Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. LE COSTITUZIONI (II)
Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1958) alle Pie Discepole del Divin Maestro insieme al gruppo formazione.
Roma, Via Portuense 739, 20 marzo 19581
Si è introdotto nella terminologia attuale, da qualche decennio, specialmente da un 20, 25 anni, questa parola: «personalità». Certo spiega molte cose [ed] è buono usarla a tempo e luogo, ma non è bene abusarne. Perché sotto il nome di personalità, che cosa s'intende? Quando si parla in senso cristiano, voglio dire, e in senso religioso, e nel senso della Pia Discepola, non si può dire: quella ha personalità perché è buona a criticare, a giudicare gli atti dei Superiori; oppure: quella non ha personalità perché non sa criticare le sorelle, non sa giudicare gli atti delle Superiore, non sa opporsi quando crede che le cose non siano stabilite bene, ecc. Se cominciassimo così, vorrebbe dire disfare la religiosa ed entrare in un'altra via che, se s'intende ancor di fare una via buona, ci son gli Istituti secolari; se poi s'intende di applicare quel principio anche in un senso più largo, più ampiamente, questo della spiritualità, vuol proprio dire togliersi dalla via della perfezione cristiana.
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Vi sono principi e sono state annunziate proposizioni che sono veramente protestanti, cioè: l'indipendenza del pensiero e l'indipendenza della volontà. Conversioni. Ma proprio dopo avere letto parecchi libri che riguardano le conversioni ultime e dopo averne scartati parecchi, l'esaminatore dei libri mi diceva: «Ma non sono convertiti dal protestantesimo questa gente (accennava a quelli di cui si parlava nel libro), sono ancora con l'animo protestante». Quindi, so che da vari Istituti sono state accettate persone, figliuole anche, perché convertite, ma poi nel ragionamento, nel pensare e quindi anche poi nell'applicarsi all'obbedienza, sempre il principio protestante dell'indipendenza di pensiero, come ognuno interpreta le cose, come uno si forma una morale sua.
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Noi abbiam da vivere in Cristo, il pensiero di Cristo; e noi abbiam da vivere la volontà di Cristo e compierla nell'amore a Gesù Cristo; e noi abbiam da indirizzare i nostri pensieri a Gesù Cristo, i nostri sentimenti, il nostro amore, il nostro cuore a Gesù Cristo. E siccome tutta la perfezione sta nell'acquistare Dio, Sommo Bene, e vivere uniti a lui per mezzo di Gesù Cristo, allora la vita religiosa è tanto ben vissuta in quanto noi ci rivestiamo di Gesù Cristo, del suo pensiero, dei sentimenti del suo cuore, delle aspirazioni della sua anima bella e dei suoi voleri santissimi in ordine a Dio, ai voleri suoi santissimi in ordine a Dio e ci rivestiamo del suo apostolato, cioè dello spirito del suo apostolato, sempre in lui e nella Chiesa.
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Sotto il pretesto, alle volte, e qualche volta si può dire anche in buona fede, si finisce col credere: «le Costituzioni non obbligano sotto pena di peccato».
Che cosa c'è nelle Costituzioni che non obblighi sotto pena di peccato? Ci son dei punti, certamente. Ma prese nel loro complesso, le Costituzioni, e prese nella espressione così generale che viene enunziata, si è fuori di via, della via che conduce a santità. Particolarmente in quanto s'introduce l'egoismo, cioè ognuna interpretarla come crede. E questo è proprio lo spirito protestante, questo è il disfacimento di un Istituto. E se non è un disfacimento, diciamo, improvviso come sarebbe un terremoto che abbatte le case, è un disfacimento progressivo, perché l'Istituto è l'unione e quella è la disunione.
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Allora la personalità consiste:
1. Nell'usar bene dell'intelligenza a capire la vocazione; nell'usar bene dell'intelligenza a capire che cosa voglia la Chiesa dai religiosi, dalle religiose; usar bene dell'intelligenza a capire le Costituzioni, le disposizioni che vengono date, l'intelligenza a eseguirle nel modo migliore. E l'intelligenza va usata nel progredire in quello che stabiliscono le Costituzioni, nell'osservanza migliore, facendo ad esempio bene il proprio ufficio.
2. La personalità veramente religiosa consiste poi nello stabilire il cuore in Dio, non che divaghi il cuore un po' in affezioni, un po' in tendenze, un po' in capricci, un po' in desideri singolari. Amare il Signore con «tutto» il cuore, non una parte; con «tutte» le forze, non una parte; con «tutta» la mente, non una parte dei pensieri contrari; e amare poi il prossimo come noi stessi, cercando cioè di portare al prossimo quel maggior bene che ci è possibile portare.
3. La personalità della Pia Discepola sta nel rivestirsi delle Costituzioni sue, lo spirito proprio e realizzarlo, e unire tutte le forze di cui può disporre al fine dell'Istituto, al fine primo: la gloria di Dio e la perfezione delle singole e del complesso delle persone. E secondo, eseguire l'apostolato proprio: o sia apostolato eucaristico o sia apostolato del servizio sacerdotale o sia apostolato liturgico nella maniera più conforme: più conforme alla Chiesa, più conforme alle Costituzioni, nella maniera che è più utile per l'anima propria e per le anime altrui. Questa è una personalità di Pia Discepola che vive proprio, come cioè un possesso, una proprietà del Maestro Divino e tutto adopera per lui, con lui e in lui.
Allora è giusta l'espressione: «le Costituzioni non obbligano sotto pena di peccato?».
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Ecco, leggiamo l'articolo 384 che merita di essere poi commentato. (Questa non è l'ultima edizione, neh?). Oh, siccome molti non capivano le cose, si è spiegato meglio e la spiegazione fu sottoposta in diversa maniera alle superiori autorità.
«Nelle presenti Costituzioni obbligano sotto pena di peccato [solo] le prescrizioni che contengono la materia dei voti, i precetti della legge di Dio e della Chiesa, e le condizioni per osservarle»1.
Le prescrizioni che appartengono alla legge divina e alla legge ecclesiastica tutte obbligano, tutte obbligano come se si fosse nella vita cristiana semplicemente, quindi come si fosse, si volesse vivere la vita del buon cristiano, la vita che conduce al cielo.
1) «Le prescrizioni che riferiscono leggi divine o ecclesiastiche ritengono l'obbligo che hanno di per se stesse»2
«Leggi divine»: tutto quel che è contenuto nel Vangelo.
«Leggi ecclesiastiche»: tutto quello che è contenuto nel Diritto Canonico e che può riguardare tutti i cristiani o riguardare soltanto le religiose, i religiosi. Essendo obbligazioni divine, obbligano tutti, comprese le religiose. Essendo prescrizioni ecclesiastiche obbligano se si riferiscono alla vita cristiana e se si riferiscono alla vita religiosa.
[2)] «Le prescrizioni riguardanti i voti, ossia che ne determinano la materia remota e prossima e stabiliscono il modo di osservarli, obbligano come i voti stessi»3.
Sì. Riguardanti i voti: tutti, dunque, gli articoli che trattano della povertà, castità, obbedienza e la vita comune, tutte queste prescrizioni obbligano come i voti stessi, perché si è fatto il voto. Quello che è stabilito, perché per l'esercizio della povertà, si può mica donare, regalare e né usare, perché: questo è mio - dice. Così le prescrizioni che riguardano la bella virtù, il voto di castità e tutti i mezzi per osservarle, cioè la clausura, il non uscire senza permesso, il non fare liberamente relazioni, scrivere facilmente lettere o conservare rapporti con persone che possono diventare relazioni pericolose non soltanto per l'osservanza, circa l'osservanza della castità, ma ancora perché possono guastare le idee e i principi della vita religiosa della Pia Discepola. Non può mettersi, la Pia Discepola, in questi pericoli.
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E la interpretazione, poi, delle Costituzioni, della vita religiosa sua, non deve darla un religioso o un prete qualsiasi. La interpretazione deve darla chi dirige l'Istituto e, se mai, chi è deputato confessore regolare delle suore, se vi sono casi particolarissimi. E poi, se ci sarà qualche cosa di straordinario, si potrà anche rivolgersi alle nostre autorità.
E così quello che riguarda l'osservanza dell'obbedienza non deve venir giudicato da altri, ma per tutto quel che riguarda l'obbedienza, si deve osservare come i voti stessi, come i voti stessi. Di conseguenza noi abbiamo da giudicare le cose al lume che ci dà l'autorità nostra ecclesiastica, l'autorità della Chiesa, in sostanza, non secondo un parere o un altro; e neppure si deve indurre i Superiori in errore, sì, neppure si può indurre i Superiori, a cui si ricorre, in errori con false relazioni. Questo può essere grave male, perché contro il voto stesso; specialmente - come diceva il cardinal Schuster1, pratico di religiosi - rivolgersi a persone, a Superiori lontani, per non obbedire ai vicini.
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3) «Le prescrizioni che riguardano il governo e le norme fondamentali che ne determinano le funzioni necessarie, o i doveri e gli uffici per mezzo dei quali il governo si esercita; parimenti le prescrizioni che stabiliscono o consacrano la natura, lo spirito, i fini speciali della Congregazione; tutte obbligano in coscienza secondo la gravità della materia»1.
E che cosa sfugge lì, da questo punto? Si finisce col dire: o volere esser religioso o non voler esserlo; meglio: voler essere Pia Discepola o non voler essere. Perché le Costituzioni nostre sono così generali ed enunciano i principi generali da cui non si può sfuggire. Non si è andati a determinazioni di Costituzioni che invece di 500 articoli ne hanno 3000, 4000 e determinano il modo di fare la genuflessione, il modo di fare il letto... e...Il Cottolengo andava a insegnare a una per una a fare il letto. Ma voi non avete queste cose. Le cose particolari son lasciate alle buone usanze introdotte in Congregazione e riguarderanno anche ben il modo di tenere i letti, no? Ma i principi e le norme che ne sono date sono così rispondenti alla natura di una società, rispondenti alle determinazioni del Diritto Canonico, e rispondenti alla necessità di tendere alla perfezione, che non si possono negare. Come si fa a chiamare in dubbio? Difatti non ricordo chi abbia voluto propriamente enunciare altri principi.
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[4)] «Le prescrizioni puramente disciplinari o ascetiche, che non sono incluse nei numeri precedenti, per sé non obbligano direttamente sotto reato di colpa»1.
Sì, non obbligano, per sé, direttamente sotto pena di reato di colpa, perché son solamente disciplinari o ascetiche. «Tuttavia:
a) in caso di trasgressione obbligano la religiosa alla pena che venisse legittimamente imposta.
b) Tali prescrizioni sono materia del voto e della virtù dell'obbedienza, e perciò possono essere comandate come obbligatorie in coscienza.
c) La violazione di esse per disprezzo formale costituisce sempre peccato.
[d)] la religiosa che trasgredisce queste prescrizioni, per un motivo o fine non retto, oppure con scandalo, o con pericolo di portare la rilassatezza nella disciplina e osservanza religiosa, pecca contro le relative virtù»2.
E questo dov'è che non si applica? Si applica dappertutto, perché le violazioni anche disciplinari o ascetiche finiscono per costituire una parte della giornata, oppure sono applicazioni dei principi e delle regole enunziate nelle Costituzioni.
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Ma ciò che vale più di tutto qui, è un'altra cosa, e cioè: si vuole far la religiosa o non si vuole? Si vuole tendere alla perfezione o non si vuole? Se non vuoi tendere alla perfezione, non puoi essere religiosa, perché la vita religiosa è per chi vuol tendere alla perfezione. Vuol dire non fare la vita propria scelta.
Cosa è di una madre la quale abbia tanti figli e non vuol pensare a educarli? E noi l'accusiamo. E il sacramento del matrimonio conferisce proprio la grazia, e il matrimonio è, non solo per dare i figli al mondo, ma per farli buoni, questi figli, e avviarli alla vita eterna. Se la vita religiosa è per questo e non si vuol fare, allora uno vive sempre fuori della sua vocazione. Se la vita religiosa è per la perfezione e non si vuole lavorare coi mezzi che son dati nelle Costituzioni, non si tende alla vita religiosa, non si corrisponde alla vocazione. Si passa una vita senza veramente acquistare quella santità, quei meriti, per cui si è abbracciata la vita religiosa. Senza poi contare che la tiepidezza, la trascuranza anche delle piccole cose, un po' di scandalo lo dà sempre, quindi ha influenza sulle altre persone. Perché non si ha da conseguire una perfezione in qualunque modo, ma la perfezione nella vita dell'Istituto, cioè nella vita della Pia Discepola del Divin Maestro.
Allora, preghiamo il Signore che ci dia la grazia di considerare l'autorità di Dio, disporre di noi; I'autorità della Chiesa, di legiferare, disporre in ordine alla perfezione religiosa. Riconoscere questa autorità che sta sopra di noi, per poterci uniformare, sapendo che quella è la via della salvezza ed è la via della perfezione.
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Oh, si potrebbe allora, adesso, considerare le varie parti delle Costituzioni. Essendo il libro delle Costituzioni il vero vostro direttorio, cioè quello che costituisce la fondamentale direzione, questo libro si ha da leggere, considerare e vivere. Le Costituzioni che vengano lette una volta l'anno e che vengano meditate innanzi al Signore da ognuna in particolare o nelle meditazioni o nella Visita al Santissimo Sacramento. E certo importano una continuata mortificazione, ma questa è la nostra penitenza che è più comune, più necessaria, quella penitenza che è già obbligatoria perché abbiamo abbracciato questa vita.
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Le Costituzioni, nelle parti che riguardano l'accettazione, la scelta del personale, la loro formazione, riportano punti fondamentali per la vita religiosa e per la vita dell'Istituto; ciò che riguarda la formazione spirituale, la formazione intellettuale e la formazione apostolica, la formazione umana e soprannaturale, religiosa: punti essenziali su cui non possiamo noi camminare leggermente. La Congregazione domani sarà come l'abbiam preparata, come l'abbiam preparata oggi, cioè secondo gli elementi che sono entrati a costituirla, a vivere dentro essa Congregazione.
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Aver tutte quest'impegno: elevare l'Istituto sempre di più nella parte spirituale, nella parte disciplinare, nella parte apostolica, nella parte intellettuale e, specialmente, nella parte della vita religiosa, vita della Pia Discepola. Tutte contribuire allo sforzo per questa elevazione, per questo progresso, e allora il Signore sarà largo di vocazioni. Perché un padre di famiglia vuol stabilire bene le sue figlie e le manda dove riceverebbero una buona educazione, una buona istruzione, se è un buon padre di famiglia. E Iddio che è il Padre buono, il Padre santo, manderà le sue figlie là, dove saranno formate meglio, dove saran bene istruite, bene avviate e avranno tutti i mezzi necessari per arrivare alla santità, arrivare al cielo. Così, questo è il primo modo per cercare le vocazioni: vivere la vita religiosa noi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 21/b (= cassetta 47/a). - Per la datazione cf PM: «si accorge che qui c'è gioventù... correte nelle preghiere!» (cf dAC in c38). - dAS (cf c76).

1 Costituzioni delle PD, (1948), art. 384. L'«ultima edizione» delle Costituzioni a cui accenna subito prima il PM e di cui si serve è ancora in fogli dattiloscritti; uscirà poi nel 1960 (v. anche meditazioni nn. 26, 27).

2 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,1.

3 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,2.

1 ILDEFONSO SCHUSTER (1880-1954), abate benedettino di San Paolo fuori le mura; poi cardinale di Milano.

1 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,3.

1 Costituzioni delle PD (1960) art. 502,4.

2 Costituzioni delle PD (1960) art. 502,4,a.b.c.d.