Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO XXV
ASSISTENZA AGLI INFERMI
SEPOLTURA - CIMITERO 1


Assistenza

«Ero infermo e mi avete assistito» [Mt 25,36]. Due sono le assistenze ai malati: una riguarda il corpo, l’altra riguarda l’anima.
Il Divin Maestro guarì tanti ammalati: il cieco nato, il paralitico, l’idropico, quello della mano arida, l’emorroissa, ecc. In principio della sua vita pubblica, dopo la vocazione di
Pietro, entrato nella casa di questo suo prediletto discepolo, guarì la suocera; il Vangelo nota che, essendo sera, «gli portarono molti ammalati e tutti quelli che avevano in casa degli infermi affetti da qualsiasi malattia, li portavano a lui; così pure gli conducevano gl’indemoniati. Ed Egli, imponendo loro le mani, li guariva e cacciava i demoni; si adempiva così la parola d’Isaia: Egli si prese le nostre infermità, Egli portò via i nostri mali» [cf. Mt 8,14-17].
La Chiesa sempre ebbe gran cura degli ammalati e dei moribondi. Gli ospedali, i ricoveri per i
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vecchi, le premure per gli appestati furono innumerevoli. Nel Rituale Romano vi sono molte pagine che si occupano della Cura degli Infermi. La Chiesa ha lo spirito del Cuore di Gesù: «Ho pietà di questo popolo» [cf. Mt 15,32]. Gli ammalati, i poveri, i bambini, i deboli sono l’oggetto prediletto delle sue premure.

* * *

Visitare gli infermi è opera che imita la Santa Madonna, la quale dopo l’Annunciazione si portò alla casa di Elisabetta e là si fermò tre mesi servendola come un’umile ancella.
Le opere che compiono gli ascritti alle Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli 2 in servizio dei malati e dei poveri, sono davvero ammirabili al cospetto della società e della Chiesa. Essi recano pane, carne, medicine, legno.3 Ma specialmente essi prestano a tutti i servizi più umili: rifare i letti, curare le piaghe, pulizia alle camere, apprestare i cibi. E quello che ancor più ammirabile si è: le molte sante industrie per disporre lo spirito alla cristiana rassegnazione e per preparare all’estremo passo i moribondi.
Vi è un cumulo di pregiudizi e insidie da sventare circa la cura spirituale degli infermi: altri dipendono dal malato, altri dipendono da chi vi è attorno. Ma tutti approdano a questo: che il povero infermo muoia senza prepararsi e passi all’eternità inconsciamente. Eh! sì che 4 tutti, ma specialmente i poveri peccatori, hanno gran bisogno di riconciliarsi con Dio, con quel Dio che stende le
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braccia della sua misericordia fino all’estremo momento.
Discende in quel momento supremo il demonio con grande ira, sapendo che più poco tempo gli rimane per conquistare quell’anima; raddoppiano le loro premure i SS. Angeli per salvarla. È un momento da cui dipende l’eternità.

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Assistere spiritualmente i poveri infermi significa:
1° Consolarli con il compatimento, con i pensieri e le verità della religione, del Crocifisso, del Paradiso.
2° Chiamare per tempo il Sacerdote, affinché possa amministrare i SS. Sacramenti mentre l’infermo è ancora in possesso delle facoltà mentali, per quanto il decorso della malattia lo permette. I Sacramenti degli infermi non sono i sacramenti dei morti, né per i destituiti dei sensi. Nessun atto richiede tanto l’intelligenza ed il libero consenso e la cooperazione umana cosciente, quanto i SS. Sacramenti.
3° Preparare l’infermo stesso ai Sacramenti: coll’avvisarlo con prudente ma ferma carità del suo stato; con l’aiutarlo a prepararsi ad accettare la volontà divina, così ardua in quei momenti; con il disporlo alla confessione, S. Viatico, Estrema Unzione e Benedizione Papale, o alle altre indulgenze.
4° Man mano poi che si avvicina la morte, il pio assistente moltiplica le caritatevoli premure facendo
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e sollecitando alla preghiera, suggerendo brevi orazioni e giaculatorie; recitando le preghiere stabilite dalla Chiesa per gli agonizzanti; vigilando perché il demonio scaltro non abbia a vincerla con astute tentazioni di disperazione o presunzione; curando, in poche parole, che la vita sia prolungata quanto si può, che l’agonia sia confortata, che la persona passi all’eternità nel massimo fervore.


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Quanta vacuità umana, e prudenza crudele, e qualche volta anche nauseante, in certe assistenze ad infermi! Il mondo che non ha i beni eterni, e in quel momento non sa conservare i beni temporali, si ritiri, si allontani: l’anima ha bisogno di Dio e del suo ministro. Più è diligente l’assistenza ai malati, più è zelante chi assiste e tanto più saranno le anime che si salvano e che abbreviano il loro Purgatorio, od anche lo schivano.
Perciò il Papa Pio X ha voluto approvare la Santa Crociata pei Moribondi, sotto la protezione di S. Giuseppe. Eccone lo statuto:


SCOPO. – Introdurre in tutta la Cristianità la pia usanza di aiutare con preghiere e opere di carità i poveri moribondi, come è ovunque introdotta quella di suffragare i defunti. Questi sono già al sicuro pel Cielo, mentre i primi sono in pericolo di perderlo per sempre. Lo scopo dunque di questa grande crociata spirituale rilevasi dalle parole del
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Santo Padre Pio X nel Breve del 12 febbraio 1914: «Desiderando Noi di far conoscere quanto apprezziamo questa lodevolissima Istituzione, vogliamo che il Nostro Nome venga scritto pel primo fra tutti i soci della medesima, esortando tutti i Nostri amati Fratelli nel Sacerdozio a non dimenticarsi di ricordare ogni giorno nel Divin Sacrificio gli agonizzanti. Parimenti consigliamo a tutti i fedeli, e soprattutto ai Religiosi dell’uno e dell’altro sesso, di abituarsi ad innalzare speciali preghiere a Dio ed a S. Giuseppe a favore dei morenti; giacché se santo e salutare pensiero è quello di pregare per i defunti, che sono giunti al porto della salvezza, non è men degna di raccomandazione la premura d’implorare l’aiuto del Cielo su gli infelici che si trovano nell’estremo cimento, da cui dipende l’eternità».

CONDIZIONI. – Fare iscrivere il proprio nome nel registro della Pia Unione Primaria di Roma o alle Filiali erette canonicamente. – Recitare mattina e sera, possibilmente, questa giaculatoria: «O San Giuseppe, Padre putativo di Gesù Cristo, e vero Sposo di Maria Vergine, pregate per noi e per gli agonizzanti di questo giorno (o di questa notte)».

VANTAGGI. – Indulgenza Plenaria, confessati e comunicati, visitando qualunque chiesa nel giorno dell’iscrizione. – Plenaria ascoltando la S. Messa o facendovi la S. Comunione per i moribondi. – Plenaria in punto di morte alle solite condizioni. Plenaria il 19 marzo e festa del Patrocinio – 300
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giorni mattina e sera recitando la prescritta giaculatoria – 100 giorni per ogni opera di pietà o carità fatta a pro della Pia Unione.
I Sacerdoti iscritti nel turno della S. Messa, godono di molti privilegi concessi da Benedetto XV e confermati da Pio XI, il quale pure si è degnato di iscriversi nella S. Crociata.
Oltre a questo tesoro d’indulgenze, gli iscritti godono del frutto delle SS. Messe che ogni giorno si celebrano nel Tempio del Transito;5 partecipano dei beni spirituali di quasi tutti gli Ordini e Congregazioni Religiose aderenti alla Santa Crociata, con un tesoro immenso di SS. Messe, Comunioni, penitenze, orazioni, indulgenze, eroismi di zelo, ed opere buone fatte dai medesimi in ogni parte del mondo.

RACCOMANDAZIONI. – I RR. Sacerdoti nel Memento della
S. Messa, i fedeli nella S. Comunione preghino pei morenti, e così lucrano l’Indulgenza Plenaria, come è detto sopra. – Offrano pure spesso i propri meriti, preghiere, mortificazioni, croci e buone opere per gli agonizzanti. – Abbiano particolare devozione a S. Giuseppe nei mercoledì, recitandone le Sette Allegrezze 6per le quali si lucra indulgenza di 300 giorni. – Facciano la Novena o il Triduo in precedenza alle sue Feste.

– Facciano, per una sola volta, un’offerta non inferiore a 50 Centesimi per avere la Pagella-ricordo, e concorrere al compimento del Santuario mondiale di San Giuseppe in Roma, nel quale si deporranno i nomi
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dei pii oblatori. – Procurino di abituarsi alla recita della giaculatoria, dopo le orazioni del mattino e della sera. – Invitino ad associarsi alla Pia Unione ed abbonarsi al Bollettino «La S. Crociata» (Abbonamento L. 4; per l’Estero fr. 5) amici e parenti, perché presto si abbiano milioni di iscritti sulla terra, che aprono il Cielo a migliaia di morenti!
Gli iscritti in questo primo decennio sono 4 milioni, fra cui 34 cardinali, 400 Vescovi, 100 mila Sacerdoti.
Pensa, o cristiano: come ad ogni battito del tuo polso, un’anima passa alla vita eterna; e ciò risulta da accurate statistiche fatte; perciò vi sono più di 50 milioni di morenti ogni anno. Orbene, col mondo odierno paganeggiante, con tante morti violente, per apoplessie, guerre, terremoti e disastri, ben pochi muoiono bene. Prega, dunque, e rifletti alla eterna ricompensa che avrai se riuscissi a salvare anche una sola anima al giorno! Prega, e rifletti che, fra non molto, anche tu ti troverai nel terribile cimento e sentirai il bisogno del patrocinio del gran Santo e delle preghiere dei tuoi fratelli, e ringrazierai il Signore d’aver appartenuto a questa Santa Crociata, a questa Società di previdenza per la vita immortale!

Sepoltura


È la prima cura che si ha del cadavere; come del compagno dell’anima nella vita e nelle opere;
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e anche del sacro tempio ove abitò lo Spirito Santo; e di membra che, purificate nel sepolcro, saranno richiamate a nuova vita nel gran giorno.

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Appena spirata l’anima, è bene intrattenersi qualche momento in preghiera e silenzio, perché in quel momento sicompie il giudizio e si fissa un’eternità. È l’istante più solenne e grave per le conseguenze eterne. L’anima entra nella casa della sua eternità.
È meritorio il dolore per la perdita dei nostri Cari; e noi dobbiamo non abbandonarci ad un dolore soltanto umano, ma le nostre lacrime rassomiglino a quelle di Gesù sulla tomba dell’amico Lazzaro. Noi non siamo come gli uomini che non hanno speranza. La nostra pena sia eco di quella che provarono Gesù e Maria alla sepoltura di San Giuseppe.

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Quindi occorre pensare a comporre convenientemente quella salma che la morte ha fatta sua vittima e preda. Tutto sia sacro, come è sacro il momento: il modo di trattare il cadavere, il modo di rivestirlo, gli abiti che gli si indossano, gli oggetti (crocifisso e corona almeno!) che gli si mettono sopra. Siano austeri e sacri gli addobbi, i quadri della camera, i mobili attorno: pochi ceri, e almeno uno; poco verde ad indicare la speranza, molte preghiere. Vi sono usi sociali buoni di partecipazioni e di condoglianze che è buono conservare
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ed adempiere, secondo [quanto] praticarono i buoni che seppero vivere convenientemente fra gli uomini, facendosi santi. Ma ricordiamo che l’amore all’estinto si dimostra: in primo luogo con le preghiere ed i suffragi; in secondo luogo con l’adempierne, al più presto, la volontà ed i desideri; in terzo luogo col rendergli quell’onore e fargli quell’omaggio di lutto che conviene secondo la sua posizione ed i suoi meriti. La passione della vanità, come quella dell’avarizia e della sensualità vana si pascolano persino nei morti. A noi splenda e guidi la fede. La cassa, l’accompagnamento funebre, la funzione in chiesa, la tomba siano decorosi e convenienti; ma special

mente la divozione, lo spirito di preghiera, la pietà nei discorsi mostrino quanto cristianamente sappiamo amare e ricordare. Se Sant’Agostino lamentava che fin dai suoi tempi vi erano funerali che servivano più all’ambizione dei vivi che a sollievo dei morti, ciò si può ripetere pure oggi.
In chiesa o durante la sepoltura, o nel primo giorno libero, vi sia il S. Sacrificio della Messa, in cui sarà molto bene che i parenti si accostino alla Santa Comunione.

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Tobia aveva molta cura di dare onorata sepoltura ai defunti: e l’Arcangelo Raffaele lodò questa sua opera di pietà. Tanti esempi di Santi, che si prendevano anche sulle spalle i cadaveri degli appestati
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per seppellirli convenientemente, ci presenta la Chiesa; imitiamoli nel modo che ci è dato; poiché è un suffragio ed un’opera di misericordia, che il Signore ci pagherà abbondantemente. Il partecipare al funerale di un nostro caro è sempre una lezione utilissima anche per l’anima nostra: la morte contiene insegnamenti austeri, eterni: «O Morte, è buono il tuo consiglio».7Dal feretro esce una voce solenne, ammonitrice: «Oggi a me, domani a te». «Siate preparati, perché nell’ora cui non pensate, verrà il Figlio dell’uomo» [Mt 24,44].

S. Margherita da Cortona si convertì all’aspetto del cadavere dell’ucciso suo compagno di peccati; e divenne una Santa.
S. Franceso Borgia,8 nel mirare il cadavere già in putrefazione della Regina, prese la grande risoluzione: Voglio servire un padrone che non venga mai a mancare.
S. Silvestro Abate 9 era prima con mille pensieri e progetti di mondo: ma quando meditò la vanità dei beni della terra sul sepolcro aperto di quel suo parente, la sua conversione fu compiuta; la Chiesa ebbe un nuovo istituto religioso, il cielo un Santo di più.

Cimitero


È così chiamato quel campo che è santo! perché vi domina la croce; perché vi si purificano i corpi dalle brutture; perché il peccato non vi regna più; perché avverrà colà il gran fatto della risurrezione.
La parola cimitero significa luogo di dormizione
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poiché i morti udiranno la gran voce della tromba finale e risorgeranno quanti avranno udito.
Là è il campo comune: poiché, se i vivi hanno proprietà e case distinti, quel terreno invece è di tutti e per tutti; tutti là vi abbiamo persone che ci precedettero nel viaggio verso l’eternità.
Là andremo ancora noi, quando la morte passerà a dividerci dai vivi ed a trasportare l’anima al cielo e il corpo subirà lo sfacelo della distruzione.

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Anzitutto le tombe siano convenienti, ma senza vano lusso! Anche colà l’ambizione ha saputo entrare e qualche volta persino una così detta arte ha introdotta la profanazione. La croce ed i simboli della risurrezione devono predominare, perché regni la speranza.
Inoltre il camposanto si visiti frequentemente, e con lo spirito cristiano che ci ispira la Chiesa: mestizia, speranza, pie risoluzioni.
Nel giorno dei Defunti occorre ripulire ed ornare le tombe; ed inoltre è bene recarvisi con la famiglia ed i conviventi per un doveroso e salutare tributo di affetto e di preghiere. Trattiamo [il defunto] come vorremmo essere trattati noi.

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Ecco alcune preghiere che si possono recitare dopo il De profundis.
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Per un defunto
ORAZIONE. - Degnatevi, o Signore, di esaudire le nostre preghiere, con le quali ricorriamo supplichevoli alla vostra misericordia, affinché l’anima del vostro servo, che per decreto del vostro volere è uscita da questo mondo, sia da voi collocata nel luogo di pace e gloria e sia ammessa alla società gloriosa dei vostri Santi. Per i meriti del Signore nostro, ecc.

Per una defunta

ORAZIONE. - Vi preghiamo, o Signore Iddio, ad usare la vostra bontà verso l’anima della vostra serva, coll’avere misericordia di essa; ed ora, che è sciolta dalle miserie di questa vita mortale, degnatevi di ammetterla al possesso della salute eterna. Per i meriti del Signore nostro, ecc.

Nel giorno dell’anniversario

ORAZIONE. - O Dio, Signore delle misericordie, degnatevi di concedere alle anime dei vostri servi e delle vostre serve, dei quali commemoriamo il giorno anniversario della morte, la fine dei loro patimenti, la felicità del riposo e la luce della gloria. Per nostro Signore Gesù Cristo, ecc.

Per i fratelli, congiunti e benefattori

ORAZIONE. - Signore Iddio, donatore del perdono dei peccati e desideroso della salute degli uomini, noi ricorriamo alla vostra clemenza, affinché, per intercessione della Beata Vergine Maria e di tutti i vostri Santi, vi degniate di ammettere al godimento della vostra perpetua beatitudine le anime dei nostri fratelli, congiunti e benefattori che passarono da questa vita mortale all’eternità. Per nostro Signore Gesù Cristo, ecc.
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Per tutti i fedeli defunti
ORAZIONE. - Dio, creatore e redentore di tutti i fedeli, concedete la remissione di tutti i peccati alle anime dei servi e delle serve vo
stre, onde ottengano da voi quella misericordia, che sempre umilmente desiderarono. Voi, che vivete e regnate per tutti i secoli, ecc.


PRATICA: Salutate tutti i defunti ogni sera al suono dell’Ave Maria, almeno con la recita del requiem æternam. Specialmente, mettendovi a letto, pensate che forse qualcuno dei vostri cari dorme su un letto di fiamme in Purgatorio e si lamenta: «Non ho un uomo che pensi a me» [cf. Gv 5,7].

GIACULATORIA: «Ricordati, Signore, dei tuoi servi e delle tue serve che ci hanno preceduti nel segno della fede e dormono il sonno della pace. Dona loro, Signore, e a tutti [coloro] che riposano in Cristo, un luogo di refrigerio, di luce e di pace. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen».
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FRUTTO


Rito della sepoltura
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Nella casa del defunto

«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28).
«Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe» (Sal 129).
«L’eterno riposo dona a lui [a lei], Signore, e la luce perpetua risplenda per lui [per lei]. Riposi in pace».

Processione alla chiesa

Recita o canto dei Salmi 50, o 114, o 115.

In chiesa

Celebrazione della Messa funebre secondo il nuovo Messale Romano.

Al cimitero

«In Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri, e ti conducano nella santa Gerusalemme.
Ti accolga la Vergine, e con Lazzaro povero in terra tu possa godere il riposo eterno nel cielo».

Raccomandazione e commiato

Prima di compiere, secondo il rito cristiano, il pietoso ufficio della sepoltura, supplichiamo con fede Dio nostro Padre, in lui e per lui tutto vive. Noi affidiamo alla terra il corpo mortale del nostro fratello N., nell’attesa della sua risurrezione; accolga il Signore la sua anima nella comunione gloriosa dei santi; apra le braccia della sua misericordia, perché questo nostro fratello, redento dalla
morte, assolto da ogni colpa, riconciliato con il Padre e recato sulle spalle dal buon Pastore, partecipi alla gloria eterna nel regno dei cieli.


Al sepolcro

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che riposando per tre giorni nel sepolcro, hai illuminato con la speranza della risurrezione la sepoltura di coloro che credono in te, fa’ che il nostro fratello [o sorella] N. riposi in pace fino al giorno in cui tu, che sei la risurrezione e la vita, farai risplendere su di lui [lei] la luce del tuo volto, e lo chiamerai a contemplare la gloria del paradiso. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
«L’eterno riposo...».
«La sua anima, e le anime di tutti i fedeli defunti, per la misericordia di Dio riposino in pace».
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1 Alleghiamo qui un testo significativo su “Il mistero della Morte” attinto dalla costituzione “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II: «In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo. Non solo si affligge, l’uomo, al pensiero dell’avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per il timore che tutto finisca per sempre. Ma l’istinto del cuore lo fa giudicare rettamente, quando aborrisce e respinge l’idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe dell’eternità che porta in sé, irriducibile com’è alla sola materia, insorge contro la morte. Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a colmare le ansietà dell’uomo: il prolungamento della longevità biologica non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore che sta dentro invincibile nel suo cuore. – Se qualsiasi immaginazione vien meno di fronte alla morte, la Chiesa invece, istruita dalla Rivelazione divina, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini della miseria terrena. Inoltre la morte corporale, dalla quale l’uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato, insegna la fede cristiana che sarà vinta, quando l’uomo sarà restituito allo stato perduto per il peccato, dall’onnipotenza e dalla misericordia del Salvatore. Dio, infatti, ha chiamato e chiama l’uomo a stringersi a Lui con tutta intera la sua natura in una comunione perpetua con la incorruttibile vita divina. Questa vittoria l’ha conquistata il Cristo risorgendo alla vita, dopo aver liberato l’uomo dalla morte mediante la sua morte. Pertanto la fede, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura; e al tempo stesso dà la possibilità di comunicare in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte, col dare la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio» (GS 18).

sup>2 S. Vincenzo de’ Paoli (1581-1660). Pieno di spirito sacerdotale, a Parigi si dedicò alla cura dei poveri, fondando i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac le Figlie della Carità (1633). Avrebbe voluto che anche gli uomini collaborassero insieme alle donne nelle “Carità”, ma la cosa non funzionò per la mentalità dell’epoca. Le “Carità” maschili verranno riprese un paio di secoli dopo, nel 1833, per opera di Federico Ozanam, e presero il nome di “Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli”.

3 Legna da ardere.

4 Eppure...

5 Don Alberione si era iscritto alla “Pia unione primaria del Transito di S. Giuseppe” il 13 aprile 1917 con il numero 833. Ogni anno il 13 aprile aveva l’obbligo di celebrare una S. Messa per l’Unione.

6 Coroncina di sette preghiere, aventi per oggetto le gioie di S. Giuseppe nel servizio a Gesù e a Maria.

7 «O mors, bonum est consilium tuum».

8 Francesco Borgia (1510-1572), nobile spagnolo, alla morte della regina Isabella, lasciò la corte e si fece gesuita. Nel 1554 venne eletto terzo Preposito Generale della Compagnia di Gesù.

9 Silvestro Guizzolini (1177-1267), signore marchigiano, avviato alla giurisprudenza, studia invece teologia e si fa sacerdote. A cinquant’anni, nel 1227, meditando sulla vanità delle ambizioni umane presso la tomba di un illustre parente, riflette: «Io sono quello che lui era: quello che lui è io lo sarò». Fattosi monaco, fonda un ordine con numerosi monasteri detti “Silvestrini”. Muore all’età di novant’anni.

10 Il Concilio Vaticano II, con la Costituzione “Sacrosanctum Concilium”, ha provveduto a riformare tutti i riti e riformulare le orazioni della Liturgia dei Defunti, secondo alcuni criteri dottrinali. Ne riportiamo i testi più significativi: «Riforma dei riti funebri. – Il rito delle esequie esprima più apertamente la indole pasquale della morte cristiana, e risponda meglio, anche quanto al colore liturgico, alle condizioni e alle tradizioni delle singole regioni» (SC 81). – «Riforma del rito della sepoltura dei bambini. – Si riveda il rito della sepoltura dei bambini, e sia arricchito di Messa propria» (SC 82).
Sulla base di tali disposizioni, vengono sostituiti i testi dell’antica liturgia latina, riportati dall’Autore (pp. 283-287), con alcuni testi della nuova liturgia funebre, ampiamente sviluppata nel Rito delle Esequie curato dalla Conferenza Episcopale Italiana (ed. 1974).