Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. I NOVISSIMI

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 10 novembre 19611

Mese di novembre, mese di raccoglimento, sebbene il raccoglimento debba essere cosa abituale di ogni mese dell'anno. Ma siamo aiutati a questo raccoglimento anche dall'atmosfera esterna e dall'atmosfera spirituale liturgica.
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Riflessione sopra i novissimi e cioè: alla morte che può essere presto, può essere più tardi. In ogni modo sempre essere pronti, come spiega bene il Vangelo che si leggerà nella Messa questa mattina. Alla morte segue il giudizio, secondo dei novissimi, il giudizio di Dio il quale proporziona il premio ai meriti; il giudizio di Dio che si conchiude con una sentenza, ed ecco il terzo novissimo, e cioè la sentenza che invita l'anima ad entrare immediatamente in cielo, oppure che giudica l'anima ancora bisognosa di purificazione e quindi la sentenza al purgatorio; la sentenza che potrebbe essere terribile per chi è ostinato fino alla morte, cioè la condanna all'inferno.
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Poi seguono gli altri novissimi: la risurrezione della carne, cioè la risurrezione finale, quando tutti i morti saranno richiamati a vita: e gli eletti, dotati dei privilegi del corpo glorioso, e i tristi, segnati dai loro peccati anche nel corpo. E l'anima che si ricongiunge al corpo che prima aveva, con cui ha fatto il pellegrinaggio, il cammino sulla terra.
Poi il giudizio universale nel quale si raduneranno tutti gli uomini, una quantità sterminata: tutti quelli che furono, quei che sono, quei che saranno onde si compia la divisione: a destra, i buoni; a sinistra, i cattivi. E cioè, chi ha seguito Gesù, alla destra; chi non ha seguito Gesù, alla sinistra.
Poiché è venuto il Figliuolo di Dio sulla terra e ha portato la salute: chi l'ha accolta divenne figlio di Dio; chi non l'ha accolta è reo di ostinazione1. E perciò la divisione viene fatta su questa terra. Sebbene gli uomini sulla terra, buoni e cattivi, stiano assieme, tuttavia spiritualmente, come vede Dio le anime, la divisione vien fatta da noi stessi: o seguire Gesù, oppure contro Gesù.
E allora quella divisione che è fatta sulla terra, spiritualmente - diciamo un po' in maniera occulta per noi, ma nota a Dio - quella divisione, viene fatta anche a vista di tutti, esteriormente. Come gli angeli buoni saranno alla destra e gli angeli cattivi alla sinistra - sono i demoni -, così gli uomini. E fra di essi discenderà dal cielo il Figlio di Dio incarnato preceduto dalla croce la quale segna la salvezza per chi ne approfitta - e ne hanno approfittato i buoni -; e per chi non ne approfitta segna la condanna - e non han voluto approfittarne i cattivi -. Allora, la manifestazione delle coscienze, cioè di tutti i meriti che si son fatti dai buoni, anche i meriti più occulti, anche sentimenti interni buoni. E la manifestazione della coscienza dei cattivi, anche i desideri e i compiacimenti di pensieri cattivi seguiti. Tutto si manifesterà. Si manifesterà, quindi, la gloria di Gesù Cristo che ha offerto la salvezza a tutti morendo per noi. E quindi la sentenza finale: «Andate, o maledetti, nel fuoco eterno2. Venite, o benedetti, nel gaudio del Signore»3.
Ecco, le sentenze che saranno seguite immediatamente dall'attuazione: i buoni entreranno, preceduti da Gesù Cristo, in cielo; e i cattivi, seguendo Satana, il tentatore di Eva, ecco, precipiteranno nell'inferno. E allora, l'ultimo novissimo che è eterno, ed è l'eternità. Per sempre i beati, beati. Per sempre gli infelici, infelici. Non vi sarà più possibilità - come disse Abramo al ricco Epulone -: Nessuno di noi beati, salvi, può discendere a voi, cioè ai dannati nell'inferno; e nessuno di voi potrà salire a noi4.
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I novissimi. Allora la memoria di questi novissimi è quella che orienta la vita. Il premio o il castigo. Scegliamo noi: quando scegliamo il bene, paradiso; e quando si scegliesse il male, inferno. C'è poi, in mezzo, chi vuol seguire Dio ma non perfettamente, non generosamente, quindi il purgatorio che però è temporaneo.
E vi sono anime che tendono veramente al meglio, alla perfezione e cercano di scegliere il meglio. E vi sono anime, invece, le quali si adagiano in una certa indifferenza o tiepidezza che va sempre più allargandosi man mano che passano gli anni. Allora come si potrebbe subito entrare in cielo?
La festa di oggi ci ricorda sant'Andrea Avellino1 il quale fece il voto di scegliere sempre il più perfetto. Adagio a fare questi voti. Ma c'è già compreso perché il primo impegno della religiosa, del religioso è di attendere alla perfezione, è già sottinteso questo impegno, solo che sant'Andrea ne aveva fatto un voto particolare, sant'Andrea Avellino: quotidie proficienti voto; ogni giorno: oggi meglio di ieri. E così verso quel che è perfetto e perciò l'ingresso immediato in paradiso. Perché se anche non si correggono di tutti i difetti, - e nessuno riesce a correggerli tutti in vita - son detestati, però, i difetti, quindi non sono amati, si cerca di emendarli, non si trascurano e allora la purificazione è già avvenuta mediante il dolore e l'impegno di emendarli. Allora, paradiso immediato.
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Oh, in questo mese vivere molto col pensiero nella eternità. Contemplare e cercare di indovinare la sorte eterna delle sorelle che son passate già all'eternità: e quelle che noi crediamo che siano già al possesso del gaudio eterno e quelle che potrebbero ancora aver bisogno dei nostri suffragi, per venire a conchiudere se noi meritiamo poi di passare immediatamente in cielo, dopo che l'anima sarà spirata, si sarà separata dal corpo, o se noi meritiamo intanto ancora di cadere in quel luogo di purgazione che chiamiamo appunto purgatorio, onde togliere anche le ombre del male. Non che il Signore s'inganni a dare un castigo, una pena, quando non c'è la vera mancanza, no. Ma quello che noi crediamo poco, quasi niente: "cos'è poi una parola di più? Cos'è poi conservare quel pensiero quell'antipatia, ecc.?" Ciechi ragionatori.
Perché se ragionassimo bene noi vorremmo bene a Dio e a noi stessi:
— a Dio che è perfezione e quindi rassomigliargli, quanto è possibile, nella perfezione, nella santità, quanto è possibile;
— e a noi stessi, che tutto il bene che facciamo, lo facciamo per noi, quindi il premio. E tutto il male che uno fa, eh, lo fa a se stesso.
E' vero che il male può anche essere, alle volte, contagioso, scandaloso, ma in sostanza, o che sia esterno o che sia interno, il male è male e Dio lo vede; il bene è bene e Dio lo vede e vede l'intimo della mente, l'intimo del cuore; vede la prontezza, la docilità alle disposizioni, a ciò che permette il Signore nella nostra vita. Ecco, anche se una fosse caduta in peccato, qualche volta in gioventù, ecco la volontà del Signore allora è che tu abbia una vita di umiltà e di penitenza e che avendo il Signore concesso a te il perdono, lo amerai di più perché è stato tanto buono con te. E si ricava, allora, il bene dal male.
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In conclusione: vivere un po' col pensiero in cielo per farvi coraggio, e seguire le persone, le sorelle che han preceduto e han lasciato un buon profumo di virtù, un buon ricordo, di persone veramente osservanti la vita religiosa.
E pensare alla possibilità che Sorelle si trovino ancora in attesa nella preparazione per l'ingresso in cielo, la sposa che si abbellisce e toglie le macchie per presentarsi allo sposo celeste.
Noi, poi, ricordando la vita nostra in ordine al cielo. Ricordare: la vita nostra se è tale che permetta l'ingresso immediato in paradiso o se noi andiamo incontro a pene ancora da scontare, a una preparazione ancora più o meno lunga nel purgatorio prima che si aprano le porte del cielo.
E in purgatorio si può andare perché è mancata la penitenza dei peccati. Peccato perdonato, la colpa è perdonata, anche la pena eterna; ma non sempre, anzi raramente è scancellata tutta la pena temporale da scontarsi quaggiù o là.
Si può andare in purgatorio per le venialità non combattute, ma acconsentite e non essendoci la volontà risoluta di emendazione.
Si può andare in purgatorio per la tiepidezza, freddezza nella pietà, nel compimento del dovere. Per esempio, se una deve studiare, studi con impegno; se una deve fare un ufficio, lo faccia con tutto l'impegno.
Così si può andare in purgatorio perché si son trascurate troppe grazie; oppure perché vi sono ancora, passando da questa all'altra vita, degli attaccamenti: idee, così, un po' singolari; volontà un po' fissa, e in certe cose non docile al Signore, quando c'è un po' di testardaggine, in sostanza. E così altri mancamenti. E capiamo subito che la veste della grazia c'è, perché non c'è il peccato grave, ma quella veste può avere anche degli strappi ancora e può aver delle piccole macchie.
Allora vivere un po' col pensiero con le sorelle che hanno preceduto, col pensiero che potrebbero essere delle sorelle ancora in attesa di entrare in cielo. E confrontando sempre la nostra vita interrogandoci: "Mi preparo un ingresso immediato in cielo?" Ecco il gran pensiero.
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I novissimi devono portarci a un fervore nuovo, a una delicatezza di coscienza un po' più profonda. Non scrupoli, ma delicatezza, sì, ecco. E insister su cose che sono veri scrupoli è perdere tempo e quindi è meritare altro purgatorio; gli scrupoli fan perdere tempo, non lasciano l'anima libera di attendere a quello che veramente è virtù, perfezionamento, sempre fissandosi sul passato. Il passato è passato. Abbiamo il presente da santificare e, in quanto ci darà il Signore, la vita futura.
Dunque, vivere molto di fede. Veder la nostra vita in ordine all'eternità, al cielo.

Segue un breve incontro del PM con le Pie Discepole del pre-vocazionario di Centrale Zugliano (Thiene - Vicenza) avvenuto il 29 novembre 1961. La registrazione è riuscita molto imperfetta e incomprensibile da non poterla trascrivere. Cf nastro 174/b
(= cassetta 101/a.2).
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1 Nastro 47/c (= cassetta 101/a.1). - Per la datazione, cf PM: «La festa di oggi ci ricorda sant'Andrea Avellino». - dAS, 10/11/1961: «Andato [il PM] a fare meditazione alle PD».

1 Cf Gv 1,11-12.

2 Cf Mt 25,41.

3 Cf Mt 25,34.

4 Cf Lc 16,26.

1 S. Andrea Avellino (1521-1608), dei Chierici Regolari Teatini.