Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. LA VITA IN COMUNE: SORGENTE DI SPECIALI MERITI.

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 1º gennaio 19611

Domani celebriamo la festa del Santissimo Nome di Gesù. Gesù, che abbiamo considerato e continuiamo a considerare in questi giorni ancora, nel presepio.
Allora, quest'oggi, noi pensiamo all'anno che è stato iniziato. Oh! E per farvi un augurio, ecco:
Ricordarci del grande merito che ha la vita comune, la vita privata, la vita ritirata come viene condotta in comunità.
Summum studium nostrum sit in vita Christi meditari2: il nostro principale impegno: imitare Gesù Cristo. Ora, ecco, il Bambino nel presepio ha iniziato la sua vita privata, la sua vita ritirata, quella che continua sino ai 30 anni: a Betlemme, in Egitto, Nazaret, avanti negli anni fino all'inizio della vita pubblica, fino a ricevere il battesimo di penitenza e sino alle nozze di Cana.
Bisogna che consideriamo questo:
— che la vita di Gesù è una vita di meriti infiniti anche durante il tempo che precedette la vita pubblica;
— la vita di Maria è vita di meriti stragrandi, non possibili a noi;
— e la vita della religiosa, la vita comune, la vita ritirata, la vita privata è di meriti speciali.
[Primo:] il Bambino ha iniziato questa vita di meriti infiniti, là, a Betlemme, nella culla. Venuto dal cielo per salvare gli uomini, conduce una vita comune, ordinaria. E così in Egitto, così a Nazaret, una vita così comune, così ordinaria che nessuno dei cittadini di Nazaret notava in lui qualche cosa di straordinario. Era un bambino comune, un fanciullo comune, un garzone di bottega comune, un falegname comune: «E non è questi il figlio del fabbro? - si domandavano i suoi compaesani, quando egli ha cominciato a predicare e a operare prodigi -, non è egli il fabbro del paese? Da dove ha preso questa sapienza con cui parla?»3.
Ecco una vita quindi, tranquilla, serena, umile, quasi inavvertita nel paese. Eppure tutto quello che egli faceva, tutto aveva un valore infinito. E tanto valeva, davanti al Padre celeste, per la nostra redenzione, la sua predicazione, quanto valeva la sua vita privata in Nazaret. Quanto al valore e all'insegnamento nostro, la cosa è diversa, ma quanto a meriti e in quanto alla redenzione, tanto valeva il suo lavoro al banco di falegname, quanto il portar la croce al calvario. La vita comune.
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In secondo luogo, anche Maria ha condotto una vita così ordinaria. Chi mai sospettava che in quella fanciulla, in quella madre di Gesù ci fosse la «Madre di Dio», la Regina del cielo e della terra, colei che un giorno sarebbe esaltata sopra tutti i cori angelici e diverrebbe la distributrice della grazia, assunta in paradiso anima e corpo? E gli abitanti di Nazaret, avrebbero ben pensato e l'avrebbero ben trattata diversamente se avessero sospettato chi era Maria.
Meriti, quindi, infiniti in Gesù, durante la sua vita privata. Meriti stragrandi di Maria, nella sua vita. E meriti speciali della suora che fa vita comune.
La vita comune è un dono, è una grazia, voglio dire, l'amarla e il farla volentieri, con diligenza, sì.E' una grazia che non viene concessa a tutti. E molte aspiranti non la comprendono ancora e parecchie, pure iniziandola, dopo non si uniformano. Eppure avevano aspirato a tale vita. Ma richiede sacrifici.
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[Terzo:] ha meriti speciali la vita religiosa? Sì, perché questo dipende dall'essere in istato di perfezione, cioè dall'essere anime consacrate che sono poste sopra un livello piú elevato. E' come se uno sale sopra un monte più elevato, ha un orizzonte più largo. Così: Gesù, un orizzonte infinito, tutto. Maria, un orizzonte vastissimo. La religiosa, un orizzonte alto, elevato; elevata la sua posizione. Oh, per questo la necessità di considerarla, di comprenderla, di amarla, seguirla. La vita comune richiede, certamente, molti sacrifici. Importa che dalla mattina alla sera si sia sempre a disposizione: osservanza dell'orario, poi adattarsi a convivere con molte persone non sempre di ugual carattere. E tuttavia ha dei vantaggi anche umani, vantaggi grandissimi umani, ma specialmente i vantaggi soprannaturali: perché salva da tanti pericoli, perché sorgente di meriti, perché garantisce e porta una sicurezza di stare in una via di salvezza e di santità, perché ha delle consolazioni anche per la vita presente, ma specialmente per riguardo alla vita futura; essere amate da persone che vogliono realmente bene (ciò che non si trova nel mondo) e trovarsi, nello stesso tempo, in condizione di compiere un apostolato che non sarebbe possibile privatamente, un apostolato larghissimo. I grandi beni della vita religiosa.
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Oh, allora, bisogna pensare che vi è una vita comune che si può chiamare vita di clausura in senso formale, e vi è una vita comune di clausura in senso materiale.
La vita comune in senso materiale è quella che si fa ordinariamente, osservando la clausura ordinaria, cioè quella che è prescritta, che è segnata nelle Costituzioni: non si può uscire senza il permesso, si deve rientrare e si deve dar conto di quel che si è fatto, come è segnato dalle disposizioni, dai permessi; occorre guardarsi dalle amicizie particolari; occorre, nella vita comune anche in senso materiale, astenersi da quello che piacerebbe e cioè mortificare tante volte i nostri gusti, le nostre tendenze. In sostanza è descritto nelle Costituzioni.
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Ma poi vi è una vita comune, una vita ritirata, una vita di clausura in senso formale. Perché una potrebbe anche ritirarsi e stare in camera appartata, ma stare per riposare, per dormire, e un'altra può stare ritirata per compiere lavori particolarmente affidati a lei. In senso formale significa clausura della mente, del cuore, della fantasia, della memoria, che significa: impegnare la mente, l'intelligenza e il cuore e la fantasia e la memoria in quello che è santo. Può essere che uno faccia anche un'ora di preghiera e viva molto distratto. Ottenere dal Signore la grazia del raccoglimento è grande cosa. La distrazione in pensieri e in fantasie è tanto facile, tanto che è una grazia da chiedersi sempre.
Nei taccuini del canonico Chiesa1, servo di Dio, [si legge che] per circa 60 anni chiedeva la grazia del raccoglimento, cioè di allontanare le distrazioni nella preghiera e nel tempo di studio e in quello che erano le sue occupazioni di insegnamento, ad esempio, di assistenza ai chierici.
E' una grazia grande, questa, e allora si può arrivare a un'orazione sempre più alta. E' vero che la mente e il cuore, come anche la fantasia e la memoria, non si possono così facilmente comandare come si comanda alle mani, si comanda ai piedi che camminino, no. Non abbiamo un dominio diretto in maniera di fare stare soggetta la mente, soggetta la fantasia, il sentimento, la memoria. Occorre che usiamo industrie da una parte e, dall'altra parte che, nello stesso tempo, otteniamo questa grazia.
Il servo di Dio, canonico Chiesa, si era imposta questa penitenza: se durante la Visita vengo a sentirmi un po' in noia o distratto, invece dell'ora farò un'ora e cinque minuti. Egli la faceva da solo, poteva allungarla secondo giudicava bene. Invece voi avete da seguire anche qui l'orario, quando è tempo, di lasciare.
Oh, si può vivere facilmente, con la fantasia, fuori, un po' nel mondo; si può vivere un po' di ricordi portati dalla famiglia, ricordi di gioventù, ricordi vari; si può vivere un po' di fantasie e si può vivere di pensieri che non hanno, con noi e in noi, ragione di essere, o durante la preghiera o durante lo studio o durante lo stesso apostolato. E durante lo stesso apostolato, quando non è tanto impegnata la mente, si può vagare in altre cose. Ora, chiedere il raccoglimento al Signore, la grazia di potere concentrar le nostre forze in quello che si ha da fare. Allontanare ogni lettura che sia frivola; allontanare ricordi che abbiano da portare distrazioni; durante la preghiera o lo studio dimenticare quel che c'è stato in ricreazione. I discorsi siano sempre adatti e convenienti per la suora. E tenere a freno il cuore è cosa tanto difficile perché l'orgoglio, l'invidia, l'ira e poi le altre passioni... è tanto difficile tenere a freno il cuore. E vi sono casi in cui non possiamo dominarlo direttamente, è necessario che noi diamo un altro oggetto al cuore e cioè, volgiamo il cuore a Gesù, al Crocifisso, all'Ostia santa, che volgiamo il cuore a Maria.
Vita comune in clausura; in clausura il cuore, in clausura la mente, in clausura la fantasia, in clausura la memoria.
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Come si ottiene questa grazia, oltre che con la preghiera che ho detto.
[Primo:] - mettere tanto amore alla Congregazione; allora gli interessi sono lì, le aspirazioni si concentrano in quello che si ha da fare, nell'ufficio che è assegnato;
mettere tanto amore alle Costituzioni che sono quelle che regolano la vita, la vita privata, la vita ritirata. Sì, tanto amore alle Costituzioni, tanto amore alla Congregazione e ai suoi apostolati.
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Secondo: amore al lavoro e allo studio.
L'amore al lavoro. Qualche volta può essere che questo non sia conforme alle nostre inclinazioni, sebbene chi conduce la Congregazione sempre cerca di utilizzare le inclinazioni e le disposizioni, le attitudini. Amare il lavoro. Come Gesù. Egli vi metteva tutta la diligenza nel fare quei lavori di falegname, quali venivano a lui affidati. E qualche volta sembra un mistero e non è del tutto mistero: il Padre celeste mandò il suo Figlio, Dio, a fare il falegname per tanti anni. Come restiamo noi davanti a questo fatto, considerando questo fatto? Allora, l'amore al lavoro. Accettare ogni ufficio. Nessun ufficio è disdicevole e umiliante, no. Davanti a Dio, disdicevole e umiliante è solamente il peccato. Il Bambino Gesù nacque nella grotta, e là era un posto per animali. Ma egli non disdegnò, non era quello che era per lui umiliante, no. Umiliante è soltanto il peccato. Può essere che Gesù sia in una chiesa splendida, ma che il suo occhio si posi sopra dei cuori freddi, indifferenti o anche delle anime che sono macchiate di peccato. E' il peccato che dispiace a Gesù.
Amare qualsiasi ufficio, anzi è bene che ogni persona della comunità sia esercitata in ogni ufficio, anche i più semplici, i più ordinari, che non sono umilianti, certamente, ma sono, alle volte, contrari alle nostre inclinazioni, alle nostre tendenze, sì. E non c'è bisogno di scusarsi perché una può pensare che è capace di fare altre cose che davanti agli uomini piacciono di più, oppure sembrano più nobili. Amare il lavoro come viene assegnato. E' vero, bisogna vivere in comune, ma anche vivendo in comune, se una suora è molto diligente, quante cose in più fa di quello che strettamente è comandato, perché si mette a servizio delle sorelle e a compiere uffici, lavori che non sono imposti, ma che sono liberamente scelti, sempre però, secondo che viene disposto da chi guida la comunità.
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Oh, [terzo:] amore, quindi, alla pietà ancora.
Fare il centro della giornata sulla pietà, sì, il centro. E cioè quello ritenerlo come il tempo più prezioso, il tempo in cui si ricevono le grazie che devono servire per tutto l'altro tempo. E quando si è alla preghiera usare tutte le migliori industrie per concentrare la mente e la fantasia in quello che si ha da dire al Signore.
Quindi amare la vita comune come sorgente di tanti meriti.
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Oh, ora abbiamo iniziato l'anno e ringraziamo il Signore pregando: Signore, che ci hai fatto pervenire a questo nuovo anno per la tua grazia, liberaci in quest'anno da ogni caduta, da ogni peccato e dà a noi la grazia di camminare nelle vie della santità, della pace, della vita comune, sorgente di così grandi meriti.
Il buon cristiano farà una vita da buon cristiano e compirà i suoi doveri. Ma quale distanza di meriti vi sarà al termine dell'anno fra la suora diligente e il cristiano diligente; ugualmente, quindi, diligenti.
Benedire il Signore che ci ha fatto entrare, pervenire a questa Congregazione; alla Famiglia vostra, che vi ha fatto pervenire. Ringraziarlo e impegnarsi perché tutto sia santificato, tutto sia amato quel che vi è nell'Istituto, per tutto ci si metta l'impegno non distinguendo fra azione e azione, guardando sempre, solo: "questo è di volontà di Dio e mi basta". Ed è di volontà di Dio tanto un servizio che sembra più nobile, come un servizio che sembra molto umile. Tutto è volontà di Dio. E far la volontà di Dio è sempre di grande merito.
Allora dalla vita comune ricavare i più grandi meriti. Al termine di quest'anno, se piacerà al Signore di farvi pervenire, quante ricchezze avrete accumulato, quanti meriti avrete accumulato! E se un anno vi arricchisce e un altro anno vi arricchisce ancora e così avanti, quale cumulo di meriti al termine della vita! Vivere però sempre nella obbedienza, sempre nella vita comune. Che felicità sapere: questo che faccio è di volontà di Dio perché mi è stato destinato, perché viene dalle Costituzioni o viene dalle disposizioni che sono date. Quale consolazione! Non è, questo, per il cristiano. Gesù vi ha voluto bene, vi ha chiamate a questa Congregazione la quale piace tanto al Signore. E non potete averne dubbio mentre che egli sta continuamente in mezzo di voi. E voi continuamente presentate le vostre adorazioni, i vostri ringraziamenti, le vostre suppliche. Che privilegio questo: poter stare ogni giorno, in silenzio, guardando Gesù, sotto lo sguardo di Gesù, in intimità con Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 37/a (= cassetta 85/a). - Per la datazione ci riferiamo al PM stesso e al dAS. - PM «Quest'oggi noi pensiamo all'anno che è iniziato (...). Domani celebriamo la festa del Santissimo Nome di Gesù». - dAS, 1º gennaio 1961: «...andato [il PM] alla Casa Generalizia delle PD a tenere una p redica».

2 Imitazione di Cristo, libro I, cap. I, n. 1.

3 Cf Mt 13,55.

1 FRANCESCO CHIESA, sacerdote (1874-1946); è servo di Dio. Fu guida preziosa a don G. ALBERIONE fin dall'epoca del seminario [cf APD (1960), pag. 82 in nota].