Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII.
LA MISERICORDIA DI DIO

«Perché siete, o Signor, bontà infinita, detesto l'empio error, l'empia mia vita». Eh, sì! Gettiamoci tutti insieme ai piedi del Crocifisso e detestiamo i nostri errori. Facciamo stasera come il figliuol prodigo, il quale esclamò: «Surgam et ibo ad patrem meum» (Lc 15,18). Vedete: lontani dal padre non si sta bene: e che cosa facciamo là nella solitudine, che cosa facciamo là in compagnia di quegli animali, disputando il cibo con essi, tutti stralunati e laceri, col rimorso nell'anima, e con l'invidia pei fratelli che nella casa del padre godono ogni bene? Quanti operai, infatti, «in domo patris mei abundant panibus, ego autem hic fame pereo!» (Lc 15,17). Molti cristiani han meno grazie di noi e godono la
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pace di Dio, la pace che il Signore dà anche sulla terra ai figliuoli buoni, ed io invece... «Ego autem hic fame pereo: surgam et ibo ad patrem meum». Egli è ancora il mio padre, io posso aver sbagliato, posso essere stato ingrato, essere andato lontano da lui, posso aver sprecato i suoi doni e le sue grazie... ma egli è ancora mio padre. Gli dirò: Non son degno di essere chiamato come tuo figliuolo, ma oramai io mi contento di essere trattato come un servo: cioè io non merito più la veste dell'innocenza, ma abbraccerò la veste della servitù... Ricevimi almeno come uno dei tuoi servi: sarò buono, ti servirò con fedeltà, ti amerò anche pel tempo che non ti ho amato... Ora ho capito!
E sono questi i sentimenti che vi sono venuti ai piedi di Gesù nel fare le belle visite al SS.mo Sacramento?
Stassera dobbiamo parlare della misericordia di Dio. E dobbiamo parlare di tre cose: La misericordia di Dio in generale. La misericordia di Dio per i religiosi. Le disposizioni per ottenere di approfittare di questa misericordia.
I. - Oramai abbiamo ben compreso che in noi c'è poco da sperare, non è
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vero? Siamo tanto deboli, tanto fragili, pur dopo tante parole solenni e dopo tante promesse di darci a Dio, noi ci vediamo così infedeli alla parola data al Signore, che abbiamo proprio tolto ogni fiducia da noi. «Io son disperato, io son disperato», esclamava San Filippo Neri. Ma se gli altri hanno cessato di sperare, egli ha soggiunto: «Io spero... io spero solamente più in Dio». E davvero che la nostra speranza non sarà vana: «In Te, Domine, speravi, - possiamo già dire fin d'ora - non confundar in aeternum» (Sal 30,2). «Spes non confunditur». Più ci vediamo miserabili e facciamo violenza a noi a credere ugualmente alla bontà di Dio e credere contro, diciamo così, tutti i motivi umani, e più noi onoriamo Iddio.
Ricordiamo bene che il Signore soprattutto vuole che noi crediamo alla sua bontà: «Ego bonus». Tutti gli attributi divini son da credere, ma questo in prima linea, questo è il dono che Nostro Signore Gesù Cristo desidera che crediamo, questa è la tesi del Padre nel crearci, del Figlio nel redimerci, dello Spirito Santo nell'effonderci le sue grazie. È buono il Signore, è buono! È buono: e
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noi abbiamo un'immagine in quel nostro Dio, in quel nostro Redentore che fu buono con tutti. Vedete: oggi (20 Luglio) è la festa di Santa Maria Maddalena e ci torna tanto grato ricordare l'episodio del Vangelo. Ella aveva capito d'aver sbagliato strada: pentita, va a trovare il Signore, il Salvatore Gesù e non osando aprir bocca si mette ai suoi piedi e comincia a bagnarli con le lacrime, a baciarli, e ad asciugarli coi suoi capelli. Gesù capiva tutto. Il fariseo con la sua falsa giustizia che velava le parole, diceva fra sé: Se costui sapesse chi è quella donna, non si lascerebbe trattare in quel modo. Ma Gesù rispondendo non alle sue parole, ma ai suoi pensieri disse: Ho da dirti una cosa, o Simone. Vi era un certo creditore a cui due uomini erano debitori: uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta: né l'uno né l'altro non avevano di che pagare. Il creditore rimise il debito ad entrambi, li perdonò. Dimmi un poco, chi ti sembra che adesso sia tenuto ad amare di più il padrone? - Credo che sia colui al quale fu rimesso il debito maggiore. - Ebbene, hai indovinato. E rivolto quindi alla donna le disse: Va': ti sono rimessi i
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tuoi peccati, perché molto hai amato (Lc 7,36-50).
Eh, debitori al Signore siam tutti! Chi deve cinquecento, chi cinquanta... ognuno fa il suo esame di coscienza, e chi cento e chi duecento e chi mille... Va a sapere il nostro debito a quanto ammonta! «Non avendo di che pagare...», dice il Vangelo. E noi siamo in quel caso lì: né il debito grosso, il peccato grave, né il debito piccolo di una piccola bugia siamo in grado di pagare. Ebbene, chi è che resterà perdonato? Chi ama il Signore e ammira la sua bontà e finalmente si arrende a questa bontà.
Buono è il Signore! Vedete Matteo: era peccatore ed egli lo perdona e lo chiama all'apostolato, lo fa Apostolo, Sacerdote e Vescovo e lo difende e gli dà la grazia di essere martire, ed è una delle più splendide stelle del cielo.
Vedete la bontà di Gesù che si è messo sotto le figure più espressive. In questi giorni leggendo il Vangelo quotidiano sono capitati sotto i nostri sguardi le parabole della misericordia: il figliuol prodigo, la dramma smarrita, la pecorella che si era allontanata dall'ovile.
Ed ecco la dramma che è cercata da
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Dio, perché Iddio cerca l'anima e dice S. Agostino che quest'anima è preziosa, perché è l'immagine di Dio, come la dramma o una moneta è preziosa, perché è l'immagine del principe, altrimenti sarebbe un pezzo di ferro o di metallo: per il significato ha valore, per ciò che rappresenta. E la donna cerca la dramma come Iddio cerca noi. Ma sentite i rimorsi, sentite gli inviti e dolci e forti di questo Dio che si ostina alla vostra porta e bussa e torna a bussare... Apritegli! almeno per togliervi le importunità e per togliervi i rimproveri, i rimorsi.
Segue la parabola della pecorella smarrita. Pecorelle matte che abbiamo abbandonato il pastore e siamo corse ai pascoli velenosi, ai predoni, ai precipizi... Ed è già una grazia che non abbiamo trovato un buco dove il diavolo abbia trascinato l'anima nostra nell'inferno e non siamo morti: «Misericordiae Domini quia non sumus consumpti» (Lam 3,22). È tutta misericordia che ha avuto il Signore nell'aspettarci. Non fate come l'agnello che lascia il suo pastore: ricordatevi di quelle parole, e ritornate a lui. Vieni a Gesù e chiedi perdono e risurrezione: «Ego sum resurrectio
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et vita» (Gv 11,25). Alzatevi e dite pure con gran cuore: sono quattro giorni che ti aspetto! E sapete la vostra storia, o cari. Perché Sant'Agostino commentando la parabola del figliuol prodigo dice: non è parabola, è storia questa, che rappresenta me e che rappresenta voi.
Un altro fatto che ci parla tutto della misericordia di Dio è il miracolo della risurrezione di Lazzaro.
«Lazarus amicus noster dormit» (Gv 11,11): prima siam diventati infermi, e Gesù ancora è assente. «È morto Lazzaro»: siamo già caduti veramente: non solo infermi, ma siam morti. E poi Gesù arriva... «È già sepolto». Quante volte abbiamo passato un tempo notevole nel peccato! E poi la sorella soggiunge: «Jam fetet» (Gv 11,39). Ma Gesù fa sentire: «Non vi dissi che io sono la risurrezione e la vita, et qui credit in me, etiam si mortuus fuerit vivet?» (Gv 11,25). Eh, sì, credete alla bontà di Dio, credete alla sua misericordia e ancorché morti risorgerete. «Lazare, veni foras» (Gv 11,43), esclamò Gesù a quel sepolcro. E ascoltatelo il comando imperioso e potente che ridona la vita: «Lazzaro, vieni fuori!». E Lazzaro viene fuori:
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ha ancora i piedi e le mani coi segni della morte, perché legato come cadavere. E Gesù soggiunge: «Scioglietelo, slegatelo, lasciatelo andare». E Lazzaro allora è diventato buono, amico di Gesù. Quando pochi giorni dopo il Divin Maestro entrò glorioso e trionfante in Gerusalemme, egli lo accompagnava a spiegare la potenza di Gesù, a testimoniare con la sua presenza la bontà di Colui che l'aveva risuscitato. E Lazzaro fu fedele a questa grazia: e divenne Apostolo, Sacerdote, e quanto predicò, quante anime salvò! Quindi alzatevi dal vostro stato dietro l'invito di Gesù.
II. - Una misericordia speciale spetta al religioso. E quali sono queste misericordie speciali che noi ci attendiamo da Gesù? Vedete, le misericordie speciali sono quelle toccate a Pietro. Pietro ebbe la disgrazia di rinnegare Gesù; ma dopo l'atto di sua debolezza capì il grande errore. Gesù passando gli rivolse uno sguardo... capì allora. «Et recordatus est verbi Jesu: priusquam gallus cantet, ter me negabis» (Mt 26,75). Pietro si ricordò. La parola di Gesù è parola profetica: perché purtroppo Pietro l'aveva
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meritata una previsione così amara per la confidenza che mostrava nelle proprie forze. Ebbene, ricordate che siamo caduti perché confidavamo in noi, perché eravamo superbi? Ricordate che avevamo sentito: Non metterti nell'occasione, prega... E Pietro si era messo nell'occasione coi nemici di Gesù e al Getsemani egli non aveva pregato; ma aveva sonnecchiato e si era addormentato. E noi abbiamo fatto anche così. Ma vediamo la misericordia di Dio. - Vi è qualcheduno che non ha il vero pentimento: è umiliato, ma non soprannaturalmente d'aver offeso Iddio; è umiliato in questo senso: di sentire più disgusto per l'umiliazione che gli è venuta, che per la pena che ha fatta al Cuore di Gesù. Pietro non ha fatto così; si ritirò «et flevit amare» (Mt 26,75); e andò dalla Madonna. Andate dalla vergine benedetta, la nostra Madre! Oh, la nostra Madre, la Santa Madonna! Refugium peccatorum, Consolatrix afflictorum, Auxilium Christianorum, Regina Apostolorum: tutti titoli che son tanti argomenti da meditare, argomenti che ci provano la bontà della nostra Madre.
Ed ecco quel che avvenne: Pietro risorge
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subito col suo amore e va al sepolcro. E risorgerete, conoscerete la Chiesa, conoscerete la religione, la teologia: il Signore vi darà sapienza. Studierete ancor meglio dopo, imparerete ancor di più, perché conoscerete di Dio il segreto, la bontà: perché c'è niente che ci spieghi il Signore così: creazione, redenzione, santificazione paradiso quanto il Cuore di Gesù. Prendete la chiave, aprite quel Cuore, entrate nella ferita del costato di Gesù: ecco là la Sapienza. Conoscerete il segreto di tutta la religione, di tutta la rivelazione e l'amore di Gesù per noi. E chi lo conoscerà di più di colui il quale l'ha amato? E quindi diverrete predicatori della bontà di Dio. Sentite: io sono peccatore più di voi tutti insieme; ma questo Gesù che ci ha aperto il suo Cuore, questo Gesù non si è chiuso, non si è trincerato dietro di noi; ma ha aperto le sue braccia «ad populum non credentem et contradicentem» (Rm 10,21). E non solo le braccia ci ha aperte, ma ci dice molto di più: «Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos» (Mt 11,28): vi ristorerò.
E Pietro crebbe nell'amore con un amore
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più potente. Vedete la sua triplice protesta di amore con cui ripara la triplice negazione. Crescerete nell'amore. Avete del letame, della spazzatura, della robaccia? Spazzate via, e questa spazzatura che deve far concime, l'adoprerete per ottenere l'innocenza. E diverrete prudenti, sapienti, più diligenti, più fedeli alla pratica della preghiera e questo letame andrà bene a far crescere le rose, come se ne servono appunto i giardinieri. Perché piangeremo anche di amore, per la singolare bontà di Dio verso di noi. Ancora: si adopera il concime per il grano e per la vite. Ebbene, questi peccati saranno come un concime che farà crescere la vite e il grano e voi vi troverete un giorno all'altare... Ma penitenti come Pietro che dopo amano di più il Signore.
E Gesù a Pietro tre volte ripete: «Pasce agnos meos, pasce agnos meos, pasce oves meas» (Gv 21,15-17). E lo fa capo della Chiesa, al primo posto nella Chiesa, affinché si vedesse bene che nel seno della Chiesa anche tra i grandi, tra i principali Santi, troviamo anime che sono penitenti, e facessimo perciò coraggio tutti. Voi riparerete alla vocazione se
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avrete avuto un grande dolore; me se voi non dite: «Ho sbagliato», non risorge rete. Pietro invece «flevit amare», e da quel giorno portò sempre un manipolo, cioè una pezzuola per asciugarsi le lacrime. E poi fu contento di dar soddisfazione al suo Dio morendo sopra la croce, per umiltà e per rispetto al suo Salvatore, col capo in giù, e sigillò col suo sangue il suo amore e il suo dolore.
Inoltre Dio non vi rigetterà: ecco la misericordia speciale di Gesù ai religiosi.
Eh, sì! Io amo molto quelli che dopo il peccato si pentono, poi risorgono e diventano Sacerdoti: io spero tanto da loro, affinché la loro esperienza sia luce agli altri. Il Signore è buono: non permette il male se non per cavarne del bene: è buono. E che cosa vi concederà? Più scienza, più sapienza; vi concederà più pietà, pietà più vera; vi concederà maggior fervore nelle virtù cristiane, vi concederà più spirito di povertà, nella stessa umiliazione voi troverete da sperare... Paolo perché fu persecutore lavorò più di tutti; e Pietro, che fu peccatore, divenne il più amante. Il diavolo con lo scoraggiamento vuole spesso impadronirsi delle anime.
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III. - Veniamo alla conclusione quindi, per ottenere la divina misericordia.
Le conclusioni si riducono a due: umiltà e fede, fiducia e amore: sono tutti lati che servono a conoscere la stessa cosa. Anzitutto dunque umiltà: bisogna riconoscersi, perché finché non ci si riconosce e non si grida aiuto, non si risorgerà. Pietro «flevit amare», il figliol prodigo cominciò a ritornare in se stesso e a dire: «Surgam et ibo ad patrem meum». Bisogna riconoscersi; confessare davanti a noi il male, poi confessarlo davanti agli uomini e poi confessarlo davanti a Dio. Tre confessioni bisogna fare: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ecco: Se la palla non batte sul fondo, non torna su, ma scende in basso. Quindi entriamo in noi stessi, esaminiamoci e pensiamo. In questi giorni il Signore certamente ha parlato alle vostre anime, voi vi siete maggiormente conosciuti... Il conoscerci è il primo passo, ed è una grazia: «Noverim me, Domine, noverim me». Il conoscere noi stessi è la prima grazia; ma lo stesso conoscerci è segno che vuol fare misericordia il Signore; e la fa certamente, perché se comincia, va alla fine.
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E confessiamoci davanti a Dio miserabili e poveri. E qui andiamo più avanti di quel che faremmo col confessore; sebbene in quel momento egli rappresenti Iddio, non osiamo mai dir proprio tutto, perché vi son certi sentimenti di compunzione che oltrepassano le deboli parole che noi sappiamo dire.
Per conseguenza confessiamoci e, se volete, ricorrete subito alla Santa Madonna. Ci vuole una grande sincerità: confessare ciò che è certo per certo, ciò e che è debolezza per debolezza, ciò che è malizia per malizia, ciò che è ignoranza per ignoranza. Bisogna confessarci con compunzione. Quante volte è solo debolezza il nostro fallo, inavvertenza. «Ne memineris, Domine, iniquitatum nostrarum antiquarum» (Sal 78,8).
Inoltre: bisogna aver fiducia e fede: cioè fede nel Signore di risorgere, fede nelle grazie. Fede: persa una battaglia se ne può guadagnare un'altra. «Io non son più degno di esser chiamato figlio, ma almeno come uno dei servi»: e vedete se la sua fiducia trionfò sul padre! Il padre non lo lasciò finire di dire, l'abbracciò, lo prese per mano, lo condusse in casa, gli fece una pulizia generale, gli
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fece fare un buon bagno, gli preparò le vesti più belle, i calzari più preziosi, gli rimise l'anello nel dito in maniera che non sembrava più quello che era entrato in casa... e poi dopo ordinò la festa e a quella festa volle che si facesse grande solennità: furon presenti le musiche e gli amici; e fu ucciso il vitello più grasso e il padre stesso s'incaricò di difendere i1 figliuol prodigo dalle accuse dell'altro fratello: «Eh, costui, disse, ecco, ha sciupato tutto, ha rovinato il patrimonio suo, e adesso viene in casa a consumare anche la mia parte. E perché il padre lo ha trattato così ancora? Tu, o padre, diceva, lo sai che io fui fedele per tanto tempo e non mi hai mai dato un capretto da mangiare coi miei amici; ma perché è venuto questo qui che aveva tutto dissipato, hai ucciso il vitello più grasso della stalla...». Ma il padre, Gesù, ha una gran carità. «Eh, il religioso, quand'era giovane, quand'era ai suoi tempi...». Ma Gesù s'incarica di coprire con un velo, che è il velo della misericordia e della bontà, tutto il passato per ricordare solo che è un figliuolo. E noi che siamo figliuoli amati! «Quel figlio era ferito ed è stato risanato, era
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perduto ed è stato ritrovato, e adesso che è ritornato è necessario far festa».
Questi figliuoli, infine, saliranno poi nei primi gradi degli uffici; nella salvezza delle anime.
Sia lodato Gesù Cristo.
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