Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. ATTO DI FEDE*

Se la giornata si apre e chiude con la preghiera ben fatta, ha già una garanzia che essa piace al Signore ed è ricca di meriti. È importantissimo perciò dare subito al mattino il cuore al Signore, pregare bene e chiudere la giornata con il perdono divino.
Stamattina vorrei parlarvi degli atti di fede, di speranza, di carità e contrizione.
Cosa vuol dire atto di fede? È l'atto con cui si protesta di credere al Signore. L'anima si raccoglie e gli dice: «Io sono ignorante, voi siete la stessa sapienza; vi siete degnato di parlare agli uomini in modo chiaro attraverso i Profeti e il Figliuolo vostro, e di lui avete detto: «Questo è il mio figlio diletto, in cui mi sono compiaciuto, lui ascoltate»1. Così io credo a quello che voi avete detto e credo con fede. Io non capisco come vi sia un Dio solo in tre Persone, eppure lo credo perché, sebbene non l'abbia sentito dalla vostra stessa bocca, l'ha detto Gesù Cristo e l'hanno sentito gli Apostoli, l'hanno scritto nel Vangelo e la Chiesa ce lo insegna. Io non capisco, ma credo e vi presento con ciò l'ossequio più bello che è l'atto di fede, perché riconosco di essere ignorante e credo quanto mi insegnate voi, infallibile verità».
C'è poca fede nel mondo, in generale si crede poco al Papa, alla Chiesa, ai sacerdoti, si ascolta troppo la voce del mondo e si piange magari per la lettura di un romanzo che racconta una cosa inventata e non si piangono i peccati, non si vuol capire la verità.
Siamo tanto buoni quanto c'è di fede.
Non diciamo di avere amor di Dio se non abbiamo fede ferma perché, senza di questa, sarà sempre un amore superficiale. Le altre virtù non stanno in piedi se non c'è la fede, perché essa è il piede della virtù e della santità; se manca la fede le altre virtù non si reggono in piedi, come un corpo umano normale non può reggersi su due piedini minuscoli.
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Può sembrare che le altre virtù ci siano senza la fede, ma in realtà non ci sono; alcune credono d'aver fatto i voti e non hanno fede.
Recitiamo l'Atto di fede molto adagio. Credo fermamente quanto avete rivelato: Bibbia, Vangelo, sacre Scritture, ecc. E la santa Chiesa ci propone a credere: nella spiegazione del Vangelo, con le prediche, spiegazione del catechismo, con la parola orale. Bisogna proprio credere quello che non si capisce; è lì la fede, credere non perché si capisce, ma perché Dio l'ha rivelato, ed è questa la fede che è meritoria, che acquista il paradiso. Ci sia pure l'istruzione, ma che ci porti a credere più fermamente e ciecamente e non credere di avere fede perché si è istruiti, questo è eresia, razionalismo, non fede.
Il peccato fondamentale è non avere fede e mettersi nello stato di peccare; stato abituale per cui non c'è fede.
Credere dunque perché Dio l'ha rivelato e la Chiesa ce lo propone a credere, non perché si capisca.
Credo espressamente a tutto, ma faccio protesta di credere al mistero più alto: un Dio solo, in tre persone uguali e distinte, Padre e Figliuolo e Spirito Santo. Non ne capiamo nulla e se cerchiamo delle parole per spiegarlo, sono quelle adoperate da Gesù, ma le ripetiamo senza capirle. Noi crediamo perché l'ha detto Gesù Cristo agli Apostoli: «Andate, battezzate nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo»2. Questo è il mistero più alto ed è la base, perché se crediamo ad esso, basta. Esso è l'atto di fede più meritorio: il piegare la testa senza capire, adorando, professandolo con semplicità davanti a tutti, portando anche esteriormente i segni della nostra religione.
E nel Figliuolo incarnato e morto per noi Gesù Cristo, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna.
Insisto tanto che si scrivano e si portino a tutti queste verità perché basterebbero solo esse a salvare le anime.
Sono queste le verità per cui un pagano che non sa altro, recitandole, confessandole, sarebbe salvo. Sono le verità essenziali.
Portate a tutti quel foglietto che presenta la verità. E un uomo che l'ha ricevuto, forse trovandosi sul letto di morte, se ne ricorderà,
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si rivolgerà a Gesù Crocifisso, detestando la sua vita tiepida, rammaricandosi di non aver vissuto meglio. Riuscirà così a rubare un posticino in paradiso, magari vicino all'uscio e sforzando la serratura, ma intanto sarà salvo.
Attraverso la stampa saremo stati per quell'anima la verità. Con l'aiuto delle nostre preghiere, con la nostra vita buona, saremo a quell'anima la via e, per la misericordia che le userà il Signore, salvandola, saremo la vita.
L'apostolato della stampa è mezzo obbligatorio, perché è preso dalla sacra Scrittura ed è perciò voluto da Dio; è dottrina della Chiesa3, ed è eretico chi non lo crede o crede diversamente.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Voglio sempre credere che c'è un Dio solo che premia e castiga; starò dunque buono, perché non voglio il castigo, ma il premio, e se Gesù è morto per me, io gli chiedo perdono dei peccati che l'hanno crocifisso. Spererò sempre nella sua misericordia; domanderò sempre la grazia di schivare il peccato, di servire il Signore più esattamente, con la grazia dello Spirito Santo e dei sacramenti.
Voglio sempre pensare che vi è un Dio Padre creatore, un Figlio sapiente e redentore, lo Spirito Santo santificatore.
Dicendo l'Atto di fede mostriamo di avere già un po' di fede, ma abbiamo bisogno di averne molto di più, e perciò diciamo: Accresci la mia fede.
Abbiamo poca fede, ma ce ne vuole a convincere le figlie di questo, e a credere che è beato chi è più tribolato! Mettiamoci bene alla presenza di Dio facendo un bell'atto di fede perché, se avremo fede, cresceranno tutte le virtù, ma se la pianta ha le radici guaste, povere di umore, rose dagli insetti, a poco a poco muore, perché se la malattia è nelle radici, rovina tutto. Diciamo: «Signore, credo, ma aiutate la mia fede debole, debole»4.
Quando c'è la fede vera anche l'anima che travia per un po', torna poi alla fede, alla vita buona, perché le radici erano sane e ben piantate. Ricordatevi che «il giusto vive di fede»5.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (21x31), tenuta dal Primo Maestro il 18.08.1931, ad Alba. Nell'originale è segnato in carattere piccolo e tra parentesi il titolo «Atto di fede».

1 Cf Mt 17,5.

2 Cf Mt 28,19.

3 Per una maggior comprensione di questa affermazione cf Alberione G., L'apostolato dell'edizione, Edizioni San Paolo, Milano 2000, nn. 133-136.

4 Cf Mc 9,24.

5 Cf Rm 1,17.