Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. SANTA TERESA*

Ho pensato di farvi stamattina un po' di meditazione su S. Teresa1 per diversi motivi tutti belli. E davvero essa merita che noi ci fermiamo un tantino a studiarla. S. Teresa è uno degli esemplari più belli di donna e tra le scrittrici è una delle più brave, infatti la trovate nelle litanie degli scrittori; è un vero modello di virtù, una organizzatrice insigne, potente. Si può dire che accanto a S. Brigida2, S. Edvige3 e S. Tecla forma un gruppo così grande, così forte da fare esclamare: «Quanto è mirabile Dio nei suoi Santi!»4, infatti di donne deboli egli ha fatto dei campioni di virtù e di sacrifici tali, che molti altri uomini nella pienezza delle forze, non si sentono d'imitare.
S. Teresa s'innamorò fin da bambina della passione del Signore e sembrava impossibile in una fanciulletta il dono delle lacrime e della compunzione come lo aveva lei. A nove anni s'infiammò talmente di amore per Gesù che decise di recarsi a predicare ai Mori e, chiamato il fratellino, un dì che trovarono il cancello di casa aperto, se ne partirono. Lo zio li raggiunse e li fece tornare indietro, ma questa scappatella spirituale indicava ciò che sarebbe diventata in seguito, ossia S. Teresa la grande.
A quattordici o quindici anni commise qualche mancanza: si trattava di un affetto un po' spinto e di conversazioni alquanto prolungate con parenti. Appena avvisata si corresse, anzi il Signore le fece vedere l'inferno aperto con il posto preparato per lei se non si fosse subito emendata. Gesù voleva il suo cuore
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tutto per sé. Il Signore permette certe cose nei santi per dimostrarci che essi non nacquero santi, ma vi divennero. E infatti la giovinetta si accese così di amore alla perfezione che, sembrandole la regola dei carmelitani alquanto rilassata, in seguito, d'accordo col confessore, pensò di riformarla restituendo al Carmelo l'antico fervore. Attirò a sé altre sorelle e insieme si diedero ad una vita molto rigorosa. Più tardi pensò alla riforma del ramo maschile e confidò il suo segreto a S. Giovanni della Croce5, il mistico, il quale accolse la proposta con gran piacere e la coadiuvò con tutte le sue forze.
Oh, se leggeste la povertà che si praticava in quei tempi al Carmelo! I frati più volenterosi, alla sequela di S. Giovanni, s'incamminarono in aperta campagna in cerca di un posto per stabilire un nuovo convento; finalmente scorsero in cima ad una collinetta isolata dei ruderi abbandonati. Vi entrarono, non v'era più tetto, non finestre, ebbero per cibo la cicoria dei prati, per letti dei tronchi d'albero, per suppellettili la povertà più squallida, ma erano pieni di amor di Dio e trascorrevano il giorno e parte della notte nel dissodare i campi circostanti, nella contemplazione, nella penitenza più austera.
S. Teresa amò il Signore nonostante che fosse guardata con diffidenza e passasse diciotto lunghi anni in aridità di spirito, ossia senza provare alcuna consolazione, sempre nel timore di non essere in grazia di Dio.
Inoltre, come abbiamo detto, fu insigne scrittrice tanto che la Chiesa, facendo massimo conto delle sue numerose opere così dense di chiara dottrina, di efficacia e di santa unzione, ha voluto annoverarla tra i santi Dottori e nella Colletta della Messa nel dì di sua festa dice: «O Signore, fa' che siamo nutriti del pane di sua celeste dottrina e formati al sentimento di sua pia divozione».
La Santa non perdeva tempo. I più umili lavori della cucina e del campo dove zappava, piantava e raccoglieva, il portar calce ai muratori che costruivano i nuovi conventi da lei fondati, il
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passare in parlatorio per trattare coi più illustri personaggi del tempo, in cella per portare avanti i suoi scritti, e quindi in chiesa per inabissarsi in Dio, [tutto questo] la rendeva mirabile. Sembrava impossibile che con tante occupazioni, appena giunta in cappella, potesse raccogliersi tanto bene e pregare! Un giorno s'incontrò nel chiostro con un grazioso fanciullo. Stupita di vederlo nella clausura, gli chiese come mai fosse entrato, ma quel bambino sorrise. Allora la Santa volle sapere il suo nome e il bambino a risponderle: Dimmi prima il tuo. Io? Sono Teresa di Gesù. Ed il bambino: Ed io sono Gesù di Teresa6. Questo è un saggio dell'amore che passò tra Dio e quest'anima, un saggio di quella luce, grazie speciali, amore intensissimo di cui fu fatta segno e che la faceva esclamare: O Signore, datemi di patire o morire: o patire o morire!7. S. Teresa non era mai sazia di soffrire e ne domandava continuamente.
Che differenza con noi che non siamo mai sazi di godere e ci lagniamo per ogni piccola cosa dando la colpa a tutti, quando non giungiamo a darla al Signore! A chi dobbiamo la colpa? Diamola al divino amore che vuole il nostro bene ed a noi stessi che lo contraccambiamo tanto male.
S. Teresa fu un'insigne organizzatrice. Completamente sprovvista di mezzi, fondò trentadue monasteri superando grandissime difficoltà. Per lo più era ostacolata da tutti, ma essa conosceva il segreto: privava la sua persona, si accontentava degli stenti e poi stendeva la mano. E così dove arrivava lei si concludeva qualcosa, si erigevano case, si iniziavano comunità. Ma la Santa, ripeto, non sfuggiva la fatica, non allontanava le preoccupazioni, i fastidi. Prendiamoci anche noi dei fastidi, sappiamo lavorare per l'acquisto della santità.
Imitiamo S. Teresa: nel leggere e studiare per istruirci; nella povertà, ossia nel tenerci occupate di continuo, nell'ingegnarci, nell'applicarci in apostolato.
Quest'oggi fate tre propositi:
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1) Non badare alle cose esteriori, ma alle spirituali servendo Dio con semplicità.
2) Conoscere i meravigliosi scritti della Santa, compresa la sua vita che ella stessa scrisse per ubbidienza, e di cui oggi ho riveduto le bozze, dopo tre anni che è in preparazione8, nella speranza di farvela avere al più presto affinché possiate leggerla in refettorio.
3) Impegnarci nella povertà negativa ed in quella positiva per piacere sempre più al Signore e guadagnare le eterne ricchezze del cielo. Tutta la povertà della terra è gloria e ricchezza per il Paradiso.
Imitiamo S. Teresa che con S. Brigida, S. Edvige, S. Tecla, ho voluto darvi per protettrice. Non si può dire quante edizioni si siano fatte delle sue opere, quante anime esse abbiano salvato, quanto bene incoraggiato. Ringraziamo il Signore che ha voluto glorificare in tal modo il sesso debole facendolo risplendere per eroiche virtù e rendendolo, specialmente con S. Teresa, nostro prezioso modello nell'apostolato della stampa.
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* Predica in ciclostilato, fogli 2 (23x33). Il titolo è identico. Data e autore sono così indicati: “Alba 15/X/35. Predica del Primo Maestro”.

1 Teresa de Cepeda y de Ahumada d'Avila (1515-1582), spagnola; monaca carmelitana. È maestra di vita spirituale. Tra i suoi scritti ricordiamo: Il libro della mia vita, Castello interiore, Cammino di perfezione, Fondazioni. Fu dichiarata Dottore della Chiesa nel 1970.

2 Brigida (1303-1373), svedese, principessa, religiosa. Fondò l'Ordine del SS. Salvatore. La passione di Gesù fu al centro delle sue esperienze mistiche.

3 Edvige (1174-1243), bavarese, sposa, madre, regina. Alla morte del marito si ritirò a vita monastica tra le cistercensi.

4 Cf Sal 67,36 (Volgata).

5 Giovanni della Croce (1542-1591), spagnolo, sacerdote, mistico, monaco carmelitano. Collaborò attivamente con santa Teresa d'Avila per la riforma del ramo maschile del Carmelo.

6 Questo episodio si trova in tutte le biografie di santa Teresa, ma non è documentato: è una tradizione orale che viene dal Carmelo dell'Incarnazione (Avila) dove si indica la scala, luogo dell'incontro.

7 Santa Teresa di Gesù, Storia della propria vita, cap. 40,20 (ultime righe).

8 Verosimilmente si tratta del libro: Santa Teresa di Gesù, La Serafina d'Avila. Storia della propria vita, FSP, Roma 1936.