Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. PERDONATI, PERDONIAMO DI CUORE
Amare molto per essere molto amati da Gesù
Domenica XXI dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 11 ottobre 19591

Il Vangelo è preso da san Matteo, capo 18.

«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile ad un re il quale volle fare i conti coi suoi servi. Ed avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di dieci mila talenti. E siccome egli non aveva da pagare, il padrone comandò che fosse venduto lui e la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e fosse saldato il debito. Ma il servo gettatoglisi ai piedi lo scongiurava dicendo: Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto. E il padrone, mosso a compassione di quel servo, lo lasciò andare condonandogli il debito. Ma, uscito di lì, quel servo trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento danari; e presolo per la gola lo strangolava dicendo: Paga quanto mi devi. E il conservo gettatoglisi ai piedi, si raccomandava dicendo: Abbi pazienza con me e ti pagherò di tutto. Ma costui non volle, anzi andò a farlo mettere in prigione fino a che non avesse pagato. Or i conservi, vedendo quello che accadeva, grandemente contristati, andarono a riferirlo al padrone. Allora il padrone chiamò quel servo e gli disse: Servo iniquo, io ti ho condonato tutto quel debito perché ti raccomandasti e non dovevi anche tu aver pietà d'un tuo conservo, come io l'ho avuta di te? E sdegnato lo consegnò ai manigoldi, fino a che non avesse pagato tutto quanto il suo debito. Così anche il mio Padre Celeste farà a
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voi, se con tutto il cuore ognuno di voi non perdona al proprio fratello»2.

La parabola è molto chiara: bisogna perdonare le offese ricevute; bisogna che adempiamo quello che c'è nel Padre nostro: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori... cioè perdona i nostri peccati a noi, nel modo con cui noi perdoniamo agli altri, a quelli cioè che ci avessero offeso, sì. Chi non perdona non è perdonato, e chi perdona è perdonato.
Perdonare però di cuore, dice il Vangelo, senza conservare rancori con la persona che ci avesse offesi. E neppure dire: Perdono, ma... che non mi venga più davanti!"; ecco: questo non è perdonare di cuore.
Ci sono tre gradi nel perdonare.
Primo è fare questo: dichiarare che gli si perdona e che non si conserverà rancore. Non fa bisogno, però, anche di dirlo a voce, basta farlo con i fatti; uno può avere ricevuto un'offesa e dopo tratta la persona che l'ha offeso, bene, come prima: è già segno che nel cuore non c'è rancore, che nel cuore si è perdonato.
Però si può andar più avanti: secondo grado. Pregare per chi ci ha fatto dispiacere, come Gesù; quando fu crocifisso pregò il Padre così: Padre, perdona loro perché non sanno quel che essi facciano" [Lc 23,34]... e lo avevano inchiodato! E intanto pregava per i crocifissori.
Una terza maniera, ancora più completa, è questa: non solo perdonare, né solo pregare per la persona che ci ha offeso, ma ancora farle del bene. Ancora aiutarla, in qualche maniera, quando si presenta l'occasione, quando si presenta l'occasione. Ecco.
E allora quali sono i vantaggi? I vantaggi sono questi: se perdoniamo, siamo perdonati; se ancora preghiamo per chi ci ha offesi, verrà scancellata anche la pena dovuta ai nostri peccati; se poi facciamo del bene anche a chi ci ha
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offesi, allora il Signore aumenterà le grazie per noi, farà più del bene a noi - diciamo così -, cioè aumenterà le sue grazie verso di noi. Avevano ucciso il marito di una signora, una persona molto distinta, nobile. E quella signora, nobile, quando l'uccisore divenne padre di un bambino, volle fargli da madrina, far da madrina al bambino, per dimostrare anche pubblicamente che non conservava rancore verso chi aveva ucciso il suo marito. Ecco, pressappoco si comportò così anche santa Giovanna Francesca di Chantal3. E si diceva di un giovane che è santo eh!, proprio un giovane modello: Basta fargli qualche dispiacere perché lui ti voglia più bene. Se vuoi accaparrarti la sua amicizia, facendogli qualche dispiacere, ecco, egli ti amerà di più e diverrai come il suo intimo". Oh! Questo è certamente un grado più avanti, più bello, più alto di santità.
Però bisogna sempre distinguere: anche con chi ci avesse fatto qualche dispiacere, si deve mostrare benevolenza; però, se fosse una persona cattiva, non mostrare condiscendenza al suo male, ai suoi errori. Sì. Sempre distinguere tra la persona e il suo peccato, il suo male: non che la imitiamo nel male e non che accondiscendiamo ai suoi errori.
Allora, ecco, noi abbiamo da domandare a Gesù questa grazia: di ricevere bene il perdono totale nelle Confessioni. Questa grazia domandarla non solamente con qualche preghiera, come un Padre nostro, ma domandarla con rimettere bene agli altri i debiti che avessero con noi, cioè perdonare bene l'offensore, andare al massimo grado. Quindi far più bene a chi ci ha fatto più male, seppure è succeduto che qualcheduno ci abbia fatto del male.
Vi sono però, oltre che le persone con cui si convive, vi sono però anche i nemici della religione, vi sono anche i nemici
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delle persone consecrate a Dio. Sempre abbiamo da perdonare e pregare per loro, perché abbiano luce e si convertano e si salvino. Non seguirli però, non seguirli però: voler bene non vuol dire seguire il male che vi è in loro, né con le persone esterne né con le persone con le quali dobbiamo convivere maggiormente, sì. Andare avanti nella carità, molta carità, se vogliamo essere molto amati da Gesù: amare i fratelli, amare i figli di Dio; sì, tutti gli uomini son creati da Dio, son suoi figli. Quando non si amano i figli, si fa anche dispiacere al padre; se non si amano i figli, i giovani, i fanciulli, i bambini che ci sono in una casa, si dispiace anche ai genitori, al padre. Così se noi non amiamo i fratelli, dispiacciamo anche a Dio e, quindi, in ultimo l'offesa va al Signore, si offende il Signore. Noi abbiamo peccato e il peccato è un gran male e Dio ce l'ha perdonato; qualche volta riceviamo qualche piccolo dispiacere, qualche offesa, ma è per cosa poi sempre da poco: se Dio perdona a noi il tanto", perché non perdoniamo noi al fratello il poco"? Quel servo che doveva al padrone diecimila talenti, è una gran somma che doveva! E l'altro suo compagno gli doveva solamente cento denari, che è una piccola somma secondo le monete di quel tempo e secondo le monete che c'erano allora nel paese di Gesù, in Palestina.
Oh! Noi abbiam poi da perdonare piccole cose in confronto alle grandi offese che noi abbiam fatto a Dio, sì. Ecco, allora domandiamo al Signore la grazia di essere come penetrati dall'amore di Gesù... penetrati: che Gesù si prenda tutto il cuore, tutto il cuore, conservando a lui tutti gli affetti, tutti i sentimenti, tutti i desideri... che siano rivolti a lui di amarlo, tutti i desideri di amarlo, e amarlo fino a quel punto a cui son arrivate le anime più belle, le anime più innamorate di Gesù.
In questo mese si ricordano anime così belle che hanno amato Gesù: santa Margherita Alacoque4, ad esempio; santa
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Gemma Galgani5. Aver questo desiderio di amarlo perdutamente Gesù... perdutamente.
Alle volte noi crediamo di amarlo, ma il nostro amore bisogna provarglielo, bisogna provarglielo! Provarglielo con l'obbedienza, e soprattutto con la bontà con tutti, bontà con tutti: bontà nel pensare degli altri, bontà nel desiderare il bene agli altri, bontà nel parlare in bene degli altri, e bontà nel trattare bene con gli altri, con tutti. Alle volte si vorrebbe sempre avere ragione, vorremmo sempre che gli altri si sottomettessero e si arrendessero ai nostri gusti, ai nostri voleri. No! Arrendiamoci, dove non c'è peccato, ai gusti degli altri! Dove non c'è peccato, perché dove c'è il male, no; dove c'è l’errore, no. E Gesù si arrenderà anche ai nostri desideri di un grande amore verso di lui! Che cosa desiderate, se non questo di essere amate da Gesù? E di entrare in intimità con lui? E di sentirsi sempre più di lui, in maniera che in noi non ci resti nessun punto riservato a noi, ma tutto sia dato, tutto sia fatto per Gesù. Sì: amare per essere amati. Quando uno fa un'opera di carità verso gli altri, anche se non è dovuta, si attira l'amore di Gesù; Gesù allora si prenderà la nostra anima, ci prenderà, ci farà suoi intieramente. Via ogni egoismo! Amare il prossimo: e allora saremo amati da Gesù.
Possiamo fare l'esame di coscienza: amiamo davvero? Non materialmente, non solo chi ci ha fatto... chi ci fa un po' di bene! Ma amare tutti indistintamente? Ciascheduno nel grado di amore che gli è dovuto, perché l'amore va in primo luogo alle persone che ci sono più vicine, quelle che si curano di più della nostra anima, si curano più del nostro bene, in primo luogo. Ecco, amiamo veramente, soprannaturalmente? Sappiamo perdonare e non c'è mai rancore? E si sanno sopportare i caratteri che sono diversi dai nostri? E si ha pazienza anche quando qualcheduno continua a mostrarsi a noi poco
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favorevole, oppure qualcheduno sembra che abbia qualche cosa contro di noi e specialmente nel corso della giornata mostri poco affetto, poco rispetto, poco riguardo verso di noi: amiamo realmente?
Oh! I santi che cosa han fatto? In questi giorni passati leggevamo nel Breviario6: ecco, vi erano i maomettani, i turchi, che prendevano schiavi i cristiani e poi, tenendoli schiavi, li trattavano con la sferza esigendo lavoro oltre la misura e dando loro un vitto scarso, grossolano. Egli, è lui santo, si mette al luogo dello schiavo: Lasciate libero costui, prendete me". Ecco. E si fece schiavo lui per liberare il cristiano, e siccome, entrato in schiavitù, poi parlava spesso di Gesù Cristo e della bontà di Dio per convertire quei maomettani, il suo padrone arrivò a questa crudeltà: gli fece due buchi nelle labbra e mise come un anello perché non potesse più parlare. Un anello... e così soffrì un martirio lungo; per quanto tempo stette schiavo! Ecco. Che cosa sappiamo fare noi per gli altri? Amare molto per essere molto amati da Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 58/59 (Nastro archivio 59b. Cassetta 59, lato 2. File audio AP 059b). Titolo Cassetta: “Il servo iniquo".

2 Vangelo: Mt 18,23-35. Nella meditazione il brano viene citato liberamente dal PM.

3 Giovanna Francesca Frémiot de Chantal (1572-1641) a ventotto anni aveva perso il marito a causa di un banale incidente di caccia, e non aveva mai voluto rivedere il colpevole del fatto finché, grazie al cammino spirituale che intraprese con Francesco di Sales, arrivò addirittura ad offrirsi per essere madrina di uno dei suoi bambini. Poi, nel 1610 lasciò la sua famiglia e i suoi beni e iniziò l'Ordine della Visitazione di Santa Maria (le monache Visitandine), sempre sotto la direzione di Francesco di Sales, allora Vescovo di Ginevra.

4 La festa di santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) ricorreva il 17 ottobre. Monaca dell'Ordine della Visitazione di Santa Maria e mistica da cui prese avvio il culto al Sacro Cuore di Gesù, fu canonizzata nel 1920 da Papa Benedetto XV.

5 La festa di Santa Gemma Galgani (1878-1903), giovane mistica lucchese che in unione alla passione del Signore ricevette il dono delle stimmate, e che venne canonizzata il 2 maggio 1940 da Pio XII, ricorreva il 12 aprile. Don Alberione la nominava di frequente nella sua predicazione anche associandola a Margherita M. Alacoque (nel 1899 la Galgani era guarita dopo una novena alla beata Margherita).

6 Il 24 settembre ricorreva la festa liturgica della Beata Vergine Maria della Mercede e le letture dell'Ufficio presentavano la nascita, per opera di san Pietro Nolasco (1180 ca.-1245), dell'Ordine dei Mercedari per il riscatto dei prigionieri cristiani (cf Breviarium Romanum, Die 24 Septembris, B. Mariae Virginis de Mercede, In II Nocturno, Lectio IV-VI). Il fatto di cui parla il PM riguarda san Raimondo Non-nato (1200 ca.-1240), il più popolare tra i primi Mercedari, che soffrì il tormento di vedere chiuse le sue labbra con un lucchetto di ferro per impedirgli di indirizzare parole di conforto agli schiavi cristiani e predicare il Vangelo (cf Breviarium Romanum, Die 31 Augusti, S. Raymundi Nonnati Confessoris, In II Nocturno, Lectio IV-VI).