Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. GESU', MAESTRO UNIVERSALE
(Domenica II di Quaresima)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 26 febbraio 19611

...in disparte sopra un alto monte. Là si trasfigurò davanti a loro. Il suo viso risplendeva come il sole e le sue vesti erano candide come la neve. Ed ecco apparvero loro Mosé ed Elia che parlavano tra di loro. Pietro prese a dire a Gesù: «Signore, quanto è bello per noi lo star qui: se vuoi,facciamo tre tende, una per te, una per Mosé e una per Elia». Mentre egli stava ancora parlando, erano avvolti da una nube luminosa, e dalla nube uscì una voce: «Questo è il mio,figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». Udendo la voce i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero gran timore. Ma Gesù accostatosi, li toccò e disse: «Alzatevi, non temete». Ed essi alzando gli occhi non videro altri che Gesù. Mentre scendevano dal monte, Gesù disse loro: «Non parlate ad alcuno della visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risuscitato dai morti»2.
La passione di Gesù era vicina e Gesù conosceva come erano fragili e poco capivano i suoi Apostoli allora, prima che ricevessero lo Spirito Santo. Quando avrebbero veduto Gesù fatto prigioniero nel Getsemani dai Giudei e condannato a morte, avrebbero pensato che tutto quel che Gesù aveva predicato e le promesse che aveva fatte, non fossero sicure. Perciò Gesù volle dare un saggio della sua divinità affinché, anche vedendolo patire e morire, non si scandalizzassero. Si trasfigurò. E il Padre celeste fece udire un'altra volta la sua voce dal cielo: «Questo è il mio figlio diletto in cui mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
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Su questo Vangelo noi, soprattutto, consideriamo il Maestro Divino. Egli si era dichiarato il Maestro Divino ancora altra volta, in fine della vita, e cioè, dopo che era stata celebrata la Pasqua1. Ma questa volta viene dichiarato dal Padre celeste che egli è il Maestro. E il Padre celeste dice che Gesù, suo figliuolo, è oggetto delle sue compiacenze e che noi tutti dobbiamo ascoltarlo. E perché ascoltarlo? Perché è Maestro. Quindi qui, è il Padre celeste che lo dichiara.
Si può dire che il significato di questa visione, trasfigurazione è come un centro della storia che riassume la legge antica, l'Antico Testamento, e la legge nuova, il Nuovo Testamento, e Gesù al centro. Infatti accanto a Gesù apparvero Mosé ed Elia, quando Gesù si era trasfigurato, e le sue vesti erano candide come la neve e il suo volto risplendente come il sole. Accanto, Mosé, che rappresentava la legge antica che Gesù era venuto a perfezionare. E vi era Elia, il profeta, il quale aveva predetto il futuro Messia. E con questo veniva a essere confermato quello che era stato predetto e cioè che sarebbe venuto il Salvatore del mondo. E allora le profezie in Gesù Cristo si avveravano. Quindi la Legge antica e la Profezia facevano testimonianza a Gesù: Mosé ed Elia.
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Innanzi a Gesù trasfigurato, [a] Mosé ed Elia, chi stava? Stavano i tre Apostoli che rappresentavano la Chiesa nuova, la Chiesa, il Nuovo Testamento. Pietro, rappresentava specialmente la fede. E Pietro era stato colui che per la prima volta aveva reso testimonianza a Gesù Cristo: «Tu sei il Cristo, figlio di Dio vivo»1. E stava Giacomo, il quale rappresentava le opere, la morale, la virtù. L'Apostolo, anche nella sua predicazione e nella sua Lettera che possediamo, parla sempre dell'osservanza dei comandamenti, della volontà di Dio, di fare opere buone, perché senza le opere la fede è morta2, non produce frutti di vita eterna. E vi era Giovanni, il quale rappresentava la carità, lo spirito del Nuovo Testamento e cioè: l'amore. E perciò: Pietro, la fede; Giacomo, le buone opere, l'osservanza della legge nuova; e Giovanni, la carità, l'amore a Dio. Quello che sarebbe stato della Chiesa: maestra di fede, maestra di carità, di preghiera e maestra di santità.
Quello, quindi, era il fatto che stava al centro della storia tutta quanta, e della storia antica e della storia nuova, cioè del Nuovo Testamento: «Ascoltatelo». Perché ascoltarlo? Voleva dire, il Padre celeste, che tutto quello che suo Figlio incarnato predicava era giusto, era vero, era santo, perciò questo Figlio del Padre celeste, incarnato, gli piaceva perché rendeva testimonianza alla verità e insegnava la via della santità e portava la redenzione. «Ascoltatelo», dunque, sì. Vuol dire che il Padre celeste gli dava la laurea di Maestro, Maestro universale.
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Cosa dobbiamo imparare noi, da questa visione, trasfigurazione? Sì, Pietro subito pronto. Siccome aveva veduto il fatto della trasfigurazione, Gesù splendente e: «Signore, si sta bene qui, facciamo tre tende e stiamocene qui». Ma bisognava ancora discendere dal monte e anche Pietro avrebbe dovuto seguire Gesù nel martirio e pure Giacomo e pure Giovanni, [che] se non è morto di martirio ebbe a soffrire tali sofferenze e una condanna alla morte, sebbene liberato miracolosamente. Dovevano ancora, prima di arrivare lassù, dove si sta bene: bonum est nos hic esse, passare per il calvario. E Gesù che siede alla destra del Padre, e Pietro e Giacomo e Giovanni che son gloriosi in cielo. Ecco, là si sta bene e non c'è bisogno di tende.
Oh, allora, noi ringraziamo il Padre celeste che ci ha dato suo Figlio per Maestro; ringraziamo il Padre celeste perché la dottrina di Gesù Cristo, quello che Gesù Cristo ha insegnato, veniva confermata con i miracoli per cui Gesù mostrava che il Padre era con lui e che lui, Gesù, diceva quello che piaceva al Padre, insegnava ciò che piaceva a Dio1.
E ringraziamo che il Padre celeste ha voluto che il suo Figliuolo lasciasse all'umanità una Maestra, continuatrice del Maestro: la Chiesa, maestra di fede e di morale e di pietà, di preghiera. Riconoscenza, sì. I tempi passano, ma la Chiesa rimane, e rimane sempre maestra di fede e di morale, di santità, di pietà, e continua la missione che il Padre celeste aveva affidato al suo Divin Figliuolo. E come l'umanità doveva ascoltare lui, così l'umanità deve ascoltare la Chiesa ora, la Chiesa che è il Corpo Mistico di Gesù Cristo.
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Quali sono le qualità di questo Maestro Divino?
Primo: egli è Dio ed è la Verità. Non è uno che dice delle notizie che ha sentito o che spiega una scienza che ha letto. No, è lui la Verità, è tutto in lui quello che è. E se un insegnante si uniforma a Gesù, è sulla via giusta perché prende da Gesù, e se, invece, insegna contrariamente a Gesù, è sulla via falsa e non è d'ascoltarsi. Tutto quello che ci viene insegnato, sempre confrontarlo con la Chiesa e con il Maestro Divino: se è conforme, come l'insegnamento di san Paolo, noi lo seguiamo; se non è conforme, noi lo scartiamo. [Gesù] è Dio. E' la Verità stessa.
Poi lui ha autorità di esigere da noi il consenso, e che crediamo. Tutti questi che scrivono e che parlano, non hanno autorità di esigere da noi il consenso, sì. E Gesù, invece, sì, perché egli è padrone della nostra mente. La nostra mente dev'essere docile e consenziente e credere a ogni parola di Gesù, credere alle verità che ha insegnato, credere ai princìpi di santità che egli ci ha dati nel Vangelo e credere quali sono i mezzi di grazia per approfittarne, specialmente i sacramenti. E: «chi crede sarà salvo e chi non crede è già condannato»1. Perciò è un Maestro eccezionale.
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E' un Maestro eccezionale perché egli specialmente conferisce la grazia.
Quale maestro ci può dare la grazia? Nessuno. Anche se fosse un san Tommaso, il quale è il genio più grande dell'umanità, e anche se fosse san Tommaso, noi non abbiamo l'obbligo di credere a lui perché nessuno dipende dal pensare, che da Dio. E nessuno può mettere questo impegno, far questa legge. Quale maestro (...) che vi parla: se non pensi come me... Ma Gesù dice che: «Chi crede sarà salvo e chi non crede sarà dannato»1. E se anche un re, volesse comandare che pensiamo come lui, tanto non ci dà il paradiso, non ci farà salvi, non è suo il paradiso, se anche un re, volesse che dessimo l'assenso e pensassimo come lui. «Chi crede sarà salvo». Intanto chi non crede, non sarebbe condannato da Dio perché un re non può mandare all'inferno. Oh, il re può mandare in prigione, ma non all'inferno, quando appositamente è prepotente, come fanno questi Presidenti di Repubbliche i quali condannano e sacerdoti e vescovi; ma condannandoli anche all'esilio e anche alla morte e alla prigione a vita, non possono condannare all'inferno. Tutto il loro potere e la loro prepotenza, meglio, finisce con la morte e, davanti al tribunale, essi renderanno conto a quel Dio che dà il paradiso e il castigo. E i martiri si presentano a Gesù con sicurezza perché han creduto: «Chi crede sarà salvo». E santo Stefano: «Ecco, io vedo il cielo aperto e Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, alla destra del Padre»2. E così testimonia la sua fede in Gesù Cristo. Egli è uno dei santi, anzi, è il protomartire glorioso in cielo.
Perciò [Gesù] è il Maestro per eccellenza, il Maestro preparato dal cielo, che infonde la grazia (...). E' la Verità, è sua la grazia e chi la vuole bisogna che vada da lui. Perché, se anche abbiamo tutti gli intercessori, Maria Santissima stessa, tuttavia son tutti intercessori, ma la grazia viene da Gesù. Gli intercessori si frappongono tra noi peccatori e Gesù buono, perché abbia compassione di noi, ma nessuno dà la grazia, anche se noi diciamo con parole improprie: "Maria mi ha fatto la grazia". Maria l'ha ottenuta da Gesù come ha ottenuto da Gesù, alle nozze di Cana, la trasformazione, il cambiamento dell'acqua in vino. Dunque, il Maestro.
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Conseguenze: primo: leggere il Vangelo, che vuol dire la parola di Dio, volentieri; secondo, confidare in Gesù che ci dia la grazia per credere e per mettere in pratica; terzo, per quanto è possibile, diffondiamo buone parole, quelle parole che Gesù stesso ha pronunziato, quelle cose stesse che Gesù Cristo ha detto: «Beati i poveri, beati quei che soffrono»1. «Il primo precetto: amar Dio con tutte le forze, con tutta la mente, con tutto il cuore»2 tutti gli insegnamenti di Gesù. E quando è possibile, saper consolare, istruire e aiutare anche le anime. Poi, sapendo che Gesù parla anche ai cuori, oltre che per mezzo della Chiesa, delle predicazioni, della stampa, ecc., parla anche ai cuori, entrare in intimità sempre più bella con Gesù nelle Adorazioni: "Signore, insegnami a pregare" e poi: "Signore, parla all'anima mia". E Gesù ci darà la luce a capire tante cose, ci darà più grazia a credere a tante cose che egli ha insegnato e ci darà forza per praticare tante cose che egli ha detto. Belle Adorazioni. Entrare in conversazione col Maestro Divino: "ecco, sono un ignorante, insegnami, ammaestrami; son debole, fortificami; tu sei il ricco, il potente, dammi tanta grazia perché sia un tuo buon discepolo".
E pregate che tutti gli uomini divengano discepoli del Maestro: «Andate e fate mie discepole le nazioni»3, ecco. Vuole, Gesù, che tutti siano suoi discepoli e così si faccia un solo ovile sotto un solo Pastore4.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 111/a (= cassetta 87/b). - Per la datazione: in PM nessun indizio cronologico. - dAS, 26/2/1961: «m.s. per Messa e meditazione alle PD (CG, SSP)». - L'intera meditazione risulta poco chiara per la registrazione imperfetta e perciò lacunosa.

2 Mt 17,1-9.

1 Cf Gv 13,13-14.

1 Cf Mt 16,16.

2 Cf Gc 2,17.

1 Cf Gv 8,29.

1 Cf Mc 16,16.

1 Cf Mc 16,16.

2 Cf At 7,56.

1 Cf Mt 5,3ss.

2 Cf Mt 22,37.

3 Cf Mt 28,19.)

4 Cf Gv 10,16.