Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. L'APOSTOLA PAOLINA*

Due sono i vostri compiti sopra la terra, due sono i fini per cui voi siete entrate nella congregazione delle Figlie di San Paolo. Interrogatevi: Per che cosa sei venuta? Per farti santa, per salvare anime. Primo scopo, perché tu con la tua santificazione e la tua mortificazione guadagni un paradiso bello, grande. Secondo fine: con l'apostolato della stampa aiutare le anime a giungere al cielo.
La fede è il principio della salvezza, la fede è il fondamento di ogni virtù e di ogni merito, è necessario dunque che gli uomini credano in Gesù Cristo: «Ma come crederanno se non si predicherà? E come si predicherà se non vi saranno di quelli che si dedicheranno a questo ministero e siano dalla Chiesa incaricati?»1.
Ed ecco il perché dell'Apostolato-stampa, l'ufficio vostro, o Figlie di San Paolo! Imitare il vostro padre, l'apostolo Paolo nelle opere di zelo. «Io mi sono fatto tutto a tutti per tutti salvare»2. Ecco perché le istruzioni di questi Esercizi sono rivolte ad illustrare e spiegare l'Apostolato-stampa. E fin da stasera noi entreremo in argomento parlando dell'anima apostola. Chi è l'anima apostola? Risponderemo: È un'anima piena di fervore, d'amor di Dio; è un'anima piena d'amore verso il prossimo; è un'anima santamente prudente.

1. È un'anima, prima di tutto, piena di amor di Dio. La carità verso il Signore è una fiamma che parte dal nostro cuore, s'innalza verso il cielo. In quanto manda i suoi raggi e il suo calore verso Dio è carità o amore verso il Signore; in quanto che la fiamma con il calore e la luce si espande attorno, è carità verso il prossimo. È dunque un'unica carità che mira a Dio e si estende e
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mira al prossimo. Non vi può essere zelo vero senza carità verso il Signore.
Lo zelo è ciò che sopravanza all'anima, cioè l'anima apostola non è come un canale che lascia scorrere le acque da Dio alle anime, è invece come una conca la quale si conserva sempre piena e dà la sovrabbondanza all'esterno, rovescia sopra gli altri per l'abbondanza: «Ex abundantia cordis os loquitur»3. Lo zelo che non si fonda sull'amore di Dio è uno zelo egoista, uno zelo che non è durevole né meritorio, è uno zelo che non porta veramente la salvezza. Lo zelo che si fonda invece sull'amore di Dio è fruttuoso per noi e fruttuoso per gli altri.
Fruttuoso per noi perché ha purezza di intenzione: la maggior gloria di Dio, il maggior bene e pace degli uomini. Porta maggior frutto agli altri perché si immola e sa dare senza chiedere: «Il buon pastore dà la vita per il prossimo»4. «Nessuno ama di più il suo prossimo di colui che dà la sua vita per gli altri»5.
Il vero amor di Dio compie le opere di carità corporale e le opere di carità spirituale. Corporale: dare da mangiare agli affamati, vestire i nudi, albergare i pellegrini, soccorrere i fanciulli ed i vecchi, visitare gli ammalati, ecc. Opere di carità spirituale: specialmente illuminare gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, incoraggiare le anime smarrite.
«Medice, cura te ipsum»6, prima di dedicarti agli altri sii tu stesso sano, anzi abbi vita sovrabbondante.
Ed ecco l'anima apostola! Ha considerato il cielo e se ne è innamorata. Ella ha meditato la passione di Gesù Cristo, ha meditato la santissima Eucarestia, ha meditato i novissimi ed ha deciso: Voglio farmi santa, presto santa, grande santa. S. Paolo è l'apostolo delle genti, ma prima ancora è vaso di elezione: «Quis nos separabit a charitate Christi?»7. «Charitas Christi urget nos»8.
S. Filippo è l'apostolo di Roma, ma due delle sue costole dovettero piegarsi per dare ampio spazio ai battiti del cuore. Il Curato d'Ars è l'apostolo del confessionale, ma i suoi parrocchiani
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si intenerivano a sentirlo incominciare l'atto di carità: Mio Dio, vi amo con tutto il cuore.
S. Francesco Saverio9 è l'apostolo delle Indie, ma egli alla sera, dopo aver faticato tutta la giornata, si rifugiava sotto una pianta a prendere un po' di riposo e sentiva talmente la violenza dei palpiti di amore verso il Signore che era costretto a dire: «Basta, o Signore, il mio cuore è troppo piccolo; basta, non consolarmi più».
Gesù si dà all'apostolato, ma dopo trent'anni di vita privata santissima; la vita privata ritirata è il fondamento della vita pubblica. Per insegnare occorre prima imparare: «Nemo secure docet, nisi qui libenter discet; nemo secure praeest nisi qui libenter subest»10.
Ed ecco che ora entriamo a considerare un mistero. Il divino Maestro, venuto dal cielo per illuminare gli uomini, passa dieci undicesimi della sua vita a fare il falegname, nelle virtù di un ritiro e nel lavoro più modesto. Quasi si direbbe che egli non pensasse a salvare il mondo. Che significa questo? Che noi dobbiamo dare almeno dieci undicesimi11 della nostra vita al ritiro, alla preghiera, alla virtù, all'esercizio dell'umiltà, della pazienza, della obbedienza, ecc., alle virtù umili in una parola, alle virtù private.
S. Paolo, nonostante nella sua giovinezza avesse atteso lungamente all'esercizio delle virtù secondo la sua setta ed agli studi con tutta diligenza, appena convertito si ritirò nel deserto e là si esercitò nella perfezione, nello studio, nella preghiera, nella mortificazione, nella penitenza, nell'esame di coscienza. Poi, tornato ad Antiochia, si applicò solamente a uffici secondari di apostolato, ma la miglior parte del tempo la spese nell'esercizio delle virtù e nella santificazione di se stesso.
Così gli apostoli di tutti i tempi, prima hanno dovuto raccogliersi, esercitarsi nella propria perfezione e solo dopo aver fatto diligentemente una lunga preparazione sono usciti nel mondo a zelare la salvezza delle anime. Così vuole la Chiesa, così esige la
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stessa natura, così hanno fatto tutti i santi, così dobbiamo fare pure noi. Vi prenda grande amore alla vita privata: «Nemo secure patet nisi qui libenter latet»12. Non si darà se non quello che si avrà e non si ha se non si accumula con lunghi studi e lungo sforzo. Amiamo quindi la vita privata ad imitazione di S. Paolo, ad imitazione del nostro divino Maestro Gesù.

2. L'anima apostola, in secondo luogo, è un'anima piena di amore del prossimo. La stessa carità che ci porta a Dio sarà quella che ci porterà verso il prossimo, si allargherà ed estenderà verso le anime. Quest'anima ha considerato diligentemente il paradiso, vuole andarvi, ma non da sola. Le fanno pena tanti peccatori che sono avviati per una via che mette capo all'inferno. Vorrebbe fermarli tutti e gridare: Uomini, prendete l'altra strada, la stretta, quella che vi porta alla felicità.
Vorrebbe chiudere le bocche dell'inferno. L'anima apostola negli intimi colloqui dopo le sue Comunioni, nelle meditazioni, nelle Visite al santissimo Sacramento, sente la voce di Gesù: «Sitio: Ho sete di anime»13. Vorrebbe dissetare Gesù. Ha compreso il valore delle anime redente con il sangue di nostro Signore Gesù Cristo: nessuna dovrebbe perdersi.
Ella porta lo sguardo sulle regioni di Europa, tende lo sguardo alla sterminata Asia, sulle due Americhe, sopra la selvaggia Africa, la lontana Australia e mira ai due miliardi di uomini che popolano il globo terrestre: ha un cuore, un pensiero per tutti. Si muove a pietà dei fanciulli che sono insidiati nella loro innocenza, si muove a pietà della gioventù che lotta con le più ostinate e violente passioni, con gli uomini trascinati dalla cupidigia del danaro o dalla cupidigia della gloria. Le fanno pena i moribondi in tante necessità, le danno pena le anime del purgatorio che non possono soccorrere se stesse, vorrebbe vuotare il purgatorio, vorrebbe riempire il cielo. Non c'è anima che ami veramente il Signore che non si senta accesa di amore verso il prossimo e con la preghiera, con la parola e, per quanto può, con tutti i mezzi non contribuisca alla salvezza delle anime.
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È necessario quindi considerare sovente i grandi motivi per occuparci della salvezza del prossimo. Primo: il prezzo delle anime, per cui il Padre ha dato al mondo il suo Figliuolo e Gesù Cristo ha dato il suo sangue. Secondo: il fine di arrivare tutti al cielo, e di schivare l'inferno. Terzo: il desiderio stesso del Cuore di Gesù che gli conduciamo e salviamo delle anime. Quarto: il merito che ci facciamo aiutando il prossimo in questo grande negozio della salvezza dell'anima. Chi dicesse di avere carità e non si muovesse a pietà del prossimo, avrebbe una carità vana. La prova di amare veramente il Signore è il presentare le opere: «Probatio dilectionis exibitio est operis»14. «Io passeggio per un povero missionario lontano, forse stanco»15, diceva S. Teresa del Bambino Gesù quando, affaticata, continuava a camminare su e giù per il giardino.

3. L'anima apostola è, in terzo luogo, un'anima prudente.
Che cosa significa prudenza? Significa scelta dei mezzi buoni, atti a condurre a fine buono.
Quest'anima, sognando la salvezza dei suoi fratelli che vede naufragare come in un mare burrascoso, quest'anima cerca i mezzi più adatti. Anzitutto si presentano alla sua considerazione due apostolati: l'apostolato della preghiera e l'apostolato dell'esempio. Questi due apostolati obbligano tutti, nessuno è dispensato dal pregare per gli altri, nessuno è dispensato dal dare buon esempio: «Orate pro invicem ut salvemini»16. «Videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est»17.
Ma dopo l'apostolato della preghiera e dell'esempio, che sono obbligatori e comuni per tutti, l'anima cerca che cosa possa ancora fare. Si presenta subito alla sua considerazione l'apostolato della stampa.
Lo sente perché lo crede adattissimo al suo scopo: vuole salvare molte anime e l'apostolato della stampa si rivolge davvero a moltissime anime. In generale sono poche le persone che si possono avvicinare per mezzo dell'apostolato della parola, moltissime
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sono invece le persone che si possono avvicinare per mezzo della stampa.
In una parrocchia, in una missione, in una scuola, il numero delle persone [che si possono avvicinare] è sempre molto ridotto. In una tipografia, invece, in una notte si possono stampare ventimila, cinquantamila, centomila copie. Vi sono tipografie a Londra che stampano un milione e mezzo di copie di giornali, in una notte.
Molte persone non vanno in chiesa e, pur andando in chiesa, spesso non capiscono la predica o facilmente la dimenticano. Voi, Figlie di San Paolo, avete distribuito trecentomila copie del foglio Fate Pasqua, questo significa che voi avete portato la parola del parroco, la parola della Chiesa a trecentomila famiglie. E siccome le famiglie si compongono in media di quattro persone, voi avete portato quel foglio a trecentomila moltiplicato quattro, cioè a un milione e duecentomila persone.
Chi mai potrà parlare a un uditorio così numeroso? Chi mai potrà parlare a tante persone per mezzo della viva voce? Ma se invece di trecentomila i fogli fossero dodici milioni, cioè quante sono le famiglie in Italia, voi avreste esortato tutti gli italiani a far Pasqua, avreste parlato ad oltre quaranta milioni di anime.
Ma tutto questo è poco: nel mondo vi sono due miliardi di uomini, perciò bisogna pregare, pregare, bisogna industriarsi perché la nostra parola arrivi fino ai confini, per mezzo di fogli che ricordino le verità religiose o con articoli oppure semplicemente con figure, a tutti quanti gli uomini.
Si adempie: «In omnem terram exivit sonus eorum et in fines orbis terrae verba eorum»18. La parola stampata sarà portata a casa, entrerà nella famiglia, rimarrà forse anche abbandonata, ma resterà lì come un amico che può essere ascoltato in ogni istante; specialmente nei momenti di ozio e di dolore esso parlerà.
Né sono necessari articoli difficili ed una larga istruzione. Su due miliardi di uomini, almeno un miliardo e ottocento milioni sono semplici operai, contadini, poveri, ai quali bastano le verità più semplici del catechismo, anzi del piccolo catechismo. Qui si dice che vi è un Dio solo in tre Persone, che Iddio è
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rimuneratore per i buoni e per i cattivi, che il Figliuolo di Dio è morto per salvarci e che, chi si pente e spera nel Crocifisso avrà misericordia: ecco la salvezza agli uomini. Non molto si richiede, ma a tutti.
L'apostolato della stampa poi, com'è esercitato e promosso nella congregazione delle Figlie di San Paolo, permette che l'anima viva raccolta. L'Apostolato-stampa frainteso distrae e porta poco frutto agli uomini. L'Apostolato-stampa inteso rettamente, invece [favorisce il raccoglimento] e fa meditare mentre porta agli uomini le verità essenziali, i mezzi di grazia, la moralità cristiana, perché tutti gli uomini possano raggiungere il fine.
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* Istruzione, in ciclostilato, fogli 3 (23x35). L'originale non indica né autore né data, porta solo scritto in alto: «I Istruzione.» E come titolo: «Chi è l'anima apostola». Probabilmente si tratta del corso di Esercizi di cui si parla nella nota introduttiva della meditazione n. 7. Si suppone quindi che il predicatore sia Don Alberione e che sia stata tenuta il 23 luglio 1931.

1 Cf Rm 10,14-15.

2 Cf 1Cor 9,19.

3 Mt 12,34: «La bocca parla dalla pienezza del cuore».

4 Cf Gv 10,11.

5 Cf Gv 15,13.

6 Lc 4,23: «Medico, cura te stesso».

7 Rm 8,35: «Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?».

8 Cf 2Cor 5,14: «L'amore di Cristo ci spinge».

9 Francesco Saverio (1506-1552), gesuita spagnolo, missionario in India e Giappone. Protettore delle Missioni Cattoliche.

10 Cf Imitazione di Cristo, I, XX, 1: « …soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama ubbidire comanda senza sgarrare».

11 Originale: decimi.

12 Cf Imitazione di Cristo, I, XX, 1: «Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare».

13 Cf Gv 19,28.

14 Cf Gc 1,25; cf S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 30,1.

15 Cf meditazione del 1931 n. 2, III, nota 10.

16 Gc 5,16: «Pregate gli uni per gli altri per essere guariti».

17 Mt 5,16: «Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

18 Sal 19,5: «Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola».