LA STUDIOSITÀL'acquisto della scienza costa fatica: il nostro corpo infatti, per sua natura, non solo non facilita, ma piuttosto impedisce una intensa applicazione della mente alla conoscenza della verità.
La nostra anima invece, la nostra intelligenza, per sua natura sentono fortemente l'inclinazione, il desiderio, la brama di
conoscere, di sapere.
Occorre quindi fermezza per applicarsi allo studio, nonostante la fatica che naturalmente sentiamo; e nello stesso tempo è necessario contenere nei giusti limiti, regolare secondo i principi della retta ragione e della fede, il desiderio, la brama di sapere. E' questo il compito di una speciale virtù morale:
la studiosità.
«Studiositas (a
studio seu vehementi mentis applicatione) est virtus moralis moderans appetitum et Studium veritatis cognoscendae secundum regulas rectae rationis fide illustratae».
Però non si confonda la
virtù con la conoscenza stessa della verità, con il sapere: ciò che costituisce la virtù della studiosità è il
desiderio, la volontà sincera di conoscere la verità;
l'applicazione allo studio, l'applicazione della mente per conoscere quanto è necessario all'adempimento dei nostri uffici, quanto è utile e conforme al nostro fine.
Per esempio: applicarsi a studiare le materie insegnate a scuola; industriarsi a comprendere e trovare mezzi adatti per fare meglio la propaganda, ottenere maggiore risultato nella tecnica; interessarsi di un determinato argomento per scrivere un articolo; applicarsi a conoscere meglio il metodo di fare l'esame di coscienza, la meditazione; a comprendere più profondamente la virtù dell'umiltà, della carità, ecc. per meglio praticarle. Tutte azioni che costituiscono altrettanti atti di virtù della
studiosità.
La pratica di questa virtù richiede la mortificazione di due tendenze peccaminose: a) La
negligenza, cioè l'omissione volontaria di sapere le cose che siamo obbligati a imparare e conoscere secondo il nostro stato e la nostra condizione, b) La
curiosità, cioè un eccessivo ardore di conoscere cose inutili, che non ci interessano o superano la nostra capacità.
Meditare spesso le parole di San Bernardo: «Sunt qui scire volunt eo fine tantum ut sciant, et turpis
curiositas est; et sunt item qui scire volunt ut scientiam suam vendant, verbi causa pro pecunia, pro honoribus, et turpis
quaestus est; sed sunt quoque qui scire volunt ut aedificent, et
caritas est; et item qui scire volunt ut aedificentur, et
prudentia est».
E gli avvertimenti dello Spirito Santo: «Non cercare quello che è al di sopra di te, e quello che è al di sopra delle tue forze non lo indagare; ma pensa sempre a quello che Dio ti ha comandato, e non essere curioso scrutatore delle molteplici opere di lui; perchè non è necessario per te vedere coi tuoi occhi le cose astruse. Non ti lambiccare il cervello in cose superflue, e non essere curioso scrutatore delle opere di Dio; perché a te sono state mostrate molte cose che sorpassano l'intelligenza dell'uomo. -Molti sono stati tratti in inganno dalle loro opinioni e ritenuti nell'errore dai loro sensi» (Eccli. 3, 22-26).
Per santificare la nostra mente, non solo dobbiamo chiedere il dono della scienza, dell'intelletto, della sapienza; non solo dobbiamo praticare la fede; ma anche mettere al servizio di Dio la nostra intelligenza nella pratica della
studiosità.
Sac. D. Federico Muzzarelli