Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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21. LA SINCERITÀ

Siete nel corso degli Esercizi spirituali e ciò significa essere in un tempo di grazia particolare. Gli Esercizi spirituali sono sempre una benedizione che Dio dà ad un'anima, anzi un complesso di benedizioni. Negli Esercizi spirituali Iddio illumina la mente, scuote la volontà fredda o indurita e comunica la grazia al cuore. Il Signore vuol dare ad ognuna le grazie secondo il suo stato.
Non voglio questa sera farvi una predica, ma darvi soltanto alcuni avvisi che mi stanno a cuore.

Sincerità. Noi diciamo vino schietto quello che è proprio puro e non annacquato, pane schietto quando è puro e non entrano elementi estranei; così sincerità vuol dire essere interamente di Dio, non solo con l'abito, ma con cuore; non solo facendo i voti, ma praticandoli, non protestando cento volte di voler amar Dio, ma nell'amarlo realmente.
Facciamo esempi di mancanza e vediamo così quale bella virtù essa sia. Manca di schiettezza chi va a confessarsi non per dire i peccati, ma per sfogarsi; chi va a confessarsi non per cercare il dolore, il pentimento, l'assoluzione, ma per trovar conforto, ed allora, sotto l'ombra santa del sacramento della confessione si fa una conversazione. Bisogna dire i peccati senza giri e rigiri, senza scuse e senza uscire dalla confessione. Non parlar di altro: né della Maestra, né delle sorelle, né di fratelli spirituali, né di fastidi. Andate a prendere l'assoluzione, non cercate altre cose sotto l'aspetto santo. Tanto più quando si è malate, la cosa diventa anche più delicata e si può dare anche cattivo esempio. Se una non è ammalata seriamente, vada in chiesa a confessarsi, a letto il meno possibile. Se vi è una
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confessione breve, deve essere proprio la settimanale; un po' più lunga agli Esercizi, perché allora l'accusa richiede maggior tempo perché generalmente si ha da chiedere qualche consiglio.
Quanto si è detto a riguardo del confessore bisogna che le superiore ve lo comunichino, perché mandarlo a dire per lettera non posso, vedervi neanche, ed intanto i difetti crescono e le tendenze non sono più schiette e sincere.
Siate sempre e ovunque buone piemontesi, buona gente di Cuneo, ossia molto alla buona. «Est, est; non, non; il di più vien dal maligno»1. Ah, come vorrei [che] fossero [così] tutte le professe! Per le confessioni io ho una gran pena. E quelle che sono qui, andando lontano, lo dicano anche alle altre: questa cosa mi sta a cuore, eppure in una circolare io non posso mandarvela a dire.
Guai a chi mette assieme acqua santa e terra: si fa del fango anche se l'acqua era santa. Sono tutte maniere di non ascoltare la Maestra. Quelle che si accorgono di questi abusi, devono comunicarli […], perché i disordini che nascono da questi abusi, possono essere anche gravi […]. Se vi è in terra qualcuno che desidera il vostro bene, io credo di volervene più degli altri ed appunto per questo vi parlo chiaro stasera: Confessatevi, non sfogatevi.
Vedete di fare in modo che nell'anno vi siano cinquantadue confessioni, ma cinquantadue volte tre minuti. Quanti minuti ci volete mettere? Io in tre minuti mi sento di confessare il buon ladrone: voi siete brave figliuole e non ladroni.
Sono andato in una città, volevo confessarmi e per questo mi portai presso un confessionale e attesi che avesse terminato la persona che era prima di me. Aspetta e aspetta, feci in tempo a dire un rosario intero. Quella persona uscì ed era una Figlia di San Paolo. Ma brava, ne avevi per un anno! Quando si passano quei minuti, non c'è volontà di correggersi, non c'è schiettezza. Ma io sono sempre agitata.... Ma io qui... io là... Se sei sempre agitata è segno che non sei sincera. Hai fatto volentieri gli Esercizi? Sì. Ti sei confidata? Sì. Cosa ti hanno detto? Di star tranquilla. E allora basta: siilo.
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Le figlie lunghe a confessarsi, son tarde a ubbidire. Chi è lungo in confessione è perché non trova all'esterno chi assecondi le sue storie, ed allora va ad ingarbugliare il primo sacerdote che trova.
Figliuole, siete tutte giovani, ascoltate chi cerca il vostro bene con tutto il cuore. Caratteristica delle persone lunghe è il mai ubbidire. Siate schiette! Ci vuol tanto [a] dire: Sono superba, ho la testa dura? Con quattro parole fai la confessione e il sacerdote ti manda in pace, assolta dai tuoi peccati, anzi con l'aumento della grazia di Dio. Facciamo della confessione un sacramento e non un consolatorio.

In secondo luogo, essere schiette e sincere vuol dire tenere il vostro carattere: carattere di semplicità e di schiettezza. Quando siete entrate2 non avete trovato né tappeti, né portiere sontuose, né complimenti, ma eravate capaci a far le calze, a rammendare, a metter troppo sale nella minestra. Perché ora volete cambiare? Siete tutte contadine: perché volete imparare i rigiri della città? Spesso le figlie della città si mantengono più semplici di quelle che vengono dalla campagna. Si crede di avere qualche importanza perché si tratta con questa o quella persona: e secondo [di] che si tratta, si crede faccia bisogno di mutar modo. No, siate sempre del vostro carattere: siate semplici!
Gesù veniva da Nazaret, villaggio di campagna, e non mutò mai sistema, né quando trattava con i poveri, né quando trattava con i ricchi, né con i superbi farisei.
Se non sappiamo, non diciamo; e se sappiamo, diciamo semplicemente quanto sappiamo. Fingere di essere ammalate e non esserlo, non va bene. Fingere di aver difficoltà che non si hanno, non va bene. Siate schiette! Non mutate neppure col mutar di luogo: sia che andiate a Trieste che a New York, sia ad Agrigento che a Parigi. Mantenete il vostro carattere semplice e lesto. I giri ed i rigiri non piacciono al Signore. Questo può capitare nell'apostolato e nella povertà, e si verifica con quei di casa e con gli estranei.
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La mancanza di schiettezza sarebbe più grave in fatto di vocazione: se si nascondono certe disposizioni, si manca di schiettezza; se si nascondono certe inclinazioni si manca di schiettezza. Se una vuol farsi suora per trovare uno stato in cui starsene tranquilla, se è spinta dai parenti, ecc., è segno che non c'è vocazione. Siamo schiette: diciamolo.
Con una scusa coprire un difetto, non va bene; fare diverso quando si è lontani, non va bene. Se quella bambina quando esce l'assistente chiacchiera e disturba, non è schietta. Se una mattina si deve lasciar la Comunione, la si lasci, si farà un'altra volta. Perché prendere quell'atteggiamento divoto e tranquillo mentre3 si ha il cuore in battaglia e si è in dubbio se andare o no? Si lasci, si farà un'altra volta. Ma se non vado, cosa diranno? Dicano quel che vogliono: meglio non farla che farla senza disposizioni.
Anche nelle cose di povertà siate schiette e semplici, altrimenti il Signore non benedice. Anania [e Saffira] avevano venduto un podere e si erano messi d'accordo di dare a san Pietro solo parte del ricavato. Ed infatti, interrogati separatamente da S. Pietro, ambedue risposero che quello era tutto il guadagno4. Erano loro i padroni, perché mentire? Poveretti! Volevano apparire più generosi, ma pagarono la loro bugia con la morte. Quante volte vi è del buono, ma si vuole apparire di più. Quante volte una si atteggia ad umile e divota mentre il cuore è pieno di superbia! Quante volte una dice di essere buona a niente, cattiva, ecc. solo perché le rispondiamo: Ma no, non è vero; sta' tranquilla, tu fai bene!. Questo è accontentare la superbia con una umiltà apparente, e al Signore dispiace. Gesù disse: «Non fate come i farisei, che quando digiunano s'imbiancano la faccia per farsi vedere da tutti»5. E tu quando vai a pregare, non andare per farti vedere, ma va' con semplicità da Gesù, e quando sta da te, scegli il posto più nascosto, però sempre decoroso.
Umiltà e schiettezza. Dire in confessione: Io patisco distrazione, fate venir voglia di ridere al confessore. Di' che sei
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sempre distratta. Basta: tutto detto. Non diciamo quelle cose che non crediamo neppure noi. Ah, aspetta... pretende le escano le ali dalle spalle... aver estasi... sì, sì, aspetta! Via queste cose. Siete figliuole che volete amare il Signore e siete imperfette. Se fate un'opera buona, non ditelo a tutti. Vi era un superiore che voleva farsi vedere umile e diceva: Io superiore, sebbene indegnamente... io, sebbene indegnamente, e avanti di questo passo. Un giorno va a lui un religioso e gli dice: Lei superiore, sebbene indegnamente.... Ahi, l'umiltà del superiore fu messa alla prova!
Ho fatto l'esempio dell'umiltà perché voi ridiate6 e si può dire anche davanti a Gesù sacramentato, ma vorrei farlo anche sulla purezza e sulla povertà, vorrei farlo anche sulle relazioni fra sorelle e sorelle, con le Maestre, ma a certi particolari qui non posso scendere. Vi sono anime che cercano e amano davvero il Signore, altre lo cercano pure, ma coprono l'amor di Dio con frasche, cioè con belle parole, con atteggiamenti devoti. Anche quelle lettere lunghe sono indizi che non vi è schiettezza. Se avesse voluto dirvi la verità avrebbe scritto mezza pagina.
Siate schiette! Così siete nate, siete state formate: perseverate. Questa schiettezza vi renderà care a Dio e agli uomini. Quando all'esterno apparite poco, ma chi vi avvicina vede che in voi vi è vero amor di Dio, finisce con lo stimarvi. Ma quando si vuole apparire più di quanto si è, è tutta infingardaggine che al Signore non piace. Vi sono delle pere brutte, ma buone; altre invece belle, ma cattive; voi di quali volete essere? Siate sincere; si vada alla Confessione veramente per ricevere l'assoluzione e non si faccia del confessionale un parlatorio o un consolatorio. Si vada alla Comunione veramente per ricevere Gesù e la sua grazia, e non si guardi se una ha già fatto vestizione7 o no, se ha fatto i voti o non ancora, se li ha fatti perpetui o temporanei: non è questo ciò che conta.
Siate Figlie di San Paolo, non vogliate fare ciò che spetta ad altre suore! Imparate prima bene il vostro apostolato che è così
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bello e così vasto, mentre siete poche in confronto al bisogno. Ma non sarebbe bene che facessimo anche.... Imparate bene il vostro apostolato, siate semplici e vi moltiplicherete, così anche i meriti. Siate semplici anche nelle letture: non cercate libri alti e difficili. Che sappiate bene il catechismo grande8; ne saprete abbastanza e potrete salvare mezzo mondo. Nei libri difficili non trovate che garbugli: prendete quelli che vi dà Casa Madre, siate figliuole buone! Davide con un sassolino atterrò il gigante Golia; voi con i vostri libri, catechismi e Vangeli, potrete abbassare le potenze dell'Inferno.
Neppure più nella Comunione vi è la semplicità: si cercano orazioni con parolone, e si finisce per non dire più a Gesù quanto si ha bisogno: Signore, datemi fede, speranza, carità. Perdonatemi i miei peccati. Fate che vi ami con tutto il cuore. Voglio essere vostra.... Basterebbe picchiarsi il petto da principio alla fine. O beata schiettezza che ci rende cari a Dio e ricchi di meriti preziosi! Io vi vorrei le figlie più schiette e più semplici. Se sarete così, vi moltiplicherete di numero, e moltiplicherete i vostri meriti.
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* Ciclostilato, di fogli 3 (23,3x35) comprende le tre prediche tenute dal Fondatore ad Alba nel corso degli Esercizi spirituali, iniziato il 10 novembre 1934: “La sincerità”, “La vita comune”, “La mortificazione” (cf anche le note spirituali di Maestra Tecla: Taccuino 10B, pp. 74. 88. 114). Sul ciclostilato è indicato titolo, autore e data. “La sincerità” fu tenuta il 12 novembre 1934.

1 Cf Mt 5,37: «Sì, sì; no, no…».

2 Originale: vi siete formate.

3 Originale: e si ha.

4 Cf At 5,1-6.

5 Cf Mt 6,16.

6 Originale: ridete.

7 Originale: Se una è già vestita o no.

8 Originale: grosso. Deve trattarsi del testo curato dal sacerdote della SSP: Costa D., Via, Verità e Vita, Alba 1933.