CAPO IV
Grazie attribuite all'intercessione di Maggiorino
I. Vocazione in pericolo
«Mi trovavo in un momento di crisi riguardo alla mia vocazione religiosa.
Consigliato da coloro (compagni cattivi) i quali non ne avevano la potestà né la capacità, presi tosto una stolta decisione: lasciare questa Casa Santa e tornarmene tra i pericoli del mondo! Ma ecco avanzarsi una luce nuova. In quei giorni si parlava molto di Maggiorino ed io affidai a lui le
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mie difficoltà, cui certo (pensava tra me), un certo giorno (e lo si legge nella sua vita) anch'egli dovette andare incontro, ma che sormontò con coraggio.
Cominciai dunque la Novena in suo onore, composi una preghierina (non essendovene ancora delle altre) che recitai ogni giorno e la grazia venne.
D'allora in poi abbandonai quei rovinosi compagni e la decisione di dieci giorni prima si cambiò in un proposito più fermo di proseguire per la nobile via intrapresa.
Ora sono ben lieto di ringraziare un amico sì caro cui, piacendo al Signore, ognuno potrà strappare quelle grazie di cui abbisogna».
II. Dopo otto anni
Così fu scritto all'amatissimo Nostro Primo Maestro e Superiore Generale:
«Sono lieto di poterla far partecipe della mia gioia per una grazia grande
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ottenuta, e che attribuisco all'intercessione di Maggiorino.
E' una grazia spirituale, una grazia che da oltre otto anni invocavo e mai ero stato esaudito, forse per disposizione di Dio, che voleva per mezzo mio glorificare il suo figliuolo diletto e indicare ad altri una via per ottenere le grazie.
Era un difetto che mi tormentava cui non potevo resistere difetto che m'abbatteva e rendeva triste la mia vita.
Un giorno (nell'occasione del trasferimento della salma di Maggiorino Vigolungo), mi venne un'ispirazione: «Farò una novena a Maggiorino» dissi, l'ascoltai e cominciai la novena durante la quale nulla trovai da lamentare su ciò che costituiva il mio difetto predominante. Sono ormai trascorsi tre mesi dacchè ho terminata la novena e mi trovo assai migliorato e progredito di spirito!
Voglia pubblicare questa grazia ottenuta, come credo, da Maggiorino, affinché altre anime, forsel più di me traviate, imparino a ricorrere a lui, certo che sperimenteranno anch'esse come me la sua potente intercessione presso Dio».
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III. Ti saluto per l'ultima volta
E' una nostra Suora che ci descrive il fatto commovente che qui riportiamo.
«Son passata, ella dice, son passata con una consorella a trovare la famiglia della medesima essendo di passaggio e la trovammo tutta desolata poiché l'unico fratello, per una disgrazia accadutagli, era disperato e deciso di suicidarsi, anziché subire un'umiliazione e mettersi a posto. Già due volte aveva tentato il suicidio e salutando la sorella addolorata:
«Ti saluto per l'ultima volta - disse freddamente perché stasera vado a Torino e là finirò la mia vita: quando ti giungerà la notizia ne saprai il perché. Nulla valse a dissuaderlo, né lacrime, né preghiere: ormai il suo piano era fatto.
Immaginate la costernazione della famiglia e specialmente il dolore della sorella... che non potendo più resistere sentì il bisogno di manifestarmi la causa di sì gran pena, chiedendomi di suggerirle un mezzo
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per salvare quell'anima ormai in braccio alla più nera disperazione. Io la invitai ad affidar la causa a Maggiorino (s'era nel giorno della trasumazione delle ossa del caro giovane), assicurandola ch'egli avrebbe ottenuta la grazia della conversione di quell'anima.
Cosi fu fatto, onde al mattino, ci sentivamo sollevate sperando la grazia.
Due giorni dopo ripassando di là nel ritorno, trovammo ancora tutti nella trepidazione, poiché il giovane era andato a Torino e si temeva qualche brutta sorpresa.
Ma ecco: al mattino eravamo alla stazione pronte per partire, dopo una notte di pianto e di preghiera. Il dolore straziava l'animo tanto sensibile della sorella che s'allontanava sapendo di lasciar tutta la famiglia nella desolazione, Maggiorino però ci aveva ascoltate. Poco prima di partire dalla stazione ecco presentarsi dinanzi alla sorella, il fratello che ritornava da Torino con l'animo totalmente cambiato; sereno e tranquillo, ormai pronto a compiere il suo dovere ad ogni costo, più non pensava al suicidio, ma confessatosi alla Consolata,
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era ritornato a mettere lo stupore dove aveva lasciato il tremore, la pace dov'era desolazione, la gioia dov'era il pianto.
Tale grazia ebbe pure un altro effetto consolante, quei genitori infatti diedero tosto il consenso, a due altri figli di farsi religiosi, consenso che avevano negato per oltre un anno di calde insistenze.
Voglia ora il Signore glorificare sulla terra, il nostro caro fratellino, Maggiorino Vigolungo! Ah, se ogni giovanetto si sforzasse di imitarlo, in quell'ardore che lo distinse, tra tutti, ardore sincero, ardore di Apostolo nel cui petto palpita un cuore grande, il cuore del Padre, di quel Padre che sempre esclama ai suoi figli: «Imitatores mei estote, sicut et ego Christi: Imitate me, come io ho imitato Gesù Cristo! »
IV. Sperata guarigione
E' la relazione d'una lettera:
«Suor Caterina è fuori pericolo, aveva la peritonite, lo stomaco dolente, un
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polmone un po' coperto, un intreccio di mali tanto che il dottore ne rimaneva perplesso. Ieri è venuta a visitarla e l'ha trovata guarita, però dopo averla visitata bene, stupito di tanto cambiamento è uscito in questa frase: «si vede il miracolo di qualche santo»; e lei disse che aveva fatto una novena a Maggiorino. Questa se non farà qualche imprudenza è fuori pericolo. Ringraziamo il Signore. aff.ma in Cristo Marcella
V. Altra grazia spiritualeStentavo molto a fare l'esame particolare di coscienza. Mi rivolsi all'intercessione di Maggiorino. Ora mi va bene. Suor N. N.
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