiamo peccato, verremo a fare il proposito e il programma per l'avvenire, onde non più offendere Iddio, ma camminare nella nostra vocazione santamente.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 22/a (= cassetta 49/b). - Per la datazione, cf PM: «Gli Esercizi sono, in primo luogo, come una purificazione dell'anno... La detestazione [del peccato] se si considera in ordine al passato, si chiama dolore e se si considera in ordine al futuro si chiama proposito» (cf PM in c153). - dAS, 28/5/1958: «Va [il PM] a tenere qualche meditazione alle PD che hanno iniziato gli Esercizi Spir., ieri sera». - dAC, 28/5/1958: «PM: Gesù Maestro è Via, Verità e Vita». (Noi abbiamo cambiato il titolo). - VV: «Esercizi di maggio 1958 tenuti dal PM alle Madri (4 prediche) (cf PM in c167).

2 Mc 2,7.

3 Cf Gv 14,23. Più esattamente: «se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e dimoreremo presso di lui».

4 Lc 19,14.

5 Lc 2,14.

1 Mt 28,20.

2 Bar 3,38.

1 Mt 16,24.

1 Cf Lc 10,16.