Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10. L'OBBEDIENZA DI GESÙ AL PADRE
Progredire nell'osservanza religiosa
Domenica delle Palme (II di Passione), Meditazione, Castel Gandolfo, 22 marzo 19591

[...] Il dono della sua Madre. Il sabato poi la Chiesa si conserva il lutto2 perché piange il suo sposo, Gesù Cristo, sepolto; per quel giorno in cui i nemici di Gesù sembrava che fossero soddisfatti perché avevano riportato come una vittoria, avevano ottenuto da Pilato che venisse crocifisso. Ma poi il Sabato Santo va a confinare con la Domenica di Risurrezione, e quindi la celebrazione della risurrezione è una celebrazione solenne.
Oh! Allora ricavare i pensieri che il mistero celebrato in ogni giorno ricorda; e quindi, l’ultima conclusione: risorgere anche noi dai nostri peccati, dai nostri difetti... una vita nuova, una vita di maggiore unione con Cristo. Questo, la prima pratica.
Seconda pratica per la Settimana Santa: si è poi di vivere più in abituale raccoglimento, abituale raccoglimento. Vuol dire che ci sarà da osservare di più il silenzio; ci sarà da essere in generale più raccolti nei pensieri interni: non lasciar lavorare troppo la fantasia... e il raccoglimento si ha quando noi badiamo a fare quel che dobbiamo fare! Se in chiesa si deve pensare al Signore, fuori abbiamo i nostri doveri che son di volontà di Dio: e pensare ai doveri, far bene quei doveri... quello è raccoglimento. Le distrazioni sono quando pensiamo o ci occupiamo di cose che non sono secondo il nostro stato
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e secondo il volere di Dio. Supponiamo che uno leggesse romanzi - per dire una cosa che non si fa qui -, ma è pure una lettura quella, ma è una lettura che distrae, che non servirebbe niente. Distrarre noi, distrarsi noi, significa occuparci e pensare e volere e fare cose che non sono secondo la volontà di Dio, non sono secondo il nostro stato.
Poi fare - terzo luogo - una penitenza, questi giorni. Una penitenza: quale? che penitenza ho da darvi? Ve ne dò una, la penitenza, che collima con il voto di obbedienza e lo attua, questo voto di obbedienza, in una maggiore perfezione del nostro dono a Dio, del compimento della nostra... dell’obbedienza a Dio.
Ecco, questo: scrivete su un cartellone, su un foglio da appendersi forse nel luogo dove vi trovate di più nella giornata - potrebbe essere il refettorio, potrebbe essere la porta della cappella -, scrivete l’orario della giornata e poi l’impegno a non tardare un minuto a portarsi alle azioni che si hanno da compiere nella giornata, non tardare un minuto. Se non è un caso straordinario: che una si trovi malata e allora non può stare all’orario, ad esempio; dovrà invece usarsi quelle cure che son necessarie.
E ci sarà un campanello: suonare a tempo. Portare la vita vostra esterna all’andamento religioso: la levata è a tal ora... ecco, tutte; i pasti sono alla tal ora... tutte; la preghiera è alla tal ora... tutte; il lavoro è alla tal ora... tutte; tempo di andar a dormire... tutte. Ma c’è ancor questo, c’è ancor quello...: non abituatevi a queste cose. C’è questo e quello: si può ben chiudere, si va per cenare. Come si fa ad alzarsi presto al mattino? Andando a dormire presto alla sera: perché le ore di riposo ci vogliono, e se uno tarda alla sera ad andare al riposo, poi al mattino sentirà il bisogno di allungarlo, il riposo. Orario, vita regolare, vita da convento.
Perché questo ho pensato di dirvi oggi? Perché la Chiesa ci fa leggere tante volte: «Factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis»3[Fil 2,8]; dunque ad onore di
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Gesù che va a morire, ed obbedisce alla volontà del Padre nel Getsemani: Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta [Mt 26,39; Mc 14,36; Lc 22,42]. E obbedisce anche ai carnefici che lo spogliano per flagellarlo; e accetta la sentenza di morte pronunciata da Pilato; e accetta di portare la croce finché le sue forze sono esauste, anche a costo di cadere tre volte sotto il peso di essa; ché quando i carnefici, dopo averlo spogliato degli abiti, gli ordinano di stendersi sulla croce... ha obbedito ai carnefici. E quando è giunta l’ora, perché il Padre Celeste aveva assegnato quanto dovesse rimanere sulla terra e dovesse rimanere sulla croce, egli volle bere fino al fondo il calice delle amarezze, fino all’ultimo, finché poté dire: «Consummatum est» [Gv 19,30], ho compiuto tutto il volere del Padre, finito. Allora abbassa la testa e spira. Accettare questa obbedienza in unione con Gesù, questa ginnastica, prontezza che è fervore. C’è da partire: eh, svelte! C’è da arrivare: eh, avanti, andiamo per tempo. Venire ad acquistare questa agilità di volontà, questa prontezza di adattamento ai voleri del Signore in tutto. Guardate che la prontezza di obbedienza è un grande segno di fervore dell’anima, ed è non solamente il dire: Voglio fare la tua volontà, ma è farla con esattezza e precisione!
Poi bisognerebbe prolungarla questa obbedienza, e quando poi è ordinata una cosa e si va a farla, l’obbedienza vuole che ci impegniamo a farla bene. Ma forse la penitenza per questa settimana, è estenderla fino alla prontezza, l’osservanza di un orario esatto.
Naturalmente, bisogna che si contribuisca all’osservanza dell’orario. Si contribuisca in che modo? Eh, che la tavola sia pronta! Si contribuisca in che modo? Bisogna partire adesso e siamo pronti: bisogna pensarci prima, provvedere. E dobbiamo far la tal cosa? Ma se ci son da disporre delle cose perché la tal cosa si possa fare, disporre, prevenire. Abituarsi ad essere molto osservanti dell’obbedienza, e assicurare e dare il modo perché l’obbedienza sia fatta4.
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Tuttavia, come ho detto, ci possono essere delle cose che sono forza maggiore, come una malattia; e allora non vogliamo mica andare allo scrupolo! Ma ci può anche essere che una non sia ancora arrivata a Casa all’ora del pranzo perché è stata intrattenuta, perché la macchina si è guastata ad esempio, e le altre siedono e fanno pranzo, obbediscono a quello. Quella sarà un’eccezione forzata. Però che si impari a vivere la vita di comunità, la vita di ordine religioso in Casa, ordine religioso. Questo si estende anche a molte altre cose che io non devo entrare a dirle... certe cose son più da dirsi tra di voi, certe cose, perché non sta bene, e a quelle cose già ci arrivate, e d’altra parte è più ufficio vostro di dirlo. Come facciamo sempre con le suore negli esercizi, e facciamo, disponiamo così: che la Madre o la maestra delle novizie o una suora incaricata tenga una conferenza, a luogo di una predica, in cui discende a tutte le particolarità che riguardano la vita intima, che riguardano le cose che son specialmente per la donna, e che non sono da esporsi dal sacerdote. I parroci poi, i parroci dell’Alta Italia, quando si fanno gli esercizi spirituali alla gioventù femminile oppure alle madri, giovani madri, fanno sempre venire una donna più anziana, competente, che tenga le conferenze sopra punti e particolarità nelle quali il prete non deve entrare, e d’altra parte sono cose che sono più di competenza di una che è già stata madre di famiglia - supponiamo -, una che ha anche istruzione sufficiente per esporre le cose in modo buono, accettabile.
Quindi tra di voi bisogna che vi correggiate tante cose. Siccome non fate conferenze generalmente, sebbene si devono anche fare, tuttavia in questo tempo tra di voi molte cose... illuminarvi a vicenda, ecco. Che si sbagli, tutti sbagliamo! E che abbiate bisogno di crescere in perfezione di vita religiosa, quello è il desiderio che avete; molte cose non si sanno, ma se vi istruite vicendevolmente... Poi veramente le Costituzioni suppongono che si facciano queste conferenze5 e si possono anche fare, diciamo, come appendice al catechismo, in maniera
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tale che ci sia sempre un’istruzione più perfetta e quindi un’osservanza religiosa più perfetta, più gradita al Signore, più gradita al Signore.
Oh! Adesso: questa penitenza la accettate?6 Accettate volentieri... e vi educa molto anche alla formazione del carattere, formazione del carattere.
Quante volte ho predicato: Non siate lenti! Non fate due passi sopra una piastrella: saltatela piuttosto!. Quante volte! Eh! Perché la sveltezza, la puntualità esclude tante tentazioni, tanti pensieri inutili, tante chiacchiere che alle volte distraggono, distraggono... e sì!
Oh! L’altro giorno... mi pare che l’ho detto qui, l’esempio della cuoca. Sì? La nostra cuoca, sì, l’ho detto qui?7 - pensavo bene se l’avessi detto qui o alle Pie Discepole, perché fanno gli esercizi in questi giorni8 -. È chiarissimo quell’esempio, chiarissimo quell’esempio, sì. Mentre che qualche volta è avvenuto che si andava a tavola e [si] sta[va] cinque minuti lì ad aspettare, poi arrivava che non era cotto, la minestra! È così... Invece, si fanno le cose bene per tempo: piaceranno di più al Signore. Pensate un po’ come se la Madonna non fosse stata9diligente: la Madonna era diligente nelle sue cose, sì.
Oh! Adesso noi meditiamo quella frase che abbiamo già detto nella Messa10 - non è vero? -: «Humiliavit semetipsum factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltavit illum et donavit illi nomen, quod est super omne nomen»11[Fil 2,8-9], perciò il Signore lo ha esaltato nella gloria, lo ha esaltato tanto quanto egli si è
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abbassato, umiliato nella sua vita, nell’obbedienza al volere del Padre Celeste.
Vi dò la benedizione affinché la vostra volontà si confermi e si acquisti questo spirito nuovo di sveltezza, prontezza, dedizione al volere di Dio. Non discuterlo mai: subito fare.

Iesu Magister, Via, Veritas et Vita: Miserere nobis.
Regina Apostolorum: Ora pro nobis.
Sancte Paule 12Apostole: Ora pro nobis.
Benedictio Dei omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti descendat super vos, et maneat semper. Amen.

Siete compatte? Bisogna poi vedere il come, perché si ha anche ad andare a cercare il più debole. Ecco il Vangelo.

Cara e tenera mia Madre Maria13 ...

È importante nell'età in cui voi siete, e poi il nostro affetto... ma [queste cose] le mettete qui sull'altare durante la Visita e rifate l'offerta della vostra vita.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 54/59 (Nastro archivio 54c. Cassetta 54bis, lato 1. File audio AP 054c). Titolo Cassetta: “Come vivere la Settimana Santa”.

2 Le poche parole pronunciate fin qui, sono ricavate dal Nastro originale.

3 «Facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce».

4 Parola incerta. Potrebbe aver detto: sia data.

5 Cf C ’58, art. 447.

6 Una voce sembra rispondere: “Insomma...”. Il PM ride e prosegue il discorso.

7 Una voce risponde: “Sì”. E si sentono altre parole incomprensibili.

8 Cf GIACOMO ALBERIONE, Alle Pie Discepole del Divin Maestro, (APD), 1959, Roma 1986, pp. 36-62. Negli esercizi spirituali (14-23 marzo 1959) alle PDDM che si preparano alla prima professione religiosa e alla professione perpetua, il PM tiene 3 meditazioni: il 16, il 18 e il 22 marzo; nelle ultime due accenna al lavoro della suora in cucina (pp. 51 e 59).

9 Il PM dice: non era.

10 L'Epistola della Messa del giorno era infatti: Fil 2,5-11.

11 «Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome».

12 Da questo punto in poi, il testo è ricavato dal Nastro originale.

13 Tutte proseguono la preghiera.