Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CAPO IV
STUDIO E SCUOLA

Divenir sacerdote, Apostolo della Stampa, richiede molta istruzione. Maggiorino amava perciò lo studio, vi consacrava con amore tutto il tempo disponibile.
Dall'esteriore si conosce l'interno. I suoi libri, quaderni, portano la intitolazione JMJP Gesù, Maria, Giuseppe, Paolo. Egli era ordinatissimo: i quaderni di bella copia ben puliti, senza correzioni, ottima calligrafia, con il margine bianco, ben rispettato, usando anche inchiostro di diverso colore se si trattasse di titoli o cose dal ricordare in modo particolare.
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I quaderni invece di minuta erano pieni, zeppi di correzioni.
E come l'esterno così erano ordinate le sue idee.
Pel maestro aveva una vera venerazione, fatta di stima e di affetto devoto. Lo ascoltava come si sarebbe stati alla scuola di Gesù: conforme a ciò che egli si era notato: la scuola è un tempio, la verità è Dio. Non saprei fino a che punto comprendeva queste parole: ma lumi spirituali ne possedeva molti. Lo Spirito Santo si comunica alle anime umili e semplici, «intellectum dat parvulis», come egli era. D'altra parte egli era attentissimo alle meditazioni e fra le altre gli s'era scolpita bene in mente quella serie che aveva per argomento: andate a scuola come andreste in Chiesa.
I ragazzi della Pia Società S. Paolo devono studiare e lavorare: una grazia particolare li assiste. Tanto è vero che Maggiorino in 18 mesi nello studio aveva fatto almeno il progresso che con altri metodi e in altri luoghi dove unicamente si studia avrebbe ottenuto in 36 mesi. Circa il lavoro tipografico
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in quei diciotto mesi, sebbene con maestri assai mediocri, giunse a fare quello che altrove appena avrebbe imparato in tre anni. La Gazzetta d'Alba fu stampata alle volte interamente da lui.
Il suo sforzo nello studio era tale da dargli affanno anche dannoso alla salute; così che sola buona fede lo scusava da mancanza.
Il suo progresso era sensibilissimo: egli voleva ben capire e non temeva di passare per tardo di ingegno nel chiedere spiegazione.
Da principio scusava con qualche insistenza anche quegli errori che non riusciva subito a percepire. Avvisato, fece un proposito fermo: «Non voglio più scusarmi», e si corresse.
Non sfuggiva le difficoltà, ma le affrontava: spesso in ricreazione, a passeggio, a tavola, chiedeva spiegazioni, esponendo difficoltà a chi sperava gli potesse dare spiegazioni.
Nello studio: prima il dovere, poi la lettura. Difendeva le sue traduzioni con semplicità, finché avesse ben compreso: accettava le correzioni, non si
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incaponiva, né restava offeso; con schiettezza riconosceva i suoi errori: non si invaniva dei successi.
Nella scuola faceva lavorare la penna: se udiva qualche cosa che meritasse speciale attenzione lo annotava ed era diligentissimo nel segnare i lavori e le lezioni.
Giungeva in iscuola per quanto era possibile, coi compiti in ordine e con le lezioni studiate: i suoi voti erano i migliori.
Sul banco di studio e di scuola egli teneva costantemente innanzi a sé la immagine della Madonna e di S. Paolo: quante volte fra le difficoltà vi rivolgeva il suo sguardo ed una giaculatoria! I suoi compagni ricordavano benissimo dopo la sua morte i bacioni ardenti che vi stampava su nell'esporle e nel ritirarle.
Nella scuola si usava aprire ogni lezione con la lettura di un qualche brano di Vangelo. Questa lettura riusciva di molto gusto a Maggiorino: e, quando veniva il suo turno di leggere, si capiva dall'impegno che vi metteva e dal l'espressione della voce che provava
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nella sua anima una viva consolazione. Il perché? Se lo lasciò sfuggire una volta in ricreazione: Quello non è un libro di u uomo, ma libro di Dio. Si era fissato bene in mente le parole di sant'Agostino: Delle particelle della Sacra Scrittura bisogna avere la cura che dei frammenti della SS. Eucaristia.

Amore alla stampa.


Qui culminavano tutte le tendenze, aspirazioni, desideri di Maggiorino per ciò che voleva fare su questa terra al fine di meritarsi il Cielo. nel 1917 era stato predicato un breve corso di Esercizi Spirituali ai giovanetti della Pia Società S. Paolo. Egli vi aveva preso parte con entusiasmo speciale. Alle preghiere, agli Esercizi di Pietà, alle SS. Messe, portava un ardore raddoppiato: nel tempo dei riflessi stava nel suo banco, meditando: nei tempi liberi passeggiava facendo scorrere la corona; ovvero faceva il sunto delle Prediche,
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annotando specialmente i pensieri che più l'avevano colpito.
Il pensiero però più dominante per lui era quello della vocazione: espresse sulla fine la sua decisione: «Coll'aiuto di Dio (lasciò scritto), e sotto la protezione di S. Paolo, io intendo e risolvo di consacrare la mia vita intiera all'Apostolato Stampa».
La stampa è la prima potenza, ella dirige il mondo».
«L'importanza dell'Apostolato Stampa è immensa ai nostri tempi». Aveva anche composto una conferenzina sull'Apostolato Stampa; certo essa avrebbe fatto onore anche in bocca ad un Sacerdote maturo. In essa fra l'altro insisteva: «Schiacciamo la stampa cattiva, perché essa è un flagello peggiore della peste, della fame, della guerra».
Quando sentiva parlar di un libro nuovo o di un giornale, a lui sconosciuto, subito chiedeva: E' buono o cattivo? E a seconda della risposta si accorgeva subito dipingersi sul suo volto una gioia od un profondo dolore.
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La necessità in cui si trovava la Scuola Tipografica (ora Pia Società S. Paolo) specialmente nei primi mesi del 1918 di far uscire tutti in tempo i 20 periodici editi da essa, obbligava talvolta alcuno dei macchinisti ad anticipare o posticipare l'ora del pasto. Era una gara nei giovani a chiedere questa mortificazione. Maggiorino era tra i primi a chiedere: poi se ne stava tranquillamente attendendo: «Farò come vorrà il proto». E rimaneva tranquillo qualunque fosse stata la decisione.
- Non senti pena? gli chiese una volta il Direttore.
- Oh, un po', ma questo è per l'Apostolato Stampa.

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Gli era entrata in cuore questa considerazione: Ogni buon sacerdote è felice di vedersi nel giorno di domenica un migliaio di uditori a sentire la
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divina parola. Ora, il giornalista buono predica a tutte le ore, tutti i giorni, a molte migliaia di lettori che pagano anche il predicatore. Maggiorino alla domenica si sentiva felice; e una volta spiegava la contentezza, ad un compagno: «Vedi, mentre oggi noi ci divertiamo o studiamo o preghiamo oltre 10 mila anime sentono la nostra predica... Noi abbiamo spedito per oggi oltre 10 mila copie di nostri periodici. Come dobbiamo ringraziare il Signore che si dà l'occasione, così piccoli, di far tanto bene! Qual predicatore avrà oggi tanti uditori?»
Da questo amore alla stampa, dal desiderio di riuscire in quel che considerava sua vocazione, dipendeva il suo impegno ardente a lavorare bene in tipografia, a studiare con tutta l'applicazione.
Lavorando pregava il Signore a benedire il suo lavoro. Guardava di tanto in tanto l'immagine di S. Paolo e chiedeva la sua protezione: «S. Paolo Apostolo, nostro protettore, pregate per noi, e per l'Apostolato Stampa».
Domandò, nel suo zelo ingenuo,
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varie volte al Direttore di andare a strillare per le vie i buoni giornali.

Ai piccoli.


Al sentirlo parlare di Apostolato Stampa veniva spontanea l'esclamazione: Il Signore si rivela, ai piccoli che talvolta capiscono più dei vecchi! La sua parola prendeva una vivacità insolita! talvolta il suo volto si accendeva, le sue frasi erano brevi ma incisive.
Parallelamente alla Scuola Tipografica che raccoglie i futuri Apostoli dell'Apostolato Stampa, vi è una piccola famiglia di figlie che si dedicano a varie opere di zelo ma specialmente all'Apotolato Stampa: favoriscono gli abbonamenti ai giornali buoni, tengono una bibliotechina popolare, hanno deposito delle migliori edizioni delle Librerie cattoliche, compongono, stampano.
Qualche volta anche i ragazzi con tutte le riserve del caso, coadiuvarono nella vendita dei libri. Maggiorino era sempre dei primi a chiedere quest'ufficio. Un mattino gli venne
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concesso. Tutti notarono allora che sul suo volto brillava una gioia particolare. Mentre stava osservando i libri fu notato dai presenti che il suo volto si animava, fu anche udito esclamare: «Come son belli! Oh! se tutti ne comprassero e leggessero! Quanto bene!»
«Compera il buon giornale perché io, tuo figlio, lavoro, prego, studio, perché il giornale cattolico trionfi in ogni luogo... Non dire che il giornale liberale sia meglio stampato perché oltre a non essere vero questo, faresti anche un'offesa a me, che sono allievo missionario dell'Apostolato Stampa».

Piccolo scrittore.


Preveniva quel tempo, in cui egli già viveva col suo pensiero, nel quale avrebbe pubblicato articoli suoi. Ne componeva talora alcuno, lo faceva correggere, si adattava a tutte le correzioni,
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poi lo presentava per la pubblicazione.
Se era rifiutato, sopportava in pace, rassegnato, senza disanimarsi; se veniva concesso era per lui una festa.
Tra gli altri ricordo che ne fu stampato uno in cui si trattava dei doveri dei genitori.
Due suoi articoli certo erano di un'assennatezza molto superiore alla sua età: parlavano della moda scandalosa e delle bestemmie come causa del prolungarsi della guerra.

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S. Stanislao Kostka aveva fatto il proposito di scrivere a suo tempo un libro per difendere l'Immacolato Concepimento di Maria SS. Maggiorino aveva pur già pensato a qualche libro che si proponeva di fare: uno sull'«Esistenza dell'inferno», un altro «Guida del paradiso».
Ebbe una volta a fare un componimento di geografia: dopo aver
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descritte tante belle e buone cose egli esclamava: «Peccato che in quella città non vi sia anche un giornale cattolico».
Durante lo studio delle Mie Prigioni, avevo invitato i giovani a trascrivere i pensieri che credessero più opportuni a pubblicarsi come trafiletti: Uno dei primi me lo consegnò Maggiorino: «Nei casi dubbi bisogna consultarsi fiducialmente con Dio, ascoltare le sue ispirazioni e attenervisi».
In un tema di geografia sull'Africa si augurava che le maggiori città possedessero un buon giornale cattolico per la loro salute.
Egli amava la sua vocazione e tremava al pensiero di poterla un giorno perdere.
In una delle sue lettere si raccomandava alle preghiere dei suoi cari «perché non abbia a tradir la mia vocazione che è la più bella di tutte, (grazie a Dio ora sono di tutta buona volontà di perseverare), ma se venisse poi il diavolo possa mandarlo via subito».
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