Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. GESÙ, MAESTRO UNICO: VIA E VERITÀ E VITA
Preparazione alla festa di Gesù Maestro
Festa del SS. Nome di Gesù, Meditazione, Castel Gandolfo, 4 gennaio 19591

«In quel tempo: Come passarono gli otto giorni per la circoncisione del fanciullo, gli fu posto nome Gesù, com'era stato chiamato dall'Angelo prima che nel seno materno fosse concepito»2.

[...] Non è l’insegnante soltanto... L’insegnante fa la sua lezione e poi gli scolari son liberi, ritornano nelle loro famiglie e il maestro non li segue, non li aiuta. Ma il maestro invece nel senso vero, più ampio, totale, è colui che da una parte, sì, comunica le verità, insegna, ma dall’altra parte precede con l’esempio; e poi ancora aiuta il discepolo: aiuta il discepolo tenendolo lontano dai pericoli e dal peccato, dal male, e aiuta il discepolo a seguire e praticare quello che è stato detto, incoraggiando, sostenendolo nei momenti di difficoltà, di scoraggiamento.

Quando poi ciò si riferisce a Gesù, egli è un Maestro di natura immensamente superiore.
Primo, perché egli non solamente insegna ma egli dà la vita soprannaturale, e tutto quello che egli fa riguardo a noi è per renderci più perfetti, renderci cittadini del Cielo, e potere,
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quindi, al termine della nostra vita avere il visto per l’entrata al Cielo. Comunica la vita soprannaturale nel Battesimo e la nutre particolarmente con l’Eucarestia.
Poi egli, come insegnante, ha portato le sue verità celesti all’umanità e ha predicato tanto le verità soprannaturali teoriche quanto le verità che sono pratiche, cioè quelle che portano alla santità.
E di più, Gesù ci ha preceduti con l’esempio: «Venite dietro di me» [cf Mt 4,19; Mc 1,17; 8,34], ecco. «Vi ho dato l’esempio perché facciate come io ho fatto» [cf Gv 13,15], così.
Egli quindi ha potuto definirsi: «Io sono la via, la verità e la vita» [Gv 14,6]. La verità che insegna; la via che Gesù ha tracciato con il suo esempio, perché vivessimo come egli è vissuto; e la vita, perché comunica la grazia e di più dà gli aiuti quotidiani che sono necessari giorno per giorno, anche alle volte momento per momento, per fare le cose sempre più santamente. Quindi è il Maestro nel senso completo.
I genitori danno la vita al loro bambino; poi quando il bambino è capace lo istruiscono sopra le cose che riguardano la vita, e anche le cose scientifiche nella misura di cui son capaci. Ma se sono buoni genitori precedono con l’esempio, in maniera tale che il bambino va alla Comunione ma vede che prima sono andati il papà, la mamma. E poi i genitori sostentano il bambino, danno tutti gli aiuti perché egli non si ammali, perché non si metta nei pericoli, perché non vada con le persone cattive ma perché vada con le persone buone, perché frequenti la chiesa, perché sia sostenuto nelle varie difficoltà. Sì, allora... Tuttavia, i genitori possono portare il loro figliolo fino a un certo grado di formazione. Non possono dare, loro, la grazia, ma possono portare il bambino a prendere i mezzi di grazia che sono la Confessione, la Comunione, gli aiuti soprannaturali. I genitori hanno quell’autorità sul loro figliolo fino a 21 anni3, quando si suppone che il figliolo sia formato alla vita terrena, alla vita in questo mondo.
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Ma noi la vita presente la consideriamo solamente come il principio della vita. Siamo sempre in formazione. Si deve formare in noi Gesù Cristo: «Donec formetur Christus in vobis» [Gal 4,19], formare il cittadino del Cielo. La nostra patria è lassù. Qui siamo esuli in questa valle di lacrime4, e il lavoro nostro è sempre la purificazione e la conquista della perfezione, la conquista della perfezione... onde sulla terra non si arriva ad una maggiore età - diciamo così -: si arriva alla maggiore età quando si entra in paradiso, là dove non ci possono essere più peccati, là dove, invece della fede, c’è la visione di Dio, invece del possesso di Dio così come lo possediamo sulla terra, in noi... il possesso è [di]spiegato, è beatifico il possesso di Dio. Perciò sulla terra siamo sempre in formazione. Quando avremo raggiunto la maggiore età, cioè l’ingresso in Cielo, non potremo più aumentare i meriti, ma non potremo più commettere peccati: si è nello stato definitivo per tutta l’eternità.
Ecco il Maestro che ci illumina, e ci precede con l’esempio, e dà tutti gli aiuti, i conforti perché noi possiamo raggiungere questa maggiore età - cittadini del Cielo - e la nostra patria lassù. Perciò, avere molta attenzione nel considerare il Maestro Divino e nel considerare il semplice insegnante. D’altra parte [uno] può5 anche essere un buon padre, il quale avvia il suo figliolo, lo illumina, [lo] precede con l’esempio e gli dà certi aiuti materiali: riguardano però sempre, queste cose, la vita presente. Gesù è il Maestro, ed è la via ed è la vita per la vita eterna, per la vita eterna! I genitori possono indicare al figliolo quali sono i mezzi di grazia, ma chi dà questa grazia, chi si comunica all’anima è sempre Gesù, per mezzo dello Spirito Santo che infonde nelle nostre anime.
Ecco, quindi Gesù ha potuto dire: «Il vostro Maestro è uno, unico» [cf Mt 23,8-10], perché non ci sono maestri - primo che diano la loro dottrina... tutti l’hanno appresa e devono apprenderla: Gesù invece è la verità stessa, è la dottrina
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stessa; poi, non ci sono maestri perfetti in santità: Gesù è santità, la sua vita; e non ci sono maestri che diano la vita soprannaturale, no: Gesù invece è la stessa vita.
E possedendo questo complesso di qualità divine, Gesù è il Maestro unico: «Magister vester unus est Christus» [Mt 23,10]. E agli altri diamo il titolo di maestro, ancor che siano soltanto degli insegnanti, in generale.
Tuttavia nella vita religiosa bisogna che si apprenda questo: che c’è una formazione spirituale, soprannaturale; quindi non c’è solamente l’insegnamento, ma si ha da insegnare le verità soprannaturali, precedere con l’esempio e procurare che tutte le anime abbiano i mezzi di grazia, onde ci sia una formazione completa. Si tratta di fare una persona di Dio, interamente di Dio: l’homo Dei [cf 2Tm 3,17; 1Tm 6,11]. Si arriverà alla perfezione completa su questa terra? No, ma si deve sempre aspirare: sempre aspirare a questa perfezione completa e tendere con tutte le nostre forze; e, tuttavia, tendendo, ecco che una parte si acquista e l’altra parte si desidera... e chi ha il desiderio, già ha il merito, già ha il merito...
Oh! Allora noi onoriamo Gesù Maestro: e in questo tempo conoscerlo meglio, amarlo meglio e imitarlo meglio, soprattutto pregarlo meglio. Sì.
Conoscerlo meglio: leggere quello che riguarda Gesù Cristo, la sua vita e il suo insegnamento; e conoscere i suoi esempi, e conoscere i mezzi di grazia. D’altra parte non basta il conoscerlo, bisogna credere. Nessun maestro può esigere che lo scolaro prenda le sue idee, ma Gesù sì! E chi non crede è già condannato, perché egli è la stessa verità e noi abbiam da ascoltarlo non solamente facendo ciò che egli dice, ma credendo; e c’è la sanzione6: chi non crede è perduto, è perduto [cf Gv 3,18]. Quindi egli ha diritto di esigere il consenso della nostra mente. Perciò sempre più fede: e allora si onora Gesù Maestro.
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Poi, sempre più imitazione nella sua povertà, nella sua obbedienza, nella sua umiltà, nella sua delicatezza, nella sua carità, eccetera. Sempre più seguirlo, imitarlo.
Poi, ancora, sempre meglio partecipare alla sua vita: se si fan meglio le Comunioni, se si fan meglio le Visite, se si sente meglio la Messa, se si conserva un’abituale unione con Dio... ecco che noi accresciamo in noi medesimi la vita soprannaturale, viviamo di Gesù Cristo: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20], perché è lui che in me pensa, è lui che in me vuole, è lui che in me, nel mio cuore ama, ama Iddio e ama le anime. Che altissimo ideale di perfezione!

In questi giorni chiediamo al Signore, quindi, una fede più viva nella sua Parola, Parola di Gesù; poi chiediamo al Signore un’imitazione sempre più perfetta nella pratica della povertà, castità e obbedienza; e chiediamo al Signore un aumento di grazia: che ci facciamo santi, che viviamo di lui, che il nostro cuore sia tutto per lui, sempre orientato in lui e sempre in cerca di lui.
Così ci prepariamo bene a celebrare la festa di Gesù Maestro per l’11 corrente7: in quel giorno tutte le Messe dovranno essere ad onore di Gesù Maestro e secondo la liturgia, quale ci è stata data.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 47/59 (Nastro archivio 50a. Cassetta 50, lato 1. File audio AP 050a). Titolo Cassetta: “Conoscere e vivere Gesù Maestro V.V.V.”.

2 Vangelo: Lc 2,21. Il brano viene letto da una Apostolina. Questa parte iniziale, in cui viene proclamata la lettura biblica, è ricavata dal Nastro originale, che si interrompe poi per diversi secondi; il Nastro archivio parte direttamente dalle prime parole che si sentono dopo l'interruzione della bobina.

3 Era l'età in cui si diventava maggiorenni in Italia. Il PM dice: ventun'anno.

4 Cf la preghiera mariana: Salve Regina.

5 Il PM dice: poteva.

6 Con questo termine, usato oggi prevalentemente in ambito giuridico, si intende quella prescrizione a carattere normativo che viene sancita da una autorità. Qui ha il senso di ricompensa o castigo.

7 Cf San Paolo, Dicembre 1958, Ricordare, p. 6: «Data la varietà delle regioni in cui è diffusa la Congregazione, si lascia al Superiore di ogni provincia la facoltà di stabilire la data della solennità a Gesù Maestro e la relativa festa per i Maestri di reparto, di scuola, di apostolato. In Italia e nazioni di Europa si celebrerà l’undici gennaio». Come è noto, oggi la Solennità di N.S. Gesù Cristo Divino Maestro ricorre l'ultima domenica di ottobre.

Nella stessa bobina in cui si trova questa meditazione, è stata registrata una Istruzione di Don Alberione al Santuario Regina degli Apostoli in Roma, in data 11 gennaio 1959, da noi classificata come AP 050b. Il testo è inedito, pur essendo presente sul sito dell'Opera Omnia Alberione (OOA) alla voce Registrazioni audio ssp 1959, con il titolo: Prima festa di Gesù Maestro. L’apostolato – La consacrazione.