Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XI.
LA CASTITA'

Abbiamo considerato ieri il primo dei voti religiosi: la povertà. «Bona est paupertas, melior castitas, optima oboedientia». E certamente noi dobbiamo partire dallo spirito di povertà, il quale spirito di povertà è assai necessario se si desidera che seguano le altre due virtù. Quel giovinetto, avendo sentito l'invito di Gesù, si rattristò perché era molto ricco e provocò quella mestissima esclamazione di Gesù: «Oh, quanto è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli. È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli» (Mt 19,23-24). Difatti quando uno ha il cuore attaccato alle ricchezze e vive quindi col cuore così legato che dimentica Iddio e il Paradiso,
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è affatto impossibile, non solo difficile.
Ma questo episodio non finisce lì. Pietro, vedendo che Gesù sentenziava così di questo giovane che non aveva avuto il coraggio di seguire Gesù, Pietro si fece coraggio e disse: Maestro, noi invece abbiamo lasciato tutto, e ti abbiamo seguito. Che cosa dunque ci darai, che cosa avremo? E Gesù rispose: Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, avrete il centuplo sulla terra e possederete la vita eterna. Ecco, bisogna lasciare tutto, e poi seguire Gesù. Il seguire è l'uscire dalla propria famiglia, è cominciare ad aderire, ad amare il Signore e stare con Lui, è cominciare a praticare in sostanza il voto di castità: «Veni».
Dunque questa sera consideriamo quello che è il frutto della povertà, e cioè il seguire. Ma chi non parte con tale rinunzia, non seguirà Gesù: colui il quale è schiavo delle cose della terra, non può desiderare il cielo. Egli si fa un nido in questo mondo e non aspira quindi a formarsi quel tesoro in cielo che è promesso ai buoni; aspira alla beatitudine della ricchezza, non alla beatitudine della povertà.
Che cosa è la castità. - Quali sono i
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suoi pregi. - Quali i mezzi per praticarla.
I. - La castità è la virtù dei vergini e si chiama difatti virtù verginale. È la virtù degli Angeli; ma negli Angeli questa virtù è senza merito, mentre negli uomini ha molto merito, perché gli uomini vivono in continuo pericolo. È una virtù angelica, degli Angeli; ma è una virtù e cioè richiede forza e costanza. È una virtù ardua. Che cosa vuole dunque dire questo? Vuol dire che la virtù della castità ha dei nemici.
È nemico il mondo: se voi uscite, facilmente i vostri occhi, le vostre orecchie restano colpiti e trovano pericolo. Il mondo purtroppo è assai macchiato: libri, divertimenti, discorsi, canzoni, figure, persone... quale mondo! E l'anima che riesce a passare in questo mondo posando i suoi piedi per terra, ma senza macchiarsi, è un'anima ben fortunata! Vive sulla terra coi piedi, ma vive angelicamente, come l'Angelicus juvenis Aloysius.
La castità ha molti pericoli che vengono dal demonio, il quale scalda la fantasia, eccita il fuoco della passione, lo attizza e va combinando mille pericoli, ordendo
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mille circostanze, mille insidie e trappole per far cadere. E tuttavia vi sono anime così sante che resistono a tutte le tentazioni. Il santo Curato d'Ars era ammirabile in questo: il diavolo veniva notte e giorno a stuzzicarlo, a tentarlo, a disturbare il suo breve riposo, a schernirlo... Ma intanto egli resisteva e combatteva. Virtù ardua quindi, perché il demonio è l'antico serpente, che aveva rovinato tutto il genere umano: «Omnis quippe caro corruperat viam suam» (Gn 6,12). Vi è il demonio impuro il quale accende il fuoco impuro, ed eccita al peccato impuro.
Ancora: questa virtù è ardua, perché il nemico è sempre con noi. Uno può fuggire il mondo - e così fanno tante anime religiose, può raccomandarsi alla Madonna contro il demonio - e così fanno tutte le anime delicate -, però il corpo è un peso continuo che abbiamo con noi, anche ritirati, anche quando il demonio si allontana, perché l'anima è sempre congiunta col corpo, anche di notte, anche nei nascondigli, anche in chiesa..., ovunque. Dodici passioni infiammano il cuore: la passione radicale è l'amore, e l'amore o che è santo o che è disonesto; o che è per il cielo, per Dio, per la
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Santa Madonna, per gli alti ideali, oppure è per le cose basse, tanto basse; o che tende a Dio in su, o che tende ai beni bestiali in giù; o cielo o terra; o Paradiso o fango; o spirito o carne. Quindi la sensibilità e il tatto sono tali pericoli da cui soltanto chi è proprio attento e chi prega può riuscire a liberarsi.
Che cosa è la castità ancora? La castità è la bella virtù. Non sono tutte belle le virtù? Sì, ma questa viene chiamata «bella», perché sorgente di tante altre virtù. Quando vi è questa virtù, vi è maggior attività nella preghiera, nella contemplazione; quando vi è questa virtù si hanno maggiori disposizioni alla fede, l'anima si avvia sui pensieri del cielo e delle cose eterne; quando vi è questa virtù oh, allora lo spirito di povertà, lo zelo degli apostoli come si sviluppano! Cosa volete che facciano coloro i quali sono fango: volete che cerchino lo spirito, le anime? Mai più! Quindi nella Chiesa gli apostoli devono essere continenti. La Chiesa, seguendo i desideri di Gesù, ha imposto il celibato ecclesiastico, che è del tutto secondo l'esempio e gli insegnamenti del nostro Maestro Gesù.
Che cosa è la purezza? La purezza è quella virtù per cui l'anima si nega ogni
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soddisfazione libidinosa e tanto per le cose esterne, quanto per l'interno. Prima di tutto per le cose esterne e cioè i peccati di occhi, di orecchi, di lingua, di tatto, di odorato, di compagnie, di canzoni, di letture, di relazioni o epistolari o per altre vie: l'anima si astiene da ogni peccato esterno. Secondo: si astiene da ogni peccato interno, e cioè: da pensieri, da sentimenti del cuore, da affezioni; da desideri, da fantasie e da tutto quell'insieme che forma peccato nell'interno.
Ma questa virtù per il religioso diventa voto, ed ecco che acquista doppio merito E che cosa impone il voto? Il voto impone di astenersi da ogni soddisfazione. Il religioso non si trova più come in famiglia: egli è solo sulla terra, ma è di Dio, ha il cuore di Dio, ed è fratello degli Angeli, dei vergini e di tutte le anime elette.
È una virtù dunque preziosissima. E veniamo un poco ai suoi pregi.
II.- Anzitutto è di gran merito per il cielo. I vergini avranno un gran premio in cielo. Perché avranno un gran premio in cielo? Perché essi non hanno cercato altro che il Signore. Per conseguenza
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San Giovanni vide tra i beati in cielo una schiera la quale vestiva divise candide e cantava un inno a lei solo noto: «Hii sequuntur Agnum quocumque ierit», seguivano l'Agnello Immacolato. «E chi sono?» domandò. «Virgines enim sunt» (Ap 16,4), sono i Vergini.
Ebbene, gran premio adunque, premio speciale in Paradiso. Oh, quale immensa schiera di religiosi e di religiose attraverso i secoli, i quali hanno consacrato i loro cuori al Signore! Sono quelli che consolano Gesù di tante offese che Egli riceve e lo amano con cuore mondo e tutto hanno a lui consacrato: «Tutti gli affetti miei li ho dati a Gesù», esse dicono.
I pregi ancora: bella l'anima monda, perché è cara, ama, è delicata, è attenta e generosa. «O quam pulchra et casta generatio cum claritate: immortalis est enim memoria illius; quoniam et apud Deum nota est et apud homines» (Sap 14,1). Bella questa generazione di vergini, e la loro mondezza è nota, e la loro gloria è immortale presso Dio e presso gli uomini. «O quam pulchra est». «Chi siamo stati a vedere? Credete che siamo stati a vedere degli uomini? No, vi dico:
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più che uomini, siamo stati a vedere e a conversare con degli angeli».
Di dove può nascere l'ozio, di dove può nascere il disamore allo studio, di dove nascono le invidie, e certe passioni e trivialità? Dal vizio impuro, il quale allivella l'uomo ai bruti. «Homo, cum in honore esset, non intellexit: comparatus est iumentis insipientibus et similis factus est illis» (Sal 48,13). Figliuoli, o coi bruti o coi santi. Che cosa volete essere? «Terram diligis? Terra es. Deum diligis? Quid dicam? Quasi Deus es». «Ego dixi: Dii estis».
Pregi: ed ecco che il vergine soltanto può essere religioso. Ed ecco che soltanto il casto può essere sacerdote, salire gli altari, e là circondare e servire quel Gesù «qui pascitur inter lilia» (Ct 2,16). Tutto è candore là: i lini, le tovaglie, i cuori dei ministri di Dio. E quindi quanti doni naturali si sviluppano nell'anima monda.
I Romani volevano che i gladiatori fossero continenti, volevano che i giovani che servivano le vestali fossero vergini. Perché? Perché anche i pagani, pur macchiati, miravano ciò che non potevano imitare: perché il vergine, l'anima pura
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è l'invidia di tutti, è oggetto di amore e di affezione. Nessuno può odiare il bambino, perché l'innocenza gli traspare dagli occhi. E quando uno è così, è potente sugli altri: chi domina la propria carne ha dei seguaci. Diverrete dominatori di cuori e di anime e affiderete al Signore tanti e tanti cuori. Chi mortifica se stesso e domina se stesso avrà potere sulle anime, perché nessuno diviene più potente di colui che sottomette se stesso: «Egli è migliore che l'espugnatore della città» (Prv 16,32).
E abbiamo ancora da considerare altri pregi di questa virtù? Diciamo solo così: che noi siamo discepoli di Gesù, di Maria e di Giuseppe.
Gesù: innocentissimo, castissimo, il quale si scelse una Madre Vergine, volle per Padre putativo un Vergine, si cercò gli Apostoli: «Virgines qui post nuptias continentur», e desidera e vuole al suo servizio non una leva di uomini forti, ma una leva di uomini santi e immacolati! Non li misura dall'altezza, dallo spessore, dalla vigoria delle membra, ma dalla purezza. «Datemi un giovane casto ed io ve lo darò santo». E veniamo qui a una seconda cosa: se non comincerete
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a macchiare gravemente la coscienza con questo peccato, siete sicuri di essere salvi, perché all'inferno o si va per questo vizio o non senza questo vizio. Quanto dobbiamo dunque mettere impegno per custodire attentamente questa virtù!
III. - E quali sono i mezzi da praticarsi? I mezzi da praticarsi sono la preghiera, la fuga delle occasioni e l'attività.
La preghiera, specialmente il Sacramento della penitenza ben ricevuto, le Comunioni ben fatte, le Messe ben sentite, le Visite fervorose. Inoltre la divozione alla Santa Vergine, il Rosario, debolissimo strumento di grandi virtù. Perciò quando Pietro domandò se ciò fosse possibile, Gesù rispose: «Ciò che non è possibile agli uomini è possibile a Dio» (Lc 18,27). Ancora: noi dobbiamo considerare che coloro i quali finiscono col macchiarsi, lo fanno appunto perché abbandonano la preghiera.
E fuga delle occasioni: le occasioni specialmente che portiamo con noi: l'ozio, le tiepidezza, la pigrizia, che formano una sola passione che si chiama accidia. La
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vigilanza sui sensi: «Vigilate et orate ut non intretis in tentationem» (Mt 26,41). Il raccomandarsi alla Madonna quando si è tentati è mezzo utilissimo, ma non bisogna mettersi nelle occasioni, perché diversamente anche la preghiera non ha efficacia: perché se non vogliamo noi stessi e non evitiamo le occasioni, non vogliamo essere esauditi. Sono caduti uomini eminenti, grandi, perché si sono messi nelle occasioni. Vigilate adunque: tanto più poi con le persone pericolose, le affezioni, le relazioni. Qualche volta avviene che qualche chierico tiene corrispondenza con suore sotto un aspetto o sotto un altro: quelle cose lì, in generale, lasciatele stare se non sono cose assolutamente necessarie e brevissime: «Cum mulieribus sermo brevis ac durus».
Terzo mezzo: attività. Bisogna amare con coraggio il Signore, bisogna dare il cuore al Signore. Se noi diamo il cuore al Signore, è impossibile che si desideri la terra. Perché il cuore non sta senza amare, e quando uno è sempre tiepido e non prega, non c'è mica bisogno di nessuna spia per sapere che egli non può essere a posto: chiunque abbia conoscenza del
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cuore umano può facilmente indovinare. Attività nella preghiera, nel fervore nelle giaculatorie; attività negli studi, attività e sviluppo di divozione e di zelo nell'apostolato. «I tuoi religiosi, diceva il diavolo a Sant'Antonio, mi accusano falsamente, mi calunniano, dicono sempre: il diavolo ci tenta. Sono loro che si tentano coi loro occhi. Difendimi tu, Antonio, da tali accuse». Attività nella povertà: perché se non crescete pari nelle quattro parti, siete sempre in pericolo, non avete le energie e la virtù; riuscire bene in una cosa, facilita anche, ma bisogna fare le quattro parti religiose.
E basta. State tranquilli e fate i riflessi. Ma mi parrebbe quasi utile fare le prediche sempre più brevi, perché diciamo troppe cose. È meglio che ciascuno faccia e preghi. Val più un fatto che mille parole, vale più un atto di virtù che mille desideri.
Sia lodato Gesù Cristo.
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