Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
IL LAVORO SPIRITUALE1


Ieri sera abbiamo considerato che dopo la professione si può prendere una via che sale o invece una strada che scende. Arrivando alla professione, generalmente, si è raggiunto un certo grado di fervore spirituale, e quel fervore è per iniziare il cammino verso la vetta. Tuttavia il demonio incomincia allora con le tentazioni più forti, specialmente se si va nelle varie case per il ministero apostolico. Dobbiamo ricordare che vi è il lavoro intellettuale, ossia lo studio, e il lavoro che si può chiamare apostolico, nel quale noi adoperiamo i mezzi più efficaci per il bene, per portare la luce alle anime.
Vi è poi il lavoro spirituale. Questo è il primo. Il primo lavoro è quello spirituale che dipende da ognuno di noi. Non è come quando si va in una casa dove la Maestra pensa a mandare la suora in libreria oppure in propaganda o le assegna un altro ufficio. Il lavoro spirituale è proprio nostro. Questo, generalmente, neppure si vede subito all’esterno. Si vedrà poi negli effetti, dopo un certo tempo, se questo lavoro è stato intenso o è stato poco o è anche mancato.
Il lavoro spirituale in generale in che cosa consiste? Consiste nel correggerci dai difetti e nell’acquistare le virtù. Acquistare la virtù della pietà, ad esempio, cioè la devozione, lo spirito di orazione. È contrario al difetto della tiepidezza, della negligenza nel pregare. Il lavoro è duplice quindi: correggere i sette vizi capitali, più gli altri che noi possiamo avere. In radice, qualcosa dei vizi capitali vi è sempre. Perciò la lotta
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incessante che si conclude solo con la morte, poiché la vita è una battaglia non con il fucile, con i cannoni o con le armi più moderne, è una battaglia spirituale, interna: togli il male, metti il bene, metti la virtù.
Quindi, fatta la professione, il lavoro, in generale, è il lavoro interiore: correggere ciò che abbiamo di difettoso, quello a cui siamo più portati e, invece, mettere quelle virtù che sappiamo che mancano oppure che vogliamo rafforzare, perché in parte già ci sono e si sono acquistate durante il noviziato. Certo, in Casa Madre, in Casa generalizia si hanno più aiuti. Allora è maggiormente necessaria l’iniziativa propria di ciascuna: Voglio evitare ciò che dispiace a Gesù, voglio fare quanto piace a Gesù. Ecco, in generale questo è il lavoro.
Venendo al pratico, ognuna dovrà concretare il lavoro. Non tutti hanno le stesse inclinazioni, buone e cattive. Ognuna deve farsi un programma di lavoro conforme alle sue tendenze, alle sue necessità. Si viene così a concretare il frutto degli Esercizi in due punti che costituiranno il programma di lavoro spirituale fino ad un altro corso di Esercizi. Il primo punto si chiama programma e il secondo punto è il proposito principale.
Che differenza vi è tra il programma e il proposito principale? Il programma riguarda piuttosto la vita esteriore e l’apostolato. La vita esteriore nelle relazioni che abbiamo con superiori, con eguali, con inferiori. La vita esteriore nell’osservanza dei voti, la vita esteriore nell’apostolato. Si deve fare un programma.
Invece il proposito riguarda la necessità intima di ognuna. Può essere il proposito di acquistare più spirito di fede, di acquistare maggior spirito di pietà, di far sempre bene le cose comuni, può essere il proposito di vigilare, perché possiamo sempre essere guidati da un’intenzione retta: fare piacere a Dio e acquistare meriti per il cielo; mirare alla gloria del Signore e alla nostra eterna felicità. Il proposito principale.
Adesso, alcune parole quanto al programma. Il programma, ho detto, riguarda piuttosto la vita esteriore. Vi è la vita esteriore in casa e vi è la vita esteriore nell’apostolato. Vedete subito da qui due sorgenti di meriti, perché la nostra vita è mista, cioè da una parte vi è ciò che si chiama contemplazione, e
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dall’altra parte vi è ciò che si chiama azione, vita attiva. Quindi, doppia sorgente dei meriti e quanto più uno sa conciliare una vita con l’altra, quanto più uno sa apprezzare oltre la vita contemplativa, la vita attiva, tanto più arricchisce la sua anima per il paradiso2.
Avendo il meglio non miriamo al meno. Una tentazione, è una tentazione. Si comincia a cedere su un punto. E allora se l’anima non è tesa a fare sempre il meglio, perde la sua vigoria, il suo fervore, e poco per volta, nelle varie occasioni, cerca sempre quello che accomoda di più, anche nelle particolari circostanze della vita. E allora, ecco lì la via che discende. Apprezzare, quindi, questa doppia grazia della vita contemplativa, vita di unione con Gesù, la più intima, e la vita attiva che porta alle anime, aiuta le anime a indirizzarsi verso il cielo, verso la salvezza eterna. Come ci deve fare pena questo mondo avvolto in tanti errori e in tanti vizi! Portare un aiuto a queste persone che camminano difilato, a occhi chiusi, verso l’inferno. Avere buon cuore, il cuore di Gesù: «Ho pietà di queste turbe»3, diceva Gesù. Avere pietà di queste turbe così lontane da Dio e così cieche riguardo al destino eterno, all’eternità! Dunque, la vita contemplativa e la vita attiva abbracciate, unite assieme.
Il programma può riguardare la vita interna nella casa: essere obbedienti, pratica dell’obbedienza, osservanza del voto principale che è l’obbedienza. Essere delicate, evitare i pericoli, prudenza come la Vergine, Virgo prudentissima. Essere amanti della povertà, osservarla anche nelle piccole cose, non fare il buco, perché se si fa il buco, questo è destinato ad allargarsi. E che cosa passerà attraverso quel buco così allargato? Anche delle cose molto gravi. Quindi la vita interna di regolarità, di sollecitudine, di delicatezza con le sorelle. Se due suore sono in libreria, bisogna che una stia a capo; se due fanno il lavoro della spedizione, bisogna che una stia a capo e che l’altra si sottometta.
Questo programma darà anche un indirizzo e regole per l’apostolato esterno. Avere amore per l’apostolato, in pri-
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mo luogo, mettere proprio amore e farlo con coscienza. E in secondo luogo, farlo in modo degno, con cuore mondo, con comprensione dei bisogni delle anime, con sapienza, con dedizione. L’apostolato può essere esercitato in libreria, e allora si fanno le cose, le pratiche perché il lavoro nella libreria riesca santamente e fruttuosamente. Se invece si va in propaganda, fare una propaganda sempre più intelligente, propaganda collettiva quando è possibile, ma sempre secondo l’indirizzo ricevuto dalla Congregazione, in casa. Il programma, quindi, riguarda l’osservanza dei voti, la vita nell’interno della casa, supponiamo l’osservanza degli orari, la vita che riguarda l’apostolato che d’ordinario è nelle comunicazioni con gli altri, con il prossimo, con i fedeli.
Dopo viene il proposito. Il proposito è cosa intima, è cosa propria di ognuna. Si può concepirlo sotto due forme: lotta contro la passione predominante o lavoro per acquistare la virtù che più ci manca. In generale è meglio fare un lavoro positivo più che negativo. Non basta, per esempio: Combatto le distrazioni nella preghiera. No, ma: Prendo i mezzi che mi conducono al raccoglimento. Subito iniziare la preghiera alla presenza di Dio, poi comunicare intimamente con Gesù, con la Vergine santissima, con il padre nostro S. Paolo. Saper leggere nella nostra coscienza e saper parlare a Dio. Grande cosa, quando si arriva a saper parlare con Dio! È l’occupazione dei santi e degli angeli in cielo. Questa può essere concepita come lotta contro la passione principale o dominante oppure come lavoro positivo sopra ciò che vogliamo conquistare.
Lotta contro la passione principale: può essere la curiosità, può essere la superbia, la pigrizia, l’ira, la golosità, può essere invece l’abitudine di troppe libertà, l’indipendenza, l’orgoglio, ecc. Lotta.
Oppure proposito principale positivo: spirito di fede, fiducia in Dio, amore al Signore, lanciarsi nella via dell’amore, dell’amore di Dio. Poi la pratica dell’umiltà, dell’obbedienza, la pratica della carità con tutti, specialmente con le persone con cui si convive. Può dunque essere un proposito positivo.
Si possono scrivere separati il programma e il proposito, ed è meglio. Il proposito generalmente, viene diviso in tre punti:
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la parte che riguarda la mente, supponiamo, pensieri umili, perché si vuole acquistare l’umiltà. La parte che riguarda il cuore, sentimenti umili, come il cuore di Gesù umile. Poi azioni umili, cioè umiltà nelle parole e nelle azioni. Quindi, una parte riguarda la mente, una riguarda il cuore e una parte riguarda invece, gli atti, le opere. E nelle opere comprendiamo anche le parole, tutti gli atti, in sostanza, e il parlare è un atto umano.
Ora, come si può scegliere il proposito? In generale, un po’ lo sapete già. Durante il noviziato molte cose le avete conosciute, di molte cose avete conferito con la Maestra e di altre cose avete conferito con il confessore. E poi vi sono i lumi di Dio. Il Signore, che ci vuole perfetti, non manca di darci le sue grazie, e in primo la sua luce per conoscere noi stessi. Del resto chi fa l’esame di coscienza vede quali sono i difetti in cui cade più spesso, poi, in radice, la passione predominante e quali sono le virtù che più gli necessitano. Allora si fa il proposito positivamente lavorando su quella virtù.
Vi è molta diversità fra anima e anima. Quindi, o vi conoscete o vi è il consiglio di chi vi ha aiutate, di chi vi guida e di chi magari vi confessa. Questo si fa in Casa durante gli Esercizi. In generale non aspettare confessori esterni. Gli Esercizi sono proprio per arrivare a una conclusione pratica, cioè concludere sul lavoro pratico.
Quando si sono fatti il programma e il proposito come si opera? Generalmente, vedo che le Figlie di San Paolo portano con sé il taccuino e notano tutto. Questo è il libro dei loro meriti. Benissimo, perché se si dimentica il taccuino poi si dimentica anche il proposito: Si charta cadit, tota scientia vadit4. Allora annotare. Quanto poi agli esami di coscienza, vi è chi vuole andare al minuto a notare e chi si trova meglio non notare. Però, sempre guardare di non cadere nello scrupolo, ma neppure nella tiepidezza che, in generale, è ancora più pericolosa. Non c’è una foglia che rassomigli pienamente a un’altra e non c’è un’anima che rassomigli interamente a un’altra. Conoscere noi stessi è grande saggezza.
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Allora come si fa? Ogni mattina si rivedono programma e propositi prima della Comunione o dopo. Si rinnova quel fervore che si aveva nella professione oppure nella conclusione degli Esercizi spirituali. L’esame di coscienza particolare va fatto su quei punti. C’è l’esame di coscienza generale nella Visita, ma vi è anche l’esame di coscienza particolare che in certe case si fa a mezzogiorno o prima dell’una5, secondo l’orario, in altre si fa piuttosto alla sera. In ogni modo nella giornata bisogna fermarsi un momento: Come cammino? E quando una fa una strada lunga, a un certo punto si domanda: È questa la strada giusta? Mi conduce alla meta? Quindi l’esame \particolare/ quotidiano.
Secondo. L’esame settimanale per la Confessione. In primo luogo dire proprio ciò che riguarda il proposito: Io ho il proposito sulla carità, supponiamo, e l’ho osservato meglio questa settimana, ma ci sono state ancora delle mancanze oppure c’è stato un vero progresso. Il Signore mi ha dato più grazia, ho avuto più luce. Notare sempre che il progresso dipende dalla buona volontà e dallo spirito di orazione. Quindi, nella Confessione, il primo punto è questo.
Poi al ritiro, l’esame mensile più approfondito sul programma e sui propositi degli Esercizi. A fine anno, negli Esercizi successivi, si farà un esame che riguarda tutto l’anno e quindi sarà un esame annuale. Perciò l’esame quotidiano, l’esame settimanale, l’esame mensile, l’esame annuale, così sappiamo che cosa facciamo in questo che è il lavoro principale, quello che ci portiamo all’eternità. Aver fatto questo o quello sulla terra, è tutto bello se è fatto per Dio, ma è importante ciò che portiamo veramente all’eternità: l’aver fatto bene o non aver fatto bene, l’aver progredito oppure ci fu regresso. Quindi, costanza.
Qualcuna può pensare: Ma io faccio i propositi, poi non li osservo. Il proposito è già un atto di amor di Dio. Intanto si comincia già a guadagnare, farne tanti, ma non propositi fatti così senza riflettere. Farne tanti, cioè: Li faccio stamattina, li rinnovo alle dieci, li rinnovo a mezzogiorno. Basta mettere la mano sul cuore, e uno ricorda: Che cosa ho detto stamattina a
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Gesù? Quando sei venuto nel mio cuore che cosa ti ho promesso? E allora si può fare un atto di dolore, per esempio: Gesù mio, misericordia; oppure dire: Gesù, ti ringrazio, continua la tua assistenza, la tua misericordia. E si va avanti. Nel corso della giornata, di tanto in tanto occorre ricordarsi del Signore. Questo sempre rinnovare, rafforza la volontà e fa crescere l’amor di Dio.
A volte, a tutte le prediche che si sentono si cambia facilmente proposito... Il predicatore ha detto che quello è il principale. Tu, intanto, fa’ il tuo lavoro e così farai anche ciò che è principale per te. Perché quando facciamo un lavoro spirituale, il lavoro spirituale che è interno, si riflette su tutta la vita, quindi si farà bene anche quello su cui siamo stati avvertiti. Non accettare facilmente consigli di cambiare proposito. Durante gli Esercizi si ha più luce. Negli Esercizi potete conferire con le vostre Maestre; negli Esercizi potete anche trattenervi sul bisogno dell’anima con il confessore. E allora avanti, nel lavoro dell’anima. È come il programma di scuola: se quest’anno dobbiamo prendere le tali materie, le prendiamo, tutti i giorni studiamo un poco quella materia, supponiamo l’aritmetica o la geometria, e si va avanti. Allora si fa un lavoro \progressivo/, ma chi prende un giorno un libro e un giorno un altro, finirà con l’essere sempre allo stesso punto.
Quanto al programma e al proposito è necessario che nella meditazione ritorniamo sempre a confermare il proposito. Ma la meditazione6 parla di un altro argomento. Ogni argomento può portarci a rinnovare il proposito che già abbiamo fatto. Tuttavia la meditazione serve sempre a rafforzare la volontà nell’osservanza del proposito. Facciamo bene questo lavoro spirituale che è il principale nostro lavoro, l’unum necessarium, cosa assolutamente necessaria. E sarà questo che vi rende contente nella vita e vi assicura il progresso, vi assicura di prendere le strade che salgono verso le vette. Sulla cima delle vette c’è Dio.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 23 giugno 1959 in occasione del corso di Esercizi spirituali alle novizie che si preparano alla professione e alle suore professe temporanee che rinnovano i voti. Trascrizione da nastro: A6/an 66b = ac 114a. Stampata in un trentaduesimo con altre meditazioni del medesimo corso di Esercizi e una meditazione del 31 luglio.

2 È una distinzione più che altro verbale, usata per comprendere meglio.
3 Cf Mc 8,2.

4 Frase scherzosa in latino maccheronico: “Se cade la carta, tutta la scienza se ne va”.

5 Delle ore 13.

6 La voce dice: “Confessione”, ma è un lapsus.