Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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15. FESTA DI SAN PAOLO*

Le circostanze hanno contribuito a rendere più solenni e più devote le nostre feste ad onore di S. Paolo.
Il mese di giugno trascorse in un fervore più vivo. La spiegazione delle Epistole di S. Paolo, fatta con fede durante il mese di giugno, l'abbiamo consacrata a lui, e fu [di stimolo a] la vita più intima, di maggior divozione e di maggior umiltà presso un buon numero di anime. E poi le circostanze esterne. Ieri e stamattina si è trovato qui fra di noi l'Arcivescovo Delegato Apostolico delle Isole Filippine. Questa mattina abbiamo poi anche sentito la parola viva ed ardente dell'infaticabile nostro Vescovo1, e la maestà del rito ha santamente impressionato le nostre anime. Poi la vestizione di un buon numero di Figlie di San Paolo2, e stamattina di un buon numero di aspiranti nella Pia Società San Paolo fra gli studenti. [In] ogni casa, dove vi sono bambini e studenti, vi è speranza, letizia e fermezza di prospero avvenire; poi una nuova vestizione è per noi argomento di fervore, è per noi argomento di grazie per l'avvenire.
Ed è bene che ricordiamo un'altra circostanza, ed è che a queste nostre feste si sono trovati qui radunati in numero discreto i nostri carissimi Cooperatori. Oggi sono venuti con noi a pregare l'apostolo Paolo ed a ricevere dal comune Padre le grazie grandi che sa riservare a tutti i suoi figli.
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Questa sera accostiamoci ancora di più a questo nostro Padre e quasi facciamo ressa verso la sua santa persona. Vivi Paolo!
Ecco, noi dobbiamo considerare questo, che la divozione a S. Paolo dev'essere una divozione viva, poi che porti in noi un nuovo spirito, una nuova forza, un nuovo zelo, una nuova fiducia e una nuova speranza.
Si dice che quando Michelangelo scolpì il suo Mosè, e lo scolpì così bene, che poi rimase quasi meravigliato di se stesso e della sua opera, e in un eccesso quasi di entusiasmo gli scagliò contro lo scalpello dicendogli: Eh, parla!, talmente era parlante e viva quella figura che pure era di marmo.
L'apostolo Paolo bisogna che viva, e significa che viva con la sua scienza, col suo zelo, che viva con il suo spirito. Dobbiamo aspirare a questo: di risuscitare il suo spirito in noi; di apprendere la sua scienza; di rivivere, di ridestare il suo zelo altissimo di apostolo. La scienza dell'Apostolo era altissima.
Egli in verità ha saputo penetrare la scienza della carità di Gesù Cristo: in alto, nella sua profondità, nella sua larghezza, nella sua ampiezza3. Ogni versetto delle sue lettere può dare origine ad un libro, si può dire. Di S. Paolo sono stati scritti tanti libri che basterebbero a riempire delle biblioteche. Lo zelo dell'apostolo Paolo non ebbe limiti e confine. Oh, quei santi viaggi! Non erano dei viaggi di piacere, non andava mica ad Atene a visitare i monumenti dell'antichità; non veniva a Roma per ammirare le meravigliose opere degli imperatori e della repubblica romana. No, egli andava in cerca di anime. La sua sete, la sua febbre, la sua aspirazione di ogni giorno lo penetrava, il fuoco di ogni giorno lo infiammava a salvezza delle anime.
S. Paolo ci si presenta come uomo di austera virtù: la sua fede incrollabile, la sua speranza fermissima, la sua carità ardente, il suo spirito di preghiera altissimo, la sua elevazione, le contemplazioni, di cui fu da Dio favorito. Quale mirabile forma!
Nella nostra Casa di Roma per tutto il mese di giugno si trattò questo argomento: S. Paolo maestro di preghiera; e mi dissero, l'altro giorno, che non erano riusciti ad esaurire l'argomento.
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Vivi Paolo! Di nuovo con la tua4 scienza, con il tuo spirito, con il tuo zelo, con il tuo fervore, con la santità. Vivi ed illumina le menti ottenebrate, vivi e sostieni nelle lotte gli apostoli ardenti dei nostri giorni; vivi e porta alle anime intime, alle anime che amano la comunicazione più stretta con Dio, le tue elevazioni e le tue contemplazioni! Vivi come sei vissuto in S. Marco, vivi come sei vissuto in S. Tito, vivi come sei vissuto in S. Timoteo, vivi come sei vissuto in S. Luca, vivi come sei vissuto in S. Tecla5.
Ricordiamo due santi in cui sembrava di nuovo incarnato S. Paolo, tanto che S. Ambrogio6 ad un certo punto esclama: Pare che lo spirito di Paolo voglia risuscitare. E poco tempo fa un dotto conferenziere scriveva: Mi sembra, nell'ammirare quell'uomo, che Paolo sia di nuovo uscito dalla sua tomba, e di nuovo abbia scosso la terra con la sua parola altissima: voglio dire S. Giovanni Crisostomo.
È bene che ricordiamo ancora un altro santo: S. Antonio Maria Zaccaria7, il fondatore dei Barnabiti, giacché anche stamattina abbiamo sentito parlare dello spirito della [sua] Congregazione che fece e fa tanto bene in mezzo al mondo. Noi abbiamo la grazia di vedere anche oggi quasi risuscitato lo spirito di questo grande santo, e quindi lo spirito di S. Paolo, di cui il nostro Vescovo è diligentissimo e veramente instancabile [esempio] che dappertutto dove arriva riporta una nuova impronta di giovinezza, di letizia e di energia.
S. Antonio Maria Zaccaria eminente letterato, profondissimo filosofo, dotto medico, per ispirazione divina studiò le cose sacre e venne innalzato al sacerdozio. In quei tempi funestissimi il suo cuore fu talmente riempito di zelo verso i mali di cui soffriva la Chiesa, la fede di Gesù Cristo, che non ebbe limiti e consumò in un santo eccesso di zelo troppo presto le sue molte energie. Dopo aver fondato due Congregazioni, dopo aver istituito
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le sante Quarantore, egli ha lasciato alla Chiesa lo spirito di cui era fornito. L'Oremus che diciamo a questo santo ripete presso a poco cosa già abbiamo sentito questa mattina: «O Signore, conserva a noi la grazia di imparare la sopraeminente scienza della carità di Gesù Cristo con lo spirito di S. Paolo apostolo»8.
Lo spirito di questi santi riviva in mezzo a noi.
S. Paolo noi dobbiamo considerarlo come nostro padre, come il nostro amico; dobbiamo studiarlo, pensarlo, pregarlo, imitarlo ogni giorno. Viva san Paolo in noi! E per [far] vivere san Paolo in noi, deponiamo ai suoi piedi questa sera tre propositi; e fra i tre propositi si raccolgano anche le continue esortazioni che ci ha fatto il nostro Vescovo: attendere seriamente agli studi; voglia concederci questa grazia l'Apostolo! Secondo proposito: attendere con zelo all'apostolato a cui il Signore ci ha chiamato. Vanno moltiplicandosi in mano ai protestanti e ai cattivi i mezzi di propaganda del male. Vivi Paolo! E moltiplica gli apostoli del bene e che con la parola e con la penna facciano conoscere Gesù. Gesù venga cantato da tutti i popoli come Via, Verità e Vita.
E terzo proposito: lo spirito di preghiera. I prossimi Esercizi ed alcuni corsi di Esercizi già fatti sono sopra questo spirito di preghiera9. Paolo fu prima di tutto un uomo di orazione: Ecce enim orat10. poi apostolo. Prima di tutto: vas electionis11, poi doctor gentium12.
Viva dunque S. Paolo ed ecciti in noi questo spirito di preghiera, questo spirito di fervore che egli stesso aveva tanto grande nel suo cuore.
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* Testo stampato in EC, 7[1934]3-4. La predica fu tenuta nel tempio di San Paolo, durante i Vespri, presente tutta la Famiglia Paolina. Recita la cronaca: «A S. Paolo si fece ritorno per la funzione del Vespro. In essa tenne la predica il Sig. Primo Maestro, predica che riportiamo a parte» (Ibid., p. 2). In EC il titolo è indicato nel modo seguente: “La parola del Primo Maestro (Festa di S. Paolo)”. La commemorazione ricorre il 30 giugno, ma in quell'anno, stando alla cronaca, fu celebrata la domenica: 1° luglio (Ibid., p. 2).

1 È Mons. Luigi Grassi (1887-1948), piemontese, membro della Congregazione dei Chierici regolari di san Paolo, chiamati comunemente Barnabiti. Ordinato sacerdote nel 1910, vescovo di Alba dall'11 giugno 1933, succedette a Mons. Giuseppe Francesco Re, e accompagnò con particolare cura il cammino di assestamento della Famiglia Paolina.

2 La vestizione fu fatta per la prima volta nella chiesa non ancora finita, il 30 giugno 1934, presente il Vescovo di Alba (cf EC, 7[1934]1).

3 Cf Ef 3,18-19.

4 Tutto il paragrafo è un dialogo con Paolo; l'aggettivo possessivo “suo” è stato sostituito con “tuo” per uniformare il pensiero.

5 Tecla (sec. I), convertita da S. Paolo, morì martire.

6 Ambrogio (339-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa.

7 Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), nato a Cremona (Lombardia), fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo, discepolo di san Paolo e devotissimo dell'Eucaristia.

8 Colletta della Messa del Santo la cui memoria ricorreva il 5 luglio. L'espressione è più volte ripresa da Don Alberione, ad es. nella preghiera: Prima di leggere la sacra Scrittura (cf Le preghiere della Famiglia Paolina).

9 Nel 1934 Don Alberione predicò sulla preghiera, particolarmente alla SSP. Attesta don Timoteo Giaccardo: «Nel 1934 i Sacerdoti prima e poi i Chierici della Pia Società San Paolo fecero gli Esercizi Spirituali su “la Preghiera”, predicati loro dal Rev.mo Sig. Primo Maestro. Le meditazioni con le istruzioni dei primi quattro giorni, rivedute diligentemente vennero raccolte in questo primo volume a cui seguirà il secondo se a Dio piacerà» (cf Sac. Alberione G., Oportet orare, vol. I, PSSP, Alba 1937, presentazione). Il secondo volume, dal titolo È necessario pregare sempre, Figlie di San Paolo, Alba-Roma 1940, raccoglie in gran parte gli Esercizi spirituali predicati da Don Alberione alle Figlie di San Paolo nel febbraio del 1938.

10 Cf At 9,11: «Ecco sta pregando».

11 Cf At 9,15: «...strumento eletto».

12 Cf 1Tm 2,7: «Maestro dei pagani nella fede e nella verità».