Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. STUDIARE PER MIGLIORARE SÉ E GLI ALTRI1


Avete incominciato le scuole, allora, sebbene un po’ in ritardo, parliamo dello studio. Bisognava venire prima... Ma già la buona volontà l’avete e, più di tutto, già avete invocato lo Spirito Santo il quale deve comunicarci la luce del Maestro, perché «…de meo accipiet et dabit vobis»2, lo Spirito Santo riceverà da me e lo darà a voi. «Lo Spirito, che io vi manderò, vi insegnerà tutto e vi spiegherà tutto»3, ha detto Gesù. E allora sempre l’invocazione allo Spirito Santo.
Quanto allo studio voi ne siete pienamente persuase, tuttavia non siete solo voi che avete da studiare, ma tutte. Chi studia in un senso e chi studia in un altro. Tutte devono mettere al servizio di Dio la loro intelligenza, quanto hanno ricevuto dal Signore. C’era un papà che alla fine dell’anno scolastico, ai figli ritornati da scuola con una discreta promozione, ricevendoli disse: Sì, sì, capisco, avete studiato, ma io studio più di voi per mantenervi. Le sorelle che fanno l’apostolato, quelle che fanno la cucina, che fanno altri uffici, tutte studiano, perché il loro ufficio sia fatto sempre con maggiore intelligenza e con applicazione delle loro forze quanto è possibile. Basta che noi diamo a Dio quello che abbiamo ricevuto: De tuis donis ac datis4.
Dare a Dio l’intelligenza. Avete fatto i voti, siete tutte professe, no? Oppure aspirate a farli. Dare la mente vuol dire mettere la mente a servizio di Dio, non a curiosità, non a fantasticherie, non a notizie inutili, non a chiacchiere che a niente giovano. E neppure sono ammesse le distrazioni nello studio, né le distrazioni in chiesa, né le distrazioni nell’apostolato.
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Tutta la mente: «Mi amerai con tutta la mente»5. Consacrare al Signore la mente, con la quale si fanno i meriti più preziosi e si fanno i peccati più numerosi. Allora consacrare al Signore la mente, metterla proprio bene a servizio: Voglio pensare a Dio e alle cose di Dio. Per qual fine siamo creati? Per conoscere Iddio. Ecco, la mente al servizio di Dio. Conoscere le cose di Dio che sono a servizio di Dio: se conoscete il latino è a servizio di Dio; se conoscete il Diritto Canonico è per il servizio di Dio, ecc. Tutto al servizio di Dio, la nostra intelligenza, non solamente le mani e non solamente i piedi che camminano. No, ma dare in primo luogo la mente al Signore. Se si dà interamente la mente al Signore, dopo viene il cuore: amare il Signore; e poi viene la volontà, il servizio. Quindi conoscere, amare, servire. Si ha una grande responsabilità quando il Signore ha dato un’intelligenza maggiore. Non è nostra, è di Dio, nostro obbligo è di usarla per il Signore.
Adesso volete studiare. Vi ripeto la predica di don Federico6 sullo studio quando, un anno, ha fatto l’introduzione per l’anno scolastico. Diceva: Alcune studiano per soddisfare il proprio desiderio di sapere. Come vi sono alcune che a volte hanno tanto desiderio di sapere notizie e di vedere pellicole o altre cose: spettacoli, andare a vedere panorami, città, ecc., così vi sono persone che desiderano studiare per soddisfazione naturale. Questo non è cattivo, ma dipende se si riferisce a Dio o meno. Ma noi non possiamo studiare solamente per la soddisfazione: So anche questo. Io ho studiato la tal materia, l’archeologia supponiamo, ho studiato Diritto Canonico; ecco, quelle lo sanno, le altre non lo sanno. Chi sa amare Dio, se lo ama con tutto il cuore, ne sa abbastanza. Oh, non per soddisfazione naturale, come sarebbe una che vuole imparare a suonare, ma proprio solo per soddisfazione. No! Imparare a suonare va bene quando è ordinato a qualche cosa, per esem-
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pio, a insegnare un bel giorno alle giovani o suonare per dar lode a Dio in chiesa oppure anche qualche volta per un piccolo trattenimento, per sollievo, come può essere una piccola accademia, ecc. Non solo per soddisfazione.
Secondo, vi sono altri che studiano per interesse, per guadagnare. Voi non lo fate tanto per questo fine, però vi può essere nel mondo, e nel mondo sono tanti, che studiano per farsi una posizione e guadagnarsi la vita. Voi avete la possibilità di fare altri apostolati senza quello dell’insegnamento, e già si produrrebbe per la Congregazione. Bisogna anche ricordare che mentre voi studiate, vi sono altre che sostengono le spese delle sorelle che studiano. Quindi un obbligo di riconoscenza e umiltà, e d’altra parte impegno a compiere anche la vostra parte di servizio alla Congregazione.
Altri studiano per migliorare sé e migliorare gli altri. Questo è l’ottimo. Migliorare sé. Se conosci più Iddio, l’amerai di più, sebbene il Signore abbia tante vie per comunicare il sapere. Vi sono persone che quanto a lettere e a scienze non sanno nulla, ma sanno amare Dio, hanno quella luce interiore che supera tutte le scienze. Allora quella luce interiore le rende sapienti della sapienza dei santi. Tanto basta. Esse amano il Signore, lo servono con fedeltà e S. Agostino7 diceva: Ecco, vengono fuori gli ignoranti, surgunt indocti, e ci rapiscono il paradiso8. E noi che abbiamo studiato? Che non andiamo più giù. Si studia il De Ecclesia? Dare amore e la collaborazione alla Chiesa.
Si studia il De gratia? Aumentare la grazia e insegnare ad aumentarla. Si studia il latino? Usarlo nelle cose sacre, per esempio, nel leggere il Messalino, interpretarlo bene, nell’assistere alle funzioni sacre in maniera più intelligente. Poi il latino non è per sé, il latino non si studia per sé, per amore del latino, si studia perché serve per altri scopi, per imparare altre cose. Sempre si dice che bisogna imparare a parlare e il latino ci insegna a parlare una lingua nuova. Ma il parlare per
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sé non è nulla, bisogna che il parlare sia usato come S. Paolo che sapeva l’ebraico, il greco, il latino e conosceva dei dialetti che derivavano da queste tre lingue, se ne serviva per predicare ai pastori della Galazia e ai filosofi di Atene, per predicare a Roma e nelle grandi città. È una lingua che serve per altri usi, per esempio per intendere meglio le definizioni dei Concili della Chiesa e per intendere meglio la Scrittura nel suo senso giusto.
In sostanza, si studia per migliorare la condotta: dovete diventare più esemplari. Avere molta scienza e invece una condotta non tanto edificante vuol dire avere una grossa testa e un corpo piccolo. È un paragone un po’ strano, ma serve a spiegare. Qualche volta si verifica che si cresce in superbia invece che in umiltà, invece di sentirsi maggiormente legate a servire la Congregazione, il che è umiltà.
Si studia per gli altri. Studiano bene quelli che studiano per migliorare se stessi e quelli che vogliono migliorare gli altri, cioè in ordine all’apostolato, per la redazione, e poi per tutto quello che ha bisogno di una certa istruzione. Per esempio, le Maestre delle novizie, quelle che devono poi fare i catechismi nelle varie case e sciogliere le obiezioni, e devono portare le suore a sapere un po’ di più, giacché oggi si va a persone che poco per volta si elevano sempre più nel sapere con i tanti mezzi che ci sono per imparare. Impegnarsi a compiere veramente l’ufficio assegnato nella Congregazione: di redazione, di insegnamento, di scuola, di Maestre delle novizie. Oppure altri uffici, come fare le recensioni, come saper scegliere nelle librerie ciò che veramente è più utile per le anime, e così organizzare l’apostolato, le settimane e i tridui catechistici, oppure del Vangelo, oppure i tridui mariani. In queste cose noi serviamo Iddio e serviamo le anime.
Per questo cosa bisogna fare? Studiare molto ciò che serve, lasciare da parte quello che non serve. Quindi: tutto per migliorare noi e tutto per l’apostolato. Questa è la regola. Quello che serve, abbondantemente; quello che non serve è un bagaglio inutile. Per esempio, adesso non portate appresso un fagotto o una valigia di vestiti da inverno no, perché adesso è inutile. Tanto meno un mese fa, in agosto, perché è un bagaglio inutile.
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Invece per quello che è utile, abbondare, abbondare. Tenere sempre presente questo, altrimenti lo studio è un perditempo. Lo studio ci vuole per un apostolato tecnico o per un apostolato propagandistico. Dunque bisogna precisamente utilizzare tutto il tempo, spenderlo utilmente per noi e per l’apostolato interno o per un apostolato esterno.
Seconda cosa: noi dobbiamo mettere, come spirito informatore di tutto, la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Devozione che si estende alla pietà, allo studio, all’apostolato e a tutta l’organizzazione della vita religiosa. Perciò bisogna che ci sia la proporzione e che sempre ci ispiriamo lì. Se noi ci ispiriamo lì, facciamo la volontà di Dio, seguiamo la nostra vocazione. Il dono che il Signore ha dato alla Congregazione, è questo.
In questi giorni dove sono stato9, ho visto scritto una dedica a S. Giovanni Bosco, dove si esalta il metodo preventivo10. Per voi, il vostro privilegio è questo: la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita che entra nella pietà, studio, apostolato e poi nell’organizzazione della vita interna. Lì c’è l’efficacia, voglio dire, il risultato dell’apostolato. Se noi manchiamo in questo, perdiamo tempo e non corrispondiamo alla nostra vocazione, come vuole il Signore. Studiare sempre questo. Nelle scuole bisogna che questo risulti, perché poi venga facile usarlo nella pietà e nell’apostolato. Così, nelle scuole, ma anche nello studio. Se una non conosce e non capisce ancora, preghi il Signore. Questa grazia il Signore la dà di sicuro, perché è lo spirito della Congregazione. Una non sarebbe mai realmente Paolina, anche se si mettesse addosso quattro abiti da Paolina! Ne portasse anche quattro, ma non è paolina nell’animo, nel cuore, nella mente, in ciò che costituisce lo spirito paolino.
Quest’anno quattro nostri Sacerdoti si dedicano unicamente a questo studio11. Si guardi intanto di accompagnarli con la
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preghiera e nello stesso tempo di imparare sempre di più questo spirito che deve pervadere tutto, entrare in tutto. Così come se si dovesse vivere in questo spirito come il pesce nell’acqua, e anche di più, perché l’acqua circonda il pesce e dentro ci va solo la misura giusta, noi invece bisogna che siamo proprio pervasi interiormente.
Un’altra cosa: dare una grande importanza alla lettura della Bibbia. Negli Esercizi fatti per i Sacerdoti, per i Discepoli e per i novizi si è insistito assai su questo. Poi per chi vuol leggere la Bibbia intera, si è suddivisa la materia. Sono circa milletrecento o poco più i capitoli della Bibbia intiera, Antico e Nuovo Testamento. Leggendo un capitolo al giorno, in quattro anni si arriva a leggerla tutta. Ora, sarebbe tanto bello che, non solo voi, ma tutte le aspiranti e le professe temporanee facessero questo: leggere tutta la lettera Epistula Dei ad homines: La Lettera di Dio Padre a noi. Quando si riceve una lettera dal padre, la si legge tutta.
Ecco, leggerla tutta, perché forma lo spirito soprannaturale. Allora se ne vanno tante sciocchezzuole che passano a volte per la testa, i discorsi diventano più elevati, e anche, supponiamo, i libri di catechismo vengono penetrati di Bibbia, cioè con la verità si dà pure la Bibbia che prova la verità con i fatti, gli episodi, le parabole, i paragoni, ecc. E, si capisce, ci vuole anche la parte liturgica. Oggi questa è particolarmente raccomandata. Siamo stati quasi i primi in Italia con il nostro messalino. La Congregazione è stata la prima. Allora si faceva quel che si poteva, ora potete dare di più, perché siete cresciute. Quindi dare grande posto alla liturgia, onde sempre lo spirito, l’apostolato e lo studio si uniformino a quello che è obbligatorio.
Nell’esame delle aspiranti per la vestizione, per l’ammissione al noviziato e per le professioni, si deve interrogare anche su questo. Non che le interrogazioni devono essere fatte da chi viene a dare l’esame canonico, ma da chi realmente deve ammettere. L’ammissione vera che si fa da voi, si fa da chi dirige l’Istituto. Che ognuna sia ben imbevuta di questo spirito. E chi non si sente, non faccia scuola, perché non darebbe una scuola giusta. E chi non volesse apprenderlo, non ricaverebbe
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alcun profitto dalla scuola. Ma voi avete tutte buona volontà, anzi moltissima buona volontà.
Ho detto la Messa per voi, perché il vostro studio quest’anno sia benedetto. Andate bene, andate bene! Avete fatto un grande progresso! Le Maestre specialmente sono orientate bene, sempre meglio. Allora, continuando a progredire, il frutto sarà maggiore sia per noi individualmente, sia per la nostra spiritualità, sia per compiere l’apostolato più profondamente, più largamente nello spirito di S. Paolo.
Per la Bibbia potete fare la divisione per la lettura quotidiana, ma faremo stampare lo schema, lo specchio sul programma per la lettura completa.
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1 Conferenza alle insegnanti e alle studenti tenuta a Roma il 13 settembre 1959, all’inizio dell’anno scolastico. Trascrizione da nastro: A6/an 68a = ac 117a.
2 Cf Gv 16, 14: «…prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
3 Cf Gv 14,26.
4 Espressione del Canone Romano, durante la supplica di intercessione: “Offerimus praeclarae Majestati tuae de tuis donis ac datis, Hostiam puram…: Offriamo alla tua eccelsa Maestà di ciò che ci hai elargito e donato, l’Ostia pura…”.

5 Cf Mc 12,30.
6 Muzzarelli Federico, don Vincenzo M. (1909-1956), sacerdote della Società San Paolo, procuratore presso la Santa Sede, consultore della Sacra Congregazione dei Religiosi, giurista stimato, fedele collaboratore di Don Alberione, insegnante di morale e di diritto canonico, latinista. Aiutò per la stesura delle Costituzioni degli Istituti della Famiglia Paolina. Cf Giuseppe Barbero, Il sacerdote Giacomo Alberione un uomo un’idea, Società San Paolo, Roma 1991, pp. 766-767.

7 Agostino d’Ippona (354-430), nato a Tagaste in Tunisia, monaco, sacerdote, vescovo di Ippona, Dottore e Padre della Chiesa d’Occidente. Autore di una regola monastica e di altri capolavori.
8 Agostino, Le Confessioni, VIII, 8, 19.

9 Secondo il Diario Sp., nei giorni 9-11 settembre 1959 Don Alberione era a Torino.
10 Metodo educativo ispirato al sistema preventivo di S. Giovanni Bosco che poggia sul trinomio: ragione, religione e amorevolezza. E mira a favorire la crescita di tutta la persona del giovane: corpo, cuore, mente e spirito.
11 Cf med. 21, nota 3.