Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CAPO II
CASA - CHIESA - SCUOLA

I primi profumi.


L'anima ardente di Maggiorino si aprì presto alla verità ed all'amore di Dio, come un fiore apre di buon mattino il suo calice alla luce ed al tepore dei primi raggi del sole.
I suoi genitori lo ritenevano come un prezioso regalo al Signore ed un'anima che dovevano guidare al Paradiso.
Per tempo cominciarono ad insegnarli le verità più semplici del Catechismo, le orazioni più facili e le massime cristiane adatte alla sua età: un
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Gesù ed una Mamma celeste da amare, un paradiso da guadagnare, un inferno da schivare, i genitori da obbedire ecc.
Maggiorino si raccoglieva, fissava i suoi occhi grandi e belli in chi gli parlava, restava impressionato, capiva e riteneva.
Quando era portato in Chiesa la santità e grandiosità dell'edificio, il silenzio ed il raccoglimento dei fedeli, la bellezza delle funzioni, le parole sante e semplici del suo Parroco...tutto lo colpiva, assorbiva la sua attenzione. Pareva che, almeno per quei momenti, quell'anima piena di vita si trovasse come a suo posto. Sentiva senza spiegarselo che solo queste cose potevano saziare il cuore. Con quanto fervore faceva allora segno di Croce! con quanto amore pronunziava il nome di Gesù e di Maria!

Va a scuola.


A sei anni fu mandato alla scuola. Insegnava allora la maestra Pusinieri Pierina di Ottobiano, che i
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benevellesi ricordano con grata memoria e devozione.
La sua scuola era la comunicazione di una mente ed in cuore alle piccole menti e piccoli cuori dei suoi scolaretti. Ella formava l'anima intiera del fanciullo. Maggiorino fu sempre tra i più diligenti. Puntuale a recarsi a scuola, sempre pulito e preparato alle lezioni ed ai lavori; attento ad ogni spiegazione; rispettoso ed obbediente nella scuola; fu costantemente fra i primi.
E questo non solo nel primo anno, ma anche nei seguenti; cioè quando cambiò successivamente scuola e maestra.
La memoria gli serviva ottimamente; comprendeva sino in fondo le spiegazioni: la sua mente precorreva quasi il maestro.
Nelle prime classi elementari, in tanta diversità d'indole, d'istruzione e di attitudine allo studio i migliori sono obbligati ad attendere i più tardi. Maggiorino avrebbe potuto con facilità se fosse stato solo, apprendere le materia di due anni di nove mesi, e lo mostrò in seguito.
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Incontro con Gesù


Una materia particolare gli riusciva gradita e facile: lo studio del Catechismo. Tanto in Chiesa che a scuola egli sapeva farvi grande profitto. Per questo fu ammesso alla prima Comunione molto presto. L'anima sua si trovò quel giorno come a godere un lembo di Paradiso. S'incontrò col suo Gesù!
Vi si era preparato con fervore angelico. La sua irrequietezza e vivacità sembrarono in quei giorni sparire. Egli interveniva al Catechismo, egli ascoltava le istruzioni speciali del Parroco, egli si confessò con un dolore vivissimo e visibile dei suoi peccati.
Fu quello un giorno di festa per la parrocchia e per la famiglia; ma il nostro fanciullo poco badava alle cose esteriori. Quando faceva qualcosa lo faceva seriamente. La Comunione poi lo assorbì: egli non vedeva, non sentiva più altro che Gesù. Giorno beato e pieno di grazie.
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Anche il giorno della cresima che fu il 20 Maggio riuscì una vera festa spirituale che assorbì tutta l'anima e tutto il cuore di Maggiorino. Ciò che più si notava in lui era questo: egli non sapeva mai fare le cose a metà. Anche le cose minime e la stessa ricreazione la faceva con tutta l'anima! Figuriamoci dunque come ricevette le prime volte i SS. Sacramenti.

Obbedisce volentieri.


In casa Maggiorino era generalmente obbediente ai genitori, amorevole coi fratelli.
Non già che egli non cadesse in nessuna delle mancanze comuni ai ragazzi. Le sue però non erano frutto di malizia né erano cosa frequente. Di più: tante volte, pentito, veniva poi ai piedi dei genitori chiedendo perdono e promettendo di emendarsi.
Spesso riparava anche cercando di dar buon esempio ai fratelli e insegnando
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loro ad amare il Signore. Era commovente vederlo talvolta inginocchiarsi ai piedi della madre e invocare la penitenza e promettere con le lacrime agli occhi di emendarsi.
Lo si poteva scorgere facilmente: egli aveva un sacro orrore per ciò che era veramente malizia e fuggiva i compagni cattivi ad ogni costo.

La mamma ammalata.


Ricordo d'aver veduto più volte la mamma sua durante una malattia che l'incolse quando Maggiorino contava circa sei anni. Egli la serviva con affetto e tenerezza, rinunciando anche ai suoi soliti giuochi. Era commovente vedere quel bambino per solito allegro e vivace divenuto d'un tratto serio e pensieroso, porgere le medicine, confortare la mamma, mostrarsi tutto pieno di premure, interessarsi dell'andamento della malattia, rallegrarsi tanto dei miglioramenti.
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Innocente e lieto.


Il nostro fanciullo amava, come tutti gli altri, i giuochi infantili e innocenti: coi fratelli e i compagni era costantemente allegro.
Anche nel divertirsi egli voleva e sapeva riuscire il primo. Li lasciava però prontamente quando il segno delle funzioni o della scuola, o la voce dei genitori lo chiamasse ai suoi doveri.

Va da Gesù


Era diligentissimo nel recitare le orazioni del mattino e sera. Fu sorpreso anzi molte volte ritirato in qualche angolo della casa, tutto raccolto in preghiera.
In Chiesa si portava con divozione edificante: lo si poteva scorgere subito dal modo di far le sue genuflessioni, e dai segni di croce.
Il Parroco invitava i fanciulli ai SS.Sacramenti abbastanza di frequente; particolarmente in occasione di feste speciali. Maggiorino rispondeva
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subito all'invito. Anzi allora, comprendendo già quanto valga la Comunione a conservare puro ed innocente il cuore, si accostava spontaneamente alla Confessione e Comunione.

Serve la Messa.


Egli aveva per tempo imparato a servire le Sacre Funzioni e specialmente la Santa Messa. Era diligente nel portarvisi per tempo, stava con contegno edificante e rispondeva sempre con voce chiara e senza quei soliti errori così facili a sentirsi dai nostri piccoli inservienti.

Il piccolo predicatore.


Fu visto ritornare dalla predica, radunare i fratelli e le sorelle, salire su di una sedia e ripeterla così bene da far meraviglia.
Più tardi, già alunno della Scuola Tipografica (Pia Società San Paolo), ricordava ancora molte raccomandazioni
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del suo Parroco e ripeteva qualche volta i fatti uditi alle sue prediche.
In un suo quaderno egli raccolse molti tratti di prediche sentire con intenzione di servirsene a suo tempo. Ve ne hanno quelle in cui sono riportate alla lettera le espressioni del suo Parroco.

Il cantorino.


Quel Parroco zelantissimo aveva molta cura di rendere le funzioni sacre e devote. Pochi sono i paesi ove siano assistite con tanto raccoglimento.
Fra le altre industrie egli coltivava bene il canto che insegnava ad eseguire con particolare espressione. Maggiorino era uno dei cantorino che più volentieri intervenivano alla scuola di canto e facevano maggiormente profitto; anche perché dotato di una voce chiara e pastosa.
Allorché cantava in Chiesa egli rimaneva profondamente compreso dell'atto che compieva e faceva la sua parte il meglio possibile. Il solo osservarlo quando il SS. Sacramento era
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esposto sull'altare alla devozione. Era immobile nella persona, inginocchiato sul primo gradino dell'altare cogli occhi fissi sull'Ostia Santa, talvolta anche tutto acceso in viso. Si sarebbe detto che volesse emulare gli angeli del cielo.

Sete della verità.


In Chiesa ascoltava con tale attenzione la parola di Dio che non toglieva gli occhi di dosso al predicatore. Lo scrivente notò tanta attenzione in quel caro ragazzino e volle sapere dal Parroco chi fosse quel fanciullo e come si chiamasse. Gli fu detto il nome e potè parlargli.
Fu allora che lo tenne poi d'occhio ogni volta che tornava a Benevello. Spesso lo interrogava al catechismo e gli parlava incontrandolo per istrada.

Il primo raggio di luce.


Un giorno gli disse: «Hai tu mai pensato a che cosa farai quando sarai alto?»
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Il fanciullo rimase alquanto pensieroso e non sapeva rispondere. Qualcosa di grande ferveva in fondo alla sua anima: ma egli non sapeva ancora spiegarselo. E difatti egli non poteva aver conoscenza chiara di una vocazione particolarissima di cui nessuno gli aveva parlato. Si trattava di una vocazione nuova. Frasi Sacerdote? Il pensiero gli piaceva ma non gli bastava. Restare in famiglia a lavorare col padre i poderi? Gli sembrava troppo poco per le sue aspirazioni. Scegliere la carriera d'insegnante? Bella cosa, ma le mura della scuola gli sembravano troppo ristrette.

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Ci voleva qualcosa che unisse le attrattive dell'insegnamento e del sacerdozio: e intanto vi aggiungesse qualcosa di più, per quell'anima piena di energie: prete-apostolo della stampa. Lo scrivente comprese: ma come spiegarlo in poche parole ad un fanciullo, fosse pure il migliore? Non fece altre domande: ma gli disse: «Maggiorino, recita
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ogni sera tre Ave Maria alla Madonna; Ella ti guiderà su quella strada su cui Dio ti vuole».
Maggiorino vi fu fedelissimo: e Maria non si prega mai inutilmente.
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