Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. LE VIRTÙ FAMILIARI IN RELIGIONE*

Nella vita religiosa ci sono delle virtù particolari da esercitare che si chiamano virtù familiari. Fuori casa vi sono altre virtù da esercitare e sono le virtù sociali che non da tutti, né sempre si esercitano, mentre le virtù familiari sono indispensabili perché, per chi deve vivere vita comune, sono il pane quotidiano e devono sempre essere esercitate.
Quante ore stiamo con le sorelle in casa o in propaganda? E allora le virtù da esercitarsi sono le virtù familiari: quali sono le virtù familiari; che cosa importano; come si praticano.

Le virtù familiari sono l'umiltà e la carità di famiglia. Se fate attenzione, nel mondo dove non ci sono le virtù familiari, che cosa capita?
Quella signorina, tutt'aggiustata, fuori di casa è tutta sorrisi e inchini anche con chi non deve e in casa è una vespa con tutti. Questo è segno che non vi è virtù, che è tutta apparenza e come è vestita con lusso senza averne i mezzi, così ha soltanto una verniciatura di virtù. Il mondo è fatto così perché è tutto falsità e apparenza, santità, sincerità in realtà ce n'è poca. Il mondo è ingannatore, si contenta di aggiustare le cose esterne, ma per l'anima, per l'eternità, niente. Se una persona è virtuosa non si conosce dalle virtù sociali, ma dal suo cuore, da come si diporta in famiglia, è lì che la persona mostra di essere laboriosa, umile, caritatevole, premurosa, delicata, ecc.: sono queste le virtù familiari per cui si conoscono le persone. Per noi si intendono virtù familiari religiose: l'umiltà e la carità. Queste virtù sono quelle esercitate dal Maestro divino nella casa di Nazaret, dove egli ci ha dato l'esempio più bello di virtù familiari.
L'umiltà. Vi sono di quelle che in casa sono un esempio di umiltà con i superiori, con gli uguali e con gli inferiori. Con i superiori, per cui hanno rispetto, riverenza, stima: «L'ha detto la
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Maestra, basta!» e non perché è persona che tratta bene, che piace, che soddisfa, ma perché rappresenta il Signore.
«Quella non la rispetto perché ha 19 anni!», ma in lei bisogna rispettare il Signore che ella rappresenta, il Signore è di tutti i secoli, è eterno, è vecchio, lo si figura sempre vecchio e la sa lunga.
Non vuoi star sottomessa, perché ne sai di più? Chi ne sapeva di più fra Maria, Gesù e Giuseppe? E chi obbediva di più? Gesù. Chi comandava di più in quella casa e chi rappresentava il Padre celeste? Chi ne sapeva di meno: S. Giuseppe, e gli altri obbedivano. Anche le famiglie religiose sono fatte per santificarsi nell'obbedienza. Maria ha seguito subito Giuseppe in Egitto, senza opporre resistenza e senza fare obiezioni, sebbene la stagione fosse rigida e il viaggio incerto e lungo. Ci vuole gran rispetto all'autorità data da Dio che si serve delle creature per esprimere la sua volontà.
Non potrebbe il Signore andar da sé alle anime uscendo dal Tabernacolo o facendosi portare dagli angeli? Ma egli vuol farsi dare dai sacerdoti.
Inoltre l'umiltà con i superiori si manifesta con la stima. Chi fa perdere la stima ai superiori criticando, dicendo qua e là, non solo non esercita le virtù familiari, perché è superbia quella, ma si priva anche delle grazie e le allontana: i superiori sono i canali delle grazie e se il canale viene otturato, la grazia non passa più. Bisogna avere una grande stima, perché i superiori rappresentano Dio.
L'umiltà si manifesta anche con l'ubbidienza che dev'essere pronta, sincera, senza resistenze, perché queste dispiacciono a Dio e dimostrano una volontà che è capriccio. Se è possibile non esprimere nessuna preferenza e, se ci fosse qualche cosa lecita, esprimerla con grande umiltà.
L'umiltà con gli uguali: la persona umile non ha invidie, né gelosie, né malevolenze, non cerca sempre il primo posto, è paziente, sopporta, è longanime, compatisce, scusa gli sbagli, parla in bene, scusa le intenzioni, desidera il bene di tutti.
La superbia è dispettosa, gelosa, permalosa, attaccabrighe, disprezza gli altri, ha fini storti, interpreta in male.
Bisogna che camminiamo nella virtù vera affinché ogni giorno esercitiamo le virtù. S. Francesco di Sales diceva: «Poche volte si spendono i biglietti grossi in famiglia, ma occorrono
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quotidianamente [gli spiccioli per] le piccole spese; così sono poche le occasioni in cui si possono esercitare le virtù grosse, ma le piccole virtù sono di ogni istante».
Quella sorella si impazientisce facilmente: e lasciala stare, non tormentarla; quella vuol cantare la tal canzone: e lasciagliela cantare; vuole andare a destra: fatelo; le piace sedere su quello sgabello: e daglielo; vuol sempre parlare: ascoltala; vuol fare il tal gioco: e fatelo!
[L'occasione del] martirio vien di rado, ma è di tutti i giorni: lavarsi con l'acqua fredda, la panca ha uno spigolo che fa male alle ginocchia, si ha appetito o sonno e bisogna aspettare l'orario, fa freddo e bisogna levarsi presto, ecc. Le virtù quotidiane sono quelle dei grandi meriti.
Cosa volete fare? Cosa credete che facesse la Madonna? Filava, lavava i suoi cucchiai, il suo pentolino, scopava la stanzetta, smacchiava le vesti a Gesù, ecc. Venne poi il martirio del cuore, ma prima ci fu l'esercizio costante delle piccole virtù. Non sognate grandi cose, prendete le piccole occasioni. Quelli che coltivano la loro piccola vigna, la coltivano bene, strappano le erbacce, curano ogni foglia, ogni virgulto e raccolgono frutti sani.
«Sorelle, sorelle, amatevi, diceva S. Teresa, sollevatevi, sopportatevi, compatitevi, pregate le une per le altre, scacciate la malinconia»1. Che insegnamenti di vita familiare, è proprio questa che arricchisce la corona dei meriti! Vogliatevi tanto bene e prendete le piccole occasioni della giornata per farvi sante. Prima che sia trascorso un giorno, quante occasioni per santificarci!
Compatimento vicendevole: nella vita religiosa siamo come le uova in un paniere, sempre a contatto; quindi compatiamoci, abituiamoci a passare anche sopra a qualche cosa che ci dà dispiacere. Ci tocca un'osservazione immeritata? Vada per un'altra che abbiamo passata liscia! Abituiamoci a soffrire qualche cosa senza che tutti lo sappiano. Il Signore ci ha compatito e sopportato tanto, facciamolo anche noi, anche se ci costa.
La Vergine Immacolata che ha vissuto le virtù familiari, le ha esercitate nel grado più alto e le ha insegnate a Gesù; ora le insegni
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anche a noi perché la nostra vita sia più bella, più santa, più ricca di meriti. Per la costruzione delle case, raramente si adoperano i grossi macigni, ma sempre sabbia, calce, mattoni, ecc., piccole cose; per conseguenza bisogna prendere ogni piccola cosa per farsi santi.
Se abbiamo chiesto all'Immacolata la grazia di fuggire il peccato, chiediamole ora di insegnarci a praticare le virtù familiari per poter fare anche il bene e prepararci al Natale.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (21x30), tenuta ad Alba il 9.12.1931, dal Primo Maestro.

1 Probabile sintesi dei consigli che la Santa Teresa d'Avila dava alle sue monache e che si ritrovano sparsi nelle sue lettere.