Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. MANIFESTARE GESÙ ATTRAVERSO L'APOSTOLATO LITURGICO
Conferenza alle Pie Discepole del Divin Maestro partecipanti al Convegno di Apostolato liturgico.
Roma, Via Portuense 739, 6 gennaio 19581
Quest'oggi, Epifania, cioè: manifestazione di Gesù Egli, dopo essersi manifestato agli Ebrei, ai rappresentanti del popolo ebreo, si mostrò ai Gentili, cioè ai pagani, attirando a sé, per mezzo della stella, i tre re Magi. Manifestazione.
E noi dobbiamo manifestare Gesù. Manifestare Gesù, certo, con la parola, ma la manifestazione può essere fatta in varie maniere, sì, con l'insegnamento, con la predicazione, ma, nello stesso tempo, con i lavori, con i quadri, con le statue e con tutto quello che è la liturgia; è tutta una manifestazione di Gesù Cristo che viene fatta nello spirito della Chiesa e nello spirito del Vangelo.
E chi, prima, ha mostrato Gesù Cristo è stata la Vergine benedetta. Ella portò nel suo seno il frutto, il Figliuolo di Dio incarnato e poi lo manifestò, senza predicare, in silenzio, col fatto. Lo mostrò, prima, ai pastori, sì, ai pastori perché lo adorassero; e lo manifestò ai Magi perché lo adorassero; lo manifestò quale egli era, cioè: Figlio di Dio, Maestro dell'umanità, Salvatore del mondo.
Gesù, poi, manifestò se stesso per mezzo dei miracoli, per mezzo della parola; e manifestò il Padre, sì, manifestò il Padre parlando, così, del Padre e cooperando a nome del Padre, facendo conoscere il Padre: «Ho fatto conoscere il tuo nome»2.
Ecco, Gesù è la liturgia stessa e Maria è la madre della liturgia perché, la madre di Gesù. Lui è il Liturgos, ella è la sua madre.
Allora, se le Pie, se voi operate, meglio, nello spirito di Maria, manifestate Gesù con Maria, come lo ha manifestato Maria, non tanto con le parole, con quello che si produce, quello che si presenta. Perciò la vita dell'apostolato è vita «in Cristo e nella Chiesa»3. E la rivista deve essere chiamata così: La vita in Cristo e nella Chiesa4.
Gli Innocenti, non loquendo, sed moriendo confessi sunt5. I martiri innocenti, i bambini innocenti uccisi in odio a Cristo, non hanno confessato con la lingua Gesù Cristo, ma lo hanno confessato morendo, subendo la morte a loro data in vista di Gesù e cioè, per impedire che Gesù crescesse: Erode temeva in lui un competitore. Così, non loquendo tanto, la Pia Discepola predica Gesù, ma lo predica mostrando silenziosamente Gesù Cristo. Perciò mirando al centro della liturgia si fa una vera predicazione.
Prima, far conoscere Gesù Cristo. Certamente che l'arte e la liturgia hanno tanto fatto nella storia, se noi guardiamo nella storia, tanto operato per mostrare Gesù Cristo. La prima dimostrazione è il presepio e poi quella che conchiude la vita, diciamo, terrena, visibile di Gesù, il calvario e, soprattutto, l'ascensione. Ecco, tutte le fasi della vita di Gesù sono da mostrarsi. Dopo il presepio viene la scena familiare di Nazaret, Gesù a sei anni, Gesù a dieci anni, Gesù lavoratore. E sopra questo tema del lavoratore molte cose si sono fatte dagli artisti nelle chiese, particolarmente quelle che hanno già dedicato a Gesù Cristo Lavoratore. Ma vi è tutta ancora una serie di cose da mostrare, da rappresentare nella vita del Salvatore. Ora, quella è la prima cosa.
Poi, dopo aver mostrato Gesù Cristo, la sua opera, la Chiesa, i sacramenti e particolarmente la Messa, le opere che son conformi alla vita cristiana, alla predicazione di Gesù e tutto quello che egli ha istituito, quello che egli ha insegnato, quello che egli ha fatto, certamente uno dei punti più... mostrati, l'Ultima Cena e particolarmente il calvario.
Ma vi son tanti fatti particolari della vita del Signore che sono ancora da mostrarsi. Tutto quello che insegna la Chiesa si può dire a parole e si può dire con le opere, con i fatti, con la pittura, con la scultura, con le costruzioni delle chiese e con tutto quello che direttamente è liturgia e quello che è contorno della liturgia, come sono i rosari, le varie divozioni, ecc.
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Naturalmente occorre essere precisi nelle amministrazioni e si deve ricavare dal proprio apostolato il sostentamento necessario per chi vi lavora e per la Congregazione, ma in quella maniera moderata e in quella forma che fa vedere che è un contributo, non è un pagamento soltanto; non si tratta di una merce comune. E il modo di trattare, di contrattare e di acquistare e di vendere non dev'essere in una forma del tutto commerciale. Dal commercio e dalle forme commerciali si prende ciò che è utile per la chiarezza e per la giustizia, ma lo spirito deve essere un altro: soprannaturale.
Oh, allora i Centri prendono anche un aspetto conveniente per la suora e conveniente per la Congregazione, portano un vero contributo a far conoscere e a manifestare Gesù, un vero contributo. Gesù, il centro, e poi tutte le cose che riguardano Gesù e le cose che egli ha fatto e le cose che egli ha istituito per condurre le anime al paradiso. Quindi riguardare la liturgia in un senso molto elevato.
Ora l' Istituto si sta sviluppando gradatamente ed è chiaro che, se vi sono i Centri qua e là, sia in Italia e sia all'estero, un Centro principalissimo dev'essere a Roma. Come la fede viene annunziata da Roma: fides vestra adnuntiatur in universo mundo1, così la liturgia è ispirata, guidata, (anche quando si tratta di riti diversi come il rito ambrosiano, come il rito armeno, il rito copto, ecc.) è sempre guidata e ispirata da Roma. E così, come da Roma si danno pure gli insegnamenti morali. Tutto deve partire...
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E la Congregazione delle Pie Discepole ha da mostrare di essere accanto alla Chiesa nel realizzare quello che è conforme alla natura dell'Istituto e cioè secondo l'ideale dell'Istituto, a servizio della Chiesa: "in Cristo e nella Chiesa"1. E quindi dare come un esempio, come un modello di quello che si ha da seguire nelle varie liturgie e particolarmente si ha da seguire nelle Nazioni dove vige la liturgia romana, la quale è la centrale e, nello spirito suo, poi, è sicura, perché il Papa è maestro di fede, maestro di morale e maestro di liturgia, di preghiera.
Dobbiamo, quindi, vivere in questa visione di cose, veramente nello spirito della Chiesa romana. E poi considerarsi come messi a servizio della Chiesa, per questa parte liturgica, per cooperare alla Chiesa, cooperare alla Chiesa nella forma, nella maniera che provvidenzialmente il Signore vi ha dato nelle mani. Sì, un Centro, e gli altri Centri, poi, modellarsi sopra quello che è e quello che fa il Centro di Roma.
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Oh, perché si possa arrivare al compimento della missione vi saranno molte cose ancora, sia da parte dello studio, da compiere studi: e la storia della liturgia, le varie forme di liturgia e poi i vari riti. Dopo vi saranno da fare studi che riguardano non soltanto la confezione, il ricamo, la pittura, ecc., ma studi che riguardano ancora le altre parti, quello che è parte intellettuale nella liturgia affinché si capisca, si sappia come parlare.
Non dev'essere, il Centro delle Pie Discepole, solamente come un negozietto di oggetti religiosi; eh! ha un'altra ispirazione, ha il Centro. Oh, e studi poi, anche per quello che riguarda le varie forme di liturgia. In sostanza si tratterebbe di un Centro il quale serva ad illuminare nelle varie parti. Già La Vita in Cristo e nella Chiesa1 compie una parte di questo compito che avete, di questa missione. Però vi sono ancora molte altre cose da toccare.
E avrete tante vocazioni quanto sapete fare bene il vostro apostolato. Sì, se l'apostolato delle Pie Discepole è realizzato secondo le Costituzioni, il Signore manderà tanto gli elementi da avere un numero di suore sufficienti per svilupparlo in tutte le parti, in tutte le parti del mondo. E allora si sentirà di essere a servizio della Chiesa, si sentirà che l'apostolato vostro è una vita di amore a Gesù Cristo, Gesù Cristo considerato nell'Eucaristia, considerato nel sacerdote, considerato nella Chiesa.
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Dunque andare avanti serenamente, tranquillamente. Considerarsi sempre ancora molto piccoli e poi aver fede che il Signore possa servirsi di voi per le cose della sua gloria. Queste sono le condizioni: l'umiltà e la fede.
L'umiltà. Eh, qualche volta viene la tentazione di paragonarsi ad altri, qualche volta ci si crede già di avere toccato il cielo col dito, ma è ancora lontano. Anche l'ultimo razzo ha già fatto poco meno di un milione di chilometri e non è ancora arrivato alla destinazione, l'ultimo razzo lanciato. E se c'è la superbia si fa la torre di Babele e se, invece, c'è l'umiltà le cose vengono così: la piramide voltata con la punta in giù e con la base in sú; cioè, si comincia dal poco e man mano che si procede si allarga la piramide, sú verso il cielo. Fidarsi di Dio! E credere che la missione che avete da compiere è molto vasta e questa missione non è solo vasta, ma è altissima. Quindi, compierla umilmente e pensare sempre a quello che ci manca, a quello che manca.
Poi aver fede. Aver fede che, sebbene noi siamo così piccoli, il Signore possa servirsi di noi per compiere le sue grandi cose.
Per questo, sia per praticar l'umiltà e per praticar la fede, è necessario che si proceda, in tutto quello che riguarda la liturgia, il lavoro liturgico, che si proceda bene, secondo viene dato l'indirizzo da Casa Madre, si proceda così, sia in quello che è invenzione o produzione, sia in quello che è diffusione e propaganda, sia in quello che è nei Centri.
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Le amministrazioni che siano ben fatte e il comportamento sia sempre di persone le quali vogliono mostrare Gesù, dare Gesù alle anime, contribuire a far conoscere Gesù Cristo e portare gli uomini a Gesù Cristo, alla Chiesa. Perciò la esattezza dimostra lo spirito di povertà, sia quando si acquista e sia quando si esige il contributo che si deve esigere e sia nel modo in cui si deve esigere. Far le cose bene attira molte altre grazie. Non bisogna che vedano quasi un concorrente nel Centro liturgico, in quella città dove siete, che vedano un concorrente coi vari commercianti, ma vedano tutt'altro, vedano che voi rappresentate la Chiesa, rappresentate la Chiesa nella vostra maniera, secondo la vostra natura, la natura della vostra condizione di donne e di religiose innestate nella Chiesa e operanti per la Chiesa; si...
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Oh, allora, adesso: conservare l'umiltà e aver la fede . E la fede si mostra... Obbediamo, perché quello che si fa nell'obbedienza avrà buon risultato, anche se nel caso particolare non sembra che l'abbia, nel complesso l'avrà e poi avrai il premio dal Signore in paradiso, quello che è fatto nell'obbedienza, nell'indirizzo preciso che viene dato, sì.
E quindi, sempre pregare per corrispondere alla vocazione, in questa parte della liturgia, sempre pregare, sempre domandare al Signore che egli guidi la Congregazione, perché le Madri siano bene illuminate, operino sempre in questa direzione, in questa direzione di collaborazione e di servizio alla Chiesa e nella maniera più sapiente, più pratica, più utile alle anime. E che tutte quelle che dipendono, le suore che dipendono, siano docilissime, docilissime.
Non è il caso che io ricordi degli inconvenienti che qualche volta si verificano, sì, qua e là, poi vengono più o meno, la eco viene poi riportata, sì, non è il caso che io parli di questo; basta dire: fare esattamente come è insegnato. E pensare che la via è ancora molto lunga e tuttavia Dio è con voi, Gesù è con voi. Quando si arriva e che si vedono sempre le suore in adorazione, e allora si resta persuasi che il Signore è con voi e che voi siete le Discepole di Gesù Maestro e che, quindi, volete far conoscere lui e farlo conoscere nella Chiesa, secondo lo spirito della Chiesa, sì, secondo lo spirito della Chiesa.
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Non correre dietro a novità malsane, ma invece entrare sempre di più nello spirito della Chiesa come sono entrati molti artisti e molti studiosi di liturgia. Non essere facili alle novità e non rigettarle mai cosi, perché son novità. Occorre sempre vedere se esprimono e se manifestano Gesù Cristo, la sua Chiesa, le sue opere e gli insegnamenti di Gesù Cristo, se fanno del bene alle anime, vero bene, sì; e poi, se nel modo che sono presentate, queste novità, vi è una conformità a quello che la Chiesa vuole, quello che sono gli indirizzi che ci vengono dalla Santa Sede.
Pregare, dunque, per queste intenzioni: prima, per un grande Centro a Roma; secondo, perché si progredisca e non soltanto in quello che è il lavoro materiale, ma nell'interpretazione dello spirito della Chiesa e nel dare quello che veramente esprime, manifesta Gesù Cristo e quello che serve nel riandare alle anime.
Poi pregare per le vocazioni e pregare perché la formazione sia data e ricevuta sempre più conformemente allo spirito della Congregazione e che poi si perseveri bene, si perseveri in quello spirito, si perseveri. Sempre progredire, ogni anima, non fermarsi.
Il Centro non deve essere quello che distrae, no. Se si opera con lo spirito religioso, anzi serve a meglio spendere le energie per il Signore. E allora vi troverete sempre più contente. Rappresentare Gesù, far conoscere Maria, far conoscere san Paolo, far conoscere tutti i mezzi di grazia e metter davanti ciò che ricorda i misteri e gli insegnamenti del Divino Maestro.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 18/d (= cassetta 42/a). - Per la datazione ci riferiamo al Primo Maestro stesso e al dAS. PM: "Quest'oggi, Epifania, cioè manifestazione di Gesù (...). Noi dobbiamo manifestare Gesù (...) ma la manifestazione può essere fatta in varie maniere (...) con i lavori, con i quadri, con le statue...". - dAS, 6/1/1958, Epifania: "Verso le ore 6 va [il PM] dalle PD di via Portuense per una conferenza alle suore del Centro ivi radunate". - dAC, 6/1/1958: "Prima di sera torna il PM a completare e dare preziose direttive (...) sull'apostolato liturgico".

2 Gv 17,5.

3 Ef 5,32.

4 Rivista mensile di liturgia edita dalle PD dal 1952.

5 Cf Missale Romanum, Missa SS. Innocentium Mm, "Oratio".

1 Rm 1,8.

1 Ef 5,32.

1 Cf nota 3 del n.1.Rivista mensile di liturgia edita dalle PD dal 1952.